Capitolo 33
Le parole di Tyler mi rimasero impresse in testa anche dopo che ero tornata a casa. Non riuscivo a capire perché lo avesse chiamato tanto in fretta, perché non avesse aspettato di essere in viaggio. In realtà non nemmeno capace di capire chi avesse chiamato, sapevo che era per qualcosa di importante, me lo sentivo, ma ovviamente, come con tutti i segreti di Tyler, non ero mai in grado di arrivare ad una risposta, non da sola almeno.
Cercai di convincermi che io non c'entravo in tutta quella situazione, ma non era così facile.
Dopo aver mangiato qualcosa al volo, ero tornata di corsa nell'appartamento ed ero andata dritta nella mia camera. Avevo proprio bisogno di riposare, così mi sistemai sotto le coperte.
Dopo qualche minuto mi addormentai sfinita, con la convinzione di aver già sentito quel nome, Sam, da qualche parte, prima di quel giorno.
.....
A svegliarmi fu il campanello. Aprii gli occhi di scatto, non capivo chi potesse essere, Tyler era appena andato via e Kyle non sarebbe tornato prima del giorno seguente.
Richiusi gli occhi convinta di aver solamente immaginato quel suono, avrei tanto voluto tornare a dormire, ma quel rumore tornò insistente. Non c'era mai verso di riposarmi in pace in questa cavolo di città.
Questa volta mi alzai, ma fui così veloce che per un attimo mi girò la testa, e dovetti attendere che tutto tornasse a posto.
Mi diressi velocemente verso la cucina e risposi al citofono. -Chi è?-
-Oh finalmente. Ma che fine avevi fatto?! Apri questa cazzo di porta e fammi salire.- La voce di Evelyn mi arrivò chiara, così pressai il pulsante che avrebbe aperto la porta d'ingresso del palazzo. Poi andai ad aprire la porta dell'appartamento e la lasciai socchiusa, così che appena fosse arrivata al piano giusto sarebbe entrata direttamente.
Tornai quindi nella mia stanza e mi infilai nuovamente sotto le coperte. Questa volta le alzai su fino alla testa, entrava ancora un po' di luce dalla finestra e mi dava fastidio.
Ovviamente non riuscii a rimanere in quella posizione ancora per molto. Nel giro di pochi minuti, Evelyn era già nella mia camera e mi tirava via le coperte. -Ma come? Ti sei già rimessa a letto? Su alzati. Dobbiamo preparaci. Ci attende la migliore serata della nostra vita.-
-Di cosa stai parlando?- Le chiesi con la vista ancora appannata.
-Sta sera ci incontriamo con Mark. O meglio. Noi usciremo, e guarda caso ci troveremo nello stesso bar che frequenta lui di solito.- A quanto pare aveva già organizzato un piano B. Ci era rimasta molto male quando, dopo la partenza di Tyler, mentre ero su un taxi per tornare a casa, l'avevo chiamata e le avevo confessato che Mark non si era fatto sentire. Non sopportava questo comportamento, mi aveva detto che noi quella sera saremmo uscite e ce la saremmo spassata, ma non immaginavo che questo avrebbe implicato un'uscita a sorpresa con Mark. Non conoscevo Evelyn, non sapevo quanto potesse essere subdola da questo punto di vista. Riusciva sempre ad ottenere quello che voleva. -Tu starai con me finché non arriva lui e io probabilmente raggiungerò il ragazzo dell'altra sera.- Rispose maliziosa.
-Quale? Quello con cui ti sei appartata?-
-Esattamente.- Mi guardò dritta in faccia, e vedendo che avevo uno stato pietoso mi tirò su. -Forza. Non abbiamo tempo da perdere.-
.....
Alle otto e mezza stavamo già scendendo dal taxi che ci aveva portato al famoso bar. Evelyn aveva organizzato tutto, eravamo venute senza auto perché così i nostri "cavalieri" avrebbero dovuto riaccompagnarci a casa di persona. Non che la prima volta Mark non lo avesse fatto, ma in questo caso era diverso. Lui non sapeva nemmeno che avremmo passato la serata insieme.
Io ed Evelyn cominciammo a bere subito, e dopo quasi un'ora che Mark non si era ancora fatto vivo, cominciai a guardarmi in giro.
La vista era già appannata, vedevo tutto sfocato, ma, nonostante questo, riuscii a distinguere una figura familiare in fondo al bar. Mi sembrava che stesse guardando nella mia direzione, ma forse era solo impressione mia. Inizialmente pensai fosse proprio Mark, ma non aveva gli stessi capelli biondi, pertanto, distolsi lo sguardo, alla ricerca del ragazzo che aspettavo, ma niente, non si vedeva da nessuna parte.
"E se proprio questa sera non verrà?" Ricordo di averlo chiesto alla mia amica, ma lei era certa che sarebbe arrivato, solo non sapeva quando.
Pochi minuti dopo mi irrigidii quando sentii che una mano si posava sulla mia schiena. Il sottile strato di tessuto del mio vestito non mi impedì di provare un brivido che mi percorse per tutto il corpo, era qualcosa di sconosciuto, e temevo che non fosse nulla di buono, ma la mia scarsa lucidità non mi permetteva di ragionare al meglio. Così non mi sottrassi al tocco di Mark quando si avvicinò per salutarmi e poi mi si sedette accanto.
Ricambiai il saluto, e prima di concentrami, almeno come potevo, su di lui, mi voltai un attimo dall'altra parte. Evelyn si già dileguata, probabilmente appena aveva intravisto Mark dirigersi verso di noi e si era allontanata con discrezione. Io non me ne ero nemmeno resa conto.
Tornai a guardare Mark e gli rivolsi il miglior sorriso che potessi fare, lui probabilmente si accorse che avevo bevuto più del dovuto e portò le sue labbra al mio orecchio, come per farsi sentire solo da me, anche se vicino a noi non c'era nessuno che avrebbe potuto udire le sue parole. -Stai bene, amore? Forse hai bevuto troppo non credi?- Sentendo che mi aveva chiamato amore mi irrigidii, non ero abituata a sentirmi soprannominare in quel modo, tanto meno da uno sconosciuto, in fondo cos'era Mark per me? Potevo dire di sapere qualcosa su di lui? No. Quasi tutto di lui mi era oscuro, in particolar modo le sue vere intenzioni.
Cercai comunque di concentrami per rispondergli. -Credo di sì.- Mi sentii dire, ma non sono certa di come fui capace di articolare quelle poche parole.
-Oh. Sì certo. Però io sono arrivato soltanto adesso e non ho avuto il tempo di divertirmi con te, non come l'altra volta.- Non riuscivo a capire il senso delle sue parole, era tutto così confuso, e più tempo passava peggiore sembrava diventare la situazione.
Cercai di chiedere un bicchiere d'acqua al barista e credo che lui avesse afferrato l'ordine, ma non ne sono certa, Mark non mi fece rimanere abbastanza per verificarlo.
-Che ne dici se usciamo un po', a prendere una boccata d'aria? Magari poi ti senti un po' meglio.- Chiese lui. Come se fosse stata mia la decisione.
Io ricordo di aver fatto di no con la testa, di aver tentato di spiegargli che con il bicchiere d'acqua che a breve avrei bevuto, mi sarei sentita subito meglio, ma lui non volle saperne. Mi afferrò per un polso e cominciò a trascinarmi verso l'uscita secondaria, quella che sapevo, portava ad un vicolo buio e sconosciuto.
Tentai di fare resistenza, ma era logico che nella mia situazione non ne ero capace, soprattutto considerando i miei tacchi vertiginosi. Era già un miracolo che riuscissi a stare in piedi.
Quando arrivammo fuori, una ventata d'aria gelida mi colse impreparata. Nonostante fossimo ancora in piena estate, di notte stare con addosso un semplice vestitino corto non bastava.
Appena fummo fuori, Mark mi spinse contro un muro, mi circondò con le sue braccia e spinse il suo corpo contro il mio. A quel punto mi resi conto di quello che stava succedendo, una scarica di adrenalina mi attraversò e riacquistai una parte della mia lucidità.
Cominciai a lottare per staccarmi di dosso quel maniaco, ma mi era impossibile. -Lasciami in pace.- Tentai di supplicarlo quando capii che non sarei riuscita a fare niente. Le lacrime, calde, iniziarono a rigarmi il viso. Un paura folle e una rabbia cieca si impossessarono di me. Mi chiesi come avevo potuto anche solo credere a quello squilibrato. Ero furiosa con me stessa per essermi lasciata abbindolare tanto facilmente.
Più resistenza facevo, più lui sembrava eccitarsi, e stringeva la presa nei miei polsi, tanto da farmi male. Io mi sentivo così debole, non riuscivo a muovere un muscolo, ero impotente. E la cosa peggiore era che mi ero praticamente buttata tra le sue braccia, ero stata io ad accettare il suo invito, e poi ad andare in quello stupido bar in cui sapevo che ci sarebbe stato lui.
Mi sentivo così indifesa mentre lo pregavo di lasciarmi andare, mentre tra un singhiozzo e l'altro cercavo di fare appello alla sua umanità.
-Oh, no. Non posso lasciarti andare subito.- Rispose lui con voce eccitata e perversa mentre mi sfiorava la parte alta delle gambe con le sue luride mani. -Prima ci divertiamo un po', e poi ne riparliamo, che ne dici?-
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Salve gente! Sono finalmente tornata. So che è passato davvero tanto tempo dall'ultima volta che ho aggiornato, me sembra quasi un secolo, e per questo vi chiedo scusa. Non ho proprio avuto tempo nell'ultimo periodo, e dirla tutta anche ora che è arrivata l'estate mi sembra che la situazione non sia migliorata molto. Comunque sia ora sono qui e spero di non deludervi.
So che avrò perso molti lettori in tutto questo tempo, non che ne avessi così tanti, ma continuerò ad aggiornare quando posso, almeno per quei pochi che vogliono continuare a seguire la mia storia o per quelli che arriveranno in futuro.
Spero che il capitolo sia stato abbastanza intrigante, ho deciso di aggiungere qualcosa che avrebbe smosso un po' la storia, ma sta a voi giudicare, e magari fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima :):)
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