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Capitolo 24.

Capitolo 24: Non Devi Farlo Mai Più

You're the fear, I don't care
Cause I've never been so high
Follow me to the dark
Let me take you past our satellites
You can see the world you brought to life, to life”
- Love Me Like You Do, Ellie Goulding

Si svegliò, ma rifiutò di aprire gli occhi per assaporare gli ultimi attimi di sonno e di sogno. Cercò di richiamare alla mente cosa avesse sognato, ma non ci riuscì, ebbe solo la sensazione che fosse stato piacevole.
Si chiese che ore fossero e se fosse già ora di alzarsi per colazione: sperava proprio di no, stava così bene. Eppure era strano, c'era qualcosa che le premeva sullo stomaco, cercò di identificarlo, occhi ancora chiusi, ma non le venne in mente nulla. E poi tutto di un colpo, tornò. Scorpius!
Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò a fissare un soffitto verde. Inquietante, pensò perplessa. Ma poi: Quindi è successo davvero. Buono. Si sentiva leggera e felice.
Cercò di identificare il peso sullo stomaco e scoprì che era il braccio di Scorpius a essere disteso sulla sua pancia, mentre il ragazzo dormiva con la schiena in su e la testa voltata dall'altra parte: vedeva solo capelli platino e collo bianco.
Sorrise, rendendosi conto di essere totalmente nuda e richiuse gli occhi per richiamare gli eventi della sera prima. Wow.
- Concordo pienamente.
- Sssh, va' via. E' il mio momento di pace.
- Il nostro.
- Ah già. Secondo te che ore sono?
- Non lo so. Spero troppo presto per alzarsi.
La Rose razionale tornò in sé e riaprì gli occhi, guardandosi intorno alla ricerca di un indizio su che ora potesse essere. Dalla finestra, che non avevano avuto tempo di chiudere la sera prima, scorgeva una trasparente luce lontana, ma non riusciva a distinguere né le torri né il parco del castello: doveva essere appena cominciata l'alba.
Si guardò ancora intorno, osservando con disappunto le pareti verdi e nere della stanza e domandandosi come qualcuno potesse mai sopportare di vivere in un luogo così buio. Poi si voltò verso il comodino del ragazzo, in cerca di un orologio, una sveglia, qualunque oggetto in grado di indicare il tempo.
Una piccola sveglia bianca – strano –indicava le sette e cinque, una lancetta in alto, l'altra in basso.
Normalmente non si sarebbe alzata per un'altra mezz'ora, ma si rese conto che avrebbe dovuto andarsene prima che si svegliassero gli altri ed evitare che il fatto che uscisse dalla camera di Scorpius Malfoy facesse scoppiare il pandemonio.
Sorrise di nuovo, al pensiero dello shock che avrebbero creato, ma poi si impose di alzarsi.
Si mosse pianissimo, cercando di non svegliare la figura accanto a lei, e si alzò trattenendo il respiro, ma Scorpius continuò a respirare dolcemente e così si mise ad osservare la stanza, cercando di individuare i suoi vestiti.
Allora, prima cosa: le mutandine. Le mutandine, le mutandine... Uh, quello è il reggiseno. Proprio davanti alla porta della stanza.
Lo raccolse e tornò alla ricerca delle mutandine; ricordava di averle scalciate via, ma dove potevano essere finite?
Dopo qualche minuto di attenta osservazione ritrovò tutto, sparso per la stanza, e infilò il minimo indispensabile per poter uscire.
Si diresse in bagno e decise di farsi la doccia, poi si vestì e cominciò a sentire delle voci provenire dalle altre stanze, quindi prese un libro e scese a colazione.
La Sala Grande era praticamente vuota e se ne rallegrò: ho bisogno di concentrarmi prima di affrontare Lily e nascondere tutta questa felicità.
Ma ebbe la sensazione che sarebbe stata un'impresa ardua, si sentiva in grado di toccare il cielo o volare senza scopa.

***

Fu il rumore di una porta sbattuta in lontananza a svegliarlo. Si stiracchiò, gli occhi serrati, e tastò lo spazio intorno a sé cercando la persona calda che non gli aveva permesso di concentrarsi abbastanza per riuscire a dormire fino a notte
fonda. Non la trovò e la cosa lo contrariò molto.
Balzò a sedere e si guardò intorno, certo che non fosse stato un sogno: avrebbe potuto giurare di sentire ancora profumo di rose nella stanza. Eppure della ragazza non c'era traccia e nemmeno dei suoi vestiti.
Si girò verso la sveglia e imprecò alla vista dell'ora: le otto. Doveva alzarsi o sarebbe stato in ritardo; si vestì più veloce che poté, afferrò lo zaino e uscì.
La Sala Comune era deserta e non proveniva rumore alcuno dalle stanze; imprecò ancora fiondandosi oltre il quadro e per le scale.

Quando giunse in Sala Grande la trovò affollata e rumorosa come tutte le mattine. Il primo sguardo corse al Tavolo dei Grifondoro e la vide immediatamente, stava ridendo insieme a Lily e Amelia Bones; si sentì più sollevato, sebbene non capisse esattamente perché.
Raggiunse i suoi amici e si sedette, servendosi di uova e pancetta.
“Buongiorno anche a te Scorpius!” Lo salutò Albus con ironia.
Si rese di non averli salutati e fece un cenno a tutti e tre.
“Cosa ti è successo?” Continuò l'amico.
“Nulla”
“Nulla?” Le sopracciglia di Albus scomparvero nei suoi capelli scuri.
“Nulla.” Confermò Scorpius, ancora incerto di cosa intendesse Albus.
“Hai la camicia abbottonata male, i capelli dappertutto e la faccia sconvolta.” Descrisse Zabini.
E Albus confermò “Esattamente.”
“Non riuscivo a dormire e poi non ho sentito la sveglia ed ero in ritardo.” Alzò le spalle con indifferenza accompagnando le sue parole a uno sbadiglio, poi si apprestò a sistemare la camicia.
“Sì ma la camicia.” Albus insistette.
“E allora?”
“E allora tu non hai mai la camicia mal abbottonata.”
Cazzo, ma da quando è diventato così perspicace? “Al, ero solo molto in ritardo.” E assolutamente non distratto. Ghignò come al solito, sperando che l'amico si convincesse e sembrò funzionare perché Albus rivolse la sua attenzione alla nuova storia di Nott e non sollevò più l'argomento.
Scorpius finì di mangiare appena in tempo per l'inizio delle lezioni, mentre raggiungeva l'aula sperò di poter parlare con Rose con qualche scusa, ma quando arrivò a Pozioni il Professor Boot era già lì e non gli restò altra scelta che sedersi accanto ad Albus, nel primo banco vuoto che trovò.
Gli sembrò la lezione più interminabile del mondo e quando finalmente finì, si guardò intorno cercando di capire se avrebbe potuto parlare con Rose senza destare sospetti. La sorte, però, non sembrava dalla sua parte: la ragazza era troppo avanti e per richiamare la sua attenzione avrebbe dovuto urlare, e così tutta Hogwarts li avrebbe osservati. Imprecò mentalmente per tutto il resto della mattinata.
Mangiò pranzo velocemente e si alzò fingendo di aver dimenticato un libro nel dormitorio, ma invece si nascose dietro l'armatura accanto alla porta della Sala Grande e attese che arrivasse Rose, pregando che fosse sola.
Questa volta fu soddisfatto perché appena qualche minuto dopo una massa rossa attraversò la sua visuale; balzò fuori dal suo nascondiglio, afferrò il polso della ragazza e la trascinò nella prima classe vuota che trovò.
“Ahi! E quello per cos'era?” Protestò la ragazza.
“Non devi farlo mai più.”
“Cosa?”
“Andartene senza dire nulla.”
Rose rimase a fissarlo perplessa. Di cosa diamine sta parlando?
Scorpius lesse la sua espressione confusa e si spiegò meglio “Non puoi andartene così, senza dire nulla. Mi sono alzato e non c'eri più.”
Aaaaah. “Ma davvero?” Disse poggiando le mani sui fianchi con un'aria incredibilmente divertita “Pensa un po'.”
“Perché l'hai fatto?”
“Scorpius! Mi sono svegliata presto e ho pensato che se fossi uscita dalla tua stanza, mezza nuda, con gli altri già svegli, avrei creato della confusione.”
“Ma perché non mi hai svegliato?”
“Stavi dormendo...” Rose sorrise ancora divertita.
“Dovevi svegliarmi. Non è stato bello.”
Scoppiò a ridere “Ma pensa un po'!”
“E' diverso.” Ribatté Scorpius.
“Tutte quelle povere ragazze che hai scacciato o che si sono svegliate sole e guarda un po'...”
“Avevano ottenuto quello che volevano.”
Rose dovette concordare almeno su questo: ne aveva sentite molte vantarsi di aver passato la notte con lui.
“Ma Scorpius, immagina come si sono sentite dopo...” Arrossì un po' “Voglio dire, si danno a te e poi ricevono totale indifferenza.”
Scorpius intuì ciò che intendeva Rose “Rose, ho sempre impedito che facessero qualcosa per cui si sarebbero pentite.”
Lo guardò per qualche secondo “Davvero?”
“Ovviamente. Non sono così depravato.”
“Non hai mai portato a letto una vergine?”
Sulle labbra di Scorpius spuntò il solito ghigno “Beh, non prima di ieri sera, no.”
“Stronzo.” Rose arrossì leggermente.
Scoppiò a ridere e ricevette un'occhiataccia. “In ogni caso, non farlo mai più. Ero preoccupato.”
“Preoccupato?” Rose dimenticò di essere arrabbiata.
Il ragazzo sembrò a disagio “Non capivo perché te ne fossi andata... N-non sapevo se stavi bene o...” Non finì la frase.
“Stai scherzando?” Rose lo guardò a bocca aperta “E' stata la notte più bella della mia vita!” E si illuminò
Alla vista di quel sorriso Scorpius non riuscì a trattenersi e con due passi annullò la distanza che li separava: la baciò con passione, le mani sulla sua vita, inspirando il profumo della ragazza.
Rose si ritrovò incapace di pensiero e rispose al bacio, dimenticandosi di dove fosse.
Poi la campanella suonò e i due si staccarono, contrariati.
“Dobbiamo andare.” Fu Scorpius a interrompere per primo il silenzio.
“Già.”
“Esci, lascio passare dieci minuti e poi esco anche io.”
“Puoi andare prima tu di me, se vuoi.”
Scorpius ghignò di nuovo “No, meglio di no.”
Rose scoppiò a ridere prima di uscire lanciandogli un'occhiata maliziosa.

***
 

“Rose!”
“Eh?”
“Ti ho chiesto se sei d'accordo.”
“Su cosa?” Chiese perplessa.
Ellie, Lysander e Scorpius scoppiarono a ridere.
“Parlavamo del Due Maggio ricordi?” Scosse la testa incredulo Lys “E del fatto che abbiano risposto e accettato tutti, quindi ti ho chiesto se andava bene spiegare ai Prefetti tutto e poi fra qualche settimana al resto della scuola.”
“Ah.” Rose annuì “Sì, scusa, mi sono distratta. Va benissimo!”
Era quasi ora di cena, le lezioni erano finite da poco ed erano tutti seduti ai loro soliti posti, occupati a discutere delle lettere ricevute dai relatori che avevano scelto e dei prossimi compiti da svolgere, ma Rose era stata distratta dalle fiamme del camino e i suoi pensieri erano volati a Scorpius, come accadeva sempre nell'ultimo periodo.
Si impegnò a seguire il resto della conversazione: decisero che la riunione con i Prefetti sarebbe stata fissata per mercoledì sera così da aver pronte le disposizione per il resto della scuola entro la fine di marzo.
Una volta finita la discussione scesero a cena e si sedettero ognuno al proprio Tavolo.
“Com'è andata la giornata?” Chiese Rose sedendosi accanto ad Amelia e davanti a Lily.
“Sopportabile. Anche se il meglio deve ancora venire...” Sorrise Lily maliziosa, voltandosi a guardare il Tavolo dei Corvonero.
“Non capisco perché tu non lo faccia sedere qui.” Chiese Rose, scuotendo la testa.
“Perché i pasti sono soprattutto per parlare con voi!” Rispose pronta la cugina. Aggiungendo “Visto che sei introvabile altrimenti...”
“Hai realizzato che sono la Caposcuola vero?”
“Sì, certo. Mi chiedevo solo se fossi occupata in altro...”
Certo che sì, ma non credo lo saprai troppo presto. “No.”
“Lily, ne avevamo parlato, ricordi?” Intervenne Amelia ridendo “Lasciala stare.”
Lily spinse il labbro inferiore in fuori e rivolse loro un'occhiataccia “Siete insopportabili.”
Amelia e Rose si limitarono ad alzare le spalle e scoppiare a ridere, quindi il discorso si spostò sui nuovi gossip di Hogwarts e scoprirono che Lily aveva assistito a una discussione tra Elisabeth e Olivia sopra alla famiglia Weasley-Potter.
“Credo si senta sola perché Olivia e Louis sono inseparabili e non è d'accordo che lei esca con uno della nostra famiglia visto come, testuali parole, 'sono stata tratta da loro'. Ma ben le sta! La prossima volta impara a trattare meglio mio fratello.” Gli occhi di Lily dardeggiarono verso la parte opposta del Tavolo, dove sedevano Elisabeth e Olivia.
Risero di nuovo, ma Amelia si sentì anche triste per la ragazza “Forse dovremo presentarle qualcuno...”
“Amelia!”
“E' una grande idea. Lily, conosci mezzo mondo, presentale qualcuno. Magari White di Corvonero?” Suggerì Rose speranzosa.
Lily rimase qualche secondo in silenzio poi promise che ci avrebbe pensato. Vennero raggiunte da Hugo e Roxanne e finirono la cena chiacchierando allegramente.
Rose si trattenne più a lungo del solito e una volta che Roxanne, Amelia e Lily se ne furono andate con i propri ragazzi rimase a chiacchierare con suo fratello, a quanto pareva la sua di ragazza era finita in punizione per aver fatto scoppiare una Caccabomba: sembrava molto soddisfatto e fiero nel raccontarlo.
Quando ormai nella Sala Grande non rimase che qualche sparuto studente anche Rose si alzò e salì le scale sperando vivamente che Lys ed Ellie fossero nelle loro Sale Comuni.
“Due Maggio.” Disse rivolta ai Professori.
“Non capisco proprio la vostra insistenza per questa parola d'ordine; cronologicamente non funziona e soprattutto confonde le idee in quanto posso confermarle, Signorina, guardando questo calendario, che siamo appena a marz-”
“Io voglio solo entrare.” Protestò Rose
“Lasciala passare, caro. Possiamo discutere tra di noi le proprietà cronologiche di una data.” Intervenne il professore alto, e il quadro si aprì con un clik.

Il camino era ancora acceso, ma la stanza era silenziosa e solo uno dei divani era occupato: Scorpius leggeva un libro appoggiato al bracciolo.
Rose rimase qualche secondo a osservarlo: aveva la cravatta verde allentata, la camicia bianca arrotolata fino ai gomiti e fuori dai pantaloni neri.
“Dovrei sottrarti dei punti per come indossi la divisa.” Gli disse. “Non ho mai capito perché la McGonagall non ti dica nulla: è uso improprio della divisa.”
“La popolazione femminile di questa scuola non sarebbe d'accordo.”
E nemmeno io a dire il vero. “Sbruffone.”
“Vieni qui.”
Rose scosse la testa, diretta verso la sua stanza.
“Ehi, dove vai?” Il tono contrariato.
“Compiti” Urlò Rose dalla sua stanza e tornò con lo zaino pieno di libri. Li aprì e li dispose sul tavolino in mezzo alla stanza, sedendosi accanto a Scorpius. “Tu leggi. Io faccio i compiti. Nessuna distrazione.” Lo ammonì.
“Nessuna distrazione.” Concordò lui con un ghigno.
“Sono seria.”
“Ascolta, io mi impegnerò a leggere, ma non è colpa mia se li ho finiti dieci minuti fa, no? Quindi, potrei annoiar-.”
“Leggi.” Lo interruppe lei decisa, indicandogli il libro.
Per un'ora riuscirono a lavorare in assoluta pace e tranquillità, ma poi Scorpius cominciò a dare segni di irrequietezza e posò il libro, ritenendo molto più interessanti i capelli di Rose: le slegò la coda e cominciò ad arrotolarsi ciocche rosse intorno al dito.
“Scorpius.”
“Mmmh.”
“Sto studiando.”
“Hai studiato abbastanza.” Le chiuse il libro, le prese la piuma dalla mano, la posò sul tavolo e la fece alzare. “In ogni caso è tardi, ora di dormire.” Sentenziò con decisione.
“Come vuoi.” Asserì Rose con un sorriso; cominciò a dirigersi verso la sua stanza, ma una mano le afferrò il polso e fu costretta voltarsi. Un attimo dopo si trovava in aria, sollevata da due braccia forti. “Mettimi giù.” Ordinò.
Scorpius la ignorò e rise divertito, trasportandola dentro la sua camera. Chiuse la porta alle spalle “In trappola.”
“La tua stanza mi inquieta” Asserì Rose, gli occhi incollati nei suoi.
“E cosa vorrebbe dire?” Chiese lui sconvolto.
“Quello che ho detto. Mi inquieta. E' tutta nera o verde.”
“E' raffinata.” Scorpius era offeso.
“E' macabra.”
“E' quella che mi ha dato la Stanza quando ho pronunciato nome e Casa.”
“Nera come la tua anima.” Disse Rose voltandosi a osservare la stanza. “Posso provare una cosa?”
“Fai.” Scorpius annuì con indifferenza.
Rose fece qualche passo e raggiunse il centro della stanza, incerta; alzò leggermente la voce e pronunciò chiaramente “Scorpius Malfoy, Serpeverde e Rose Weasley, Grifondoro.”
Per un secondo non accadde nulla, ma poi la Stanza cominciò a cambiare e le pareti si colorarono di verde e oro, mentre il soffitto diventò bianco. Il letto si allargò leggermente e le tende che lo circondavano splendettero argentate; da entrambi i lati comparvero due comodini di legno, ognuno con una sveglia, una verde, l'altra rossa.
Al centro di una delle pareti verdi apparve una porta di legno scuro, sull'altra una libreria immensa, e accanto un armadio.
Rose si voltò verso Scorpius preoccupata “Scusa. Volevo vedere cosa sarebbe successo. La faccio tornare come prima.”
Scorpius fissava la stanza a bocca aperta “No. E' perfetta.”
“Ma non è più tua.”
“E' nostra.” La guardò intensamente “Secondo te dove porta la porta?”
Rose scosse la testa e si diresse verso la porta, aprendola; si ritrovò a fissare la sua solita camera. “Camera mia.”
“Quello è il mio armadio di prima.” Disse Scorpius indicando l'armadio vicino alla libreria. “Quindi, i tuoi vestiti mi sa che sono ancora di là. E questo renderà più facile la tua fuga.” Ghignò.
“Sei sicuro di volerla tenere così? Io ho la mia, ma tu non hai più la tua.” Lo fissò mordicchiandosi il labbro.
“Sì.” La raggiunse e le prese la mano “Se mai volessi cambiarla prometto che te lo dirò. Okay?”
Rose soppesò la sua proposta e la accettò, abbracciandolo “Ti amo.” Gli sussurrò nell'orecchio. Trovava ancora strano dirlo ad alta voce, le sembravano parole leggere, che sarebbe volate via e non sarebbero state più loro se non le avesse bisbigliate.
Sorrise “Anche io.” Poi le chiese, circondandole la vita. “Vuoi esplorare la libreria?”
“No” Sussurrò ancora Rose “Può aspettare fino a domani.” E le sue labbra precipitarono su quelle del ragazzo.
Scorpius la sollevò e rispose con passione.

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