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capitolo 14


"L'ho trattata male molte volte perché ero disperato, ma l'amavo più della mia stessa vita e quando se n'è andata la mia vita si è spenta."
- Charles Bukowski

L'unica spiegazione plausibile per il fatto che io stia cenando a lume di candela con Ian Somerhalder, è trovarmi in un sogno, mentre sento qualcuno bisbigliare nel mentre della mia cena romantica.

Mi sveglio di soprassalto e guardo l'ora. Mi lascio sfuggire un lamento e sento sussurrare il mio nome, fuori dalla tenda.  Il cuore mi sale nella gola e sgrano gli occhi. E se fosse qualche pazzo stupratore?
La torcia del telefono illumina la tenda e il cuore  mi sta quasi per uscir fuori dal petto.

« Elena, sono Drew. » dice, a bassa voce.
Alzo gli occhi al cielo, sollevata e infastidita allo stesso tempo, e apro la tenda.

« Cosa vuoi? », chiedo, inacidita.

«Parlarti. », afferm, guardandomi negli occhi.

Sbadiglio e feccio per chiudere la tenda, ma la sua mano blocca la mia.

Drew entra, e la chiude. Si sdraia accanto al mio sacco a pelo e lo guardo perplessa. Cosa cavolo ha intenzione di fare?

« Vieni, principessa sul pisello. Sdraiati. », dice, mentre indica il posto accanto a lui.

« Principessa sul pisello sarà tua madre, coglione. » dico furibonda, ma subito dopo mi porto la mano davanti alla bocca. Merda.

Vedo Drew irrigidirsi e serrare le labbra. Dal suo sguardo, ho paura che mi colpisca o che inizi a insultarmi, per quanto sembra infastidito. Stringo gli occhi e spero che non lo faccia.

« Che stai facendo? », chiede, inarcando un sopracciglio.

« Perdonami, non volevo dire quello. Scusa, davvero. », cerco di scusarmi, ma lui mi mette una mano sulla bocca.

Mi sorride dolcemente e mi sento leggermente presa in giro. Mi guarda negli occhi, senza battere ciglio, e toglie la mano. Con il pollice mi accarezza dolcemente il viso, e continua a fissarmi. Sembra un'altra persona, e questo suo comportamento, a me nuovo,  fa scaldare il mio cuore. Si avvicina di più a me e mi accarezza le labbra. Avanza ancora di più e il suo sguardo si trova a pochi centimetri dal mio. Mi guarda negli occhi, e poi la bocca.

Riesco a sentire il suo respiro caldo posarsi dolcemente sulle mie labbra, invitandomi a baciarlo. Mette la mano dietro la nuca e quando sta per baciarmi, giro a testa di lato sorridendo. Ce l'ho fatta.

« Non sono una troia, Drew. Non mi porterai a letto. Non puoi fare questi giochetti con me, non sono la tua bambola. Dimmi che cazzo hai da dire e vattene. Vattene da questa tenda, e vattene dalla mia vita. » sbotto, spingendolo via.

Lui non sembra sorpreso dalle mie parole, tutt'altro. È come se non lo avessero colpito per niente. Continua a guardarmi deluso e, grazie alla luce che emana la torcia, vedo brillare il verde intenso dei suoi occhi.

Bruciano di desiderio, e mi sembra di essere l'unica in grado di spegnere l'incendio che si è acceso nei suoi occhi.

Ad un tratto distoglie lo sguardo e si guarda i piedi. « Volevo chiederti scusa per oggi, tutto qua. So di essere stato uno stronzo, e non volevo ferirti, veramente. E poi, giusto per informarti, mi sono preoccupato per te, anche se non ci crederai. » conclude e mi guarda di sottecchi. In questo momento sembra un bambino, che sta facendo finta di essere offeso.

« Oh, ma che carino. Ho visto quanto eri preoccupato, mentre infilavi la lingua in bocca a Ronnie. » dico, senza peli sulla lingua.

Lui si acciglia e mette la mano sulla mia spalla.

« E smettila di rubarmi baci, mi fanno schifo. » concludo, ma lui toglie la mano dalla mia spalla, abbassando lo sguardo, ed esce fuori dalla tenda.

Non mi sento minimamente in colpa per ciò che ho fatto e detto, anzi mi sento felice. La storiella del principe azzurro deve finire. Sì, ho cercato il mio principe azzurro, pensando però che fosse Dylan, ma dopo la nostra esperienza, ho deciso di lasciar perdere.  Non sento il disperato bisogno di avere un ragazzo, sto bene così. Ho una vita davanti, sono ancora giovane, quindi da oggi in poi  penserò soltanto alla mia felicità e a divertirmi. Voglio tirare fuori il lato pazzo di me, voglio gridare, ubriacarmi almeno una volta nella vita, dimenticarmi di tutto e ballare sotto la pioggia.

Voglio ingozzarmi di cibo, il rimedio a tutti i problemi, e godermi la fine dell'estate, prima di andare al college.
Prossimo obiettivo sulla mia lista: dare una svolta alla mia vita.

Sentirsi così deboli, a volte, diventa frustrante. Non ho bisogno di qualcuno per essere felice. Io appartengo a me stessa, ed è compito mio pensare alla mia felicità.

Capita a tutti di cadere e farsi male. Capita a tutti di rimanere a terra, prima di riuscire a raccogliere le forze per rialzarsi da soli. Capita a tutti, prima o poi, di avere una persona che ti aiuta ad alzarti, o che si sdraia accanto a te, quando non ce la fai a rimetterti in piedi.

La parte più brutta, è quando devi far finta che vada tutto bene, nonostante i mostri che fanno a botte dentro la tua testa. Nonostante l'urlo soffocato che ti porti dentro.

Sono già passati due giorni, ne mancano soltanto cinque.

Lascio che il buio mi avvolga tra le sue braccia, e che il canto dei grilli faccia da orchestra per le mie orecchie. Sbadiglio e sprofondo in un sonno profondo e tranquillo.

Quando mi sveglio, guardo l'ora sul mio cellulare: mezzogiorno in punto. Spalanco gli occhi, perché non riesco a crederci. Ho dormito proprio tanto. Esco fuori dalla mia tenda, ma non c'è nessuno. Mi guardo in giro, e l'unica tenda ad essere chiusa è quella di Drew. Mi avvicino lentamente e all'improvviso sento un gemito.

« Ahhh, sì Drew. » dice una voce femminile. I versi di piacere e i gemiti si fanno sempre più intensi e decido di fare qualcosa. Prendo il cellulare e metto la musica al massimo, e incomincio a cantare vicino alla loro tenda. Ad un tratto non sento più i versi, ma soltanto imprecazioni da parte di Drew, e sorrido, beffarda. Missione compiuta.

Quasi quasi, ho voglia di battermi il cinque da sola. A passi lenti, mi allontano dalla loro tenda, senza smettere di cantare e vedo Drew uscire fuori, con i capelli in disordine, a petto nudo e in boxer. Gesù, che spettacolo!

Controllati, Elena. È solo un Dio greco, cosa sarà mai?

« Oh, siete svegli! » esclamo, rivolgendogli un sorriso malvagio.

« Non fare finta di non averci sentito, bambina. » dice, strizzando l'occhio.
Bambina? E da quando?

« Io intendevo dire che, tu e il tuo amichetto, siete svegli. » rispondo,con un ghigno.

Lui si avvicina a me e sogghigna: « Mi stavi guardando il pene?» chiede, mentre il suo sguardo indugia sul mio seno, visto che sto indossando una canottiera aderente e un paio di pantaloncini corti.

« E tu mi guardi le tette. » gli feccio l'occhiolino e mi allontano. Vado a mettermi le scarpe da ginnastica e decido di andare a correre nel bosco.

Vedo Drew scuotere la testa, mentre si infila un paio di pantaloncini. Mi dirigo verso il bosco, e, lentamente, inizio a correre, con le cuffiette nelle orecchie. Dopo pochissimo tempo mi ritrovo da sola, circondata solamente dagli alberi. I raggi del sole filtrano tra i rami degli alberi, e anche se è ancora presto, la foresta dà comunque l'aria di un luogo inquietante. Tanto è bella, quanto tenebrosa.

Decido di correre ancora un po' e ad un certo punto gli alberi coprono del tutto la luce del sole e vedo il paesaggio incupirsi. Corro per un'ora alternando il ritmo, e guardo in alto. Prima di accorgermi, il mio piede colpisce una pietra, la quale mi fa inciampare e prendo una storta, cadendo a terra, sbattendo la testa contro il suolo.

Appena apro gli occhi, mi metto a sedere con fatica e mi massaggio lentamente la testa e dopo il piede. Prendo il telefono per vedere l'ora, ma la batteria è morta. Mi guardo intorno, ma non so più da quale direzione sono partita. Continuo ad andare avanti e sento dietro di me uno scricchiolio. Due braccia mi circondano la vita e mi metto ad urlare e a tirare calci in aria.

Quando riesco a liberarmi, mi giro e gli do dei pugni nel petto e poi mi metto a correre. Non so neanche chi è, ma non m'importa, devo tornare dagli  altri. Oddio, questo è un film horror. Sento dei passi pesanti inseguirmi, mentre mi grida di fermarmi. La persona dietro si lancia su di me e cado a terra. Rotoliamo entrambi, e quando me la ritrovo sopra di me, perdo cento battiti.

Non so se esultare, perché non sono più sola, oppure prenderlo a pugni.

« Imbecille, mi hai fatto quasi morire. » dico, mentre lo guardo negli occhi. I suoi occhi..

« Bon Bon, tu sei pazza. » ride e si alza in piedi.

Mi alzo anche io e, inconsapevolmente, gli getto le braccia intorno al collo. Drew sussulta, ma mi stringe forte anche lui. In questo momento ringrazio tutti i santi per non essere da sola.

« Sei venuto a cercarmi? » chiedo, curiosa.

« Sì. Quando gli altri sono tornati e hanno detto di non averti incontrata, mi è sembrato strano, quindi ho deciso di venirti a cercare. » confessa. « Non riesci a startene ferma un minuto, e poi all'improvviso, guarda caso, succede qualcosa alla piccola Elena. Che noia. »

Ha ragione, però. Ciò mi fa sentire una perfetta idiota.

In questo momento ci sentiamo entrambi in imbarazzo, e abbasso lo sguardo. Lui mi sorpassa e rimango immobile a guardarlo. Gli vado dietro, come un cagnolino che segue il suo padrone, con la convinzione che arriveremo al punto di partenza sani e salvi. Sono convinta che lui sappia la strada, quindi gli chiedo se sia giusta la via, ma lui scrolla le spalle. È di tante parole, vedo.  Nonostante non abbiamo la minima idea di dove stiamo andando, lo seguo lo stesso. Il piede mi fa leggermente male e anche la testa. Non appena gli dico di fermarsi, spiegandogli di provare dolore, a causa della caduta, smette di camminare e dà una controllata alla mia testa e alla gamba. Non fa altro che darmi della bambina, e dirmi quanto io sia infantile e che ne combino ogni volta delle belle. Decidiamo di fermarci un attimo per prendere fiato, e ci sdraiamo a terra. Guardo in alto e vedo che il sole ormai inizia a ritirarsi.

« Sta quasi per tramontare, dobbiamo muoverci. Nessuno dei due sa come tornare. » dico, alzandomi.

« Veramente io so la strada, piccola » dice, sogghignando.

« E perché diavolo non me l'hai detto? Allora torniamo subito indietro, no? » mi passo la mano nei capelli e scoppia a ridere.

« Volevo passare un po' di tempo con te. » si alza anche lui e lo guardo perplessa. « E volevo farti vedere una cosa, vieni. » mi fa segno di seguirlo.
Camminiamo ancora per un breve tratto e usciamo fuori dal bosco. Davanti a noi c'è un dirupo. Mica mi vuole buttare giù? Lo osservo, mentre sale lentamente sulla roccia, facendo attenzione a dove mettere i piedi, e io rimango dietro di lui.

« Col cavolo che vengo là. » gli dico, incrociando le braccia al petto.

Lui scende e mi tende la mano. « Su, vieni. Non mi sono fatto tutta questa strada per niente. »
Afferro la sua mano e mi aiuta a salire. Davanti a me vedo uno spettacolo della natura. Il sole si sta nascondendo piano piano, e il cielo si tinge di vari colori. Drew mi sta ancora tenendo la mano e all'improvviso gliela lascio. Faccio una smorfia e strofino la mano sulla canottiera.

« Guarda che non ho la merda sulle mani. » afferma, mentre guarda giù dal precipizio.

« Chissà cosa hai fatto con quella mano stamattina. Che schifo. » la mia espressione disgustata lo colpisce in pieno, ma poi sorride.

« Non sai cosa farei a te, con questa mano. » ride e gli mostro il dito medio, dandogli del porco.
Mi giro e inizio a camminare, senza sapere dove sto andando.

« Hai un bel nome, Elena. » mi grida dietro. Lo ringrazio con un sorriso forzato e lui mi raggiunge. Non ho bisogno dei suoi complimenti, ora. Il mio nome fa schifo, già lo so.

Mentre camminiamo, lui mi indica la strada, perché a quanto pare, ci è già stato in questo posto. Ha scoperto il posto per sbaglio e, non so per quale motivo, ma ci teneva a farmelo vedere.

« Il tuo nome deriva dal greco Heléne, che significa splendore, lo sapevi? » chiede, con un sorriso. So quello che sta cercando di fare.

« Molto interessante. » roteo gli occhi e lui sorride, mostrandomi i suoi denti smaglianti.

«Elena, nella mitologia greca, fu la figlia di Zeus, e moglie di Menelao. » continua lui e io sbuffo. Siamo a scuola?

« Grazie per la lezione, professore. Ne avevo proprio bisogno. » dico, sarcastica.

Lui fa finta di non sentirmi e continua a parlare. « A causa della sua incredibile bellezza fu rapita da Paride e iniziò la sanguinosa guerra di Troia. » conclude e mi rivolge un sorriso dolce. Sta, forse, cercando di dirmi che sono bella e che sono, allo stesso tempo, un problema?

« Non pensavo fossi bravo a scuola. » dico, ridendo.

« Stronzo non è mica sinonimo di stupido. » mi fa l'occhiolino e mi fa notare di essere quasi arrivati.

« Perché odi così tanto tuo fratello? » chiedo, senza pensarci due volte e lui si gira verso di me, rivolgendomi uno sguardo omicida.

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