L'inizio - Cap.2
Siamo tornate al Disco Paradise, dopo un'altra solita settimana. Sono stata io a insistere. Speravo di rivedere Nunzio. Vorrei capire perché non mi ha più richiamata.
Lorena ha voluto, a tutti i costi, che indossassi il suo tubino nero special elasticizzato, anche se, le ho ripetuto fino allo stremo, che glielo avrei allargato. In compenso, ho ottenuto di coprirmi con un cardigan che era stato di mia sorella. Ora che siamo dentro però, mi rendo conto che non è il massimo: fa troppo caldo!
Speriamo di non diventare lucida come una lampadina e sciogliere il trucco che Francesca mi ha fatto.
Sfiliamo per il locale e, mentre le amiche fanno pubbliche relazioni, mi guardo attorno. In fondo me l'aspettavo che non sarebbe tornato: ho controllato Maps e abita molto lontano da qui. Probabilmente è per questo motivo che non mi ha più chiamata. Però sono delusa, mi rendo conto di essere venuta solo per rivederlo.
Stiamo per completare l'ennesimo giro di pista a vuoto, quando noto il ragazzo biondo che era con lui la scorsa volta. Cerco Nunzio tutto attorno, finché riesco a inquadrarlo tra i divanetti sul fondo. Ha una camicia verde militare e jeans scuri. È seduto comodo, quasi sdraiato, e su di una gamba regge una ragazza bionda con il bicchiere pieno. Lei chiacchera allegra con un top rosso che deve essergli costato poco quanto la stoffa usata per cucirlo.
Nunzio ha una mano appoggiata al suo ginocchio e l'altra aperta all'altezza della vita. Le dita le accarezzano il fianco e si allungano verso la schiena nuda. Ha un modo così sensuale di muoverle, mentre parla con lei. Mi incanto, le osservo. Ogni tanto si sfiora i capelli e si struscia una fedina, che ha sul pollice, sulle labbra. Invidio quella ragazza, vorrei essere al suo posto. Non so cosa mi fossi messa in testa. Era troppo bello per essere vero, rimugino a denti stretti.
Ripieghiamo al bar. Stasera guido io, per me niente alcolici, anche se dovremmo festeggiare il rarissimo evento in cui ho l'auto di famiglia a disposizione.
Francesca e Lorena vogliono tornare subito a fare un altro giro, io invece vorrei solo andare a casa. Decido di lasciarle e mi riprendo il mio "posticino preferito" vicino al deejay. Fa davvero caldo e abbandono il maglione sulla corda che chiude lo spazio di accesso alla consolle.
All'improvviso una mano stringe la mia spalla. Mi giro ed è Nunzio. Mi sorride. È su di giri: deve aver bevuto parecchio. Il suo sguardo cade sfacciatamente sul mio corpo.
«Ciao...»
«Sara» rispondo io, per aiutarlo.
«Sara, dov'eri? Ti stavo cercando.»
Lo so che non mi cercava, ma mi piace guardare le sue labbra mentre lo dicono. Vorrei ricordargli che poteva chiamarmi e che l'ho visto sui divanetti. Ma lui si pulisce con la lingua dopo aver bevuto un sorso di margherita, e io non mi ricordo più nulla. Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra lentamente:
«Quanti anni hai Sara?»
«Diciannove» pronuncio, sollevando le palpebre senza capire dove voglia andare a parare.
«Allora non mi arresteranno se usciamo insieme.»
Contraggo le sopracciglia un po' offesa.
D'accordo, ho capito che è più grande di me, ma non poi così tanto, credo.
«L'altra volta sembravi una bambina» mi dice studiandomi dall'alto, ritto e arrogante: «invece vestita così stai meglio».
Adesso mi sta facendo arrabbiare! Gli lancio uno sguardo truce. La fronte mi diventa come quella di mia madre, piena di rughe. Nunzio per tutta risposta, ride e cerca di baciarmi, comprimendomi verso la colonna retrostante. Io reagisco respingendolo in malo modo e lui, pur di salvare il cocktail, si ritrae subito.
Che delusione! Stasera sono uscita in cerca del principe azzurro e ho trovato un rospo ubriaco!
Me ne devo andare. Sto puzzando per la sudorazione improvvisa. Sono furiosa. Così mi levo di torno e cerco le mie amiche.
***
Sono passati due giorni e non ho fatto che pensarci. Ho trascorso un'intera settimana a illudermi e invece era solo un ragazzo idiota come tanti altri.
Sto sdraiata sul mio letto a guardare il soffitto, quando il cellulare suona. La scritta illuminata riporta la voce "Più stronzo che figo". Ho memorizzato così i peggiori: in questo modo mi ricordo perché non devo chiamarli o rispondergli.
"Stronzo biondo", "Stronzo che non fa ridere", "Stronzo per due" e "Stronzo alla riscossa" per il mio ultimo ex.
Mi odio perché in realtà muoio dalla voglia di scorrere il dito sulla cornetta verde. Aspetto un altro po': mia madre ripete di continuo che una ragazza non deve essere tanto disponibile.
E va bene: tre squilli. Lo faccio! Ho resistito abbastanza.
«Sara?»
«Sì, chi è?» replico, fingendo di non averlo salvato in rubrica.
«Sono Nunzio.»
Rimango in silenzio, deglutisco. La sua voce mi sta già agitando.
«Credo di doverti chiedere scusa per l'altra sera.»
Credo? Però è carino a chiamarmi per questo. Non rispondo, non perché sia arrabbiata con lui, ma perché al contrario non voglio che senta il tremore della mia voce e capisca quanto sia emozionata.
«Non parli?»
«Eh...non so cosa dire» rispondo infine, stringendo le labbra e controllando il tono il più possibile.
Nunzio invece riparte subito, noncurante.
«Allora, quando si esce insieme?»
Accidenti...non so cosa rispondere, mi servirebbe Francesca.
«Quando vuoi», mi sfugge.
Che errore! Mai rispondere in questo modo! Gli sto facendo capire quanto mi interessa.
«Facciamo venerdì sera? Pizza?»
Sorrido con un lato solo delle labbra e le sopracciglia corrugate al centro. Mi sento una bambina che l'ha appena fatta grossa. Per fortuna non è una videochiamata.
«Però scegli tu il posto, mandami la posizione. Ti passo a prendere per le venti?», continua deciso.
«Ok» rispondo.
«Ok, ciao stupenda!»
«Ciao.»
Stupenda...?!?! Deve avere una lista di nomignoli occasionali per ogni ragazza nuova, ma infondo che importa? Un ragazzo pazzesco mi ha appena invitata fuori: dovrei essere al settimo cielo!
***
Su consiglio delle ragazze ho declinato l'invito per una pizza a una semplice uscita. Una cena era troppo impegnativa per un ragazzo appena incontrato. Ho messo la localizzazione sul cellulare condivisa con Lorena, che fa sempre un po' la mamma. Noi tre abbiamo scelto il locale, un posto che non fosse una birreria da compagnie, ma neanche un pub con troppa musica: non sarei stata a mio agio se avessi dovuto avvicinarmi a lui per carpire ogni parola. Così abbiamo scelto un lounge bar.
Con le luci soffuse non noterà di me più difetti di quanti ne abbia già visti in discoteca. Ci incontriamo nel parcheggio. Nunzio è bellissimo con la giacca sportiva e la camicia scura. Non avevo mai visto nessuno indossare una giacca senza sembrare un damerino.
Ha la camicia abbastanza aperta da attirare irreparabilmente i miei sguardi. Fisso la collana in caucciù con un paio di ali, che pende al centro del suo petto glabro e abbronzato. Ci sediamo a un tavolino e quando prende il menù e solleva le maniche noto anche un tatuaggio sul braccio: due righe nere parallele di cui una più spessa.
Lo stesso profumo della scorsa volta aleggia nell'aria, ubriacandomi con il suo dolce sapore di sandalo e cedro.
Spero che la mia camicetta trasparente, sopra il top bianco, sia abbastanza traspirante, non vorrei che lui, invece, percepisse altri odori. Tengo le mani sotto il tavolo infilate tra le cosce dei pantaloni: stringendo le spalle mi pare di coprirmi abbastanza il seno. Forse Lorena ha esagerato nel propormi questo look tra le sue cose.
Le ho permesso di truccarmi, come ogni venerdì, ma il più leggero possibile, per avere un aspetto naturale. L'unico cosa su cui mi sono impuntata è il rossetto: compatto per durare e scuro. Niente rosa o rossi lucidi, non fanno per me. Non voglio sembrare civettuola
«Allora Sara, parlami di te. Studi, lavori, cosa fai?»
Nunzio mi risveglia dai miei voli pindarici.
«Mi sono diplomata e sto cercando un impiego.»
Non oso dirgli che faccio le pulizie in una casa privata per arrotondare, e poi aiuto gratis mio fratello in bottega.
«E tu?» rilancio.
«Faccio il saldatore in un'azienda metalmeccanica.»
Non mi importa che lavoro faccia per vivere, ma quanti anni abbia quello sì, così glielo chiedo.
«Ne ho ventitré» risponde, «e ho un fratello della tua età. Ti piacerebbe se lo conoscessi, è molto carino. Molto più di me, dicono».
«Non credo proprio», mi sfugge.
Vorrei che non avesse sentito. Sono caduta nel suo stupido gioco da playboy. Nunzio sorride con lo sguardo soddisfatto.
Ecco, ora sa cosa penso e giocherà con me. È tutto così scontato, ma non so resistergli. Quando ride sembra spontaneo, così finiamo la serata con una passeggiata in centro città. Se non beve troppo non è niente male, penso, mentre parla di sé.
Mi precede riaccompagnandomi alla mia auto, si appoggia alla portiera si gira e sussurra:
«Non mi dai il bacio della buona notte, Sara?»
Questa frase deve essere il suo cavallo di battaglia, ma sentirla con il mio nome sulla sua bocca è la parte migliore della serata.
Nunzio sorride e si inumidisce le labbra sicuro della mia risposta, mentre con una mano afferra la mia tirandomi dolcemente a sé. Le sue dita si intrufolano tra i miei capelli e in pochi secondi mi ritrovo a specchiarmi nei suoi occhi. Inizio a deglutire e le labbra mi sembrano incollate dal rossetto. E se non gli piacesse come bacio? Se non reggessi la concorrenza?
Mi sorride e si inumidisce di nuovo le labbra, ma questa volta lo fa molto lentamente. L'ansia mi divora. Schiudo le mie. Lui mi sfiora delicatamente, avverto appena il suo contatto. Lo osservo chiudere gli occhi e subito dopo stringermi forte. Sembra la scena di un film, ma io sono una pessima attrice.
La sua lingua entra in confidenza con la mia. La sua carezza è intima e decisa.
Avverto quell'umido, caldo, contatto sconosciuto invadermi e pervadermi, lentamente e risolutamente. Chiudo gli occhi e il mondo pare girarmi attorno. Lo stomaco mi si aggroviglia. Contraggo il ventre per fermare quell'onda di emozione, che mi fa quasi tremare, ma lei risale imperterrita su per la mia schiena. La peluria delle braccia si rizza fino alle spalle e quel turbamento giunge fino ai capelli. Temo che con la mano, alla base del mio collo, possa scoprirlo.
Cerco di controllarmi, ma al tempo stesso vorrei solo che lui non smettesse di fare ciò per cui pare nato e che mi sta facendo salire la temperatura in tutto il corpo. Sono ebbra di vita e di gioia.
Quando scolla le labbra da me, riapre gli occhi e mi sorride con una sicurezza devastante. Con la punta della lingua mi cerca ancora per un attimo, giocosamente.
«Sara, Sara», sussurra provocatorio strusciandosi le labbra con il pollice come se ci fosse ancora sopra il mio sapore: «ci sentiamo presto?».
Non aggiunge altro se non un semplice saluto prima di andarsene.
Salto in auto e mi chiudo dentro. Le mie mani tremano. Tutto il mio corpo vibra, raffreddandosi velocemente all'aria pungente della notte.
La serata sta diventando già un ricordo.
Non credo di aver fatto la differenza nella sua settimana. Per lui sono una come tante. Mi rendo conto di essere la tipica vittima del suo egocentrismo, però chatto a Francesca, che so essere quella che giudica meno, e lo faccio per urlarle l'unica cosa che vorrei contasse davvero:
«L'ho baciato!!!»
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