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Capitolo 12

"Quella solitudine l'aveva allontanata dagli altri, ma non da se stessa"

  Brigitte aspettò che Tobias sparisse del tutto prima di rientrare in camera sua. Avrebbe voluto rimuovere quel giorno dalla sua mente. Era stato un totale disastro: si era fatta pestare a sangue da un tipo che non conosceva, aveva mentito a Jackson e alla fine aveva dovuto fingersi ingenua agli occhi di Tobias. Eppure la giornata non era ancora finita.
Aprì la porta sbuffando, e poi si passò nuovamente la mano tra i capelli. In quel momento di nervosismo, avrebbe voluto strapparseli come se fossero il suo unico problema. Rose alzò lo sguardo verso Brigitte non appena la vide entrare e interruppe quello che stava facendo. La giovane si avvicinò a lei, osservandola mentre piegava con cura la divisa nera. La sua presenza l'aiutava a rilassarsi e a distrarsi dal caos di quel giorno.

Quell'attimo di evasione fu presto spezzato da un rumore proveniente dal bagno. Brigitte si allarmò subito, al contrario della sua amica che continuava tranquillamente a sistemare la sua roba. Non fece in tempo a chiederle cosa stesse succedendo, che, un bellimbusto sbucò dalla porta della toilette.
Nonostante in quella camera ci fossero più letti, Brigitte non avrebbe mai immaginato che uno dei suoi coinquilini fosse un maschio. Solitamente nei dormitori  le donne venivano sempre divise dagli uomini. Ma forse in quel caso si sbagliava.
Rose si accorse dell'espressione sbalordita sul volto di Brigitte, perciò si decise a parlare:

- Qui non fanno distinzioni tra ragazze e ragazzi - disse la giovane serenamente - Infatti la maggior parte delle camere sono miste - concluse l'amica, trovando ormai normale quel dettaglio.

Il ragazzo biondo, dagli occhi color nocciola, si avvicinò a lei e con sguardo malizioso proseguì il discorso già terminato dalla sua coinquilina.
- Perché voi donne non potete fare a meno di noi uomini - quegli ennesimi occhi presuntuosi irritarono immediatamente Brigitte, che lo falcidiò con lo sguardo. Non riuscì a fermare quel suo istinto omicida. Al Cave, la maggior parte degli uomini non erano altro che degli stronzi egocentrici che facevano di tutto pur di discriminare le donne. Tutti tranne Jackson. In quell'istante pensò a lui, chiedendosi se anche il suo amico  fosse costretto a condividere la camera con delle ragazze. Il solo pensiero, le suscitò un pizzico di gelosia. Quel suo atteggiamento la spaventò. Non riusciva a capire cosa le stesse passando. Era la prima volta che provava una cosa del genere per qualcuno. Scosse la testa stranita, dimenticandosi di colui che l'aveva schernita fino ad un momento prima.

Il giovane alto e muscoloso, con una canotta a giromanica nera che risaltava i suoi muscoli e il tatuaggio di una tigre sul braccio destro, continuava a fissarla con  occhi vogliosi. Brigitte si discostò, dirigendosi verso la sua brandina. Il modo in cui la guardava la infastidiva. Ma non era l'unico. Tutti coloro che aveva incontrato lì fino ad allora, non facevano altro che osservarla in modo strano. Si sentiva quasi una preda nel nido degli avvoltoi. Per un istante si domandò se anche sua madre come lei, fosse stato oggetto di occhiate accorte e sfacciate. Non sopportava  il fatto che la donna venisse trattata soltanto come un essere debole da poter sfruttare. Ed era proprio quello che avrebbe voluto fare quel maniaco del suo coinquilino nei suoi riguardi.

Eppure, proprio quando pensó che le sorprese fossero ormai esaurite, che improvvisamente un altro ragazzo entrò in camera. Quest'ultimo, totalmente indifferente, si levò la maglietta rimanendo a torso nudo e si stese goffamente su quella fattispecie di letto. I capelli rasati neri mettevano in evidenza i tratti del viso ruvidi e duri. Gli occhi azzurri invece, rivelavano uno sguardo profondo e severo. Non si rapportó a nessuno dei suoi compagni. Intanto, Brigitte si stupiva sempre di più. Era ormai abituata alla vecchia vita, a quella in cui viveva solo con suo padre e non aveva amici. Tuttavia, quella solitudine l'aveva allontanata dagli altri, ma non da se stessa. Aveva avuto modo di conoscersi bene, di esplorare i suoi punti deboli e quelli di forza. Da quel momento invece, avrebbe dovuto scoprire quelli dei suoi avversari.
Decise di ignorare il nuovo arrivato e non sapendo cosa fare, si sedette accanto alla sua amica. Si sentiva profondamente in imbarazzo al pensiero di condividere la camera con due maschi.
Miró Rose,  sperando di trovare in lei quel conforto che però, lei non riusciva a darle. Anzi, il suo sguardo si fece tutto d'un tratto cupo e poi, chiuse gli occhi per evitare che la giovane dinanzi a lei potesse capire cosa le stesse passando. In realtà, Brigitte non sapeva nulla di quella ragazza. Entrambe avevano conosciuto il dolore, ma nessuna delle due ne aveva ancora svelato l'origine.
Rimasero in silenzio. Un silenzio colmo di tensione e soprattutto di preoccupazione per le due fanciulle.
Una quiete che sarebbe destinata a durare a lungo, se non fosse stato per il suono assordante di un allarme. Brigitte sgranó gli occhi agitata, mentre vedeva gli altri che si alzavano tranquilli dai loro letti.

- È soltanto l'ora di cena, pivellina - la derise il giovane biondo, di cui non conosceva ancora il nome, notando l'espressione turbata sul viso di Brigitte.

- Dai Carlo, lasciala stare. Sarà rimasta scossa per il combattimento di oggi - continuó l'altro ragazzo, che fino ad allora non l'aveva degnata di una minima attenzione. Ridacchiò al pronunciare quelle parole. Ancora una volta, si stavano prendendo gioco di lei.

- Fai tanto la dura e poi ti spaventi quando senti un ridicolo allarme - constatò Carlo, cercando di suscitare una reazione da parte di Brigitte. La giovane provó ad ignorare quelle voci di poco conto, e si diresse verso la porta. Se fosse rimasta lì, anche un minuto di più, non sarebbe riuscita a trattenere quel briciolo di pazienza che le restava.

-Smettetela di sparare sciocchezze, se volete arrivare interi almeno entro la fine della giornata - disse solamente Brigitte, voltandosi per un attimo verso i due coinquilini e poi sbattendo la porta alle sue spalle. Entrambi si guardarono, scambiandosi sorrisi compiaciuti. Una nuova preda era pronta ad essere catturata.


Da quando Brigitte era andata via, Jackson non aveva smesso di pensare a lei.  Quella ragazza aveva estremamente bisogno d'aiuto e lui era l'unico che poteva offrirglielo. D'altronde, la loro permanenza in quel posto non era cominciata nei migliori dei modi. Erano lì da un solo giorno e Brigitte era già stata picchiata a sangue da un essere insipido. Aveva ben chiaro che in quell'arena l'avrebbero mangiata viva se non fosse intervenuto.
Era talmente assorto dai suoi pensieri, che, steso sul letto, non faceva altro che fissare il soffitto ignorando completamente i suoi tre coinquilini. Di loro sapeva ben poco, se non i loro nomi. Non erano stati molto cordiali con lui, anzi, si erano limitati soltanto a presentarsi. Ma Jackson non ci diede molto peso in quel momento. Prima o poi, sarebbe riuscito a conoscerli e a conquistare la loro fiducia così come aveva sempre fatto.
A risvegliare il giovane dai suoi pensieri, fu il suono molesto di un allarme. Per un attimo si sentì spaesato, ma dopo, si ricordò di quello che gli avevano detto i suoi compagni. Guardò il cellulare, ed effettivamente, si erano fatte le sette. Era  ormai ora di cena, o meglio, l'ora in cui avrebbe rivisto Brigitte. Si alzò rapidamente e seguì i suoi coinquilini uscendo dalla camera.



Una volta aver lasciato la sua nuova stanza, Brigitte non sapeva da che parte andare. Fortunatamente molti altri ragazzi, per il suo stesso motivo, avevano abbandonato il dormitorio, quindi decise di accodarsi a loro. Si formò una lunga fila per i corridoi  che intralciava il passaggio. La ragazza fu costretta a rispettarla, attendendo che gli altri procedessero seppur lentamente.
D'un tratto, si sentì sfiorare la spalla, e dinanzi a quel tocco, si girò, trovandosi Jackson davanti.  Le dedicò  un gran sorriso che le  trasmise serenità. Era diverso dai suoi soliti, questo le dava forza. Come risposta, Brigitte gli afferrò la mano, intrecciandola nella sua. Era  così grande e calda che riscaldava quella gelida della ragazza, emanando lo stesso calore di un fuoco  d'inverno. Camminarono così fino a quando giunsero ad un grande androne, simile a quello degli allenamenti. Era un posto piuttosto spoglio, caratterizzato soltanto dalla presenza di miseri tavoli in metallo con sedie dello stesso materiale. In realtà, tutte le sale di quel centro d'addestramento erano praticamente identiche tra loro. Le pareti scure nere dominavano l'intera struttura garantendo paura e disperazione a chiunque si sarebbe ritrovato ad affrontare quella tortura. Ad illuminare quel luogo buio, c'erano solamente delle fredde luci led ben lontane dalla luce calorosa del sole.
Ognuno prese posto, sedendosi ai soliti tavoli. Gli unici titubanti furono Brigitte e Jackson che si accomodarono al primo che trovarono libero. Intanto, Rose si avvicinó a loro e senza pensarci due volte,  si sedette accanto alla sua nuova coinquilina. Da quel gesto, Brigitte dedusse che anche lei era dannatamente sola  nonostante vivesse lì ormai da tempo.
Poi, si venne a creare una coda alla mensa, riprendendo così la confusione che c'era fino ad un momento prima.

- Jackson  ti dispiacerebbe andare a prenderci qualcosa da mangiare? - chiese Rose con aria supplicante, e con quei suoi occhioni da cerbiatta imploranti.

- Certo - rispose lui un po' incerto, senza capire il perchè stesse cercando di mandarlo via.

Brigitte invece, osservava il resto dei tavoli cercando di studiare minuziosamente ogni movimento dei suoi avversari. Ad un certo punto, il suo occhio cadde su uno in particolare che era distanziato dagli altri. Lí vide i suoi compagni di stanza mangiare con Tobias. In realtà non parlavano molto, anzi, si scambiavano giusto qualche parola. La ragazza puntò per alcuni minuti l'attenzione su di loro, con uno sguardo a dir poco agghiacciante.

Nel frattempo, Jackson era già andato via lasciando da sole Brigitte e Rose. Quest'ultima si accorse che la sua amica era distratta da altro, per cui tentò di rivolgerle la parola.

- Lo so che può sembrare strano, ma Carlo e Luigi sono gli assistenti di Tobias.  Sono davvero in gamba. Passano la maggior parte del loro tempo con lui - intervenne la ragazza, togliendo ogni dubbio a Brigitte.
Allora si spiegava il  loro essere così arroganti nei suoi confronti. Chiarí anche il motivo per cui si prendevano quel lusso di non rispettare le regole, rientrando in camera quando volevano. Non che lei si fosse comportata diversamente quel pomeriggio, ma decise comunque di trascurare quel dettaglio.

- Senti Brigitte, devo dirti una cosa - la richiamò Rose, provando ad attirare la sua attenzione.

- Certo, dimmi - rispose la ragazza, questa volta spostando lo sguardo verso di lei.

- Volevo ringraziarti per avermi difeso questa mattina - Brigitte poté percepire una nota d' imbarazzo nella sua voce. Gli occhi della ragazza rivolti verso il basso, non avevano coraggio di affrontare quelli della sua amica. Eppure, a Brigitte non diede fastidio il suo atteggiamento. Anzi, le sorrise naturalmente considerando tenero quel gesto. In realtà, non sapeva che risponderle. Mai nessuno l'aveva ringraziata, dato che non le era mai capitato di dover aiutare qualcuno. Però, in quel momento, aveva agito non perché ci tenesse a Rose, ma perchè sentiva l'esigenza di farlo. Non voleva aiutarla, doveva.

Lo doveva in nome di tutti coloro che erano morti senza avere un aiuto. Fu proprio allora che pensò alla donna che le aveva dato la vita. Al modo in cui era morta. Questo le suscitò un brivido  che la fece sentire come  se sua madre fosse ancora insieme a lei. Istintivamente, si chiuse in se stessa sentendo la mancanza di quel contatto. Il sorriso che aveva poco prima svanì, lasciando posto ad un'espressione piuttosto cupa. Rose avrebbe voluto capire il motivo di quel suo cambio repentino, ma all'arrivo di Jackson, Brigitte rimosse completamente quel suo triste stato d'animo.

-Mangiate spesso il purè di patate con broccoli qui? - chiese disgustato il ragazzo, mentre si avvicinava con tre piatti posti su un vassoio.

-Lo fanno ogni mercoledì. Lo so, non è uno dei migliori ma vi abituerete - rispose un po' scontenta Rose, consapevole che il cibo che li offrivano fosse davvero scadente.

Brigitte provò a mangiare la sua porzione, ma in realtà, non faceva altro che rigirare il purè. Da quando era lì non aveva affatto fame. Erano così tanti i pensieri che le passavano per la testa, che il cibo non era più uno di quelli.

Mentre tentava di mandare giù qualche boccone, si sentì bersagliata da vari sguardi. Puntò gli occhi verso il tavolo di Tobias, e infatti vide che i suoi coinquilini la stavano osservando. La ragazza cercò di ignorare quelle occhiate e continuò a fissare il piatto. Odiava le occhiate depravate di quei due ragazzi.
Odiava loro.




-  Che cosa è successo questa mattina? - domandò Luigi a Tobias, con tono presuntuoso. Più che una domanda sembrava una minaccia.

-  Non lo so. Il Capo non ha voluto dirmelo - rispose secco l'uomo, senza dare spiegazioni. 

Le loro conversazioni non erano mai tanto entusiasmanti, infatti la maggior parte delle volte stavano in silenzio o quasi. Eppure, rimaneva il trio più invidiato del centro di addestramento. Soprattutto Tobias, che era il più amato tra le ragazze. La sua aria misteriosa e il suo sguardo intrigante facevano breccia nei loro cuori. In tutti, tranne in quello di Brigitte. Forse era per questo che gli piaceva tanto. Era l'unica che non si era lasciata sedurre dal suo fascino, evitando così di perdere di vista il suo obiettivo. E questo lo  faceva impazzire.

-  Che ne pensi della nuova arrivata? - chiese Carlo in modo furbesco.

-  Niente di che. Se la cava bene. Ma non ha nulla che le nostre ragazze non abbiano già - rivelò Tobias noncurante, anche se in realtà pensava tutto il contrario.

- Io non direi - aggiunse Luigi, cominciando a osservarla insieme a Carlo.

Brigitte incrociò per un momento il loro sguardo e poi lo distolse rivolgendolo verso il piatto.

- Lasciatela stare - ordinò loro Tobias, con voce ferma. Anche lui moriva dalla voglia di guardarla, ma non poteva voltarsi. Sarebbe stato troppo evidente.

-Non mi dire che sei geloso! - constatò Carlo, con aria sconcertata, dirigendo un'occhiata attonita a Tobias. Quest'ultimo non rispose, continuando a gustarsi il pasto.

-Perché non andiamo a salutarla? - domandò Luigi, ignorando l'atteggiamento del suo allenatore.

Entrambi si alzarono, recandosi direttamente verso il tavolo di Brigitte. La loro andatura sicura  e il loro sorriso compiaciuto risvegliarono il resto della sala.

-Ecco qua la nostra nuova  coinquilina- disse con enfasi Carlo, dandole una pacca sulla spalla.

-Non mi toccare - ringhiò la giovane, voltandosi verso colui che l'aveva toccata.

Ancora una volta riuscì ad attirare l'attenzione su di lei. Per quanto non le piacesse dare spettacolo, alla fine lo faceva sempre.

-Se no che mi fai? - la stuzzicò il biondo, facendo sì che perdesse le staffe.

-Non mi provocare - gli intimò Brigitte, nonostante stesse cercando di mantenere la calma. Ancora seduta al tavolo, la giovane era tesa come una corda che sta per spezzarsi. I pugni serrati sulle cosce invece, erano quasi pronti a sferrare un colpo mentre lo sguardo neutro era perso nel vuoto.

Non poteva reagire un'altra volta davanti a tutti. Aveva ormai capito che il suo atteggiamento poteva procurarle problemi.

Eppure, non pensò a nulla quando sentì i due complici ridere di lei. Non pensò alle conseguenze. Improvvisamente si alzò e prese il coltello che stava usando per mangiare puntandolo contro i due ragazzi.

-Lasciatemi in pace o vi pentirete di essere nati - li minacciò Brigitte con tono venale. Le sue parole, scandite lentamente, erano più affilate della lama di un coltello.

Ancora una volta, tutti rimasero colpiti dalla sua sfrontatezza. Persino Jackson e Rose la guardavano meravigliati.

Poi due uomini che vigilavano il posto, si avvicinarono a lei strappandole il coltello di mano e afferrandola per il braccio.

-Hai appena infranto una delle nostre regole. Qui al Cave, non si possono aggredire o minacciare i compagni al di fuori del ring - affermò uno di loro. La sua voce rimbombava solenne nell'androne.

-Ma se non fate altro che metterci uno contro l'altro! - sbraitò davvero infuriata Brigitte, perdendo completamente il senno. Fu allora che Jackson si alzò, tentando di salvare la situazione. La sua amica stava ormai esagerando. Pertanto, provó a liberarla dalle grinfie di quegli omoni ma questi lo respinsero bruscamente facendolo cadere sul tavolo.

-Il regolamento è sacro e va rispettato. Ora ti spetta una punizione esemplare per quello che hai fatto - dichiarò l'altro, che fino a quel momento non aveva proferito parola.

Quasi come se stessero arrestando un criminale, allo stesso modo portarono via Brigitte, che nonostante le sue ribellioni, non si rassegnava al fatto di essere ormai diventata prigioniera di quel posto.

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