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DYLAN'S POV
Quando mi svegliai, aprii solo un occhio per abituarmi alla luce nella camera.
Dopo aver messo a fuoco l'immagine che si trovava di fronte a me, capii che non ero solo: Jade era di fianco a me, le nostre gambe erano incrociate e io la stringevo per la vita.
Il suo respiro caldo mi solleticava il petto nudo contro il suo mentre io cercavo di ricordare ciò che era successo la notte precedente, ma nessun ricordo mi sfiorò la testa, impedendomi di stare tranquillo.
Sentii i suoi fianchi muoversi e le gambe stendersi tra le mie e a quel punto capii che si era svegliata.
I suoi occhi azzurri e penetranti, erano assonnati e la sua bocca si stava muovendo, ma non capivo cosa stesse dicendo, dato che avevo questo groppo in gola con una brutta sensazione al cuore.
"Dylan, sei qui con me?" domandò con una voce roca mentre faceva andare su e giù la sua mano sul mio torace, accarezzandomi piano piano.
Annuii e poi gli feci l'unica domanda che mi venne in mente: "cosa è successo ieri sera?"
"Non ti ricordi?" chiese imbarazzata ridendo piano e facendosi più piccola contro il mio petto.
"Non tutto. Mi ricordo solo che ero andato a una festa in cui c'era molto alcool e io che bevevo molti, molti, drink" confessai ghignando.
"Ieri quando siamo arrivati a casa, mi hai spinto sul letto e abbiamo fatto quello... che ci ha uniti di più" disse sospirando di gioia.
"Forse..." deglutii. "forse non hai ancora capito che per me è solo un gioco" ammisi sussurrando.
Lei spalancò gli occhi e i suoi occhi si fecero lucidi. Mi si spezzò il cuore, ma non potevo farci niente, a me non interessava una relazione seria. Pensavo solo al divertimento.
"Mi hai usata?" balbettò in preda a una crisi di nervi.
"Non ti ho usata, con te non è stato proprio sesso" non era vero, ma non volevo vederla soffrire. Ieri avevo già visto Sasha scappare da me piangendo e urlando, non mi sarei mai dimenticato il suo sguardo perso nel vuoto e abbattuto. L'avevo ferita e anche Jade. Cercavo di difenderla, ma a quanto pareva non era stata una bellissima idea.
"Tu mi piaci davvero, Dylan" disse baciandomi lentamente, ma io volevo che le cose andassero oltre.
Mi misi tra le sue gambe notando che eravamo entrambi nudi.
E poi successe quello che era già accaduto la scorsa notte.

Ci stavamo vestendo, quando lei mi disse: "non posso andare vestita nello stesso modo di ieri Dylan, mi presti una tua maglia?"
Presi una maglia dal mio armadio e la indossò subitamente odorandola prima.
Mi feci una doccia per colmare quella brutta sensazione che avevo.
Quando fummo finalmente pronti andammo verso la mia macchina e ci avviammo verso la scuola.
Parcheggiai la macchina e andammo verso i nostri amici che si guardavano intorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa.
"Cosa state cercando?" chiesi curioso mentre prendevo la mano a Jade.
"Sasha, non c'è ancora, il che è strano dato che è sempre la prima." rispose frettolosa Riley.
Sentimmo una portiera sbattere fortemente e ci voltammo subito sperando che fosse la ragazzina con gli occhi penetranti, ma non era così.
Vidi l'uomo che avevo incontrato ieri a casa di Sasha che si guardava intorno, quando incontrò il mio sguardo capii che stava cercando proprio me.
"Che cosa hai fatto a mia figlia?" urlò furibondo.
Scossi la testa per fargli capire che non sapevo niente, quindi lui mi diede un bigliettino in mano, dove sopra c'era scritto il nome di Sasha.

"So che ora vi state alzando, so che ora state sbadigliando e so che ora state leggendo ad alta voce con la vostra voce roca del mattino. So tutto di voi e voi sapete tutto di me, ma a quanto pare non tutti sanno ciò che ho passato e si limitano a pensare che io sia muta. Tutto ciò che mi circonda, tutto ciò che tocco e osservo, marcisce. Vorrei urlare al mondo che io so parlare, che io so cosa significa muovere le labbra e fare uscire la voce dalla bocca. Si, lo so, ora vi stare te chiedendo il perché di questo bigliettino... beh, andate a controllare in camera mia, io non ci sono. Poof, sparita, starete pensando. C'è un motivo se ho fatto quello che ho fatto, ma ve lo spiego tra pochi istanti, intanto voglio dirvi alcune cose di me... Non sono personali, non sono da persone normali.
Tutto ha un significato, ricordatevelo.
Ora io sono qui a scrivere tutto ciò che sento e che provo, io so per certo che il passato, anche se mi avete messo lo psicologo, non lo dimenticherò mai, e lo sapete il perché? Perché io preferisco il male. Tutto ciò che mi circonda diventa nero e scuro come il carbone e io non voglio farvi diventare così.
Ogni giorno devo ringraziare il cielo che io sia ancora viva. Non sapete cosa ho passato per tutti questi anni dentro una casa in cui c'erano di bottiglie di vino tutte vuote al posto di sano cibo.
E ora sto scappando, si è vero, è da codardi, lo so. Ma non posso rimanere se non mi volete veder soffrire.
Non mi cercate, perché quando non voglio che mi trovate, è inutile esplorare.
Vi voglio bene"
"Dio" sussurrai mettendomi una mano tra i capelli per cercare di calmare la tensione.
"Sei stato tu vero?" urlò il signore di fronte a me.
"Come potrei mai essere stato io?!" sbottai.
Prima che me ne resi conto, il suo pugno di ferro, mi arrivò dritto in faccia facendomi sputare sangue.
Forse me lo meritavo, anche se non ero stato io, mi sentivo in colpa. Era per la mia fidanzata e le sue offese, che era scappata, e io mi sentivo cosi imponente e inutile in quel momento.
Era colpa della mia 'fidanzata', e lei neanche lo sapeva. L'aveva insultata davanti a tutti e non se n'era neanche resa conto.
Il signore venne fermato da una donna piuttosto bassa che credetti fosse sua moglie.
Appena se ne andarono, mi voltai vero Jade e la fulminai con lo sguardo per avvisarla che stavo per dare di matto. 
"Sei stata tu" affermai mentre lei mise su il broncio in una smorfia disorientata.
"Come potrei essere stata io?" chiese confusa.
In quel momento volevo solo tirarle un ceffone, niente di più.
"Ieri, l'hai insultata e io e lei abbiamo litigato pesantemente, cazzo! Se una persona non riesce a parlare, avrà dei problemi ancora da risolvere, Dio. Perchè devi sempre dire la tua, Jade, non potevi tenerti quel commento per dopo? Lei ti ha sentito, come il resto del gruppo, dannazione!" urlai furibondo.
"Dylan, tu adesso mi spieghi come cavolo facevo a sapere che aveva dei problemi!" gridò anche lei.
"Non lo so! Però ti sembra una cosa normale dire a una persona 'sei muta'?!"stavo per perdere il controllo e Cole lo sapeva dato che fece un passo verso di me se per caso fossi saltata addosso alla mia ragazza.
"Sapete una cosa? Io vado a cercarla. Chi vuole venire con me in un viaggio?" domandai alle persone del mio gruppo che subito alzarono la mano.

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