Santi e peccatori
"Chissà, se mai un giorno capirà
che i Santi possono dannarsi
anche prima
della mezzanotte"
Lavorai fino alle ventuno seppur il bar fosse vuoto. Le stradine erano deserte, le ragazze della mia età erano certamente tutte a casa a prepararsi per la notte che stava arrivando, mentre i loro genitori erano già in qualche ristorante e sarebbero rientrati prima di loro.
Camminai sulle vecchie pietre delle vie secondarie del centro storico riuscendo a sentire il rumore crocchiante dei miei passi. Mi allontanai e scesi lungo il marciapiede che costeggia le antiche mura venete. Si poteva ammirare per intero la città bassa di Bergamo e individuare le luci delle auto in fila, sul viale principale verso la stazione. La città vecchia invece pareva vuota, troppo seria e antica per quella notte di follia.
Eppure, sarebbe rimasta lì testimone solida e invincibile del trascorrere del tempo. Si sarebbe riempita l'indomani domattina, quando i ragazzi sarebbero tornati a fare colazione e vedere dall'alto l'alba di un nuovo anno: così voleva la tradizione dalle mie parti.
Le mie amiche avevano affittato una casa in montagna, con una compagnia nuova che non conoscevo. Mi avevano chiesto di andare con loro, ma mi vergognavo: non volevo sembrare quella che si fa viva solo quando è sola.
Noi ragazze facciamo sempre lo stesso errore. Ci mettiamo con un ragazzo e molliamo tutto il resto. I maschi invece si trovano ogni sera al bar o in piazza.
Forse è per questo che le amicizie maschili durano di più.
Quante compagnie ho cambiato e quante liti ho visto, di cui non so neanche più il perché.
Persi l'ultimo autobus, ma forse era meglio così altrimenti avrei dovuto cambiare mezzo in stazione. Meglio andare a casa a piedi, tanto non avevo altro da fare.
***
Passò Capodanno e altri due giorni senza notizie. Niente storie sul cellulare o su Instagram. Nunzio sembrava risucchiato nel nulla. Avrei potuto quasi convincere me stessa che da quel salto dalla finestra fosse sparito per sempre.
Avevo riflettuto molto sulle sue parole: "Mi dovrò disintossicare".
Mio cugino era stato in comunità e non era tornato per anni. Qualche giorno prima di partire, era passato a salutare mia madre.
Lui era sempre stato il "cugino bello" ai miei occhi di bambina
Eppure quel giorno, me lo ricordo magro, con i capelli lunghi a nascondere la stempiatura evidente.
Mia madre, dopo che se ne fu andato in lacrime, non fece altro che ripetere in continuazione quanto fosse sempre stato un gran lavoratore, un ragazzo con giudizio: un panettiere, che si alzava la notte per andare al forno. Quando avesse trovato il tempo per perdersi, nessuno l'aveva capito.
Ma Nunzio non era così. Era un po' magro sì, ma lo era sempre stato.
Nunzio non era così, chi poteva affermarlo se non io?
Forse perché non si faceva in vena. Forse era diverso per questo. Forse Nunzio si sbagliava, non aveva certo bisogno di un tempo così lungo. Forse sarebbero bastati pochi mesi. Forse mi avrebbe chiamata per dirmelo tra qualche giorno con calma dopo le festività e le vacanze. Forse, forse...
***
Passò anche il giorno della befana e continuai ad andare al lavoro sola.
Pensai pure che avrei potuto chiamare sua madre e chiederle qualcosa, giusto per sapere come stava: non volevo pensasse che l'avessi abbandonato. Ma poi capii che se ci fosse stato qualcosa di grave l'avrei saputo, e poi se avesse avuto qualcosa da dirmi, sapeva dove trovarmi.
Mia madre mi aveva chiesto cosa fosse successo e io le avevo detto che avevamo litigato.
"Ne trovi cento, vedrai!" aveva commentato.
Ai miei Nunzio non piaceva. Lo trattavano con cortesia, quando si fermava a cena e aveva pure dormito da noi qualche volta il sabato, nella camera che era stata di mio fratello. Però era evidente che lo sopportavano per me.
Non che immaginassero quanto fosse incasinato, semplicemente il loro era un sentimento naturale di sfiducia. Quel ragazzo che non finiva mai un mese intero di lavoro, non era un candidato da matrimonio ideale.
Tacevano con me, ma io lo sapevo bene.
Mi sfuggì un sorriso, ricordando invece come amassero quello sfigato di Roberto, tutto casa e chiesa.
Certo che ne ho attraversato di momenti bui!
Con lui ero uscita perché lo conosceva Francesca. Stava in una numerosa compagnia che faceva spesso delle gite fuoriporta nelle strutture parrocchiali a basso costo. Era iniziata così, non mi piaceva molto, ma mi aveva fatto tenerezza e simpatia. Poi eravamo usciti soli ed era successo. Ci eravamo baciati, giusto per provare che effetto faceva, ed era stato ok, abbastanza ok.
Sembrava gentile, premuroso, uscimmo subito regolarmente. Poi improvvisamente iniziò a farmi discorsi sui nostri futuri figli, su come avrebbe potuto organizzarmi un incontro con un prete psicologo, per risolvere i problemi del mio scarso rapporto affettivo genitoriale.
Mi prese la strizza. Davvero credeva di aver già capito tutto di me?
Che cosa avevo di sbagliato ai suoi occhi io non lo sapevo, ma Roberto non era poi tanto santo come voleva apparire.
Ora credo che avrei dovuto incontrarlo quel prete psicologo e raccontargli di come ci avesse provato con me, di come non mi avesse creduto quando gli avevo detto che ero ancora vergine.
Anzi, avrebbe dovuto andarci sua madre dallo psicologo e pentirsi di avermi definito sgualdrina, perché suo figlio mi riportava a casa dopo l'una di notte. Chissà se mai un giorno capirà che i Santi possono dannarsi anche prima della mezzanotte.
Certo devo riconoscergli che non era uno che mollava subito. Un giorno mi mandò pure il cugino per convincermi a ritornare sui miei passi con lui!
Eppure, quando riprovammo per la seconda volta a stare assieme, si fece scappare qualche considerazione di troppo per la più carina del suo paesello.
Non mi andava certo di fare il ripiego e la nave scuola di qualcuno che mi aveva giudicata disponibile in fretta, per due messe in meno al mese. Così era finito tra i miei contatti come "stronzo alla riscossa" e me l'ero dimenticato lì.
Sarebbe stato curioso avere abbastanza confidenza da chiedere ai miei, quale avrebbero preferito tra i due: quello che si ergeva nel giudicarli genitori incapaci perché non avevano saputo fare di me una brava futura madre cattolica o quello che si rivolgeva loro da peccatore con ossequioso rispetto?
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