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|Capitolo I•|

Cos'è una AU?
Qui c'è la spiegazione per coloro che non lo sanno in modo che possiate seguire la storia senza dubbi al riguardo.
AU è una sigla che sta per "Alternative Universe" ed è riferito, come il nome suggerisce, ad un universo alternativo dove ogni individuo, oltre ai sessi principali ovvero: maschio e femmina ne ha un altro.
Questi possono essere tre ovvero Alfa, Omega o Beta. Il beta è una persona comune che non ha troppi problemi con gli istinti ne qualità particolari, quindi un individuo che rispetta la realtà comune ad un universo ipoteticamente canonico, questo non vale però per gli altri due.
Gli alfa hanno un sesso dominante, sono persone portate alla leadership e bersaglio delle attenzioni di molti, hanno elevate doti fisiche e intellettive oltre che un carattere piuttosto forte che viene mostrato senza riserve per cose che riguardano il partner, ma possono esserci quelli che accantonata questa possibilità hanno un carattere mansueto.
Gli omega invece sono capaci di avere figli, che siano uomini o donne, nel caso dei maschi hanno una sorta di utero, o comunque un organo sostitutivo, indipendente sebbene i loro genitali rimangano canonici. Entrano spesso in calore producendo feromoni che attirano gli alfa verso di loro, questo comporta una debolezza quasi assoluto dell'Omega che non pensa ad altro che a soddisfare i suoi bisogni naturali a livello sessuale anche se cerca di opporsi, per questo per gli omega è difficile vivere.
Tra alfa e omega possono esistere due tipi di legami, quelli naturali quindi per selezione si scelgono e non possono fuggire da questo legame, impossibilitati nel negare i loro sentimenti che vine poi suggellato con il secondo tipo di legame che, non necessita il primo in quanto abbastanza raro, ovvero il morso. Quando infatti un alfa morde sulla nuca un omega questi saranno legati a vita, non potranno avere relazioni con altri o il loro corpo lo rifiuterà, l'afa non sarà attratto dai feromoni di altri omega in calore, ma solo da quelli di colui con il quale ha stipulato tale legame e solo lui sarà capace di percepire i feromoni dell'Omega al quale è legato. Gli omega possono sopprimere il loro calore prendendo i soppressori ma in alcuni casi questi possono non funzionare. Dunque un breve in questo universo alternativo l'istinto gioca un ruolo fondamentale.
                                ~
Si svegliò lentamente, il corpo era ancora intorpidito dal sonno che non poteva scrollarsi di dosso, troppo stanco a causa della notata prevedente per poterci riuscire, motivo per il quale scioccò la lingua contro il palato nel percepire una terribile emicrania colpirlo.
Le tende scure della sua stanza erano appoggiate pesantemente alla finestra, chiuse, vi passavano a traverso pochi timidi raggi solari fin troppo caldi perché si trattasse di prima mattina, ma non fu quello a lasciare interdetto il biondo dalle ciocche naturalmente ribelli, a farlo fu la consapevolezza in se che qualcosa non andasse.
La sua mente ancora assonnata, parzialmente sopita, aveva impiegato qualche istante prima di cominciare a lavorare mentre egli si era posto seduto, dritto sulla sua schiena, con un sapore fruttato a fior di labbra che le solleticava piacevolmente eppure a lui non erano mai piaciute le cose dolci e delicate, poi ecco, come un lampo travolgente un'immagine nella sua mente.
Un bacio che al solo ricordo aveva in lui scatenato brividi piacevoli e innumerevoli che facevano formicolare piacevolmente le sue membra, come il freddo solito di quel mese invernale, ma molto più gentili e delicati di questo.
Queste ignote scosse di elettrica natura avevano interessato anche il suo cuore, stretto in una morsa pericolosa a lui sconosciuta, un qualcosa do travolgente e destabilizzante che aveva gettato i suoi pensieri nel caos più assoluto, come se improvvisamente Katsuki si fosse ritrovato in un labirinto intricato privo d'uscite.
Tentò di rammentare ma non era facile con i suoi ricordi che vorticavano ancora confusi, come un mare in tempesta, agitato che non trovava pace nel cozzare continuo delle sue onde furenti che fra loro stesse s'annientavano, altre si ritrovavano fra loro disperse in pezzi, infrante contro scogli duri e ruvidi.
Rimandò la mente alla sera del giorno precedente, era l'ultimo dell'anno e al dormitorio quei pochi rimasti lì per le vacanze, che non erano tornati a casa, avevano deciso di improvvisare una festa per celebrare l'avvento del nuovo anno, avevano stabilito che sarebbe stata una festa in maschera e a sorte sarebbe stato estratto un costume diverso da ognuno, ma non poteva essere rivelato, sarebbe stato a sorpresa.
Bakugou ricordava che non voleva farlo, ma fu costretto da Kisrishima che quando lo desiderava sapeva essere tremendamente assillante, allora sbuffò pesantemente lasciando che l'aria venisse soffiata bruscamente fuori dalle sue labbra morbide mentre, fra le dita, stringeva quel piccolo pezzo di carta con su scritto "Ribelle" e si sentì preso in giro, ma da un lato fu grato, non avrebbe dovuto fare chissà cosa, indossare i suoi vestiti sarebbe stato abbastanza.
Ricordò che seduto sul divano verde della zona comune aveva appoggiato il gomito al bracciolo e al suo palmo il viso disinteressato; per quanto potesse suonare incredibile a lui le feste non piacevano, mentre lo pensava gettò lo sguardo sanguigno sulla scatola in cartone, vuota davanti a lui, tutti avevano tentato la fortuna.
Notò, per qualche bizzarro motivo, Midoriya che fissava il suo foglio pensieroso con una strana scintilla nello sguardo, una che lui non conosceva, ma non fu l'unica cosa a lui ignota che lo turbò quel giorno.
Rimase ancora più infastidito quando vide quella ragazza bassina, dai grandi occhi di quell'ambrato lucente e i capelli castani avvicinarsi a Deku, la fissò silenzioso ancora piuttosto calmo, il fastidio in sé e per sé soggiunse quando la vide appoggiare il suo corpo contro quello del ragazzo, a quella vista senti una rabbia cieca pervaderlo.
Improvvisamente la gola gli si fece inspiegabilmente secca mentre teneva lo sguardo minaccioso, di quel rosso vivo, puntato sui due. Osservava come il tessuto dei loro vestiti sfregasse ad ogni loro muoversi, respirare o parlare, osservava come lui non la stesse allontanando e la cosa lo turbò, per qualche ragione che decise di ignorare. Liquidò i suoi stessi pensieri come faceva sempre, pensò che non fosse importante dato che, dopotutto, si trattava pur sempre del nerd di merda, eppure si sbagliava, solo che ancora non sapeva quanto.
Alla fine, stizzito, si alzò di scatto soffiando a denti stretti, sentiva una rabbia nuova in sé, più rovente ed incontrollata di quanto l'avesse mai percepita, non simile ad una devastante esplosione come al solito, ma più come un lento e letale mare di lava che lo stava sommergendo completamente, ancora non lo sapeva ma quello non era altro che l'inizio di ogni cosa, quel pomeriggio del primo gennaio.
Un sospiro trattenuto fu quello che gli rimase in gola mentre staccava gli occhi dai due, mentre faceva scivolare le mani grandi e maschili nelle tasche dei pantaloni e abbandonava la stanza con una scintilla di quella riscoperta emozione, imprevista in quella sua prima d'ora mia conosciuta connotazioni ancora nello sguardo, nessuno disse nulla.
Fu accompagnato in quel silenzio soffocante, pesante per qualche ragione sulle sue spalle, dal lieve scricchiolare del pavimento in legno del dormitorio. Il respiro gli si era spezzato, diviso e fatto irregolare, il petto si era stretto su se stesso quasi fosse prossimo al collasso e pareva non riuscire a reggere la velocità con la quale i suoi pensieri si alternavano caotici nella sua mente, che cosa gli stava succedendo, si chiese.
A ripensarci qualcosa iniziò a farsi spazio nella sua mente, in quel primo pomeriggio del due dello stesso mese, era la parvenza della risposta a quella domanda che, fra mille pensieri e false certezze, stava lentamente procedendo e primo o poi sarebbe giunta a destinazione, solo allora avrebbe capito, solo allora avrebbe potuto gettare lo sguardo al passato consapevole del significato di quel maledetto primo gennaio. Ma certamente non fu il pomeriggio solamente ad aver scatenato quanto poi sarebbe accaduto in lui.
Bakugou aveva fatto quanto avesse potuto per togliersi dalla testa l'immagine di quei due insieme, ma le loro voci divertite che erano passate davanti alla sua stanza aveva in lui originato un oppressivo senso di inquietudine, ancora non poteva immaginarlo ma avrebbe fatto l'abitudine alla bocca secca, alla gola serrata ed il respiro che a fatica riusciva a scivolare dentro e fuori i suoi polmoni schiacciati.
Una volta scoccate le dieci, impaziente per qualche ragione, si precipitò nella sala comune dove si sarebbe svolto il tutto e capì che in quel casino di studenti, sebbene fossero meno di un quinto dei totali, non avrebbe potuto facilmente scorgere facce note.
Allora si appoggiò con la schiena ad un muro, aveva indossato una giacca in pelle nera a sovrastare una t-shirt raffigurante un teschio avvolto dalle fiamme, aveva le gambe muscolose e forti fasciate da un paio di Jeans blu scuro strappati un po' ovunque ma non in maniera esagerata e ai piedi, per contornare il tutto, aveva degli anfibi nero lucido, insomma, aveva rispettato ampiamente il tema.
Annoiato e stanco di aspettare, accanto al tavolo degli alcolici, aveva iniziato a giocherellare con una ciocca un po' più lunga di quella sua chioma dorata e ruvida mentre, senza che potesse neppure notarlo, i suoi occhi simili a rubini affilati stavano scandagliando la folla di gente alla ricerca di qualcuno, qualcuno di specifico e quando lo realizzò sbiancò incapace di seguire i suoi stessi comportamenti insoliti.
La prima faccia amica fu proprio il suo migliore amico Kisrishima, aveva la chioma scarlatta e disordinata nascosta da un capello a cilindro, il corpo sgraziato e muscoloso fasciato da uno smoking troppo stretto sulle spalle, una barba finta mal messa, pendente di lato e un bastone; probabilmente a lui era toccato il costume da gentiluomo e, nonostante le intenzioni, era davvero fallimentare.
Subito dopo spuntò Kaminari, lui aveva indossato una maglia rossa legata al collo come abbozzato mantello, una tuta del medesimo colore, degli occhiali da sole e dei guanti verdi che, a dire la verità, facevano a botte con quella accozzaglia di indumenti che aveva addosso, che diavolo doveva essere esattamente?
Poi quando vide Todoroki pensò che il suo fastidio, la sua confusione e quella sua nuova quanto ignota rabbia fossero valse ampiamente a qualcosa, solo per ammirare in quel momento la figura del ragazzo da lui denominato bastardo a metà e senza fare troppi complimenti gli scoppiò a ridere in faccia.
Quel povero ragazzo aveva le guance rosse e il viso indignato, indossava un costume intero e una parrucca fin troppo simile al suo naturale colore di capelli, bianchi e rossi e un paio di infradito, con lui c'era Yayorozu, probabilmente fautrice dei costumi, che ancora rideva tentando di fargli forza, quello si che fu imbarazzante.
Katsuki non lo speppe perché, eppure sentiva un peso sul cuore che non riusciva a mandar via, passava con sempre più frenesia lo sguardo sugli studenti e una certa delusione si fece spazio nel suo animo nel non trovare qualcuno, qualcuno che aveva continuato a cercare insistentemente da quando era arrivato, senza neppure accorgersene.
A quel punto quei pochi che non erano in balia dell'alcol o degli istinti sessuali si erano seduti attorno ad un tavolo sul quale vi era una bottiglia vuota, in totale saranno state presenti, Bakugou compreso, dieci persone ancora sane, sebbene l'unico probabilmente che non aveva ancora toccato nessun tipo di bevanda alcolica era stato proprio lui, per qualche ragione che a egli medesimo sfuggiva, a lui piacevano dopotutto.
Il gioco della bottiglia venne accantonato quando, un ragazzo, per sbagliò, urtò uno dei partecipanti che a sua volta urtò il legno sul quale il recipiente vitreo era poggiato facendolo andare in pezzi, i vetri furono raccolti e si passò al gioco del re, l'unico almeno un po' fattibile.
Fu Mina a prendere il bastoncino con la corona, a tutti gli altri toccarono i numeri, solo che lei per rendere le cose più interessanti mise la regola che non bisognava sapere a chi corrispondesse quale numero.
«Bene » esordì strisciando le mani sulla salopette, probabilmente vestita da pittrice date le macchie di colore su abito e pelle «Vediamo... numero uno e dieci scambiatevi un bacio appassionato qui davanti a tutti! » urlò per farsi sentire bene puntando lo sguardo sugli altri partecipanti, tutti voltarono il loro bastoncino.
Il numero dieci fu il primo a girarlo, dato che si fece per ordine di come si erano posizionati. Si trattava di un ragazzo più basso di Bakugou, dal fisico muscoloso e ben delineato, aveva i capelli tirati indietro con il gel sebbene un minimo scompigliati ed erano scuri ma, con le poche luci, era impossibile delinearne il colore, la metà superiore del viso era coperta da una maschera in stile veneziano, era completamente nera eccetto alcune decorazioni verdastre, luminose che mettevano in risalto uno sguardo affilato.  Del naso appena si poteva scorgere la punta che pareva delicata, le labbra erano strette ma carnose incuravate in un sorriso un po' forzato, dopotutto costui non sapeva chi gli sarebbe toccato baciare, con quei abiti eleganti e le mani guantate di bianco.
Per un attimo breve come la durata di un respiro il suo sguardo si scontrò con quello rubino del biondo, il quel si senti lo stomaco stringere, gli arti formicolare come se fossero addormentati, il respiro bloccarsi nella gola e un calore strano percorrere le sue membra confuse e scosse, forse si stava ammalando, pensò fra sé e sé per giustificare tali reazioni, ma ancora non sapeva che si, forse si poteva definite malattia ma a questa non c'era cura.
Per qualche ragione che lui non capi, mentre confuso assisteva allo sconvolgimento del suo stesso corpo che gli pareva estraneo, la ragazza mandante di tale situazione puntò lo sguardo su Uraraka, seduta vicino a lui, che era tutta rossa in quel suo abito nero anni sessanta mentre torturava il suo bastoncino e quando lo girò parve delusa.
Dopo di lei fu il turno di Bakugou di voltare il legno, ed ecco comparire il numero uno; non poteva credere che non solo avrebbero dovuto baciare un ragazzo ma per giunto avrebbe dovuto avere così il suo primo bacio, sotto lo sguardo divertito di tutti i presenti, sempre più andanti verso l'ubriachezza.
«Forza voi due, al centro! » urlò Mina battendo il palmo a terra con le guance rosse e gli occhi brillanti, probabilmente lei era già andata o vi era molto vicina. Katsuki prese un profondo respiro con le mani che gli prudevano, avrebbe volentieri fatto saltare in aria la sua faccia, ma non poteva, allora lentamente strisciò lungo il pavimento con le ginocchia e prese posizione, poco dopo il fantomatico numero dieci fece la stessa cosa, solo che fu la prima volta che il biondo ebbe dei brividi cosciente di sé, successe quando, uno davanti all'altro, notò uno sguardo brillante di una luce pericolosamente seducente e un ghigno maligno, quasi esultante su quel viso pallido.
A fare la prima mossa fu proprio colui che teneva celata la sua identità aiutato dall'oscurità della stanza a causa della bassa illuminazione. Egli fece scivolare la mano protetta dal guanto fino al fianco sinistro di Bakugou, lo cinse saldamente avvicinandolo alla sua figura, protese allora la sua schiena verso di lui che lo osservava con quei suoi rubini tremanti spalancati e confusi e lo assaporò in quel bacio violento e carnale.
Le loro bocche si erano scontrate velocemente, di riflesso il biondo aveva serrato le palpebre mentre un calore piacevole e spaventoso nel sollievo che diffondeva nel suo corpo lo invase senza preavviso. Sensazioni nuove e confuse si originarono in lui, lo stomaco volteggiava nel suo addome e il corpo sfuggendo al suo controllo si abbandonava a quel bacio travolgente come una tempesta.
Le loro labbra erano pressate fra loro, ma questo non sembrava soddisfare l'altro, che lo strinse di più facendolo finire con le mani contro il suo stesso petto, dannatamente tonico; la sorpresa nel sentire quei muscoli sotto le mani fece dischiudere le labbra di Katsuki e questo lasciò all'ignoto la possibilità di far scivolare la sua lingua umida nella sua bocca esplorandola, si fermò solo quando si scontrò con la sua e fu guerra.
Quei muscoli umidi, pregni di saliva, si stavano dando battaglia mischiando i loro sapori mentre i loro respiri spezzati si univano fra lo scioccare delle loro labbra continuo e si fondevano in uno soltanto. Travolto dall'impeto del momento, ancora celato allo sguardo degli osservatori attoniti, il biondo strinse con forza il tessuto degli abiti del numero dieci soffocando un gemito nella gola.
Quel bacio era troppo diverso da quello che si era sempre aspettato come primo contatto, troppo insanamente travolgente rispetto a quanto aveva letto nelle righe dei suoi più amati romanzi e un piacere diverso e carnale lo pervase cogliendolo impreparato, fu totalmente inaspettato e sconvolgente nella sua interezza.
Fu allora che quel sapore dolcemente fruttato, probabilmente dovuto alla bevanda alcolica che poco prima gli aveva visto sorseggiare si impresse sulle sue labbra, fu quello il momento nel quale fu tutto perduto e allo stesso tempo veniva cominciato ad essere scoperto, a venire alla luce dopo tempo quasi infinito di muta attesa.
Quando furono sul punto di separasi lo sconosciuto figuro morse avidamente il labbro inferiore dell'altro certo che avrebbe lasciato di sé, oltre al suo stesso sapore, il ricordo bruciante di quel contato bollente e lenì il piacevole bruciore provocato al biondo con la sua lingua estasiata dal sapore di Bakugou prima di abbandonare la presa sul suo corpo e scivolare lentamente al suo posto con un ghigno fin troppo perfettamente celato.
Katsuki arrossì al rammentare quella scena, un calore infernale si riversò d'improvviso sulle sue gote normalmente pallide e spalancò gli occhi, lucidati al ricordo di quel contatto. Se ne stava immobile, con il respiro che gli si era mozzato mentre d'istinto le sue dita si erano portate sulle sue labbra morbide, con il cuore palpitante nel petto.
Si rese conto che di quella sera, non rammentava molto altro, i ricordi si erano fatti offuscati, tutti quanti se non quelli dell'immagine di lui che non era riuscito a non fissare per tutta la durata della nottata, perché lo avrebbe ricordato per molte notti ancora, quel bacio lo aveva sconvolto e quell'odore maschile, leggermente agrumato aveva preso a popolargli la mente.
Chi era quel ragazzo e cos'era quanto in lui aveva generato?

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