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6. Baciami ancora

Quando uscii dalla palestra mi sembrava di volare. Jader mi aveva baciata.

Avevo tanta voglia di raccontare tutto alla mia migliore amica, ma allo stesso tempo volevo tenere quello che avevo vissuto solo per me, un momento bellissimo da custodire gelosamente. Sapevo però che non sarei riuscita a tenerglielo nascosto per molto, perciò decisi di andare subito a casa sua.

C'era una cosa però che mi turbava un pochino: l'atteggiamento di Jader subito dopo. Era scappato. Ok, non era la prima volta che si comportava in quel modo con me, ma dopo quel bacio mi sarei aspettata almeno un saluto. E invece niente, se ne era andato senza proferire parola. In quel momento, d'altronde, ero troppo felice per analizzare il suo strano atteggiamento.

Salvatore era ancora lì, ma invece di studiare era stravaccato sul divano a guardare una partita di pallone e a mangiare un toast. Vicky invece mi aveva aperto la porta mentre parlava al telefono, con Daniele supposi. Mi sedetti accanto a Salvatore e presi uno dei toast dal piatto che aveva davanti.

‹‹Ehi! Quello è mio!››, mi rimproverò Salvo.

‹‹Scusami, ho una fame da lupi›› risposi con la bocca già piena.

‹‹Allenamento stancante, oggi?››

‹‹In verità ho fatto a botte.››

Salvatore mi guardò perplesso. ‹‹Non è quello che fate di solito a judo?››

‹‹Non proprio. Ho fatto a botte per davvero, con Camilla.››

‹‹E chi sarebbe questa Camilla?››

‹‹Con Camilla?››, intervenne Victoria allarmata.

Mi girai verso di lei. ‹‹Sì, mi ha tirato un pugno in faccia e io ho reagito.››

‹‹Wow! Roba forte!››, disse Salvatore.

‹‹Come è successo?››, mi chiese Vicky.

‹‹È venuta a fare judo con noi e ha voluto per forza combattere con me. Ha fatto la stronza, mi ha detto in faccia che non le sto simpatica e mi ha colpita con un pugno. Ci hanno separate e mi sono beccata una cazziata esagerata da Jader. Non so nemmeno perché lo abbia fatto... secondo me è pazza.››

‹‹Probabilmente è gelosa.››

‹‹Gelosa? La sai una cosa? Mi ha veramente scocciato, con quel suo atteggiamento da superiore. Crede di essere la padrona là dentro.››

‹‹Perché lo è.››

‹‹Che cosa?››

‹‹Oh, cazzo.›› Vicky sospirò e si sedette accanto a me. ‹‹Devo essermi dimenticata di dirtelo. Camilla è la cugina di Francesco e si dà il caso che il padre di Camilla sia il proprietario della palestra. Quindi sì, lei è davvero la padrona lì dentro.››

Merda. ‹‹Scusami, ma chi te lo ha detto?››

‹‹Francesco. Deve essersi accorta di te e Jader...››

‹‹Di me e Jader?›› ero sconcertata. Tra noi non c'era mai stato niente fino a quel pomeriggio.

‹‹Dafne, Jader non ti toglie gli occhi di dosso. E lei è sempre stata innamorata di lui...››

‹‹Ma di che diavolo parli? Jader non mi guarda mai e tra di noi non c'è mai stato niente fino a...›› mi bloccai e mi sentii arrossire. ‹‹Non parliamo nemmeno›› aggiunsi.

Salvatore aveva smesso di guardare la tv e ci stava osservando, in attesa. Vicky mi guardò per un secondo poi saltò in piedi.

‹‹Vi siete baciati?››

Guardai a terra, poi la parete di fronte a me. Ormai dovevo essere diventata un peperone.

‹‹Sì.››

‹‹Quando?››

‹‹Oggi...››

‹‹Sììì! Lo sapevo che sarebbe successo.››

Si buttò su di me e mi abbracciò. Ricambiai un pochino confusa. A quanto pareva, lei era più che convinta che Jader avesse un interesse per me. Ma come lo aveva capito? Io non mi ero mai accorta di niente e quelle poche volte che avevo percepito qualcosa da parte sua, i suoi comportamenti successivi mi avevano fatto ricredere.

Salvatore disse che quelle "cose da femmine" non gli interessavano e che lo stavamo disturbando, così se ne andò e ci lasciò sole.

Vicky mi fece raccontare nei minimi particolari come era avvenuto il bacio e volle sapere anche tutto quello che era successo con Camilla, nel dettaglio. Era sicura che non sarebbe stata un grande problema, ma in ogni caso decidemmo di stare alla larga da lei. Non avevo nessuna intenzione di fare qualche altra figuraccia per colpa sua.

***

Di solito ero sempre felice di uscire il sabato sera, ma non quella sera. Non avevo ancora rivisto Jader dopo quel bacio ed era l'unica persona a cui riuscissi a pensare.

E l'unica che avrei voluto realmente vedere.

Molti dubbi si erano insinuati nella mia mente nell'unico giorno che era trascorso da quel pomeriggio in palestra. Non ero quindi dell'umore adatto per vedere gente e intrattenermi con loro. Però, d'altro canto, uscendo avrei dato un po' di tregua alla mia mente tormentata dai cattivi pensieri.

Quella sera c'era l'inaugurazione di un nuovo locale in centro e io e Vicky eravamo state invitate da due ragazze che avevamo conosciuto in palestra e che lavoravano lì. Indossai un jeans e una canotta dorata tutta luccicante, un giacchino panna con i bordi delle maniche e il colletto che richiamavano il dorato del top e un paio di scarpe col tacco chiare. Feci uno chignon morbido e mi truccai poco. Vicky invece indossava un miniabito ruggine e aveva lasciato i capelli sciolti e ondulati. Prendemmo la mia macchina e per fortuna riuscimmo a trovare un posto libero non troppo distante.

Il locale era un lounge bar carino, con due sale non molto grandi, le pareti color grigio perla e faretti al led che emanavano luci di diversi colori ad intervalli di tempo diversi; divanetti bianchi di pelle e pavimento nero. Anche il bancone era nero e dietro c'erano le nostre amiche Bianca e Noemi. Ci offrirono da bere e rimanemmo un po' sedute lì a scambiare qualche fugace chiacchiera.

Piano piano il bar si stava riempiendo. Victoria stava facendo amicizia con un ragazzo spagnolo di nome Santiago e io ne approfittai per fare un giro. Oltre alle due salette che avevo visto, ce ne era anche una terza, che però era una terrazza. Uscii a dare un'occhiata. C'erano pochi tavolini illuminati da candele colorate e affacciava su un giardino interno di un'antica villa. Il venticello freddo mi fece rabbrividire e mi strinsi nel giacchino. La luna quella sera non era visibile, però tra le nuvole riuscii a scorgere alcune stelle. Un gruppo di ragazzi chiacchierava animatamente all'angolo opposto al mio. Li osservai: cercavano di approcciare con tre ragazze sedute ad un tavolino. Stavo rientrando quando sentii una mano poggiarsi sul mio braccio. Mi voltai.

‹‹Dafne, ciao! Che ci fai qui?››

Marco. In quei giorni ci eravamo scambiati dei messaggi ma non mi aveva mai chiesto di uscire e a dirla tutta ero convinta che non fosse nemmeno più in città. E invece eccolo lì, tutto sorridente.

‹‹Ciao Marco. Come stai?››

‹‹Molto bene. Sei stupenda stasera. Wow!››

Risi in imbarazzo. Mi stava guardando con troppa intensità. ‹‹Sei con Daniele?››, chiesi. Vicky non mi aveva detto che sarebbe venuto anche lui.

‹‹No, no. Con alcuni amici. Posso offrirti da bere?››

Guardai il mio bicchiere quasi vuoto e cercai Victoria tra la folla. Fu proprio in quel momento che lo vidi.

Jader era appoggiato al bancone e mi stava guardando. Mi si illuminarono gli occhi e il cuore cominciò a battere forte nel petto. Per un lungo momento i nostri occhi rimasero incollati e la cacofonia intorno a me sembrò scemare e quasi svanire. C'eravamo solo noi; dimenticai persino Marco e stavo per raggiungerlo quando lui si mosse verso l'uscita. Mi sentii di nuovo trattenere il braccio e mi girai infastidita. Marco aveva l'aria preoccupata.

‹‹Dafne, ti senti bene?››

‹‹Sì, scusami, ho visto un amico.››

Cercai di raggiungere l'uscita il prima possibile facendomi strada tra la gente. Dov'era? Non lo vedevo più. Guardai in tutte le direzioni, sia dentro che fuori, ma Jader sembrava sparito. Rientrai nel locale e andai al bancone ad ordinare da bere. Chiesi a Bianca se avesse visto Victoria, non sapevo più dove fosse, e lei me la indicò. Era in un angolo a parlare con Francesco. Se non avessi saputo che la mia amica stava frequentando un altro ragazzo avrei sicuramente detto che tra loro c'era del tenero. Sembravano in sintonia. Li raggiunsi.

‹‹Ciao Francesco.››

‹‹Ehi, Dafne.››

‹‹Sei venuto da solo?››

‹‹No, ero con Jader e Camilla ma loro sono appena andati via.››

Jader e Camilla? Andati via insieme? Perfetto. Ora si che non avevo più voglia di stare in quel posto.

‹‹Beh, anche io sto per andare via. Sono un po' stanca... tu che fai, Vicky?››

Lei capì il perché di quella mia reazione e non disse niente. ‹‹Se non ti dispiace io rimango un altro po'.››

‹‹Ok, mandami un messaggio quando sei a casa.››

‹‹Anche tu tesoro, stai attenta.››

Ci abbracciammo, salutai Francesco e uscii. Proprio davanti all'ingresso c'era Marco. Parlava con una ragazza ma appena mi vide si scusò e mi raggiunse. Purtroppo non potei evitarlo.

‹‹Ehi. Stasera sei sempre di corsa...››

‹‹Sì, scusami per prima.››

‹‹Allora, lo prendiamo questo drink?››

‹‹Veramente sto andando a casa. Facciamo un'altra volta, ok?››

‹‹A casa? Di già? Beh, allora posso accompagnarti alla macchina?››

‹‹Ti ringrazio, ma non ce n'è bisogno.››

‹‹Insisto.››

Non seppi trovare un modo per dirgli di no senza essere scortese. Così feci un cenno di assenso con la testa e mi incamminai. Marco parlava in continuazione, mi faceva un sacco di domande, e io ero sempre più infastidita. Non vedevo in lui nulla di quello che avevo visto la prima volta che lo avevo conosciuto e che mi aveva portato a pensare che fosse un ragazzo carino e simpatico. Ma probabilmente la colpa era da attribuire tutta al mio malumore.

‹‹Ti va di uscire con me domani sera?››, mi chiese Marco quando ci fermammo vicino alla mia auto.

‹‹Domani sera ho già un altro impegno.›› Mentii.

‹‹Allora facciamo dopodomani?››

‹‹Ehm... magari poi vediamo...››

‹‹Scusami Dafne, ma perché adesso ti tiri indietro? Mi era sembrato di capire che ti piacevo.››

Marco si era fatto più vicino e cercava di abbracciarmi. ‹‹Magari ne riparliamo, ok? Adesso vado. Buonanotte.››

‹‹Non mi dai nemmeno un bacio?››, mi tirò a sé e cercò di baciarmi ma lo respinsi.

Risi nervosamente. ‹‹Non mi sembra il caso, adesso.››

Cercavo di andare via ma non mi lasciava il braccio. Non ero spaventata, però mi stava innervosendo. Sentii dei passi e scorsi un ragazzo che si avvicinava. Non riuscivo a vederlo bene ma riconobbi all'istante la sua voce.

‹‹Tutto bene qui, signorina?››

‹‹Jader?››

Marco si girò nella direzione del ragazzo e mi lasciò. ‹‹Vi conoscete?››

‹‹È il mio insegnante di judo.››

‹‹Credo sia meglio che tu te ne vada.››, rispose Jader in un tono che non ammetteva repliche.

Marco rimase immobile. Scorsi un lampo di ira nei suoi occhi color nocciola mentre fissava Jader. Lanciò un'occhiataccia anche a me, accennò un saluto ed andò via.

Ora... eravamo solo io e Jader, l'uno di fronte all'altra, solo pochi passi ci separavano dall'essere di nuovo abbracciati, e dio, quanto desideravo baciarlo ancora. Ci sorridevamo, ma nessuno dei due muoveva un passo.

‹‹Ti stava dando fastidio?››, chiese lui.

Scossi il capo senza mai staccare gli occhi dai suoi.

‹‹Confesso che quando ho capito che eri tu volevo rimanere nell'ombra per vedere se avresti sfoderato qualche mossa che ti ho insegnato per metterlo KO.››

‹‹Probabilmente lo avrei fatto...››

‹‹Che peccato essere arrivato così presto. Buonanotte Dafne.›› si voltò.

Stava già andando via? Così? ‹‹Jader?››

‹‹Che c'è?››

Mi avvicinai e poggiai le labbra sulle sue. ‹‹Buonanotte.››

Allontanai piano il mio viso dal suo e lo guardai negli occhi. Jader infilò una mano tra i miei capelli e mi baciò. Con più trasporto, con più passione. Mi spinse contro la macchina e continuò a baciarmi famelico, mentre io rispondevo al bacio e mi avvinghiavo a lui. Quello che stavo provando in quel momento era un desiderio troppo forte. Volevo fare l'amore con lui. In quel preciso istante. Continuammo a baciarci, ci staccavamo solo per guardarci pochi secondi negli occhi e poi riprendevamo più affamati di prima. Quando si staccò definitivamente, ero annebbiata dal desiderio. Mi passo dolcemente il pollice sulla guancia e sul labbro inferiore.

‹‹Forse è meglio se vai a casa.››

‹‹Sì››, risposi io con il fiato corto, ‹‹forse è meglio.››

Si allontanò da me, infilò le mani in tasca e aspettò che io partissi prima di scomparire tra le case.

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