L'inizio-Cap.3:
Nunzio è diventato un pensiero fisso. Mi ha scritto un paio di messaggi per chiedermi come andava la mia settimana. Il primo dopo tre giorni, esattamente martedì.
Le ragazze dicono che conta il primo messaggio, cioè dopo quanti giorni si rifà vivo. C'è tutta una teoria su questa cosa.
Se un ragazzo ti chiama il giorno dopo averti baciata; è uno sfigato. Ha troppa voglia di sapere come è andata. È un insicuro che non ha baciato abbastanza.
Se ti chiama quattro giorni dopo: non è interessato. Bacia una ragazza diversa ogni sera, dal giovedì al sabato, quindi le chiama in fila dal lunedì e tu sei stata l'ultima. Pessimo acquisto.
Con tre giorni... resta il dubbio.
Non ho capito perché nessuno si bacia la domenica o meglio, pare che lo facciano solo le coppie già stabili e che si chiamino a caso in giorni non fissi. Ecco, io vorrei uno di quei ragazzi da baciare, così non dovrei fare i conti.
Odio la matematica!
Comunque, alla fine non mi ha chiesto di uscire, si è limitato a dirmi che sabato sarà ancora al Paradise e io gli ho detto che non sapevo se ci sarei andata.
Non so cosa fare. Lorena dice che non dovremmo andare. Francesca dice che rimarrò zitella.
Continuerò a torturarmi fino all'ultima ora, anzi spero che Lorena non abbia l'auto a disposizione, così dato che è il suo turno, resteremo a casa.
***
Francesca mi ha chiamata giovedì. Suo padre ha un'edicola-libreria in centro città, dove lei aiuta quando non studia per l'università e conosce gente che conosce gente e insomma, mi ha procurato un lavoro. Cercavano una cameriera per la stagione in Città Alta. Un piccolo bar di quelli da turisti con sette o otto tavolini esterni, ma in centro storico. Pagano abbastanza bene, imparerò un lavoro e potrò togliermi dalla rottura di servire mio fratello.
Unica nota dolente: dopo due pomeriggi mi hanno chiesto di fare già il sabato sera di prova. Quindi alla fine, niente Paradise. Dopotutto, il lavoro viene prima. Ci saranno altre sere mi ripeto, anche se, una parte di me vorrebbe andare. Le ragazze usciranno lo stesso, ma non sono sicura che mi racconteranno tutto.
***
Lorena mi ha detto che ieri sera, al Paradise, Nunzio l'ha fermata per chiederle dov'ero. Eravamo d'accordo che lei non gli avrebbe detto niente. Infatti, gli ha raccontato semplicemente che non ero uscita con loro. Pare ci sia rimasto un po' ...male? Lo spero. Però non mi ha ancora scritto e oggi ho il turno al pomeriggio, non potrò più controllare il telefono.
Mi sto vestendo nella mia camera. Da quando mia sorella si è sposata ho tutto lo spazio per me.
La mia camera è piena di libri e di peluche. Non ho mai amato le bambole, giusto quelle piccole barbie da vestire. Più che altro mi piacevano i vestiti.
Avrei voluto diventare una sarta, ma ero troppo brava a scuola: una secchiona.
Così mia madre decise, di comune accordo con i professori, che dovevo fare una scuola "seria", non un istituto professionale. Lei avrebbe voluto mi diplomassi come ragioniera, anche se io e la matematica siamo agli antipodi.
Così mi iscrisse a un istituto tecnico, ma io mi arresi solo in parte e optai per il perito Informatico che mi pareva una buona opzione al contabile di banca.
Negli anni successivi sfoderai il mio vero piano. Dopo il biennio comune nell'istituto, passai a un'altra specializzazione: Tecnologia Tessile.
Se non potevo creare abiti, avrei creato tessuti!
Purtroppo, per ora, l'unica soddisfatta è mia madre perchè può rinfacciarmi di avere fatto la scelta sbagliata, ogni giorno in cui non trovo un'occupazione decente.
Mi guardo allo specchio. La domenica pomeriggio il centro storico è pieno di gente. Mi trucco gli occhi con un filo di eye-liner quasi invisibile e il rimmel. Non voglio eccedere, ma mi piace il taglio che i miei occhi acquistano in questo modo. Riesco quasi a dimostrare la mia età e a non sembrare una bambina dalle forme troppo tonde.
Il cellulare squilla. È l'una. Proprio adesso che devo correre a prendere il pullman! Guardo il nome: è "più stronzo che figo", cioè Nunzio. Non gli ho ancora cambiato il nomignolo, anche se credo che quanto meno dovrei memorizzarlo come "più figo che stronzo".
Non riesco a rispondere. Devo uscire in fretta, così mi metto il giubbino in corsa saluto i miei ed esco. Finalmente arrivo alla fermata, becco il pullman al volo e ho il tempo di controllare. Non so che fare. Richiamo?
Invece richiama lui.
«Ciao Sara»
È domenica. Un solo giorno dopo il sabato. La mia autostima sta salendo.
«Ciao»
«Che fai? Ti disturbo?»
«No», rispondo telegrafica.
«Ti ho cercata ieri sera.»
Ho il cuore che sta per esplodere, ho quasi paura che lui possa sentirne i battiti nel ricevitore del telefono.
«Sì, me l'hanno detto.»
Non osa chiedermi niente. Forse sperava che gli avrei detto qualcosa io stessa, ma mi va di tenermi questo vantaggio. Così resto zitta e aspetto.
«Cosa fai oggi?»
Non so cosa rispondere. Potrei dirgli la verità, oppure inventare un impegno per vedere quanto è interessato a me. Ma se poi si stancasse subito? Voglio dire, so bene quanto sia figo, è già un miracolo che mi abbia telefonato. Così opto per la verità, tanto non saprei mentire a lungo. Finirei per incartarmi.
«Ho trovato lavoro in un Caffè gelateria in Bergamo Alta, nella zona storica. Sto andando lì adesso, finirò stasera con gli aperitivi». Non so perché, ma quando sono in imbarazzo se incomincio a parlare, non so mai quando fermarmi.
«Ah, ho capito», dice con voce quasi delusa: «allora buon lavoro».
Potrei scoppiare se non glielo chiedo e poi ho cominciato a parlare, quindi non riesco a smettere:
«Volevi chiedermi qualcosa?»
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