Capitolo 14
Izuku aveva voluto tornare a casa con il corvino di corsa dopo la visita dei due ex compagni di classe. Il solo aver parlato con loro lo aveva fatto arrabbiare così tanto che faceva fatica a contenere il quirk che ogni tanto si attivava rilasciando delle fruste che andavano a scioccare con forza a terra spaventando i passanti che camminavano loro affianco.
Shota lo portò immediatamente a casa vedendo come il compagno fosse alterato.
Arrivati all'abitazione dentro i confini della Yuei, parcheggiò la macchina e avviandosi all'ingresso seguendo il ragazzo che stava rilasciando dei lampi verdi attorno a sé, aprì la porta di casa facendolo accomodare dentro, mentre Izuku con movimenti automatici si leva le scarpe per poi fiondarsi sul divano, lanciandosi su di esso a pancia in giù, il volto diretto verso il grande cuscino che era diventato suo, appropriandosene quando lo aveva visto una delle prime volte.
Un urlo venne soffocato dal cuscino mentre il corvino gli si avvicinava per sedersi accanto a lui e posare la mano tra i suoi capelli ribelli, accarezzandoglieli con mano leggera.
«Non devi piangere per loro, non ne valgono la pena.» disse il maggiore cercando, afferrando le spalle del minore e sollevandolo, di sollevarlo per guardarlo in volto.
«Non sto piangendo, sono infuriato.» rispose Izuku alzandosi in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro per il salotto in cui adesso si poteva vedere dei piccoli tocchi lasciati dal suo passaggio, qualche foto di loro due insieme, più una di Inko che sorrideva felice.
Solo quei piccoli oggetti che ora lo legavano al maggiore rasserenarono un po' il minore che con un grosso sospiro lasciò scivolare via la rabbia prima di lanciarsi tra le braccia di Shota che lo accolse con un sorriso.
«Non avevano diritto di venire a parlarmi dopo quello che mi hanno fatto. Io non li voglio più vedere...» sussurrò affondando il volto nella spalla del maggiore che lo strinse a sé con più forza.
«Non lo dovrai fare, se è quello che vuoi, ma mi chiedo se sia la cosa giusta.» rispose il corvino facendo sussultare il ragazzo che si staccò quel tanto per poterlo guardare in volto.
«In che senso?»chiese alzando un sopracciglio sorpreso di quelle parole.
«Nel senso, sei sicuro che sia la cosa giusta? Vuoi veramente lasciare tutto questo in sospeso?» Izuku provò ad intervenire, ma una mano del maggiore si posò sulle sue labbra per interromperlo, «Non ho mica detto che devi perdonarli o tornare ad essere loro amico, ma non è il caso che risolvi questa situazione? Anche con gli altri membri della classe?»
Il verdino non sapeva cosa dire, più di una volta si era chiesto come sarebbe andata a finire tutta quella questione con loro se solo avesse tirato fuori un po' di coraggio in più e li avesse affrontati tutti a dovere spiegando cosa fosse successo realmente, ma alla fine aveva sempre accantonato certi pensieri troppo dolorosi, in un angolo remoto della sua mente mentre continuava la sua vita nella disperazione di cui non riusciva a liberarsi, almeno non fino all'arrivo di Shota.
«Non lo so...io avrei voluto che le cose fossero andate diversamente e mi sono chiesto cosa sarebbe successo se avessi reagito al posto di subire, ma ormai non serve a nulla piangere sul latte versato. Voglio solo andare avanti e vivere la mia vita al meglio.» disse con un sospiro fissando il muro assorto in una qualche fantasia, «Voglio solo vivere la vita per com'è adesso, con te e dopotutto non credo che avrei mai trovato la felicità se tutto fosse andato bene con loro.»
«Io credo che invece un giorno o l'altro ci saremmo incontrati di nuovo e tutto questo sarebbe sbocciato comunque.» rispose Shota voltando il volto del più piccolo in modo che i loro sguardi s'incrociassero, «Io voglio credere che questo fosse destino.» e si spinse in avanti per posare le labbra su quelle del verdino che ricambiò il bacio con dolcezza, ma trasformandola ben presto in qualcosa di più spingendo la lingua nella bocca dell'uomo.
Il corvino si lasciò andare invadendo la bocca di Izuku con la propria lingua, ingorda di lui e del sapore che gli stava facendo perdere la testa.
Un gemito del minore e Shota lo fece sdraiare sul divano per sormontarlo con il suo corpo, pronto per farlo suo in tutti i modi possibili. Pronto a cancellare il ricordo di quell'appuntamento rovinato.
Le mani di entrambi scorrevano sul corpo dell'altro con voracità, mentre il bacio si faceva quasi disperato.
Shota stava per spostare il loro momento di passione al piano di sopra dove vi era la camera da letto, quando sentì suonare il campanello di casa.
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