Capitolo 4
La lettera, ormai pronta, giaceva solitaria sulla scrivania. Avevo strappato e buttato tutte le foto e le cartoline dei posti che avevo visitato fino ad allora con quella famiglia di cui non facevo più parte.
La pareti di quella che era le mia stanza erano così spoglie adesso, senza tutte quelle foto in cui un tempo non si riusciva più a trovare un qualche ordine logico o temporale. Proprio accanto alla scrivania avevo appeso un enorme mappa geografica dei cinque continenti, segnando con le puntine blu i posti in cui ero stata, e con quelle rosse quelle in cui volevo andare.
Mi pare superfluo descrivere come quel pezzo di carta fosse punteggiato di puntini rossi e di come lo avessi fatto a pezzi. Rappresentava i miei sogni, la città in cui sarei potuta andare a studiare, quella in cui avrei potuto passare le vacanze, insomma simboleggiava delle aspirazioni che non mi appartenevano più. Ora, l'unica cosa che potevo sperare era di riuscire a fuggire il più in fretta possibile da quella cittadella sperduta in California e partire con Tyler.
Tyler era la mia unica possibilità, in realtà non mi ero soffermata granché a pensare a come sarebbe andata la mia vita d'ora in avanti, o se questo presunto fratello mi volesse veramente con se, ma sinceramente non avevo nemmeno tempo di riflettere. Quello avrei potuto farlo anche in seguito, e infatti così fu.
Comunque sia non ci misi molto a preparare la valigia, non ci infilai dentro molta roba, solo lo stretto necessario. Una volta cominciata la mia nuova vita mi sarei sbarazzata anche degli ultimi residui di quella precedente, quindi non era molto sensato che mi portassi tutto.
Stavo chiudendo la mia piccola valigia azzurra che sentii il clacson dell'auto di Paige. Per una volta era puntuale.
Infilai la lettera che avevo scritto per lei in borsa, presi il mio carico e diedi un ultimo sguardo alla stanza in cui ero cresciuta, poi chiusi la porta e corsi di sotto. Evitai lo sguardo preoccupato dei miei, che da quasi mezz'ora cercavano di farmi ragionare dicendo cose che non avevano mai pensato. Parlando di sentimenti e provando inutilmente a convincermi riguardo il loro pentimento non facevano altro che rendersi ridicoli.
Li sorpassai senza degnarli di uno sguardo. Mike, che si trovava giù non sapeva proprio come reagire, così, prima che decidesse di fare qualcosa aprii la porta d'ingresso, la sbattei per l'ultima volta e mi infilai velocemente nell'auto dell'unica persona di cui credevo di potermi ancora fidare.
Paige partì senza che ci fosse bisogno di dire nulla, come se lei potesse comprendere tutta la situazione, come se vi fosse immischiata anche lei.
-Vuoi parlare Sarah?-
-Io... io non lo so.- La sua domanda era così semplice, eppure trovare una risposta era così difficile.
-D'accordo. Almeno posso sapere dove stiamo andando?- Chiese paziente lei.
-In realtà non so nemmeno questo..- Feci un respiro profondo. -Ma credo che tu lo sappia.-
-Cosa vuoi dire?- Mi guardò sorpresa, distogliendo per un attimo l'attenzione dalla strada.
-Voglio che tu mi porti da Tyler, e so che sai dove si trova.-
Senza ribattere Paige accelerò e mi portò fino al motel che si trovava lungo la strada che portava fuori dalla cittadina. Parcheggiò in uno dei tanti posti liberi, poi tolse la cintura di sicurezza e si girò verso di me.
-Adesso credo che sia arrivato il momento in cui tu dica qualcosa. Sarah sai che con me puoi parlare, che io ci sarò sempre.-
Quelle erano le parole perfette, proprio quello che mi serviva per tirare fuori la verità il più in fretta possibile, come un cerotto che si strappa all'improvviso. -I Richards non sono i miei veri genitori. Mi hanno mentito per tutta la vita.-
Lo sguardo che mi lanciò la mia amica a quel punto, era così carico di compassione, di tristezza, ma soprattutto di rimorso. Mi accorsi subito che c'era qualcosa che non andava, come se Paige in un certo senso se lo fosse aspettato, come se lo avesse sospettato fin dall'inizio.
-Tu lo sapevi.- Non era una domanda, semplicemente una precisazione, i suoi occhi mi confermarono che ci avevo visto giusto. Tornai a fissare davanti a me, non riuscivo più a sostenere il suo sguardo devastato dal rimpianto e dall'orrore che provava per se stessa.
Compresi ogni cosa in quel momento. Il motivo per cui faceva sempre così tardi anche da quando aveva l'auto, il suo strano comportamento quando c'era mio fratello nei paraggi, il fatto che volesse sempre venire a dormire da me e non il contrario, e che ogni volta mi pregava di frequentare gli stessi locali di Mike.
-Tu hai una relazione con Mike. Con mio fratello.- Ci volle qualche minuto per metabolizzare la notizia. -Come hai potuto farmi una cosa del genere?-
-Volevamo dirtelo, volevamo raccontarti, anche a costo di dirti la verità sui tuoi, ma non era mai il momento giusto, non sembravi mai pronta ad accettare la notizia nel modo giusto. Prima c'è stata la storia con Jeremy e quando pensavo che avessi smesso di pensare a lui era solo perché ti vedevi con Noah, e quando sei stata con lui era anche peggio, uscire da quella brutta situazione per te è stata così dura. Tutti i problemi che hai dovuto affrontare, non volevamo caricarti un altro peso addosso, così abbiamo preferito tenerti all'oscuro.- Quelle parole mi uccisero. Furono come una pugnalata al cuore, o forse alle spalle. Sta di fatto che non riuscivo a sopportare nuovamente le scusanti dalle persone che più amavo, che mi avevano mentito per tutta la vita e che mi avevano trattata come se non fossi abbastanza matura da accettare la vera e cruda realtà. Mi veniva quasi voglia di comportarmi da immatura, visto che loro credevano che non fossi preparata ad accettare la verità, tanto valeva vendicarsi comportandomi come avevano previsto.
Non fui più capace di attendere oltre. Afferrai la valigia con presa salda, aprii la portiera e me ne andai, senza dire addio alla mia migliore amica o a quello che era stata per me fino all'istante in cui avevo scoperto l'enormità delle bugie che mi aveva raccontato.
Non ci volle molto per trovare la camera in cui alloggiava Tyler.
Appena la trovai mi accorsi di non sapere come comportarmi con lui, cosa dirgli, ma non mi meravigliai quando vidi la mia mano bussare alla sua porta prima ancora che avessi preso una decisione. Dopo nemmeno un minuto lo vidi comparire, non so cosa provassi in quel momento, se gioia o dolore, so solo che avevo bisogno di qualcuno e lui era lì. Lo abbraccia senza pensare alle conseguenze. Mi sentivo così al sicuro adesso, non potei fare a meno di mettermi a piangere.
Tutta quella situazione era troppo per me, troppa tensione tutta insieme, non riuscivo a reggerla da sola.
-Tranquilla, va tutto bene.- Tyler mi accarezzava la schiena con fare protettivo. Dopo qualche secondo decise di sdrammatizzare con una battutina. -Capisco che piangere è umano ma mi stai macchiando tutta la camicia.-
Scoppiò a ridere e io con lui. Era tanto che non facevo una risata sana e sincera come quella.
Quando mi calmai, Tyler mi fece entrare, prese la mia valigia e chiuse la porta.
Non mi disse niente, semplicemente mi accompagnò fino al letto e si sedette accanto a me.
Stava aspettando che fossi io a parlare, così lo feci. -Voglio che tu mi porti con te.- Lui si voltò improvvisamente a guardami, come se non potesse credere alle sue orecchie.
-Non riesco più a stare in mezzo a persone che mi hanno mentito per tutta la vita, non posso vivere qui. Non c'è la posso fare ad andare avanti dopo quello che ho scoperto, non qui almeno.- Continuai a parlare come se dovessi convincerlo che volevo veramente andare con lui, che ne avevo bisogno per davvero.
Per risposta lui si alzò e cominciò a radunare le sue cose.
-C'è ne andiamo subito?- Chiesi io stupita.
-Perché hai qualcos'altro da fare prima?- Si fermò a guardarmi.
-No, è che io... Non credevo che ti fosse sufficiente solo questo, che ti bastasse decidere di andare via e farlo subito.-
-È questo il bello della mia vita. Io sono libero di fare quello che voglio quando voglio. Ed è una sensazione magnifica, puoi esserne certa.- Sembrava così felice in quel momento.
-D'accordo, però...- Fu il mio stomaco a parlare, si fece sentire e Tyler capì al volo. Andò verso il telefono e ordinò una pizza. Poi continuò a preparare le sue cose.
Mezz'ora dopo, quando arrivò la pizza, le valigie erano già sistemate in macchina, Tyler aveva pagato il proprietario del motel e avevamo lasciato la camera.
La pizza era calda e buona e il mio stomaco ringraziava. Non avevo mai mangiato una pizza appoggiata al cofano di un'auto, ma non andò male per essere la mia prima volta.
Tyler mangiava con me e mi fissava, come se non potesse credere che io fossi lì con lui, e che se solo distoglieva lo sguardo per un attimo il sogno sarebbe svanito. Io non mi sentivo affatto in imbarazzo, anzi, ero... felice. Sì, ero davvero felice.
Subito dopo aver finito di mangiare partimmo e io non ero affatto preoccupata di quello che mi aspettava, anche se non sapevo come sarebbe stata la mia vita d'ora in avanti, anche se non sapevo nemmeno dove avrei vissuto, non importava perché non ero nervosa. Ero semplicemente soddisfatta, soddisfatta che finalmente qualcosa cominciava ad andare per il verso giusto nella mia vita.
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Eccomi con un altro capitolo, e altri incredibili colpi di scena. Voi cosa ne dite? Siete rimasti sorpresi? Fatemi sapere cosa ne pesate. Alla prossima! :)
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