Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 2







''Io e la mamma passeggiavamo per le grandi e affollate strade di New York. Le tenevo la mano stretta, ed ero felice. Respiravo aria di serenità. Tutto ciò era surreale. Non era possibile averla accanto dato che era morta. Eppure mi godevo quel momento come se fosse il primo e l'ultimo. Tra tutta la gente, lei riusciva a spiccare. Ammaliata da una luce splendente, e da un sorriso che le illuminava il viso, mia madre sembrava un angelo. Un angelo sceso in terra per darmi la mano. Non parlava, sorrideva soltanto. Io la miravo come Dante mirava Beatrice. Poi, entrammo in un negozio. Un uomo rossiccio con una cicatrice sul viso, ci procurò dei biglietti. Questo negozio doveva trovarsi su un ponte. Brooklyn Bridge se non ricordo male. E poi ci recammo ad una stazione. Subito arrivò il treno. Mia madre vi entrò. Feci per seguirla ma le porte si chiusero. E  dalla finestrella del treno, cominciò a salutarmi mandandomi dei baci. Io invece rimanevo lì impalata e impassibile, meravigliata da quel bagliore che andava via. ''

Quando le luci dell'alba si fecero più forti, Brigitte si svegliò come di consuetudine  alle 6:00. Quella mattina però, fu diverso. A svegliarla non furono solo le luci dell'alba ma anche una luce che proveniva dal suo inconscio. Rimase per alcuni secondi a fissare il vuoto. Il sonno a volte è paragonabile ad un vero proprio coma. Quando ti svegli,  non sai chi sei. Non pensi, non  ragioni e non ti resta che fissare il vuoto. Poi a poco a poco, cominci a riformulare frasi di senso compiuto. Sai chi sei, da dove vieni, quanti anni hai ed infine riaffiorano i sogni della notte precedente. Allora incominci  a ricordare. Lentamente, colleghi i pezzi di quei puzzle. Finalmente le comparve la figura angelica di sua madre. Poi le venne in  mente la passeggiata a New York e il negozio su Brooklyn Bridge, anche se non l'aveva mai visto. Infine, sua madre che la lasciava per l'ennesima volta. In diciannove anni della sua vita, Brigitte non l'aveva mai sognata. Sembrava si trattasse di un segnale. Un sogno che avrebbe cambiato la sua vita e l'avrebbe indirizzata sulla strada giusta.

Nel frattempo, decise di alzarsi. Brigitte era una ragazza spinta da una smania febbrile di movimento. Non riusciva a rimanere ferma. Per questo, si svegliava presto la mattina e correva un po'. Ciò l'avrebbe aiutata ad affrontare al meglio il suo prima giorno di scuola. La corsa l'aiutava a schiarirsi le idee, ma delle volte, a scappare dai problemi. Per lei, era un modo per  fuggire dalle sue preoccupazioni e soprattutto dal mondo.  In realtà si trattava  di una finzione. Quando si  fermava, i suoi problemi irrisolti erano  ancora lì a fissarla. Ma era arrivato il momento di risolverli una volta per tutte.

Quindi incominciò da una lunga doccia. Poi si guardò allo specchio. I capelli scuri le ricadevano disinvolti sulle spalle. Il corpo tonico e l'addome scolpito, quasi come quello di un uomo, erano in contrasto con il suo viso così dolce. Indossò  una maglia a maniche corte nera  all'interno di un pantalone a  fantasia militare, e un paio di anfibi neri. Sembrava dovesse partire in guerra invece di iniziare un nuovo anno scolastico. In realtà, non aveva un bel rapporto con la scuola. Non che non le piacesse studiare, ma in tutti quegli anni non aveva legato con nessuno, dato il suo fare indifferente e distaccato. Il suo essere silenziosa e chiusa in se stessa, l'aveva portata ad essere dimenticata dal resto della sua classe e di conseguenza a rimanere sola. Come sin dalla nascita.

Ci risiamo, disse tra lei e lei Brigitte. Bentornata al liceo linguistico Ninni Cassarà. Che gioia, continuò a ripetere tra sé. Mentre percorreva  il lungo corridoio della sua scuola, come se fosse la passerella di una grande sfilata, si sentì ad un tratto degli occhi puntati addosso. In realtà il corridoio era abbastanza affollato, ma c'era qualcuno che la stava fissando. Guardandosi attorno, si accorse che in lontananza, un ragazzo dall'aria misteriosa, l'aveva puntata. I suoi occhi,  verde intenso, si incrociarono per pochi secondi con quelli di ghiaccio di Brigitte. Quei pochi secondi durarono quasi un'eternità. Subito, entrambi distolsero lo sguardo. La ragazza continuò per il suo cammino, giungendo alla sua vecchia aula. Prima di entrare si soffermò sul cartellino: VB. Dopo un lungo sospiro si fece avanti, constatando che tutti fossero seduti nonostante fossero le otto precise. Bene, era proprio quel che ci voleva, si ripeté Brigitte andando a sedersi a uno dei due banchi vuoti che trovò. Meglio soli che male accompagnati, pensó. Ormai quel proverbio l'aveva accompagnata durante gli ultimi quattro anni. Dopo tutto quel  tempo, non le importava più cosa pensasse la gente di lei. Perchè nessuno poteva conoscerla meglio di se stessa. Anzi, Brigitte era la sua migliore amica. D'altronde, non poteva fidarsi di nessuno.

Pronta a incominciare un nuovo anno da sola, la giovane ascoltò quello che la sua coordinatrice stesse dicendo in merito al programma. Provò a seguirla, ma la sua attenzione era da tutt'altra parte. Ritornò al sogno della notte precedente. Cosa avrebbe voluto dirle sua madre? Aveva capito già che quell' apparizione l' avrebbe aiutata nella sua missione. Ma come? Non conosceva affatto New York nonostante ci fosse nata, e non capiva che significato avessero la stazione e il negozio. I suoi pensieri s'interruppero, quando un ragazzo si sedette accanto a lei. Rimase meravigliata da quella presenza, dato che era ormai abituata a restare da sola e soprattutto, era lo stesso ragazzo che aveva incontrato precedentemente. L'attenzione dell'intera classe ovviamente, ricadde su di  loro. Si alzò un forte brusio, dato che anche per loro era strano vedere Brigitte seduta accanto a qualcuno. Al richiamo della prof, il giovane dovette presentarsi. Era evidente che questo gli metteva ansia. Nel frattempo, Brigitte non faceva altro che fissare il suo quaderno.

- Mi chiamo Jackson Bailey. Sono nato a New York e all'età di un anno mi sono trasferito qui a Palermo. Per problemi logistici, ho dovuto cambiare scuola.

Alle parole del ragazzo, Brigitte sollevò il capo, e si voltò verso di lui. Le pupille dei suoi occhi si dilatarono per lo stupore. Non poteva essere vero. Non riusciva a crederci. Si era trasferito a Palermo alla stessa età di   Brigitte. E in quel momento, era seduto proprio accanto a lei. Tutti notarono lo sbiancare della giovine, addirittura la professoressa lo notò, per questo gli riferì che anche Brigitte proveniva da New York. Lui la guardò per un attimo e poi rivolse lo sguardo alla docente. Le prime ore passarono, ma la ragazza  rimase  tesa per tutto il tempo e soprattutto agitata. Nonostante  volesse averlo lontano, c'era un legame che li univa. Questo la spaventava. Era impaurita dal fatto che fosse attratta da qualcuno.

Al momento della ricreazione, Brigitte non aspettò un secondo in più per fiondarsi fuori dalla  classe. Ma quando Jackson cercò di raggiungerla, venne fermato dal resto della classe che approfittò di quell'arco di tempo per fare conoscenza.

Brigitte ormai era nel cortile della scuola. Non riusciva a capire cosa le fosse preso. Nessuno  aveva mai provocato in lei quest'effetto. L'inquietudine, la tensione e soprattutto l'attrazione per quel ragazzo, l'avevano sconvolta. Tante sensazioni allo stesso tempo l'avevano riempita. Pensò ancora a lui.  I suoi capelli folti neri e gli occhi verdi come la natura, la rassicuravano,  la proteggevano. Aveva bisogno di scaricare e lasciare quel posto.







Alla fine delle lezioni, Jackson era tornato a casa. La sua nuova casa. Si era da poco trasferito a casa di suo padre, dal momento che sua madre era tornata nuovamente a New York. I suoi genitori erano divorziati e sua madre decise di ritornarsene al suo paese natale. Ormai giunto a casa, suo ''padre'' era ancora a lavoro. Ripercorse tutti gli episodi di quella mattinata. Non comprendeva il motivo per cui quella ragazza, che non si era nemmeno presentata, fosse così tesa nei suoi confronti.  Non capiva perchè non gli degnava  nemmeno di uno sguardo, infatti lo mirava  con la coda dell'occhio. Eppure c'era qualcosa che li legava. Quando l'aveva vista quel mattino, tra loro c'era stato quasi un imprinting. Non riusciva a spiegarlo. Forse li accomunava il fatto di essere nati a New York. Ma lui sentiva in cuor suo che non era solo questo. Sembrava che si conoscessero da una vita. Eppure lei lo respingeva. Nel suo sguardo era visibile la sofferenza, lo spavento. Quei suoi occhi azzurri riflettevano le emozioni che aveva dentro. Per questo cercava di distogliere lo sguardo. Voleva che nessuno conoscesse le sue emozioni, e  soprattutto quella sofferenza che provava a nascondere ormai da anni.

Invece  lui, l'aveva colta in pieno guardandola per qualche secondo a differenza di altri che la conoscevano da sempre, e si erano limitati a starle lontano.  Mentre pensava a quella strana ragazza, si affacciò alla  finestra. In lontananza scorse il  mare calmo di Palermo. Poi guardando  da più vicino, notò qualcuno. Una giovane che correva nell'atrio di casa sua. Il caso volle, che fosse proprio la sua nuova compagna di banco. Ella correva con le cuffie nelle orecchie e un'aria rilassata. Non trasmetteva più ansia e tensione ma era semplicemente se stessa. Una regina nel suo regno. I suoi capelli scuri seguivano il ritmo della corsa. Gli occhi illuminati dal sole, splendevano come la luce del sole brilla sulla superficie del mare. Decise di osservarla da più vicino.

Senza destare sospetti, si recò a casa sua e si accorse che il cancello fosse socchiuso. Nel frattempo Brigitte, stava tirando pugni ad un sacco. Usava tutta la forza che aveva in corpo.  Stava dando tutta se stessa affinché disintegrasse quel sacco. Jackson avanzò sempre più fino a ritrovarsi dietro di lei. Non voleva spaventarla. Aveva capito che il contatto con la gente la  impauriva. Come un animale ha paura di un uomo. Rimase per un po' a guardarla mentre lei continuava a sfoggiare pugni e calci.


Dopo scuola , Brigitte aveva veramente bisogno di scaricare quella tensione in corpo. Quella volta suo padre non era in casa. Quindi dovette allenarsi da sola. Incominciò con una corsa, e poi il solito allenamento con il sacco. Era sacro per lei. Era l'unico momento in cui non pensava davvero a niente. Mentre continuava a tirare pugni a quel  povero sacco, ebbe la stessa sensazione di quella mattina. Qualcuno la stava osservando nuovamente. Alle sue spalle percepiva una presenza. Pensando fosse suo padre che voleva metterla alla prova, si girò e senza guardarlo in volto, incominciò a combatterlo. Ma delle  braccia possenti la fermarono. Quando si accorse chi era, rimase immobile. Quella presa, l'aveva un'altra volta destabilizzata. Si guardarono nuovamente negli occhi. Il mare agitato contro la natura selvaggia. Questo erano. Per un momento si fermò il mondo. Quei pochi secondi durarono anni e poi, Brigitte approfittò di quel momento per metterlo a k.o e farlo cadere a terra. Un ragazzo non poteva destabilizzarla, e soprattutto non poteva metterla in difficoltà. Entrambi respiravano affannosamente, e si sentivano soltanto i loro battiti. Entrambi avevano il cuore in gola. Passarono alcuni minuti di silenzio fino a quando Brigitte gli rivolse la parola.

- Tutto a  posto?-  la sua voce risultava calda ma tremolante come una foglia in autunno. Non ricevendo una risposta, gli  porse la mano. Lui fece per prenderla e la trascinò  insieme a lui sull'asfalto del cortile. Entrambi scoppiarono in una risata spontanea, naturale. Brigitte non era abituata a ridere, era una delle poche volte che lo faceva. Tutta quella trazione era andata via. Jackson le porse la mano.

- Io sono Jackson. Tu? - chiese il ragazzo ancora con il sorriso sul viso.

- Mi chiamo Brigitte. Piacere- rispose la giovane accettando la sua stretta di mano. Era forte, rassicurante. Sembrava averla già toccata prima.

-Scusami per i pugni- continuò la ragazza imbarazzata. In realtà, non si era mai sentita a disagio con nessuno. Con lui era diverso, quasi si sentiva un'altra.

- Non mi capita tutti i giorni di essere picchiato da una ragazza ma mi abituerò- A quella battuta, scoppiò un'ulteriore risata. Dato che il suo naso sanguinava, Brigitte lo invitò ad entrare in casa.

In realtà si sentiva veramente in imbarazzo per aver fatto entrare un ragazzo  nella sua dimora. Non l'aveva mai fatto. Prese un fazzoletto di stoffa bagnato e glielo passò sul naso per rimuovere il sangue fuoriuscito. Ancora una volta si trovarono a pochi centimetri di distanza  uno dall'altro. Il viso di uno contro il viso dell'altro. Era assurda l'attrazione che c'era tra loro. Erano quasi destinati a rimanere vicini. Poi però si staccarono. Intanto, Jackson provò a conoscerla meglio.

- Quindi sei nata a New York?- Chiese con nonchalance. Aveva uno sguardo sereno e un sorriso naturale, niente di paragonabile alla sua espressione fredda e pacata.

-Si  ci sono rimasta solo per  un anno. Mia madre morì durante l'attentato alle Torri Gemelle- Non sapeva perché glielo avesse detto. Non aveva mai confessato a nessuno il motivo per cui  non viveva più lì. Subito rivolse lo sguardo al pavimento e cominciò a giocherellare con le sue mani nervosamente. Il suo nuovo amico si accorse di questo cambio repentino e le fermò le mani, porgendo le sue.
- E tu perché sei a Palermo?- gli chiese.

- Mia madre ricevette un'offerta di lavoro qui. Ed ora vivo con mio padre qui di fronte. Sai, i miei genitori si sono divorziati e mia madre è ritornata temporaneamente a New York.
Lo disse tutto d'un fiato, quasi fosse dispiaciuto per la separazione dei suoi.

- Capisco. Mi dispiace- Rispose lei. Le sue parole risuonavano sempre così insicure e tremolanti. Come se fosse la prima volta che parlava con qualcuno.

Brigitte non si accorse di avere ancora le sue mani in quelle di Jackson. Quando lo notò, le ritirò. Dato il silenzio che c'era tra loro, la ragazza si guardava attorno sempre più imbarazzata mentre lui la scrutava calmo, godendosi quella scena. Infatti fu lui a rompere il ghiaccio.

-Come fai... - esordì, lasciando la frase a mezz'aria e guardandola austeramente. I suoi occhi non scherzavano.

-Come faccio  a fare cosa?- fece lei intimorita, sperando che non fosse una domanda inopportuna.

-A trattenere tutta quella sofferenza. Me ne sono accorto sai. Forse gli altri no, ma io sì. Perchè provi a nascondere i tuoi sentimenti?- Ecco una domanda inaccettabile per Brigitte. Ancora una volta tombò il silenzio che subito fu sostituito dall'arrivo di suo padre. Appena entrò, la ragazza arrossì e subito glielo presentò.

-Papà lui è Jackson. É il mio nuovo compagno di classe, nonché il nostro nuovo vicino di casa. Abita proprio di fronte.

Suo padre gli strinse la mano. Erano entrambi contenti di essersi conosciuti. Jackson era molto più tranquillo di lei. Sorrideva, ma il suo sorriso era speciale, quasi contagioso.

-Vuoi rimanere a cena?- Chiese Mr William Smith.

-Veramente se ne stava appena andando- si affrettò a dire Brigitte. Subito lo spedì fuori, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Per quel momento l'aveva scampata. Suo padre sì che stava cambiando. Addirittura aveva provato ad essere gentile. Per lei però, era tutto così difficile. Aprirsi lo era. In tutti questi anni mai nessuno aveva letto la sua inquietudine. L'avevano ritenuta una ragazza strana, ma non potevano sapere cosa ci celasse dietro di lei.

Per evitare domande dal padre, decise di andarsene in camera sua. Si chiuse la porta alle spalle e si sedette appoggiata ad essa. Emanò un lungo sospiro e chiuse per un attimo gli occhi. Okay, forse non era così male sentire il cuore prendere un po' vita. Allora poi si alzò, e si affacciò alla finestra per vedere se fosse già tornato in stanza. In effetti lui era lì, si stava cambiando una maglietta. Poté scorgere i suoi pettorali, l'addome scolpito e i muscoli delle braccia che apparivano come piccole montagne. Subito si allontanò, non volendo che la scoprisse  a osservarlo mentre si spogliava. E soprattutto, non voleva incrociare nuovamente il suo sguardo.

Anche se alla fine, per la prima volta, sorrise anche lei. Un sorriso un  po' forzato, segnale che qualcosa in lei stava per cambiare.

Ciao ragazze! Come state? Allora vi piace la storia? Fatemi sapere nei commenti e lasciate una 🌟 Vi ringrazio per il sostegno 😘

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro