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Guardai Dylan con occhi sgranati. "L'hai visto anche tu?" chiesi con le lacrime agli occhi. "Rispondi Dylan, l'hai visto anche tu?" insistetti prendendogli il polso.
"Visto cosa Sasha?" mi rispose. Mi girai e seguii quell'uomo strano. "Sasha che stai facendo? Dove stai andando?" mi afferrò il polso, fermandomi.
"Io- io devo trovarlo" sussurrai senza guardarlo negli occhi.
"Chi? Chi devi trovare?"
"è lui Dylan. Sono sicura che sia lui"
Mi guardò confuso e poi come se una lampadina si fosse accesa nel suo cervello, alzò di scatto le sopracciglia "Mr. Brown?"
"Si" dissi sottraendomi alla sua stretta e iniziai a correre dove avevo visto l'uomo che mi aveva rovinato l'infanzia, e forse forse anche la vita.
Girai il vicolo a sinistra e vidi una macchina partire come un razzo. Caddi in ginocchio oppressa da tutto ciò che mi era successo. I ricordi mi stavano annegando e feci fatica a respirare. La sensazione che la lingua, mi fosse stata tagliata, ricominciò a farsi sentire. Sentivo la mia lingua incollata al palato.
Dylan, subito dopo corse verso di me e si accovacciò stringendomi in un abbraccio. Sentivo l'aria mancarmi, sentivo un freddo gelido riempirmi i polmoni, ma non abbastanza da permettermi di respirare. "Aria" dissi a Dylan indicando lo zaino caduto a pochi metri da noi.
Lui corse a prenderlo e tirò fuori il mio puff. Spruzzai e piano piano il respiro si fece sempre più regolare.
Quando finalmente mi ero calmata, Dylan prese il mio viso fra le sue mani. "Era lui?" chiese guardandomi negli occhi con una faccia a dir poco terrorizzata.
Annuii e mi lasciai andare in un pianto isterico.
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Una settimana dopo, la situazione era rimasta la stessa, tranne per il fatto che Dylan piano piano si stesse distaccando da me.
Quel distacco che avevo visto in lui, mi fece sentire persa. Totalmente persa senza di lui.
Mi staccai dal lavandino, e mi guardai allo specchio. Avevo le occhiaie violacee e profonde. Queste notti, ho tentato tante volte di addormentarmi, ma ogni volta, lo stesso sogno, mi faceva svegliare imperlata di sudore.
Ogni volta che mi svegliavo, avevo intenzione di scrivere a Dylan, per chiedergli di passare a casa o per lo meno di stare a telefono con me, per tranquillizzarmi. Il mio orgoglio non me lo permise.
Sapevo che dentro di lui c'era una guerra di sentimenti. Sapevo che nel suo profondo, lui mi amava, ma non era più lo stesso. Per lo meno, non con me. Con i suoi amici rideva e scherzava, ma quando eravamo soli, le conversazioni diminuirono, i sorrisi calavano e il nostro amore iniziava a farsi sempre più da parte.
Lo amavo, con tutta me stessa. Esattamente come mi amava lui e dentro di me lo sapevo. Ma perché distaccarsi?
Suonata la campanella di fine ricreazione, andai a prendere il libro di filosofia al mio armadietto. Appena lo aprii, fu subito chiuso con forza. "Ma che?"
Inquadrai la persona che si era presa tanta confidenza e feci il mio più grande sorriso, quando lo vidi. "Ciao Matt" lo abbracciai.
"Ciao tesoro, come stai?" chiese. "è da un po' che non ci becchiamo"
"Già, hai ragione. Cappuccino da starbucks?" chiesi.
"Alle 4. E sii puntuale" si raccomandò, iniziando ad allontanarsi.
Presi il mio libro di filosofia e corsi in classe, prima che la prof potesse arrivare. Tirai un sospiro di sollievo, quando vidi che la cattedra era ancora vuota.
Mi sedetti al banco e tirai fuori l'astuccio e il quaderno, sbuffando. Sarebbe stata un'ora intensa.
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L'ultima campanella, che segnava la fine delle lezioni, finalmente suonò. E tirai un sospiro di sollievo.
"Ciao Tay" dissi affacciandomi alla porta della cucina, mentre lui era intento a cucinare. "Come stai?" chiesi.
Si girò e sfoderò uno dei suoi più grandi sorrisi. Sapevo quanto fosse orgoglioso di me per aver iniziato a parlare di nuovo.
"Bene e tu Sasha?"
"Bene" mi sedetti e Tay mi diede il piatto. "Esco con Matt alle 4, se hai bisogno sono da starbucks" dissi.
Si sedette di fronte a me e aggrottò la fronte, ponendomi la domanda che non avrei voluto sentire "Sasha, Dylan è da un po' che non lo vedo. Tutto bene con lui?"
"Si" mentii.
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"Non è vero" risi guardando il ragazzo di fronte a me.
"Invece si" disse Matt aggiungendosi alla mia risata.
"Quindi veramente l'hai fatto con una ragazza e quando hai sentito la porta di casa, sei scappato dalla finestra?" chiesi scoppiando di nuovo a ridere.
"Beh, meglio ammazzarsi che farsi beccare dal padre, no?"
"Sicuramente" sogghignai.
"Beh allora come procede fra te e il ragazzo figo?" inarcò il sopracciglio.
"Tutto bene" mentii per la seconda volta in questa giornata.
"Non penso proprio" disse puntandomi il dito contro. "Pensi che non ti conosca abbastanza?" disse guardandomi male.
"E va bene" sospirai rassegnata "Non so che gli prende. Si è distaccato da me tutto in un colpo. Lo vedo sempre più distante e lontano" sospirai.
"Hai provato a fare mente locale? Hai provato a capire da quando ha iniziato a comportarsi così?" chiese.
"Ho provato a ricordare, ma non è successo assolutamente nulla" risposi, tralasciando lo strano incontro avvenuto la scorsa settimana. "Ha iniziato a comportarsi indifferentemente due giorni fa" mentii.
"Mh, non saprei Sasha. Hai provato a parlargliene?" domandò.
"No, se non ha nulla da dire lui, perché dovrei avere qualcosa da dire io?" obbiettai.
"Non fare l'orgogliosa, honey, sai che l'orgoglio non ti porterà da nessuna parte" annunciò e lo sapevo bene, ma ogni volta che provavo a parlargli, la lingua si attaccava al palato.
"Proverò a parlarci in questi giorni" dissi cercando di cambiare argomento. "Tu che mi dici? Hai trovato qualche ragazza che ti piace?" chiesi.
"In realtà si" rispose.
"E quando avresti voluto dirmelo?" spalancai la bocca, come gesto che mi aveva ferita. Ed era così, perché non me lo aveva detto?
"Beh, sai Sasha, lei mi piace, ma io non piaccio a lei. Perché avrei dovuto raccontarti una cosa che sappiamo entrambi che non avrà un lieto fine?" chiese retoricamente portandosi il caffè alle labbra. "è una vera stronza, quella ragazza, ma è troppo bella, giuro" mi guardò con occhi sognanti.
"E chi ti dice che non gli piaci?" domandai inarcando un sopracciglio.
"Non saprei, forse perché cerca sempre di evitarmi? O forse perché non mi guarda mai? O forse perché lei-" si interruppe e guardò dalla porta con occhi addolorati.
Mi pietrificai e mi preoccupai subito. "Che succede?"
"Sasha, qualsiasi cosa succeda, non ti girare" disse guardandomi profondamente negli occhi.
Così, lo feci, ma non avrei voluto farlo.
Dylan era con un'altra ragazza, mano per mano.
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