Capitolo 13
Dopo quel giorno in cui Izuku si era concesso a colui che non solo gli aveva salvato la vita, ma che aveva riportato la felicità in quell esistenza che credeva priva di qualsiasi voglia di gioia, cambiò tutto.
Ogni giorno in cui sapeva che il professore fosse libero, correva da lui e insieme si rinchiudevano in quella casa che aveva cominciato a sapere di loro.
Shota non riuscendo più a stare senza il verdino, lo aveva convinto a portare delle sue cose a casa propria, in modo da avere qualcosa di suo sempre sott'occhio, così da non cadere nello sconforto alla sua lontananza.
«Shota, non è un po' strano che un studente porti dei suoi vestiti a casa del proprio sensei?» gli aveva chiesto Izuku con un borsone in mano contenente un po' di tutto, anche dei libri da leggere.
«Io non vedo nessuno studente qui.» disse in risposta il maggiore con un sorriso furbo che venne ricambiato dal verdino.
Così ben presto la casa in cui Shota aveva vissuto da solo per troppo tempo, si era animata dei sorrisi di Izuku, dei suoi borbottii e dell'amore che ogni qualvolta si scambiavano.
E fu così che quando alla fine il più giovane compì diciotto anni, tutta la sua vita e le sue cose presero il giusto posto in quel luogo che ormai era diventato anche casa sua. Ovviamente con la benedizione di Inko che si rallegrò per la ritrovata felicità del figlio.
Era la sera del suo compleanno e Shota aveva ben pensato di portarlo a cena fuori per festeggiare, ma anche per chiedergli ufficialmente di vivere insieme, anche se a dire il vero ormai ci viveva da ben prima che quel giorno arrivasse.
Stavano passeggiando felici per strada dopo che il corvino gli aveva consegnato le chiavi di casa e il minore ci stava giocando felice stretto al petto del maggiore, quando sentì qualcuno che gridava il suo nome.
Aveva riconosciuto subito di chi fosse la voce e il panico aveva cominciato a serpeggiare in lui, facendogli spalancare gli occhi per la paura e tremare le mani.
Shota se ne accorse subito, cingendolo a sé con entrambe le mani mentre colui che lo aveva chiamato si avvicinava a loro con negli occhi una sincera sorpresa.
Mai aveva visto quello sguardo negli occhi del suo professore e il furore che essi trasmettevano gli fecero rizzare i capelli sulla nuca.
«Di cosa hai bisogno Kirishima?» chiese il maggiore stringendo più forte Izuku che stava cercando di trattenere le lacrime.
Dietro al rosso vi era Katsuki che lo stava tenendo per l'orlo della maglietta.
«Sono qui per parlare con Midobro.» disse Eijiro mantenendo il contatto visivo con il suo sensei che lo stava fulminando.
A Katsuki venne in mente un unico pensiero notando come il maggiore stava fissando il suo compagno: "Se gli sguardi potessero uccidere..."
«Non credo che sia il caso, in più, come ti permetti di chiamarlo con così tanta confidenza?» e voltò le spalle al suo studente prendendo per mano il suo compagno che gli riservò un sorriso dolce che ricambiò all'istante.
«Izuku...» questa volta era stato Katsuki a chiamarlo, «Per favore...»
Izuku sentendosi chiamare da colui che aveva inseguito per tutta la vita, da colui su cui aveva fatto più affidamento, ma che alla fine lo aveva tradito, si fermò di colpo con la rabbia che gli scorreva nelle vene e si voltò.
Percorse quei pochi passi che li separavano e con uno sguardo pieno di furia gli lanciò uno schiaffo che gli fece voltare il capo verso la sua destra.
«Non mi parlare più.» urlò il verdino al biondo dai cui occhi cominciarono a scendere lacrime silenziose, «E tu non ci provare neanche.» disse rivolto al rosso che si stava avvicinando.
Detto questo, Izuku si voltò per tornare da Shota che lo aspettava a braccia aperte in cui lui si fiondò.
«Mido...Izuku ci dispiace.» disse ugualmente Eijirou tenendo per la vita il proprio compagno il cui volto si andò ad incastrare tra la spalla e il collo.
«Dovevate pensarci prima.» non si voltò neppure per rispondere loro avviandosi poi con Shota lontano dai due ragazzi che li fissavano stupiti.
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