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4. Sguardi

Rimasi al fianco di Jader fino alla fine dell'allenamento. Mi spiegò che quello che stavo guardando era Judo e che se avessi seguito le sue lezioni presto sarei arrivata allo stesso livello dei ragazzi che si stavano allenando. E io ne dubitavo fortemente. Erano bravissimi. Si muovevano con un'agilità e una leggerezza che non avrei potuto mai raggiungere.

Poco prima che finissero arrivò Victoria. Uscii per dirle che avevo intenzione di seguire una lezione di judo e lei mi incoraggiò con una risata fragorosa.

‹‹L'ho sempre pensato che non sei del tutto normale.››

Andò via ridacchiando, non prima di aver guardato Jader dall'altra parte del vetro e avermi fatto l'occhiolino. Sorrisi anche io. Non era per lui che avevo deciso di provare questa disciplina, erano piuttosto la sicurezza e la determinazione che avevo visto nelle ragazze ad avermi convinta, ma non mi avrebbe mai creduto.

Quando rientrai la lezione era finita e Jader stava parlando con alcuni allievi. Mi sedetti su una delle sedie disposte lungo la parete e attesi che i ragazzi uscissero. Nel frattempo era arrivato un altro gruppetto e si era radunato tutto intorno a Jader. Lui mi chiamò e lo raggiunsi.

Mi presentò i ragazzi, mi disse di togliermi le scarpe e di mettermi sui materassini. Seguii le sue istruzioni e feci riscaldamento insieme a tutti gli altri. Poi formò le coppie per la lotta e mi prese in disparte.

‹‹Allora Dafne, oggi non faremo niente di complicato. Ti spiego solo qualche mossa base.››

Annuii. Era così serio e concentrato. E bellissimo. Il suo sguardo era così intenso, così profondo... non capii quasi nulla di tutto quello che mi disse dopo.

Provammo delle mosse e, neanche a dirlo, io ero sempre a terra. Passo passo mi spiegava come tenere le gambe e le braccia, come fermare i suoi colpi, come contrattaccare. E piano piano riuscii a rilassarmi e a concentrarmi realmente su quello che stavo facendo.

Finalmente riuscii a metterlo al tappeto. Ma non feci nemmeno in tempo a registrare mentalmente quella piccola vittoria che mi ritrovai nella situazione inversa, schiacciata dal peso del suo corpo.

Lui vide la mia faccia incredula e rise. ‹‹Non devi distrarti, Dafne.››

Sospirai. Ero proprio una frana. Chiusi gli occhi e quando li riaprii quelli di Jader erano fissi nei miei. In quel momento qualcosa tra noi cambiò. Diventai consapevole del suo corpo premuto contro il mio. Le mani erano poggiate ai lati della mia testa e lo vidi mentre scendeva con lo sguardo sulle mie labbra. Istintivamente le umettai e mi resi conto che avevo il cuore a mille. Jader voleva baciarmi e io volevo che lo facesse.

Alcune ciocche di capelli ricadevano scomposte sulla fronte, erano irresistibili. Dovevo toccare quei capelli, saggiarne la consistenza. Stavo per farlo, la mia mano si stava muovendo incontrollata verso il suo volto ma la porta si aprì e una voce femminile pronunciò il suo nome. Ritrassi subito la mano e un lieve rossore mi colorò le guance. Spostai furtivamente lo sguardo intorno: tutti sembravano concentrati ad esercitarsi.

Jader si alzò sulle ginocchia. ‹‹Ehi, ciao Camilla.››

Si mise in piedi e mi tese una mano. L'afferrai e mi alzai, un po' confusa. Guardai la ragazza. Era la biondina che avevo visto in palestra chiacchierare con Jader. Mi guardò per qualche secondo poi rivolse la sua attenzione a Jader.

‹‹Sono passata a salutarti.›› Si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia. ‹‹Che stavi facendo?››

‹‹Oggi ho la lezione di judo dei principianti. Come ogni mercoledì.››

Camilla sfoderò un sorriso a trentadue denti. ‹‹Ma certo! Ci vediamo di là quando finisci.›› Accarezzò il braccio di Jader e se ne andò.

Mi sentivo terribilmente in imbarazzo. Non sarei riuscita a guardare Jader negli occhi senza arrossire ancora. E in più, cominciavo a credere che tra lui e Camilla ci fosse qualcosa. Mi era sembrata gelosa.

‹‹Dove eravamo rimasti?››, fece Jader piazzandosi di fronte a me.

‹‹È la tua ragazza?››

La domanda uscì dalla mia bocca prima che me ne rendessi pienamente conto.

Mi sorrise appena. ‹‹No›› rispose, poi si girò a guardare gli altri ragazzi. ‹‹Per oggi può bastare››, mi disse, ‹‹sei stata brava. Spero che tu decida di venire ancora.››

Non mi stava più guardando. Forse anche lui era un poco in imbarazzo. Lo ringraziai e andai a mettermi le scarpe. Prima di uscire dalla sala cercai ancora il suo sguardo. Stava correggendo la postura di un ragazzo e si girò verso di me. Mi sembrò di vederlo sorridere quando distolse lo sguardo dal mio.

Io di sicuro lo stavo facendo.

Raggiunsi Vicky nella sala degli attrezzi. Mi sedetti su una cyclette cominciai a pedalare. Lei mi guardava con un sorrisino furbo stampato in faccia e sapevo perfettamente a cosa stava pensando: credeva che il mio interesse per le arti marziali era solo ed esclusivamente una messinscena per trascorrere del tempo con Jader.

Continuavo ad avere davanti l'immagine di Jader sopra di me che mi guardava dritto negli occhi con quel suo sguardo indecifrabile e disarmante. Feci del mio meglio per non pensarci. Per fortuna Vicky di tanto in tanto si avvicinava e cominciava a parlare di Daniele. In mattinata si era fatto sentire e le aveva chiesto di uscire. Loro due da soli. Lei ovviamente non aveva saputo dirgli di no e adesso mi stava implorando di accompagnarla.

‹‹Magari potresti chiederlo a Marco. Lui è amico di Davide e in più tu gli piaci...››

‹‹Non se ne parla. Non chiederò mai ad un ragazzo di uscire con me.››

‹‹Nemmeno per salvare un'amica?››

‹‹Andiamo Vicky! Non ti ho mai vista così agitata per un ragazzo. Stai perdendo colpi.››

‹‹Hai ragione. Che sarà mai. È solo un coglione come tutti gli altri.›› Tornò al suo allenamento e io al mio.

Avrei tanto voluto incontrare Jader prima di andare via, ma così non fu. Uscendo dalla palestra, ero talmente assorta che non mi resi conto di quello che stava accadendo fino a quando non sentii Vicky inveire contro qualcuno.

Alzai la testa dal cellulare che avevo preso per controllare l'ora e vidi un ragazzo, che a prima vista non riconobbi, con lo sguardo infuocato dalla rabbia che cercava di avvicinarsi a lei.

‹‹Cosa cazzo ci fai qui? Mi stai seguendo?››, disse Vicky urlando, mentre indietreggiava.

‹‹Perché non rispondi alle mie telefonate?››

Dovetti guardalo attentamente prima di riconoscerlo. Nicola.

‹‹Perché non abbiamo nulla da dirci!›› Vicky fece un altro passo indietro, finendomi addosso.

‹‹Sei una stronza, Victoria. Ho lasciato la mia ragazza per te e tu che fai? Mi scarichi per un altro!››

La mia ragazza? Non sapevo che fosse fidanzato quando usciva con Vicky. Guardai lei con aria interrogativa. Si rivolse a me e scosse la testa.

‹‹Non sapevo nulla, Dafne. Questo qui è pazzo.››

Era veramente furioso. Iniziavo ad avere paura. Ci avvicinammo alla porta e Vicky gli urlò di andarsene o avrebbe chiamato la polizia.

Nicola la raggiunse e stava per metterle le mani addosso ma io mi frapposi. Volevo farlo ragionare e calmarlo ma mi diede una spinta e per poco non caddi a terra. Vicky urlò il mio nome tirò un calcio a Nicola per farlo allontanare. Sentii la porta che si apriva e vidi Jader avventarsi su Nicola, afferrarlo per la giacca e trascinarlo lontano da noi. Gli urlò di non farsi più vedere o lo avrebbe denunciato e quello se ne andò, imprecando.

Io e Vicky eravamo rimaste immobili. Jader venne verso di noi, mi afferrò il braccio e mi guardò.

‹‹Stai bene?››, mi chiese. Sembrava preoccupato.

‹‹Sì››, risposi ancora lievemente scossa.

‹‹E tu?››, chiese a Vicky.

Lei annuì.

‹‹Aspettatemi qui. Vi accompagno a casa.››

Nessuna delle due replicò. Mi avvicinai a Vicky e la guardai negli occhi. Ora cominciavo a capire perché negli ultimi giorni mi era sembrata agitata.

‹‹Dimmi la verità, non è la prima volta che fa una cosa del genere.››

‹‹No.››

‹‹Perché non me lo hai detto?››

‹‹Non volevo che ti preoccupassi! Credevo di avere la situazione sotto controllo.››

Sospirai e mi passai una mano sul volto. ‹‹Beh... ora devi fare qualcosa. Denunciarlo.››

‹‹Sì, lo so.››

‹‹Vuoi che ti accompagni? Potremmo andarci domani mattina prima di andare a lezione.››

‹‹No. Andrò da sola.››

‹‹Sei sicura?››

Jader uscì e ci disse di seguirlo. Fece alcune domande a Vicky su quel ragazzo e le consigliò di denunciarlo, mentre salivamo su una Giulietta bianca. La mia amica mi fece sedere davanti e chiese di essere accompagnata per prima. Dopo aver spiegato a Jader la strada rimase in silenzio per tutto il viaggio. E anche io. Ero preoccupata per lei, questa cosa mi aveva turbata parecchio e non osavo nemmeno immaginare come potesse stare lei.

Di tanto in tanto Jader mi lanciava qualche occhiata. Non mi azzardai a guardalo. Nemmeno quando rimanemmo da soli in macchina. Riuscivo a pensare solo alle sue labbra e a come sarebbe stato se mi avesse baciata per davvero quando era su di me. Se mi fossi girata verso di lui lo avrebbe capito di sicuro. Jader ruppe il silenzio.

‹‹A che anno sei all'università? Se non sbaglio frequenti lettere.››

‹‹Si, lettere. Sono al secondo anno.››

‹‹Quasi finito, allora. E che specializzazione vorresti prendere dopo? Ci hai già pensato?››

‹‹A dire il vero no. Fermati pure qui, siamo arrivati.››

Si fermò davanti al portone di casa e spense il motore. Stavo per ringraziarlo ed aprire la portiera per scendere. Mi girai verso di lui, mi stava guardando. Di nuovo con quello strano sguardo.

‹‹Scusami per prima››, disse.

‹‹Prima quando?›› domandai confusa.

‹‹Quando ti ho presa per il braccio. Pensavo che ti avesse fatto male e sono stato un po' aggressivo.››

‹‹Ah››, pensavo che volesse chiedermi scusa per quell'altro episodio. Ma adesso ero sempre più convinta di aver interpretato male. ‹‹Non ti preoccupare.››

Lui sorrise. ‹‹Probabilmente sono stato io a farti male.››

Risi anche io. ‹‹Ma no! Che dici.››

‹‹Meno male. Pensi di venire venerdì alla lezione di judo?››

‹‹Penso di sì.››

‹‹Allora ci vediamo venerdì.››

‹‹Grazie del passaggio.›› Mi allungai verso di lui e gli diedi un bacio sulla guancia. ‹‹Ciao.››

Quando mi misi a letto, diverse ore dopo, l'ultima immagine che comparve nella mia testa fu l'espressione sorpresa di Jader quando gli avevo dato quel bacio. Ripensai al suo odore. Mi addormentai col sorriso sulle labbra.


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