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5

Sorrisi e mi alzai dalla sedia andando verso la lavagna.
"Mi... Chiamo Sasha, ho 16 anni... Mi piacciono le torte al cioccolato e..." venni interrotta dalla risatina generale della classe.
Ho detto qualcosa di sbagliato?
Mi tappai la bocca con la mano d'istinto e andai al mio posto senza che la professoressa dicesse qualcosa.
"Bene, ragazzi. Lei è la vostra nuova compagna di classe, spero ci andiate d'accordo. Detto questo tirate fuori grammatica." disse e tutti gli studenti sbuffarono.
Erano passate altre tre ore e di questa prof. non ne sopportavo manco il nome.
Appena suonò la campanella di fine lezione, uscii dalla classe e trovai davanti il ragazzo che mi aveva chiesto una sigaretta.
Mi sorrise dolcemente e mi rivolse la parola.
"Ehy... Sasha, giusto?" chiese scrutandomi.
Annuii e aumentai il passo cercando di seminarlo.
Andai fuori al cortile nell'area fumatori e tirai fuori il pacchetto dalle tasche, ma qualcuno me lo prese da mano.
"Ti devo una sigaretta, ricordi?" domandò e poi mi porse nuovamente il pacchetto.
Gli feci un sorriso tirato dall'imbarazzo e quando estrasse la sigaretta, l'accesi e respirai a fondo.
Volevo che il fumo andasse in profondità, fino a bruciarmi i polmoni.
"Che anno frequenti?" chiese ancora.
"Terzo" sussurrai.
Scoppiò a ridere "bene, io frequento il quinto."
E cosa c'è da ridere?
Lo guardai confusa e lui ridacchiò ancora un po'.
"Hai dei begli occhi." affermò.
"Chissà da chi li ho presi" mormorai tra me e me.
"Cosa?" domandò lui.
Scossi la testa e mi allontanai.
"Vieni in mensa?" chiese ancora.
Mi guardai intorno e vidi che la maggior parte degli alunni si stavano dirigendo tutti da una parte.
Annuii.
"Bene, seguimi allora" disse prendendomi la mano.
La ritrassi subito beccandomi un suo sguardo confuso.
Appena fummo fuori dalla porta mi ritirò la sigaretta dalla mano e fece l'ultimo tiro lui.
Misi il broncio e lui rise.
Dopo essere andati a prendere il cibo, ci sedemmo ad un tavolo che non mi sembrava del tutto appropriato.
Avevo capito da poco che Dylan era uno dei ragazzi più popolari della scuola, di conseguenza doveva stare con i suoi amici di calcio.
"Ragazzi... Lei è Sasha. È una nuova alunna" annunciò il ragazzo di fianco a me.
Posò il vassoio sul tavolo e poi si sedette, mentre io lo imitai.
"Allora Sasha... Da che paese vieni?" chiese un ragazzo biondo con il ciuffo che gli accarezzava la fronte.
La gola mi si seccò all'istante e dovetti radunare tutte le mie forze per dire qualcosa di sensato.
"Non... Non lo so" forzai un sorriso, ma più che altro ne usci una smorfia.
Il ragazzo con lo sguardo confuso e pieno di compassione, annuì.
Odiavo chi mi guardava così.
"Sei una bella ragazza sai?" chiese un ragazzo moro e con gli occhi color caramello.
Arrossii per l'imbarazzante piega che aveva preso la conversazione.
Abbassai lo sguardo sulle mie dita a disagio, e poi, quando l'attenzione si spostò sulla partita di sabato sera, iniziai a mangiare cio che avevo davanti.
Sembravo un gattino indifeso tra un branco di lupi pronti a mangiarmi in un solo boccone.

Aprii la porta, ma non c'era nessuno. Niente di niente. La stanza era vuota e buia. Troppo buia. C'era solo un piccolo raggio di luna che rifletteva su qualcosa d'acciaio che si trovava sulla morbida moquette. Scattai in avanti quando sentii qualcosa rompersi al piano di sotto.
"SASHA!" urlò una voce maschile e paurosa dal piano terra.
Aprii la porta e la richiusi piano cercando di non farmi scoprire.
Scesi le scale rapidamente aspettandomi già quello che sarebbe successo da li a poco.
"Si padrone?" chiesi con una voce da bambina troppo piccola.
Lui si fece grande e strinse i pugni fino a quando le nocche diventarono bianche come il latte.
"All'angolo" disse e io fremetti.
Andai in sala e attraversai il divano. Dopodiché mi voltai verso l'angolo grigio e pieno di ragnatele.
Non so per quanto tempo rimasi li. Minuti? Ore? Giorni? Settimane?
Ma il punto non era questo, era che non mangiavo e non bevevo niente, neanche acqua, da giorni.
La mia bocca era dissetata e io avevo bisogno di zuccheri il prima possibile. Prima che io potessi perdere i sensi e morire sul colpo.
Ma sapevo, sentivoche non era l'ora della mia morte.
Le mie gambe tremarono e io rischiai di cadere all'indietro, ma mi trattenni in tempo.
Guardai l'orologio che segnava le 15:38 e poi sospirai lentamente.
"Stanne fuori!" urlò mr. Brown scendendo le scale.
"Ma lo capisci? Ha solo 12 anni! Cosa vorresti fare? Riportarla dov'era prima? Anzi, forse stava meglio prima che incontrasse noi! Prima che incontrasse te!" urlò la donna snella e bionda.
Era come una modella: capelli biondi e occhi verde scuro.
La vita stretta e le gambe magrissime.
"Scusami?" sbottò il mio padrone.
"Hai sentito bene Will!"esclamò ancora la donna.
"Vuoi che ricapiti ancora? Vuoi affezionarti di nuovo a un essere piccolo e paciuccoso da stritolare le guance per poi perderlo? Vuoi perdere ancora un'altra persona e rimanerci male?" disse l'uomo con gli occhi di fuoco.
La sua voce si incrinò: "vuoi perdere un'altra persona che fa parte del tuo cuore? Vuoi veramente questo?" poi si raddrizzò le spalle e scosse la testa.
"No... Ma Will, lei non centra niente con il nostro passato e tutto quello che abbiamo perso e lasciato indietro. E se farai così credo proprio che perderemo anche lei... Proprio come è successo con lui. Se ti affezioni a una persona, è impossibile dimenticarla e lo capisco perfettamente. Ma prova a dare una sola possibilità. Solo una possibilità a questa ragazza. Ormai sta diventando grande e sa le conseguenze delle sue azioni e dovresti capirle anche tu. Ma tu sei adulto, ormai ed è già troppo tardi per capire che al mondo non esiste solo tuo figlio biologico, ma anche il figlio che ci hanno dato. E sei stato tu a volerla qui per prenderti cura di lei... Darle da mangiare, custodirla come un tesoro e..."

Una voce mi richiamò sulla terra.
"Sasha?" mi strattonò con dolcezza Dylan al mio fianco.
"Ehi" mi prese la faccia tra le mani e i miei occhi dovevano essere un po' lucidi perché lui mise su uno sguardo più imbronciato ancora più disorientato.
"Va tutto bene. Non pensare a qualsiasi cosa tu stia pensando. Capito?" sorrise, ma sembrava un sorriso falso, tirato.
Scossi la testa per far volare via i miei pensieri e staccai con violenza le sue mani grandi dal mio viso.
Presi la borsa, volai fuori dalla mensa e presi una sigaretta dalla tasca insieme all'accendino.
Vidi la prota aprirsi e poi chiudersi e poi sentii il suo profumo: menta.
"Sasha" sussurrò vendendo dietro di me. Il suo fiato caldo mi provocò una scossa dietro la spina dorsale.
"Shh" risposi io.
"Sasha" ritentò.
Scossi la testa, ancora.
"Sasha, io..." cercò di spiegarsi.
"Quando ero piccolo, ho passato anche io una delle fasi più brutte della mia vita okay? Mi ha cambiato, mi ha fetito, ma mi sono rialzato, ce l'ho fatta dopo un po' di tempo, ma ce l'ho  sempre fatta, no? Ed è la stessa cosa che dovresti fare anche tu" mi sorrise.

-spazio me-
Ciao, ragazze (o ragazzi)...
Vabbe lasciamo stare, allora come state? Tutto bene?
Io sono qui ad imparare una poesia di letteratura IN LATINO!!!
Ci rendiamo conto?
Sono qui da una settimana ad imparare il 5 maggio di Alessandro Manzoni, e poi abbiamo anche la verifica dei 'promessi sposi' sabato! Apparte questo, vi piace la storia?
La continuo?

Princesses

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