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23

"Mi passate un po' di vino?" sarà stata la quinta portata che aveva chiesto Cameron, ma a quanto pareva non aveva voglia di fermarsi e ciò mi intimoriva abbastanza.
"Basta vino, Cam" lo rimproverò Dylan arruffandogli i capelli come se fosse stato un bambino.
"Secondo me Cole non è andato solo in bagno.." disse Riley di fianco a me facendo correre lo sguardo dal bagno alle sue unghie smaltate di lilla.
Sospirai fortemente cercando di tranquillizzarla. "Non è successo niente, Riley" la rimproverai pensando seriamente di andare a fare un salto in bagno.
Era da più di mezz'ora che era in bagno e non si era ancora fatto vivo. Sapevo che ognuno aveva i propri tempi, ma neanche fosse stata una ragazza al suo primo appuntamento, ci sarebbe restata così tanto.
Mi alzai da tavola insieme alla mia amica e ci avviammo verso il bagno, da cui si sentiva uno strano rumore di acqua scorrere continuamente.
"Secondo me è uscito" disse allontanandosi dalla porta, ma un rumore che somigliava a uno sbattere di una porta e una piccola risata femminile, mi fece restare sul posto.
"Aspetta!" esclamai a bassa voce per non farmi sentire e avvicinai il mio orecchio alla porta per udire ciò che era dietro la porta.
"No, non può essere. Me lo aveva promesso" disse coprendosi la bocca con la sua mano minuta. In quel momento mi sentivo la persona più inutile e più tonta dell'universo: non sapevo che fare, se l'avessi abbracciata sembrava che provassi compassione nei suoi confronti, ma non era certamente così, se invece no l'avessi abbracciata sarei passata per quella insensibile e senza cuore, e io non ero assolutamente così.
"Ascoltami, Riley" dissi prendendole il viso tra le mie mani, ma lei aveva lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse in uno stato di trans e non mi volesse ascoltare. "So che ci tenevi a lui e tutto il resto, ma non puoi piangere davanti a una cosa del genere. Adesso vai dentro, spalanchi quella fottuta porta e gliene dici di tutti i colori perché una ragazza come te non può essere trattata così. Vai li dentro e fatti valere, Riley!" dissi guardandola negli occhi lucidi come se stesse piangendo da un bel pezzo.
Si asciugò le lacrime e spalancò la porta principale del bagno, mentre lei si avvicinava a quella di Cole con gambe tremati.
La seguii per incoraggiarla a non scappare e in quel momento notai che erano proprio le scarpe di Cole dietro la porta. In un qualche modo speravo ancora un secondo prima che ci fossimo sbagliate, ma a quanto pareva il mio sesto senso aveva ragione. Troppa.
"Cole" chiamò con voce rotta Riley fuori dalla porta.
Nessuna risposta.
"Cole!" urlò e vidi una lacrima scivolarle sul viso bagnandoglielo.
"Merda.." sentii borbottare dietro la porta, che in quel momento si aprì rivelando la figura di Cole e..
"Jade?!" urlò Riley e il mio cuore fece una capriola per il colpo che avevo preso vedendo la faccia di Jade.
Come avevo fatto a non accorgermene prima che neanche lei c'era a tavola?
Mi veniva da piangere anche a me alla vista di quella scena.
"Riley, lasciami spiegare" supplicò Cole chiudendo gli occhi e mettendosi una mano tra i capelli tirandoli leggermente per la tensione.
Se avessi assistito a questa scena nel corpo di Riley, gli avrei tirato uno schiaffo fortissimo e preso Jade per i capelli portandola in giro per il ristorante.
"Perché?" chiese sottovoce Riley, mettendosi una mano sul cuore, come se sentisse un dolore molto forte.
"Perché?!" urlò ancora più forte di prima. Cercò di calmarsi torturando le sue mani, ma non servì a molto perché un secondo dopo la sua mano andò in contatto con il viso di Cole facendolo indietreggiare disorientato.
In quel momento non potevo fare altro che pensare che Riley avrebbe dovuto anche dargli un calcio dove non batteva il sole.
"Cos'ha lei che io non ho?" il tempo di formulare la domanda che Jade si intromise nella conversazione.
"Il fisico, per esempio"
Successe tutto in un lampo che la rabbia in me prese il sopravvento e saltai addosso a Jade e iniziai a prenderla a pugni su pugni.
Non sapevo con certezza, cosa fosse stato a farmi reagire così eppure sapevo che era la cosa giusta da fare per difendere la mia amica.
Avrei dovuto farlo prima per sfogare la mia rabbia nei suoi confronti. Mi sentivo una fiamma pronta a scoppiare, come una scintilla.
La porta del bagno si spalancò quando tirai i capelli biondi di Jade che subito dopo urlò. Fece in tempo a tirarmi uno schiaffo sulla guancia destra prima che io potessi evitarlo e io per ricambiare gli sferrai un pugno sotto il mento facendola nuovamente urlare.
Tutta la rabbia stava uscendo fuori.
E io non potevo che esserne felice.
*
"Secondo te è più bello il rosa o il viola, piccola principessa?" chiese mr. Brown indicandomi un paio di vestiti.
"Quello rosa è più bello" risposi sorridendo e saltellando da un posto all'altro.
"Dai su vattelo a provare" disse prima di mandarmi nel camerino che non sapevo come chiudere data la mia altezza.
"Papà, forse è un po' stretto!" urlai con il broncio per farmi sentire dall'altra parte, ma non ricevetti nessuna risposta, allora aprii la tendina e misi il volto fuori.
Piansi. Tutto il pomeriggio la negoziante mi chiese com'era mr. Brown, da quanto ero lì. Mi aveva abbandonata e io non riuscivo a trovarlo.
*
"Sasha!" urlò Dylan prendendomi i polsi e strattonandomi un po' per farmi riprendere.
Lo guardai intimorita, non sapevo cosa volesse farmi e iniziai a tremare.
Sapevo che non mi avrebbe mai fatto niente, ma in quel momento avevo la sensazione di essere sola e avevo paura.
Mi prese il viso fra le mani e mi disse delicatamente "Guardami negli occhi, Sasha".
Non ci riuscii.
In quel momento pensavo a tutti i miei compagni che mi stavano fissando e ad un tratto diventarono le persone del camerino. Le loro facce divertite, le loro risatine alle mie spalle, tutto ciò che mi ha umiliato di più.
Mi scese una lacrima se subito asciugò Dylan con il pollice che mi accarezzò delicatamente.
In quel momento sperai che Dio mi volesse bene e mi risucchiasse da sotto il pavimento.
L'imbarazzo, l'ansia, la delusione che avevo trovato nelle persone, si mescolarono e mi fecero trasalire.
"Sasha.." sussurrò Dylan per poi prendermi fra le sue braccia e accarezzandomi i capelli come se fossi stata una bambina.
E poi mi baciò delicatamente come se fossi fatta di vetro, pronta a spezzarmi in tanti piccoli pezzi.

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