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32

La mattina seguente, quando mi alzai dal letto sentii le gambe leggermente stanche, come se qualcuno ieri mi avesse dato una droga pesante che non ero riuscita a reggere.

"Piccola" a quel nomignolo e alla voce roca di Dylan mi si sciolse il cuore. "Tutto bene? Stai meglio, di ieri?" mi sorrise con gli occhi ancora chiusi.

"Si.. Sto meglio" dissi cercando di riprendere un po' di lucidità. Cavolo, ero troppo stanca per camminare, quindi mi sedetti di nuovo e lo ammirai.

"Vieni qui e mi spieghi?" chiese dolcemente, ma ora non ne riuscivo a parlare con nessuno su ciò che era successo il giorno precedente.

Scossi la testa in segno di negazione e lo guardai. "Non ti sentire triste. Capisco se non vuoi parlarne, ma prima o poi dovrai farlo, sia davanti a me, sia davanti a Taylor. Sai che ci tiene tanto a te. E vuole sapere molto di più di ciò che tu riesci a dire." Sapevo che era vero, però non ne avevo le forze. Non adesso.

"Sai una cosa? Adesso scendiamo giù e andiamo a fare una passeggiata" disse sorridendo stanco.

"In realtà, mi sento davvero molto stanca" sbadigliai un istante dopo.

"Si, Taylor ieri ti ha dato un sonnifero, sembravi così impaurita da tutti noi e non smettevi di urlare, quindi abbiamo dovuto" disse guardandomi con uno sguardo triste. Cercai la compassione nei suoi occhi, ma niente da fare, era solo tristezza che provava nei miei confronti.

"Posso farti una domanda?" chiesi impaziente.

"Certo, Sasy" disse sorridendo cacciando fuori quei denti bianchi.

"Come fai a parlare se anche tu hai un passato difficile?" chiesi curiosa.

"Abbiamo caratteri diversi.. Non so Sasha, siamo così simili, ma così diversi allo stesso tempo. Tu sei la luna io il sole, ma alla fine la mia luce riflette su di te e tu illumini tutto."

Gli sorrisi grata della risposta. "Voglio un caffè"

Posò la faccia sul cuscino e fece finta di russare.

Scoppiai a ridere mentre prendevo il cuscino e lo scaraventai contro di lui.

"Non sai che casino hai combinato piccola Sasy" disse Dylan voltandosi lentamente.

Si scaraventò contro di me e in una frazione di secondo mi trovai con la testa sul cuscino e le mani dietro la schiena. Guardai il mio fidanzato che mi stava fissando come se fossi la cosa più bella che aveva.

"Posso farti un'altra domanda?" gli feci gli occhi dolci.

"Quanto siamo curiosi questa mattina" mi provocò

"Sei mai stato con Jade?" chiesi.

Si levò subito da sopra di me e si sedette dall'altra parte del letto. Mi alzai a sedere e, confusa, lo raggiunsi. Ma lui non rispondeva. Lo richiamai "Dylan?"

"E' una storia piuttosto complicata" disse guardandomi negli occhi più seri che mai.

"Ho tutto il tempo che vuoi" chiesi sempre più incuriosita.

"L'ho conosciuta all'interno di un bar e lei faceva la spogliarellista. Si divertiva così, diceva, ma io vedevo attraverso i suoi occhi che mentiva e ho voluto andare più a fondo alla questione. Lei aveva un padre ricchissimo che poteva comprarle qualsiasi cosa, perciò perchè faceva questo lavoro? Ho iniziato a frequentarla, per farle capire che si poteva fidare di me e lei ci cascò. Mi raccontò che suo padre si era suicidato a causa della madre morta. L'unica persona che era rimasta nella sua vita era un anziano signore che le dava ordini ventiquattro ore su ventiquattro. per farla vivere in un buco. Non penso che lui fosse una brava persona. Vedevo che nei suoi occhi c'era sempre un lampo di malizia quando guardava Jade. E da quello che ho intuito lei doveva fare tutto ciò che lui le chiedeva.. Comprese altre cose fuori dal suo lavoro. Adesso Jade è uscita da quel 'club', ma non sta bene mentalmente. L'ho tirata fuori io da quella merda ed è molto più legata a me di quanto mi aspettassi."

Feci una risata amara. "Chissà il perché non mi stupisco che Jade fosse dentro a un giro del genere".

Mi fulminò con lo sguardo. "Sasha.." fece in tono autoritario.

"Va bene, va bene" dissi portando le mani vicino alla testa in segno di resa.

"Allora? Vuoi dormire?" mi chiese con occhi scintillanti.

"Vorrei... vorrei andare a fare una passeggiata" gli sorrisi e lui ricambiò.

"E io voglio dormire" disse lui.

Mi alzai piano dal letto, cercando di essere più cauta possibile. Le gambe urlavano di sedermi, ma la mia mente diceva di andare a fare un giro per svuotarmi dai pensieri.

Presi i piedi di Dylan e tirai le caviglie. Con i suoi riflessi pronti, però riuscì a tenersi stretto alla testiera del letto.

"Cercavi di buttarmi fuori dal letto, piccola Sasy?" Assottigliò gli occhi e mi guardò in cerca di una risposta.

"Si" risposi solamente.

Lui rise. Amavo il suono della sua risata ma subito si spense sentendo il rumore del telefono.

'Perché ridi, piccola Sasy?
-B'

Adesso neanche a casa potevo stare tranquilla?

Corsi verso la finestra per vedere chi ci fosse: nessuno.

Mi passai una mano tra i capelli e abbassai gli occhi al pavimento.

"Sasy..." disse Dylan avvicinandosi a me. Alzai la mano per farlo fermare dove era.

"Voglio scoprire chi è" dissi e scesi le scale di corsa.

"Buong-" Taylor si interruppe, vedendo che stavo correndo verso l'uscita con Dylan dietro. "Dove stai andando?" urlò dietro di noi.

Avevo voglia di spaccare tutto finché il mio cuore non si sarebbe sistemato quasi del tutto. Avevo un peso vicino al cuore e un dolore alla testa. Le mie gambe cedettero, ma Dylan fu abbastanza veloce e mi prese per la vita alzandomi di nuovo.

Mi diede un bacio sulla testa e sussurrò: "te l'avevo detto che non volevo andare a fare una passeggiata." scherzò.

Lo guardai male.

"Andiamo dentro piccola Sasy" disse.

"Io comunque mi chiedo perchè mi chiami piccola, abbiamo solo due anni di differenza"

"Gli anni non importano, tu sei la mia piccolina punto e basta" disse sorridendomi riportandomi in casa.

Ripresi il cellulare e lessi di nuovo il messaggio.

Guardai Dylan e pensai che non poteva far parte del mio cuore se era così difficile entrarci.

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