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Capitolo 21

Tornai a casa solo dopo aver fatto un altro giro, e quando arrivai erano già le dodici e mezza.

Salii le scale lentamente. Non avevo alcuna fretta, ero sicura che Tyler non sarebbe arrivato prima di un'altra ora, proprio come aveva fatto il giorno precedente.

Mi sorpresi, quando, aprendo la parte, trovai Tyler e Kyle seduti in cucina a mangiare. Avevano in mano delle bacchette, che utilizzavano per mangiare il sushi che probabilmente avevano ordinato.

-Ehi, Sarah. Finalmente. Era ora che tornassi a casa.- Evidentemente Kyle era in vena di scherzare.

-Divertente.- Risposi io posando le chiavi nel mobiletto accanto alla porta d'ingresso. -Non è così tardi. E poi sono stata in giro solo per qualche ora. A casa non avevo niente da fare, mi sarei sola annoiata.-

-Lasciala in pace Kyle.- Gli disse Tyler, come un genitore che riprende un figlio per essere stato maleducato. A quell'immagine un espressione divertita mi spuntò sul viso.

-Cos'hai da ridere tu?- Ribatté Kyle visibilmente irritato, non ha mai sopportato quando qualcuno ride di lui.

-Niente, lascia perdere.- Dissi io avvicinandomi a loro a sedendomi accanto a Tyler. -Passatemi qualcosa da mangiare, che ho fame.-

Tyler mi allungò una scatoletta e due bacchette. Appena l'aprii fuoriuscì del vapore. Menomale, era ancora caldo.

Non avevo mai mangiato del sushi prima di allora, e si vedeva, ma non soltanto da come tenevo le bacchette. Il pesce crudo ha un gusto particolare, non posso dire di esserne mai andata pazza, ma adesso quasi mi piace, anche se forse questo lo devo all'abitudine. Non mi piace mangiare sempre le stesse cose. E poi c'è anche un altro motivo se lo mangio abbastanza spesso, o meglio, a causa di una certa persona...

Comunque quel giorno lo mangiai forzata, solo perché stavo morendo dalla fame. Tyler e Kyle, vedendo la mia espressione leggermente disgustata quando ingoiavo un boccone, si scambiavano sguardi complici e poi scoppiavano in sonore risate.

-Non c'è assolutamente niente per cui voi possiate ridere.- Dissi io stanca, ad un certo punto, ma non avrei dovuto aprire bocca. Ero ancora nauseata, e mi resi conto di avere ancora la fronte corrugata. Così mi unii alle loro risate, e sfinita dal quella cosa la allontanai da me.

Poi mi alzai, andai verso il frigo, presi del succo d'arancia e mi riempii il bicchiere. Dovevo assolutamente togliere quel sapore sgradevole dalla mia bocca.

Solo quando finimmo di pranzare mi sentii sollevata. Tyler se ne accorse e decise che era il momento giusto per farmi una domanda. -Allora, dove sei stata tutta la mattina?-

-Ho fatto un giro per la città, poi mi sono fermata in un caffè e ho trovato lavoro.-

-Veramente? È perché avresti cercato lavoro? Ti avevo già detto che posso permettermi tutto quello che hai preso, non c'era alcun bisogno che cercassi un lavoro...- Cominciò Tyler, apprensivo come sempre.

-Tyler, per favore. Se vuole lavorare lasciaglielo fare.- S'intromise Kyle, schierandosi per una volta dalla mia parte.

-Ma non ne ha bisogno. Non vedo perché dovrebbe lavorare se non ci servono soldi...- Continuò lui imperterrito.

-Non è tanto per il fatto di denaro.- Dissi io. Anche se in parte era questo il motivo, non mi andava di chiedere sempre soldi a lui quando mi servivano. -Non ho niente da fare qui. Non ho ancora molti amici. Qui non conosco nessuno. Ho pensato che lavorare in una caffetteria era il modo migliore per ammazzare il tempo, conoscere nuova gente, e cercare di capire come funziona la vita in città. È anche un modo per adattarmi.- Terminai il discorso con la speranza di essere stata abbastanza convincente. In fondo avevo detto la verità, anche se avevo tralasciato una piccola parte, quella che in realtà era la motivazione principale a dirla tutta.

-Visto, Ty? Sarah è riuscita ad elencarti tante motivazioni più che valide, quindi adesso puoi anche lasciarle fare quello che vuole, non credi?- Kyle aveva parlato ancora una volta, per evitare che Tyler continuasse con la sua immotivata iperprotettività. Immotivata almeno considerando la situazione.

-Sì, hai completamente ragione.- Disse parlando quasi fra sé. Poi si rivolse a me. -Scusa se ti ho attaccata in quel modo prima, dovresti poter fare quello che vuoi, dovresti poterti sentire libera. E invece ti impongo delle cose assurde...-

-Non fa niente.- Risposi io sincera. -In fondo ti stavi soltanto preoccupando di me, e ne sono lieta, ma non sono più una bambina.- Cercai di essere il più delicata possibile, non volevo che se ne facesse una colpa anche quando non c'era il motivo.

-Lo so.- Mi guardò con gli occhi tristi e malinconici. -Lo so. È solo che ci devo fare l'abitudine. Non ricordo più cosa significa avere una sorella minore, e soprattutto non so come comportarmi se lei è già praticamente un'adulta. Ogni volta mi viene una rabbia a pensare che avremmo potuto crescere insieme e capire come comportarci, ma non è stata colpa tua. E solo quando mi rendo conto che è già una fortuna averti qui, con me, che ogni rancore sparisce. Comunque sia ti prometto proverò a capire come comportarmi con te, quando essere protettivo e quando lasciarti le tue libertà.-

Era il massimo che avrei potuto sperare. E mi bastava. Mi sarei accontenta di tutto pur di averlo accanto, anche con i suoi difetti.

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Salveee! Bella gente, so che il capitolo è corto e noioso, ma nel prossimo succederà qualcosa di diverso, o almeno spero che possa piacervi. Non ho molto da dire, semplicemente vi ringrazio che continuate a leggere la mia storia. Vi invito, come è mio solito, a votare e commentare.
Alla prossimaa.:)

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