11. Dubbi
Quella notte non chiusi occhio. Avevo un sovraccarico di emozioni che non mi permetteva di far riposare il cervello.
Io e Jader eravamo stati insieme, nel modo più intimo possibile. Avevamo fatto l'amore ed era stato bellissimo. Potevo ancora sentirlo accanto, la sua fragranza ce l'avevo appiccicata addosso e ogni volta che mi muovevo mi solleticava le narici riportandomi alla mente attimi di quella sera.
L'unica cosa che disturbava la mia felicità era la telefonata che ci aveva interrotti. E non ero disturbata per l'interruzione, bensì per la reazione di Jader. Sentirlo urlare in quel modo e vederlo così preoccupato mi aveva lasciato una strana sensazione addosso; ero sicura che fosse successo qualcosa di spiacevole.
Proprio quando stavo per appisolarmi, sentii il cellulare vibrare. Allungai una mano sul comodino e lo presi. La luce del display mi accecò e strinsi gli occhi per riuscire a leggere il messaggio.
-Sento ancora il tuo odore nel mio letto... vorrei che fossi qui. Jader
Spalancai gli occhi e rilessi il messaggio. Anche lui, come me, non riusciva a dormire? O forse era appena rientrato a casa. Controllai l'ora: le cinque e mezza. Era stato fuori tutto quel tempo dopo avermi accompagnata? Stavo per chiedergli se fosse tutto a posto quando mi resi conto che Jader non mi aveva mai chiesto il numero di telefono. Come faceva ad averlo? Probabilmente glielo aveva dato Vicky. Chissà che altro aveva combinato quella ragazza.
- Anche io vorrei essere lì... buonanotte Jader.
Poteva sembrare troppo azzardato, ma era quello che realmente volevo in quel momento. Mi addormentai poco dopo, proprio quando la città cominciava a svegliarsi.
Un movimento alla mia destra mi fece voltare di scatto. Victoria era sulla soglia della mia camera da letto con il suo solito sorriso allegro e una busta piena di vivande in mano.
‹‹Posso?›› chiese, anche se non aspettò il mio permesso per entrare e sedersi sul divanetto di fronte a me.
Tolsi le cuffie e chiusi il pc. Stavo ascoltando un po' di musica e navigando su internet senza uno scopo preciso. Andai a sedermi accanto a lei. Era primo pomeriggio e francamente avevo sperato di ritardare il più possibile quell'incontro: non ero ancora pronta ad ascoltare la verità su lei e Francesco. Vicky mi squadrò con fare malizioso.
‹‹Allora, com'è andata ieri sera?››
‹‹Tu e Francesco state insieme?›› sbottai.
Sgranò gli occhi, si toccò i capelli - un gesto che faceva sempre quando era nervosa - e mi guardò come se avesse visto un fantasma. ‹‹Come te ne sei accorta?››
Quindi era vero! Mi sentivo ferita: ero la sua migliore amica e ultimamente mi stava nascondendo un sacco di cose.
‹‹Perché non me lo hai detto?››
‹‹Dafne, non è che non volevo dirtelo... Solo, non sapevo come fare.››
‹‹E perché? Sono la tua migliore amica, lo sai che a me puoi dire tutto.››
‹‹Già, ma in questo caso è diverso. Francesco inizialmente voleva conoscere te, solo che, in palestra, chiacchierando abbiamo scoperto di avere molte cose in comune e... Ecco, è successo.››
‹‹Da quanto tempo uscite insieme?
‹‹Un mesetto.››
Un mese. E io ne ero rimasta all'oscuro. ‹‹Quindi la storia con Daniele non esiste?››
‹‹No›› ammise.
La guardai negli occhi. Ero davvero dispiaciuta. ‹‹Per questo eri contenta quando ti ho detto di me e Jader e hai organizzato la cena di ieri sera. Pensavi che anche a me interessasse Francesco...››
Vicky mi prese le mani allarmata. Le sue erano calde e profumavano di crema. ‹‹Non penserai mica che ho fatto tutto questo solo perché ti volevo fuori dai giochi.››
‹‹Allora perché me lo hai tenuto nascosto? Un mese intero! Non era un caso che incontrassimo sempre Francesco e Jader nei locali il fine settimana, vero?››
‹‹Ascolta Dafne, ho sbagliato a non dirti niente ma credo davvero che Jader abbia una cotta per te altrimenti non ti avrei mai portata a quella cena. Devi credermi.››
Sospirai e staccai le mani dalle sue, appoggiando la schiena al divanetto. Era ovvio che le credessi, e potevo capire anche perché me lo aveva tenuto nascosto; ciò nonostante, faceva male. Rimanemmo a fissarci per alcuni secondi. Vicky si mordicchiava il labbro e mi guardava come un cucciolo desideroso di coccole.
‹‹Mi credi?›› chiese dopo un po'. Annuii. ‹‹E mi perdoni?››
Le sorrisi. ‹‹Certo.››
Piombò su di me e mi stritolò in un abbraccio. ‹‹Scusa scusa scusa.››
Io risi e cercai di liberarmi. ‹‹Ok! Mi stai soffocando!››
Mi baciò la guancia e sciolse l'abbraccio. Scivolò al suo posto e sorrise radiosa. Batté le mani sulle gambe. ‹‹Bene, adesso posso finalmente raccontarti tutto!››
Passammo il pomeriggio così, tra confessioni e particolari, sgranocchiando patatine e provando qualche vestito per il party universitario del sabato.
***
Le mie scarpe col tacco nere ticchettavano sull'asfalto producendo un suono regolare e cadenzato mentre raggiungevo casa di Victoria. Ero avvolta nel cappotto e nel profumo delicato che avevo indossato prima di uscire, il vento pungente mi aveva congelato il naso e dalla bocca uscivano nuvolette di vapore ogni volta che respiravo. Camminavo a passo svelto ed ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi accorsi che aveva iniziato a nevicare fino a quando non udii un balcone aprirsi e un bambino che lanciava gridolini felici. Alzai lo sguardo e osservai i candidi fiocchi di neve scendere delicati e silenziosi sul mio viso e tutt'intorno. In un altro momento avrei rallentato il passo e mi sarei goduta quello che consideravo uno degli spettacoli più belli della natura ma ero in forte ritardo e Vicky non me lo avrebbe perdonato. Era una delle organizzatrici della festa e non poteva fare tardi.
Jader era scomparso. Non lo avevo visto in palestra il giorno prima e non si era fatto sentire. Anche io lo avevo praticamente ignorato e per fortuna ero stata molto impegnata e non avevo avuto molto tempo per rimuginare sulla situazione. Vicky aveva provato a chiedere a Francesco e la sua risposta era stata: ‹‹Avrà avuto da fare con mio zio›› e aveva lasciato intendere che succedeva spesso.
Vicky mi aprì la porta e mi trascinò dentro. ‹‹Ce l'hai fatta finalmente! Ma sta nevicando?››
‹‹Sì›› risposi scrollandomi di dosso i fiocchetti di neve.
‹‹Oh mio dio. Speriamo di riuscire a tornare a casa dopo! Adesso vieni, devi aiutarmi a scegliere la collana.››
Andammo in camera sua, dove sul letto erano sparse tutte le collane che possedeva. ‹‹Come mai sei così agitata? Viene anche Francesco?››
‹‹Sì, ma non sono agitata, sono solo indecisa.››
‹‹E Jader verrà?››
‹‹Non lo so. Tu non lo hai sentito?››
‹‹No...››
‹‹Mandagli un messaggio. Digli che stasera sei all' Obsidian e che ti farebbe piacere se venisse.››
Storsi il naso e presi un girocollo dorato che si abbinava perfettamente al mio vestito, nero con striature oro. Lo appoggiai al collo e mi specchiai.
‹‹È stupendo! Mettilo›› disse Vicky dietro di me, aiutandomi ad agganciarlo.
‹‹Tu invece dovresti mettere questo.›› tornai verso il letto e presi un altro girocollo di acciaio, spesso due dita con delle intarsiature dai riflessi che andavano dal porpora al bordeaux. Perfetto sul suo vestito vinaccia.
Giungemmo all' Obsidian una mezz'ora dopo. C'erano solamente gli organizzatori della festa, che salutammo. Mancava ancora un'oretta all'inizio della serata. I ragazzi avevano organizzato una specie di "battaglia delle band" tra i vari gruppi composti da studenti della nostra università. Victoria me ne aveva parlato spesso negli ultimi giorni ma io ero stata distratta da altri tipi di pensieri e non le avevo prestato attenzione. Così, quando lei andò ad assicurarsi che tutte le band fossero arrivate, io mi sedetti accanto a Salvatore e iniziai a leggere il volantino contenente il programma. Salvo non fece quasi caso a me, non toglieva gli occhi di dosso a Giulia nemmeno per un secondo.
Qualche ora dopo, il locale era strapieno e tutti sembravano divertirsi. Francesco era arrivato da un po' ma di Jader nemmeno l'ombra. Forse aveva ragione Vicky, avrei dovuto mandargli un messaggio, solo che non volevo mostrarmi troppo... ansiosa di rivederlo. Il timore di un altro suo rifiuto mi paralizzava.
Me ne stavo seduta al bancone e ondeggiavo appena al ritmo della musica con in mano il mio solito bicchiere di gin lemon quando sentii una mano accarezzarmi il braccio. Mi voltai appena credendo che fosse Salvatore e invece dietro di me c'era lui, la persona che occupava tutti i miei pensieri da un po' di tempo.
Scattai in piedi sorpresa e felicissima. Jader mi diede un bacio sulla guancia e mi prese la mano.
‹‹Ehi›› urlò vicino al mio orecchio.
‹‹Sei venuto!›› dissi, dando voce ai miei pensieri.
I miei occhi si persero nei suoi e per qualche secondo rimanemmo così, senza dire niente. Sentivo il cuore battermi forte e lo stomaco in subbuglio. Poi Jader mi fece segno di seguirlo e mi portò in un angolo appartato. Prima che potessi dire qualsiasi cosa mi baciò. Mi strinsi a lui e il bacio divenne più appassionato.
‹‹Sono venuto perché avevo voglia di vederti. E di baciarti.›› Mi diede un altro bacio e mi accarezzò la guancia.
‹‹Sono felice che tu sia qui›› risposi, passandogli le braccia intorno al collo.
‹‹Mi dispiace poter restare solo pochi minuti...››
‹‹Te ne vai subito?›› chiesi, con una punta di delusione.
Jader mi baciò ancora e fece scivolare le mani lungo i miei fianchi. ‹‹Sì. Ho... delle cose da fare.››
‹‹Anche stasera? Sei sempre di corsa... cos'è che devi fare?››
Lo dissi con leggerezza, ero solo curiosa, ma l'atteggiamento di Jader mutò in un battibaleno. Il sorriso che tanto adoravo scomparve dal suo volto e così ogni traccia di dolcezza. Sciolse il nostro abbraccio e infilò le mani nelle tasche dei jeans. Scosse la testa, come a voler rimproverare sé stesso per essere lì con me in quel momento.
‹‹Devo andare.››
Scomparve tra la folla senza mai voltarsi. Ero sconcertata e molto confusa. Non capivo cosa avessi detto per farlo reagire in quel modo. Non capivo se era stata colpa mia o se era lui ad essere un pazzo psicopatico.
In ogni caso, mi aveva appena rovinato la serata.
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