Accettazione
Le violente frustate della pioggia strappano al vetro un secco e molesto frastuono, simili a uno scroscio di ghiaia che potrebbe condurre, da un momento all'altro, al frantumarsi della finestra.
Il potente rombo del tuono squarcia la stanza deserta, Obito non ne sente uno così forte da tempo, la vibrazione gli si propaga nel diaframma intensificandogli i morsi dell'ansia. Si ripete che è solo un'impressione trasmessagli dalla risonanza delle basse frequenze, intanto si materializza all'interno.
Idiota. Come può un suono, anche se orrendo e penetrante, influire sull'umore di una persona? Dillo che sei arrivato qui già compromesso.
Ammettilo che, da quando Kisame è venuto a rinnovarti la sua fedeltà malgrado stia per restare solo, non hai più sollevato la maschera. Paura che si scorga qualcosa?
Se tu non fossi un vigliacco a corto di scuse, non avresti bisogno di manifestarti proprio nel momento in cui lui si chiude in bagno. Sai che ci si tratterrà un bel po', hai visto in che condizioni si è alzato dalla sedia.
Su, fai mente locale del tuo fantasmagorico argomento in modo da non restare a secco di parole quando uscirà da quella porta.
Niente ti farà più da scudo da ora in poi.
La figura in controluce si staglia silenziosa nel ristretto varco della porta, sebbene Obito ne indovini solo la sagoma, sa che egli lo sta fissando.
Se Obito non conoscesse ogni centimetro di quel misero fagotto di vestiti, se non avesse memorizzato ogni singolo osso sul punto di squarciargli la pelle bianca, lo scambierebbe per una creatura paranormale o un'allucinazione.
La linea della testa è quella, la forma che spacca il cuore di Obito in mille pezzi per il suo modo straziante di fare capolino dal mantello. È impeccabile, infagottato come un salame. Chissà da quanto capta la presenza insistente di Obito.
Obito non può esimersi dal fare un passo indietro quando lo sharingan dell'altro si illumina, s'incolla con la schiena alla porta appena trapassata. Non discerne se il bagliore dello sharingan di Itachi sia meno intenso di un tempo, d'altronde è difficile cogliere i cambiamenti di qualcosa con cui si ha a che fare tutti i giorni. Obito distingue solo le striature dritte delle ciocche nel loro convenzionale e inutile offuscamento dello sguardo. Scuote la testa, si sofferma a pensare che non ha ben chiari i lineamenti di Itachi, che gli basta non averlo davanti perché il suo viso diventi difficoltoso da rievocare. Quando sono lontani, ne conserva un mero concetto globale in cui vanno persi i particolari e le microespressioni. È lo sdegno che Obito prova verso se stesso a impedirgli di ricordare la faccia di Itachi, il disgusto per essere stato così debole ed essersi piegato alla carnalità avvinghiato a un ragazzo più giovane.
Itachi ci riesce, è più forte anche senza indossare maschere.
Obito sobbalza quando un lampo illumina l'altro, rivela l'espressione ferma e distaccata, una nota di rimprovero trabocca senza sbilanciamenti. Le emozioni di Itachi non fanno chiasso, smembra gli altri senza coinvolgersi. Prima che il boato del tuono si affievolisca, Obito scorge il luccichio del suo coprifronte.
Non è in sua attesa, dunque. È già in procinto di partire. Senza averlo avvertito.
La maschera occulta l'avvilimento dell'occhio rosso che si alza sulla finestra, il cielo appesantito dalla sempiterna cappa gonfia d'acqua uccide anzitempo gli ultimi scampoli del tardo pomeriggio. Itachi non può andarsene con un tempo del genere, tra poco scenderà la notte e la pioggia torrenziale la renderà più gelida del dovuto.
"Itachi" Obito non riesce a modulare la voce come previsto, una nota di abietta preghiera resta impigliata nel tono intimidatorio che aveva programmato "Concedimi solo un altro giorno."
Obito aspetta trepidante una risposta, una spiegazione. Un no, una reazione qualsiasi.
Tutto ciò che ottiene, dopo un minuto di grave silenzio, è un flemmatico avvicinarsi di Itachi.
Estenuante, uno stillicidio. Obito rimesta frenetico le varie ipotesi su cosa potrebbe accadere quando lo avrà di fronte. L'interno della maschera è scivoloso di sgradevole sudore, Itachi si lascerà fermare solo se sarà lui a volerlo. Obito deglutisce con la gola arida, le carte da giocare sono davvero poche. Per adesso può solo ringraziare il fragore del temporale che smorza l'opprimente tensione.
Itachi è lì, vicinissimo. Obito sente il profumo della sua pelle che è sempre stato diverso dalla fragranza sprigionata dalla sua chioma. Itachi fissa Obito senza fare niente, le braccia abbandonate lungo i fianchi e le mani nascoste nelle maniche del mantello sempre troppo lunghe. Gli angoli della bocca di Itachi sembrano più scuri del solito. Obito si solleva la maschera per analizzarlo con lo sharingan, scopre che si tratta di sangue secco.
L'unico occhio di Obito trabocca di domande, allo stesso tempo anela risposte.
Itachi gli si attacca al corpo, le loro labbra si sfiorano per un mero errore di calcolo, Obito non aveva idea che la vista di Itachi fosse danneggiata a tal punto.
Senza rendersene conto, Obito sincronizza il respiro con quello di Itachi, il sentore del sangue lo investe. Il cipiglio di Itachi lo taccia di immaturità.
"Obito, se tu avessi capito il vero valore del sacrificio senza usarlo unicamente per erodere la tua dignità, a quest'ora saresti abbastanza giudizioso da evitarmi questa patetica perdita di tempo."
L'occhio si corruccia, Obito inserisce il braccio tra i loro corpi per spingere via Itachi in malo modo. Il temporale sottolinea l'azione rimbombando più forte, quasi godesse di volontà propria e volesse evidenziare gli ennesimi ostacoli con cui Obito è costretto a confrontarsi. Itachi barcolla pochi passi indietro senza mutare l'espressione indifferente.
"Sei talmente avvezzo a vivere nella menzogna che ormai non sai più distinguere le bugie che racconti agli altri da quelle che rifili a te stesso" Obito si stacca con rabbia dalla porta, ora è lui ad accostarsi di nuovo a Itachi. Lo afferra dal mantello, le loro labbra si sfiorano ancora "Non hai mai contemplato niente di diverso dal binario degli obiettivi che segui indolente. Ritieni stupida l'intera umanità, da qui nasce la tua caparbia e immotivata passività nel confronti del destino. Vuoi fare tutto da solo e non ti fidi di nessuno. Beh, perdonaci se non siamo geni come te."
Obito molla Itachi con un altro, ma meno intenso, spintone. Si deterge la schiuma che l'ardore gli ha generato agli angoli della bocca, poi esala un sospiro ostile: "Invece, sul tuo cammino è apparso un imprevisto, Itachi. Qualcuno che potrebbe salvarti la vita senza distoglierti dai tuoi piani. Sono vicino al perfezionamento del Kotaro, per questo ti ho chiesto un altro giorno. Potrebbe bastarmi la notte."
Itachi batte lento le palpebre, Obito si accorge che ormai è vinto dallo sfinimento che gli segna il volto più pallido del solito. Nonostante il tenore della discussione, il suo tono è mite, quasi arreso, ben lontano dalla placida fierezza che è solito sfoggiare: "Non ti incolperò dell'estrema ottusità che esibisci, Obito, d'altronde ognuno considera giusti gli ideali con cui è cresciuto. E tu sei stato infarcito con quel tipo di egoismo che prevede un tornaconto personale per ogni privazione patita."
Itachi torna ad accostare il corpo all'attonito Obito, forse stavolta non è un caso se le loro labbra tornano a sfiorarsi. Itachi assottiglia gli occhi e bisbiglia rauco per rimarcare l'importanza di quello che sta per dire: "La mia fine è insita nel destino stesso, un'energia indivisibile dallo sviluppo del mondo che prevedo da quando avevo tredici anni. Il mio sacrificio fa parte del riscatto, è necessario affinché io raddrizzi le pieghe dei miei errori. È nato nello stesso istante in cui li ho commessi e l'ho sempre saputo. Una medaglia non può esistere senza una delle sue facce."
"Hai il coraggio di accusare me di ottusità, Itachi?" Obito gli ringhia in faccia, tuttavia mantiene basso il volume. Sa di essere stato sconfitto per l'ennesima volta. La disfatta più bruciante, l'ultima. Quella senza via d'uscita, priva della possibilità di procrastinare o di poterci pensare meglio in un secondo momento. Il capolinea è lì, Obito lo ha davanti e mai avrebbe immaginato che sbatterci la faccia potesse fare così male. Pericolose lacrime gli pizzicano sia l'occhio sano che l'orbita vuota, e non gli era mai capitato di piangere dal lato danneggiato "Perché sei sempre così maldisposto verso chiunque ti tenda una mano? Il mondo non pullula di soli impostori come credi tu. Chiunque divide i compiti con i compagni, fare tutto da soli è da folli. Il tuo sogno, il riscatto per Sasuke e le tue aspirazioni di pace. Tutto questo non è degno di essere condiviso con qualcuno che dimostri di averlo compreso?"
"Tu non sei mio compagno, Obito."
Obito si sente un mostro per sentirsi tratto in salvo dalla terribile tosse abbaiante che attanaglia Itachi all'improvviso. Non avrebbe retto ancora il suo sguardo condito con l'ultimo sibilo caustico.
Itachi è curvo, sembra invecchiato di colpo. La piastrina del suo coprifronte emette un secco suono metallico più agghiacciante del trambusto di tuoni e lampi quando si lascia cadere sulla parete di pietra. La mano che si porta davanti alla bocca non impedisce al pavimento di imbrattarsi di rosso. Crolla in ginocchio prima che Obito possa intervenire, la macchia per terra si espande.
Obito lo afferra, evita che Itachi si schianti con la faccia sulla fredda pietra sotto i loro piedi, lo fa sedere e se lo appoggia al petto. Non esita a strapparsi un lembo della divisa per detergergli il sangue da viso e mano. Non lo fa perché si aspetta qualcosa in cambio, non spera di strappare un sì a Itachi, non conta su un'accurata rivalutazione della proposta sul Kotaro appena esposta.
Di tempo da scialacquare non ne avanza più, Obito mette in fila le successive azioni senza quasi processarle nel cervello. Si alza in piedi sollevando Itachi tra le braccia, è superfluo adesso stupirsi di quanto sembrino vuoti gli stracci che ha addosso e dell'innaturale tonfo della sua testa contro la spalla. Raggiunge il letto più rapidamente possibile per adagiarcelo sopra.
Itachi ti interpreta come un libro aperto e questo ti rende furioso, conosce ogni tasto da toccare per strapparti le tanto temute emozioni. Non ha importanza se si tratti di rabbia, disperazione o speranza.
E se invece il suo scopo non sia solo provocarti? Se stesse cercando di aprirti gli occhi? Ci hai pensato, Obito?
Ti sei fatto manovrare da Madara senza più essere padrone della tua vita, hai premesso che facesse leva sui tuoi peccati e struggimenti. Gli hai fatto distruggere la persona che eri e non hai avuto più il coraggio di aggiustarti, l'egoismo di cui ti senti colpevole ogni volta che Itachi te lo fa notare, in realtà, non è tuo. Tuttavia, ogni volta ti arrocchi nell'orgoglio di non voler darla vinta a Itachi e rifiuti di ascoltarlo, almeno non fino in fondo.
Ti sei mai impegnato per fare chiarezza in quei pensieri di Itachi che sembrano tanto contorti? E se un giorno scoprissi che non c'è niente di così astruso, Obito? Che sei tu a renderti cieco e sordo davanti ai suoi tentativi?
Il tuo inchinarti irresponsabile davanti a un sogno irrealizzabile non riporterà indietro Rin, lei è morta. Però, tu sei ancora vivo e in tempo per non annichilire il vero te. Forse, se guardi bene, la bontà d'animo con cui sei venuto al mondo non è andata del tutto in fumo.
Non è questo che ti sei sempre sforzato di far assimilare a Itachi?
Ecco, ti ha capito e tu non te ne sei nemmeno accorto.
Obito fatica a mettere a fuoco il corpo di Itachi nella fitta oscurità della stanza. Da quando il violento temporale si è allontanato, sono venuti meno anche i discontinui flash dei lampi. La furia del cattivo tempo ha lasciato dietro di sé un'insistente pioggerellina che continua a tracciare righe contorte sulla finestra.
Obito si domanda distratto per quale motivo Nagato non abbia mandato qualcuno dei suoi fantocci a cercarlo e, per la prima volta, si scopre indifferente alle eventuali conseguenze.
Potrebbe individuare Itachi avvalendosi dello sharingan, ma preferisce percepirlo attraverso altre sensazioni. Giace steso accanto a lui, sotto le coperte. Messo su un fianco, gli dà la schiena. Obito capta il calore emanato dalla sua pelle, il respiro che mantiene un lieve sibilo nonostante l'iniezione di Kotaro. Obito ne ha trovata una confezione nel cassetto del comodino. L'ultima.
Itachi sa che il Kotaro non serve più.
Adesso che Itachi dorme, non ha senso nascondere il singhiozzo tremante e le lacrime che inondano il cuscino. Obito allunga le braccia, avvolge piano quel corpo esaurito per stringerselo addosso. Fa male, come se ogni osso che sente gli trafiggesse il cuore urlandogli il dolore di Itachi.
Le sue ultime ore.
Obito liscia la maglietta troppo ampia che ha lasciato addosso a Itachi, gliela accosta piano sotto le natiche. Lui, invece, indossa solo i boxer, non vuole precludersi niente di quel contatto rubato. Le labbra impiastrate di muco si fanno strada tra i capelli di Itachi per baciargli la testa.
Un sospiro colmo di noia e amarezza giunge alle orecchie di Obito, Itachi si mette di tre quarti per guardarlo.
Colto in flagrante, Obito sobbalza, non credeva che Itachi fosse sveglio. Spera che la scarsa luce lunare, unita alla vista danneggiata di Itachi, non sveli il suo vile frignare: "Itachi..."
"Basta, Obito. Sono esausto, perciò risparmiami altre filippiche e giustificazioni."
Itachi vorrebbe tornare a voltarsi, ma Obito lo inchioda premendogli la mano sulla guancia scavata. Poi il palmo si apre in una carezza affettata e incerta.
Itachi sbuffa la sua capitolazione: "Non hai fatto altro che essere dipendente dagli altri, Obito. Dagli ideali con cui Madara ti ha infarcito, dai tuoi sensi di colpa e, infine, da me. Devi trovare il nuovo te guardandoti dentro, racimolare il coraggio di confrontarti con il lerciume della tua anima. Io non posso più essere la consolazione dietro cui ami nasconderti."
Obito soffoca l'ennesimo singhiozzo, molla la gota di Itachi per consentirgli di tornare nella precedente posizione.
Vorrebbe gridare a Itachi che sono tutte stronzate. Sbatterlo contro il muro fino a fargli entrare in quella testaccia di legno che, se rimanesse, la serenità sarebbe reale e non solo una vile scusa come crede.
Con uno scatto rabbioso, Obito si alza dal letto. Si avvicina alla finestra combattuto tra la voglia di tornarsene nella sua stanza abbandonando Itachi al suo destino, e il desiderio di scivolare di nuovo sotto le coperte accanto a lui. Apre e chiude le mani per scaricare la furia, la sua sbadata attenzione vaga su una Amegakure che finalmente conosce uno sprazzo di notte limpida, la luna piena illumina i residui di pioggia sui tetti, fa brillare le luride pozzanghere sulla strada come diamanti.
Repellente. Tutto disgustosamente magnifico come non lo era mai stato. Lì, a farsi beffe di loro.
Obito china la testa, spiaccica la fronte sulla fredda lastra di vetro, il mento trema e le lacrime non hanno più freni. Quella notte non gli appartiene perché Itachi ha deciso così.
Itachi continua a fregarsene di tutti come ha sempre fatto.
Obito non reagisce al lieve cigolio del materasso che avverte alle spalle, non cambia posizione nemmeno al leggero appropinquarsi di passi. Sa di essere infantile, ma è stufo delle sempre più spiacevoli frustrazioni.
"Obito" il tono è pacato, suadente. I passi si arrestano a pochi centimetri da lui "Solo tu hai il potere di rimettere insieme i tuoi pezzi per ricostruirti. Non devi ritirarti davanti alle nuove idee, anche se ignote. Fare penitenza crogiolandosi una realtà fittizia è da codardi. Se continuerai a rifiutare la realtà, sappi che il mondo fuori dal tuo bozzolo resterà lo stesso."
Obito si volta, uno strano e avvolgente calore gli erompe nel petto. Non discerne rabbia, disprezzo e passione. Non ha importanza, è stanco di provarci.
Tuttavia, lo deve sapere. Non potrebbe vivere con il rimpianto di non aver alimentato quella vaga scintilla di speranza. Sempre se esiste.
Obito poggia le mani sui fianchi del giovane, le dita si insinuano sotto la maglietta attratte dal calore della pelle. Gli stringe le natiche per accostarselo al corpo.
"Itachi, vorresti dire che saresti pronto a concedermi una qualche fiducia per quanto riguarda i tuoi piani?"
Itachi lo guarda, sembra provare piacere nel prolungare la pausa micidiale. Il viso aggrottato di Obito sonda quello placido di Itachi nella spasmodica ricerca di risposte. Inutile indagare con lo sharingan, la contromossa di Itachi partirebbe senza neanche concedergli il favore della consapevolezza.
Itachi gli soffia in faccia il respiro sibilante che non perde mai lo sfumato odore di sangue. Non si ritrae quando Obito gli sfiora le labbra con le sue. La bocca di Itachi è proprio come la immagina da sempre, morbida e vellutata. La fiammata della passione lo travolge, chiude gli occhi, agguanta la testa di Itachi per scongiurarne una possibile fuga. Obito geme nella bocca del giovane, la divora, accarezza la cavità con la lingua fregandosene di raccogliere il sapore salato e ferroso.
Il loro primo bacio. Rabbioso, conturbante, la ragione ovattata impedisce a Obito di distanziarsi dall'aroma di malanni e morte.
È Itachi a staccarsi. Fa un passo indietro, sguscia abile dalla presa di Obito lasciando il superiore con le labbra protese e la lingua ancora in sua ricerca.
Dannato moccioso, sotto l'inamovibile rigidezza sta sicuramente gongolando.
"La mia vita non c'entra, Obito. Non ti riguarda."
Obito si morde il labbro inferiore, fissa Itachi con lo sguardo mordace. Il desiderio gli smorza qualunque tipo di ragionamento impedendogli di elaborare ulteriori repliche.
Le mani tremanti sembrano muoversi da sole, Obito non può sottrarsi al loro imperante controllo. Si fila i boxer, poi la maglietta e l'intimo di Itachi subiscono lo stesso destino senza troppi riguardi.
Obito si rende conto di cadere vittima di un fascino insalubre, un corpo consunto dalla malattia non dovrebbe suscitare certi desideri. La pelle del ventre di Itachi è tesa come un ponte tra le ossa sporgenti del bacino, il costato gratta l'epidermide dall'interno a ogni respiro. Le gambe sempre slanciate anche se distanziate da un malsano spazio.
Qualcosa si rompe nel petto di Obito, una diga che lascia traboccare la tanto avversata tenerezza. L'espressione avvilita e il sommesso gemito gli sfuggono insieme, non può reggere il pensiero di aver provocato del dolore fisico a Itachi in passato.
Si accosta al subalterno ripromettendosi che stavolta sarà tutto diverso. La vita di Itachi fa impressione avvolta tra le sue braccia, Obito gli posa la guancia sana sulla spalla. Avanza guidando Itachi all'indietro in una malinconica danza, il giovane ubbidisce finché non raggiunge il letto. Obito lo fa sedere piano senza smettere di guardarlo negli occhi.
Obito si inginocchia sul pavimento, non smette di guardare Itachi mentre fa scendere le mani sul suo corpo in adoranti carezze. I palmi si fermano aperti sull'interno delle cosce di Itachi, lo sguardo di Obito supplica una silenziosa richiesta di permesso al volto glaciale del giovane. Inizia a divaricargli le gambe con cautela, pronto a fermarsi ad un eventuale diniego di Itachi. Niente arriva dal giovane, solo apatia.
Obito abbassa lo sguardo prima che Itachi possa avvedersi delle piccole scintille di lussuria che non riesce più a frenare. Obito chiude gli occhi, inizia a succhiare il sesso di Itachi con voluttà, lo assorbe ritmicamente in bocca. La passività del giovane è snervante, le sue natiche restano inerti sul materasso, nessun guizzo dagli altri muscoli o un qualche abbozzo di carezza.
Le lappate di Obito si fanno più intense al risvegliarsi dell'erezione, allora apre gli occhi e sorprende Itachi con un malcelato ammonimento nello sguardo mezzo spento. Le labbra di Obito si incurvano lievi, il viso gli si accende di malizia. Non interrompe la stimolazione con cui sta tenendo, per la prima volta, in pugno Itachi.
Obito afferra i fianchi del giovane per indurlo ad affondargli di più in bocca, Itachi lo asseconda con un inaspettato sollevarsi delle natiche. I glutei gli sono rimasti sodi, piccoli e leggermente squadrati, Obito li fa suoi, se ne colma le mani mentre scivola con due dita dentro l'apertura cedevole e rovente.
Itachi esala un indecifrabile mugolio, chiude gli occhi mentre schiena e capo gli crollano all'indietro. Punta i gomiti sul materasso, il suo totale abbandonasi al piacere sancisce la vittoria di Obito.
Itachi è pronto a ridiventare umano come Obito è in procinto di ricostruire il nuovo sé.
Commosso dalle nuove e prorompenti emozioni, Obito si alza. Avvolge con le braccia gambe e schiena di Itachi, impiega pochissima forza per sollevarlo e adagiarlo dritto sul letto.
Mentre scivola lento sul corpo di Itachi, Obito vorrebbe dire qualcosa. Però le parole gli muoiono in gola ridotte a un sommesso grugnito, non è certo di quello che prova. L'astratta impressione di amare il giovane steso sotto di lui forse è pura illusione, un mero desiderio di riscatto per ciò che la sua anima tormentata non ha mai avuto. Forse per Itachi è sempre stato solo un diversivo, un semplice e momentaneo allontanarsi dall'infelice realtà. Obito non ha nessuna voglia di scoprilo. Vigliacco.
Si gode il bacio senza porsi altri pericolosi quesiti, le labbra di Itachi si posano calde e morbide sulle sue. Obito si lascia succhiare, mordicchiare, ospita l'irruzione di quella lingua e le permette di spingersi in profondità. Le lunghe ciglia di Itachi sono serrate, Obito gliele sfiora con le dita senza scovarci niente di inadatto a due feroci assassini come loro.
Preme più forte sul corpo di Itachi, spinge sul materasso per fare leva sul bacino, rotea lento i fianchi per stimolare l'erezione del sottoposto conficcata nel suo ventre. Itachi inarca la schiena, afferra con le mani il lenzuolo e lo tira, il tessuto scricchiola vicino al punto di rottura.
Obito gli concede un piccolo bacio rassicurante, a stampo, gli comunica l'intenzione di non fargli male. Itachi lo fissa, una nota d'incredulità mista ad attesa si fa strada nelle pupille offuscate.
Obito attacca la fronte a quella del suo amante mentre inizia a farglisi strada lento tra i glutei. Si arresta appena entra in contatto con le grinze dell'apertura. Un altro bacio prima di sprofondare adagio nella carne calda e accogliente. Itachi sospira, gli avvolge il busto con le gambe posandogli i polpacci incrociati sulla schiena. Obito trema, si immobilizza, lascia andare un gemito rauco sul petto di Itachi. Deposita piccoli baci sui pettorali del giovane, gli mordicchia i capezzoli rosa pallido. Obito aumenta i colpi di bacino, il corpo di Itachi è tenero e non oppone resistenza. Il subalterno geme, gli si aggrappa spasmodico ai capelli strappandoglieli a ciocche. Obito ignora il dolore, sente le prime piccole pulsazioni attraversare il sesso di Itachi, per la prima volta ha piena considerazione del linguaggio corporeo del suo amante. Obito sonda in profondità i più piccoli particolari.
Il superiore passa le braccia dietro la schiena del ragazzo, senza uscire da lui lo tira su per posizionarselo seduto in grembo. Le mani di Itachi si rilassano, mollano i capelli di Obito per adagiarglisi sulle spalle. Le natiche di Itachi sprofondano nel bassoventre di Obito amplificandogli il piacere, la bocca spalancata è senza fiato, punta lo sguardo sgranato sul soffitto senza registrare niente. Ricomincia il movimento mantenendosi morbido e sinuoso, Itachi lo segue, lo asseconda cavalcandolo.
"Oh... sì..." Obito soffoca l'ammissione nella spalla di Itachi.
Itachi ha un sospiro rotto, quasi un singhiozzo, Obito si inarca per sincronizzare l'orgasmo col suo. Accade per la prima volta. La spinta di Obito è così impetuosa da sollevare Itachi. Restano così, in silenzio, sospesi a mezz'aria come una scultura inquietante, un'improbabile fusione di corpi. Il piacere caldo di Itachi defluisce sulla pelle di Obito, crea una pozza sul materasso.
Obito attende di avergli inoculato nel corpo anche l'ultima goccia, un bacio sulla fronte prima di accasciarsi sul letto ognuno per i fatti suoi.
È andata. La forza che li ha portati l'uno nelle braccia dell'altro esaurita per sempre.
Obito, ancora con il respiro ansante, contempla distratto la parete alla sua destra, quella dove è situata la finestra. La straordinaria notte di bel tempo e luna piena prosegue su Amegakure, inonda il villaggio più brutto e inospitale che Obito abbia mai visto con una incessante cascata di luce argentea.
Dall'altro lato, il respiro di Itachi si calma sincronizzato col suo. Obito non guarda il giovane, non ha voglia di scoprirlo a fissare indolente il soffitto. Perciò, per scongiurare qualunque tentazione, Obito si dispone su un fianco per dare la schiena a Itachi.
"Itachi..." si ferma. Incamera un profondo respiro non sapendo bene come procedere.
Rinuncia. Obito può solo essere ragionevole e scegliere di non rovinare l'ultima notte passata insieme. Si impone di godersi il rilassamento e di accettare che i momenti opportuni per certe spiegazioni non si sono mai presentati.
"Basta, Obito" sebbene la voce di Itachi risulti placida come d'abitudine, a Obito non sfugge l'occulta sfumatura di avvertimento "Smettila di smarrirti nelle illusioni, non raggiungerai mai la pace finché continuerai a vivere così. Apri gli occhi. Per avere delle idee tue, dei personali desideri, devi imparare a guardare in faccia la realtà."
"Non c'è più niente per me in questo mondo."
"Pensi questo perché stai per perdermi?" Itachi è freddo, distante, sembra non aver captato il tono grave di Obito. La dimostrazione che Itachi non prova niente. La parvenza di compressione durante il sesso è stata solo finzione, dunque "Siamo andati avanti a causa della monotonia, affinché le nostre frustrazioni facessero meno male. Momenti di debolezza per sfuggire alla realtà, puro egoismo, nient'altro. Ma l'unico aspetto in cui combaciamo, Obito, è il passato nefasto. Indubbiamente non dev'essere motivo di orgoglio per nessuno dei due. Liberatene, Obito."
Già, liberarsi di lui. Come può pretenderlo? Itachi non avrebbe dovuto spingersi così oltre senza avere intenzioni serie. Parla di egoismo, proprio lui.
La lacrima che scende lenta e silenziosa sul viso di Obito brilla come un diamante, a illuminarla è il sole nascente. Un giorno nuovo, diverso. Un inizio dai risvolti ignoti.
Anche Obito è differente, profondamente cambiato. Come tutte le nuove partenze, è difficile. Un salto nel vuoto senza paracadute.
Il materasso cigola impercettibile, Itachi scivola in piedi con un lieve fruscio di coperte. Obito non sa se ringraziarlo o detestarlo, nel dubbio, sta zitto.
Riconosce i lievi tonfi delle scarpe, lo strofinio di pantaloni e mantello. Quando distingue il tintinnio della piastrina del coprifonte, Obito si morde il labbro inferiore tremante. L'anello rosso dovrà rientrare, spera di non doverlo sfilare dal dito inerte e freddo di Itachi.
In ogni caso, le sue resteranno sempre le mani più belle che abbia mai visto.
Non si volta a guardarlo, preferisce dimenticare la sua faccia. Lascia disperdere l'immagine di Itachi nella nebbia che l'estremo ed errato coinvolgimento gli genera in testa. Meglio così, le sue fattezze rievocate in sua assenza non potrebbero che ferirlo.
Sacrificio. Rinunciare alla propria vita per un bene più grande, questo gli ha spiegato Itachi. E del giusto, il benefattore non deve pretenderne mai una fetta.
Itachi sta andando a migliorarlo, questo mondo. Almeno ci prova.
Obito si sacrifica, rinuncia alla propria vita.
La sua vita è Itachi, perciò lo lascia andare.
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