Capitolo 16. -J.
La settimana è quasi finita e posso dire di aver girato abbastanza Parigi per essermene ufficialmente innamorato. Poi con Genevieve ce ne ho messo davvero poco di tempo, visto che lei mi affascina ogni ora di più. In realtà non la capisco: certe volte sembra flirtare con me, e quindi io ricambio, ma mi sento a disagio, dopotutto è già occupata. Dopo le tre ore di lezione con i francesi io e Cameron andiamo fuori e lui si accende una sigaretta.
"Amico, stai attento con quella" mi avverte, in tono serio.
Lo guardo, confuso. "Quella chi?".
Sgrana gli occhi, incredulo. "Come chi? La bionda a cui vai dietro. È fidanzata e anche se il ragazzo è un buono a nulla, tu non cascarci. Non cadere nella trappola" mi suggerisce, parlando lentamente.
Rido, scuotendo la testa. "Ma che cavolo dici, Cam? Quale trappola? Non gli vado dietro, ti sei fatto un'idea completamente sbagliata...". Mi blocco ad un'occhiataccia di Cam. "E va bene, forse mi piace".
Lui alza un sopracciglio, dubbioso. "Ti piace?".
Sospiro rumorosamente. "Sono cotto, ok?! Cosa altro ti devo dire, me la voglio portare a letto, è abbastanza chiaro così?".
Mi continua a guardare con aria seria e poi scoppia a ridere. "Adesso sì, sei stato molto chiaro. In fondo già lo sapevo, volevo solo sentirtelo dire... ahia!".
Se l'è meritato, un bel pugno sul braccio. "Sì, ma comunque hai ragione. Se continuo così, potrebbe cominciare a comandarmi a bacchetta".
Mi guarda con malizia. "O peggio, potresti diventare il suo giocattolino".
Mi acciglio. "Peggio? Che ci sarebbe di male, scusa? Sarebbe ottimo, a dire il vero. Tanto domani ce ne andiamo, chi la rivede più?".
Espira, facendo uscire una nuvola di fumo dalle sue labbra, per poi fissarmi, serio. "Non la rivedrai più sì, ma credimi, ce ne metterai di tempo per dimenticarla, poi".
Abbasso lo sguardo e deglutisco. Odio il fatto che Cameron abbia ragione, ma è così. Eppure non posso fare a meno di stare con lei. Stare insieme a lei, mi fa sentire libero, leggero, come se non avessi più paura di nulla, come se potessi realizzare tutti i miei sogni. Forse sto esagerando, non lo so, ma è raro farmi provare emozioni del genere.
"Ehi ragazzi". A quella voce alzo lo sguardo e mi ritrovo il suo bellissimo viso davanti agli occhi.
"Ciao, Gen" la saluto, ignorando l'occhiataccia di Cam. "Gen?" mi mima da dietro la sua spalla.
Mi regala un luminoso sorriso. "James. Ti va di uscire stasera? È l'ultima sera e sarebbe bello passarla insieme".
"Sì, certo, volentieri" rispondo con un sorriso, ignorando ancora i segnali di Cam che cerca in tutti i modi di farmi rispondere "no".
"Perfetto!" esclama, voltandosi poi verso Cam, che si stava ancora divincolando: si passa una mano dietro la testa, facendo finta di pettinarsi i capelli, con un sorriso da ebete. "Se vuoi puoi venire anche tu, siamo in tanti" aggiunge Genevieve.
Mi acciglio, per vedere cosa risponderà. "Certo" risponde lui. "Così controllo James, in caso beva troppo" continua, accentuando le ultime parole.
Io rido, per reggergli il gioco. "Ah, Cam, il solito simpaticone, io non mi ubriaco, amico, non dargli retta, Gen".
Ci scambiamo occhiate torve, poi io sposto lo sguardo su Genevieve. Lei sorride imbarazzata.
"Ok, allora... a stasera!".
"A stasera..." la saluto, vedendola andare via e non potendo fare a meno di posare lo sguardo sui suoi fianchi, che vengono poi coperti dalla mia prospettiva col faccione di Cam.
Mi punta un dito sul petto. "Amico, stasera vedi quello che devi fare. Non voglio sentirti piagnucolare quando torniamo a casa, sono stato chiaro?".
Alzo gli occhi al cielo, con un sospiro. "Oh, avanti, Cam. Stai sereno, vedrai che andrà tutto bene".
-
Quella stessa sera, io e Cam usciamo dall'albergo tutti pronti e profumati. Io posso dire di essere più bello del solito, ma anche Cam si è sistemato.
Ci incontriamo ad una piazza in cui ci eravamo dati appuntamento e intravedo Genevieve tra almeno altre cinque persone. È stupenda: porta una giacca di pelle rossa, dei pantaloncini corti neri, le calze nere fino al ginocchio e gli stivali alla caviglia. Appena arrivati ci presenta a tutti, e vedo che il suo ragazzo non c'è.
"Ehi, dov'è il tuo ragazzo?" le chiedo, notando il suo trucco che la fa apparire ancora più attraente.
Lei alza le spalle. "Ha la febbre, non è potuto venire".
"Ah" esclamo, corrugando la fronte. "Mi dispiace, spero si rimetterà presto". Dentro di me ogni cosa esulta e ringrazio quel ragazzo che sta soffrendo a casa a letto, mentre io sto con la sua ragazza. È cattivo come pensiero, ma ogni tanto la fortuna gira anche dalla mia parte.
Ci spostiamo per dirigerci ad un pub. Ceniamo con dei panini e delle birre e poi andiamo in una discoteca, quella in cui Genevieve e i suoi amici vanno sempre. Nonostante io odi le discoteche, accetto la richiesta di Genevieve di ballare con lei. Mi prende per mano e mi guida al centro della pista da ballo, mi volto appena in tempo per vedere Cam che scuote la testa. Io e Genevieve balliamo per quella che sembra un'eternità e lei si stringe sempre di più a me, facendo aderire i nostri corpi. Poi, inaspettatamente mi bacia e io non posso fare a meno di ricambiare, stringendola a me. È anche meglio di quanto mi aspettassi, le sue labbra sono morbide e sanno di lampone. Si stacca quanto basta per riuscire a guardarmi negli occhi e mi sorride. "Seguimi".
Mi fa salire su un taxi e lo fa fermare almeno un quarto d'ora dopo. Scendiamo e lei si sbriga ad aprire il portone del suo palazzo, suppongo e a tirarmi dentro fino all'ascensore, dove mi bacia ancora e ancora.
"Che intenzioni hai?" le chiedo, ridendo.
"Secondo te?" mi risponde, alzando un sopracciglio.
A quella domanda, mi allontano leggermente, guardandola negli occhi. "Gen, sei fidanzata" le ricordo, sospirando.
Lei si allontana ancora di più e incrocia le braccia. "Fai come vuoi. Io adesso vado a casa, se vuoi seguirmi bene, altrimenti puoi tornare dal tuo amichetto a far finta di essere ubriaco per far colpo su altre ragazze". Mi guarda, prima di uscire dall'ascensore per poi entrare in casa sua, lasciando la porta aperta.
La seguo, senza nemmeno rendermene conto e chiudo la porta. "Non era quello che intendevo" le spiego, avvicinandomi a lei. "Non ci sono altre ragazze su cui voglio fare colpo, a parte te".
Lei alza un sopracciglio, ma poi sorride amorevolmente. Mi accarezza il viso e questa volta sono io a baciarla, intrecciando le dita nei suoi capelli. Come in un sogno, mi ritrovo nel suo letto e sorrido, pensando a cosa direbbe Cam se sapesse quello che sta succedendo.
-
La mattina dopo, mi sveglio arrotolato tra le lenzuola e il mio cuore batte forte quando noto il corpo di Gen ancora addormentata al mio fianco. La guardo dormire per non so quanto, rivivendo la notte trascorsa insieme. Dopo forse un'ora lei si sveglia e mi guarda, per poi stiracchiarsi.
"Buongiorno" la saluto, con un sorriso. "Dormito bene?"
Lei mugugna qualcosa in francese e si alza portandosi dietro il lenzuolo. Io mi copro con la coperta e la guardo dirigersi verso il bagno, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Si chiude la porta dietro di sé e io rimango lì impalato come un cretino. Sento il telefono squillare dalla tasca dei miei pantaloni a terra e li raccolgo, tirando fuori il telefono: Cam.
"Ehi, Cam" comincio, stiracchiandomi.
"DOVE DIAVOLO SEI?!" Io faccio una smorfia allontanando il telefono dall'orecchio. "Lo sai che sono stato preoccupato per tutta la notte, eh?! Ovviamente sei andato con quella stronza, no?".
A quelle sue parole, la rabbia cresce in me. "Non chiamarla così, Cam!".
"Porca paletta, James!" sospira, facendo scorrere alcuni secondi di silenzio. "Senti muovi quel culo che tra quattro ore abbiamo l'aereo. Ti aspetto davanti all'accademia, è lì che prendiamo il pullman. D'accordo?".
"Sì, d'accordo" rispondo, con voce stanca. Attacco e sospiro, raccogliendo i miei vestiti sparsi per la camera. Mi rivesto e cerco di darmi una sistemata come meglio posso. Dopo essermi dato una sciacquata alla faccia, nel lavandino della cucina, visto che Genevieve non da segni di vita, mi avvicino l'ultima volta alla porta del bagno e busso.
"Genevieve?". Non mi risponde. "Io devo andare, ho l'aereo tra poche ore". Ancora niente. "Ehm... volevo salutarti e ringraziarti per questa settimana passata insieme".
A quel punto apre la porta, i suoi capelli sono bagnati e lei è avvolta in un asciugamano. "Sì, beh è stato un piacere. Ciao". Chiude di nuovo la porta, lasciandomi per la seconda volta impalato come un cretino.
Deglutisco, con un nodo alla gola. Prendo le ultime cose, controllando di non aver lasciato nulla e poi esco all'aria aperta.
Non cadere nella trappola, mi aveva detto Cam. Ho fatto l'esatto contrario. Un paio di occhi luccicanti, un sorriso smagliante e una buona dose di sensualità sono bastati per farmi credere di essermi innamorato, quando invece non era niente di quello che mi ero immaginato. La delusione mi lascia la bocca amara e quel suo sguardo schifato che mi ha rivolto per salutarmi mi fa sentire un fallito. Ancora una volta, sono qui a lamentarmi delle mie azione avventate, azioni che avrei potuto benissimo evitare se il mio cervello non avesse deciso di andare in vacanza. Il tragitto Francia-casa mi sembra un sogno, come se non lo stessi vivendo veramente. La mia mente è rimasta con Genevieve in quella casa, in quel letto. È stato un sogno durato una notte. Ma in fondo io non ho colpe: è stata lei ad avvicinarsi, a chiedermi di uscire, a baciarmi e a stuzzicarmi, nonostante fosse fidanzata. Non ho nemmeno rivolto la parola a Cam quando l'ho visto, ma adesso che mi trovo sull'aereo decido di farmi perdonare.
"Sai Cam, avevi ragione" dico, guardando fuori dal finestrino, col suo sguardo addosso. "Era proprio una gran stronza."
Lo sento ridere per poi sospirare. "Felice di sentirtelo dire, amico."
Mi giro per guardarlo in faccia, con un sorriso sereno sul volto. Ricambio e capisco che tra noi almeno è tornato tutto come prima. Di una cosa però sono contento: il ricordo di questa notte rimarrà in Francia e non mi seguirà fino a casa. Lei non mi seguirà fino a casa.
Mi addormento, pensando alla reazione di Sarah quando aprirà il regalo che le ho portato: un carillon grande quanto la mia mano, con una giostra che gira e che suona le note di "La vie en rose".
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro