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Capitolo Uno - Trevor Davies

Trevor

Sto camminando a passo svelto verso il mio armadietto per impedire a quella faccia di merda di rovinarmi anche questo sabato mattina.

"Davies" - sento sghignazzare Wright dietro le mie spalle con il suo amichetto Colin, tutto muscoli zero cervello.

"Che cazzo vuoi Wright?" - abbaio nel contempo che prendo il mio libro di fisica e sbatto l'armadietto alle mie spalle, sul quale mi ci appoggio sopra, cercando di mantenere la calma.

"Mi stavo chiedendo" - si strofina le dita sul mento mentre finge di pensare - "non è che conosci qualche bella biondina che potrebbe venire al Ballo d'Inverno con me?" - mi chiede, squadrandomi da capo a piedi con il suo solito ghigno sul volto e il suo atteggiamento di superiorità.

"Mi stavo chiedendo" - lo imito - "troverai mai una donna che riuscirà a sopportare la faccia da cazzone che ti ritrovi?" - ringhiò e lo spingo indietro, provocando il silenzio generale del corridoio.

Come al solito quelli al centro dell'attenzione eravamo noi e la cosa non mi dispiaceva per niente.

Mi passo una mano fra i capelli, ancora un po' umidi dovuti alla doccia fredda che ho fatto stamattina per affrontare l'ultimo giorno di scuola della settimana.

Gli do una spallata e mi avvio verso l'aula di fisica, ignorando completamente il suo sguardo ardente di vendetta.

Non vedo l'ora di rivedere il faccino intimorito della Finch penso tra me e me mentre prendo posto all'ultimo banco vicino ad una ragazza dal viso familiare.

La vedo irrigidirsi non appena si accorge della mia presenza.

Trevor Davies come compagno di banco? Beh non pensavo fosse così male - penso.

La ragazza dai capelli castani colpisce per sbaglio il banco con la gamba, facendo cadere un piccolo diario nero.

Tento di raccoglierlo ma le nostre dita di scontrano e una scarica elettrica mi percorre la schiena.

Cosa cazzo è stato?

Le mie iridi azzurre incontrano le sue e lei, al contrario delle mie aspettative, sembra quasi infastidita dalla mia presenza.

Noto subito che i suoi occhi hanno un colore particolare: un verde smeraldo che mi incanta per qualche secondo intanto che lei cerca di riprendere posto sulla sedia, facendo aderire bene la schiena allo schienale.

Rido tra me e me pensando a quanto sarebbe divertente scoprire perché questa ragazza prova un senso di disgusto nei miei confronti al contrario di tutte le altre sue coetanee.

Chissà cosa si nasconde sotto quel maglioncino blu e quei jeans di una taglia più grande del dovuto.

Il suo comportamento non mi è nuovo perché molte ragazze inizialmente cercano di fingersi forti ed impassibili ma c'è qualcosa negli occhi di questa ragazza che non riesco a decifrare.

Mi limito ad appoggiare i gomiti sul banco, sorreggendomi il viso sul palmo della mano destra.

La bidella fa la sua entrata nella stanza annunciando che la signorina Finch non sarà presente questa settimana per problemi familiari.

È da un anno che mi chiedo perché questa professoressa, a differenza dalle altre, prova timore nei miei confronti ogni volta che mi è vicina, come se temesse che potessi farle qualcosa. Ogni volta che mi avvicino alla cattedra le mani le tremano e gli occhi sono fissi sul pavimento.

Presumo sia per il mio fascino.

La signorina Cole entra in classe facendo cenno con il capo alla bidella che può tornare a farsi gli affari suoi alla macchinetta del caffè.

"Bene ragazzi, questa settimana sostituirò la professoressa Finch" - dice scrutando ognuno di noi mentre spinge verso il basso i suoi occhiali dalla montatura nera.

Passo tutta l'ora di fisica a disegnare su un pezzo di carta mentre guardo di sottecchi la ragazza al mio fianco, la quale imperterrita continua a tirarsi dietro all'orecchio un ciuffo castano troppo grande per restare dietro a quell'orecchio così minuto e grazioso.

Ma cosa sto dicendo?

Quasi mi diverte vedere l'effetto che faccio alle ragazze. Sono così patetiche. Faccio un sorriso e le vedo sciogliersi.

Con questa ragazza misteriosa invece è diverso.

Fino ad ora è come se stesse cercando di costruire un muro tra di noi per evitare di cadere ai miei piedi come le altre.

Suona la campanella e in pochi secondi mi ritrovo già nell'aula di francese con il mio migliore amico Chase.

Passiamo la mattinata a parlare del Ballo d'Inverno e al fatto che come gli altri anni, nessuno mi avrebbe convinto ad andarci. Specialmente perché per partecipare devi accompagnare una ragazza, e io non ce l'ho, ne l'avrò mai. Le donne servono solo ad una cosa: il sesso. Veloce e piacevole. Nulla di serio.

Ma Chase essendo il mio migliore amico mi conosce fin troppo bene, quasi più di me. Tocca un tasto che non avrebbe dovuto toccare e in pochi secondi lui è a terra sotto di me e la professoressa mi sta urlando di fermarmi, anche se non sto facendo nulla se non trattenendo sotto di me il mio migliore amico.

"Forza Trev, picchiami, così quando sarai in presidenza avrai tutto il tempo per pensare a..." - non fa in tempo a finire la frase che il mio pugno incontra il suo mento e due braccia mi trascinano via dall'aula.

Sono ormai dieci minuti che aspetto fuori dall'ufficio della preside e purtroppo, come previsto da Chase, i ricordi assalgono la mia mente.

Mio padre lasciò me ed Emily, mia sorella, cinque anni fa. Il giorno in cui morì gli feci una promessa e non intendo deluderlo per nessun motivo al mondo.

"Trev, figliolo" - mi disse facendo fatica a buttare fuori le parole come se stesse ammettendo qualcosa a se stesso - "sono andato al Ballo d'Inverno del Watson High School con tua madre e quello stesso giorno lei mi promise che mi avrebbe amato fino alla fine dei nostri giorni, ma come ben sai la mamma ci ha abbandonati e non ha mantenuto la sua promessa. Devi promettermi che quando troverai la ragazza giusta e sentirai di non poter vivere senza di lei, le chiederai di andare al ballo con te e amala fino alla fine dei tuoi giorni"

"Ma come farò a capire se sarà quella giusta?" - gli chiesi confuso.

"Figliolo, quella giusta sarà quella che avrai difficoltà a conquistare, quella per cui dovrai lottare contro tutti e innanzitutto contro te stesso.
Non dovrai mai smettere di combattere per lei.
Ricorda Trev, mai smettere di lottare per ciò che si vuole" - un lacrima gli rigò il viso - "e ricorda che il papà sarà sempre al tuo fianco anche se tu non potrai vederlo."

Da quel giorno iniziai ad imparare a giocare con le ragazze. Era l'unico modo che mi permetteva di capire chi fosse quella giusta.

Passarono dieci minuti e ripensai alla mia compagna di banco di fisica che sembrava quasi infastidita dalla mia presenza.

Potrebbe essere interessante riuscire a conquistare anche lei, che si finge più forte delle altre.

"Davies, vuole un caffè o ha intenzione di entrare?" - mi fissa infastidita la segretaria che ormai vedo più spesso di casa mia.

"Bene, bene, bene, cos'hai fatto oggi Trevor? Non ne posso più di vederti" - mi dice la preside mentre prendo posto sulla sedia di fronte alla sua cattedra.

"Mi hanno provocato ed io ho reagito" - rispondo con noncuranza.

"Tre giorni di punizione, anzi no, ho un'idea migliore. Claire!"

"Si?" - risponde l'acida segretaria mentre entra nella stanza con dei fogli protocollo in mano.

"Che ne dici se per punizione il nostro Davies dovrà essere la guida di uno dei nuovi studenti al Watson High School?" - chiede la preside alla segretaria che in tutta risposta fa un cenno di approvazione col capo.

"Assolutamente no!" - urlo alzandomi e sbattendo le mani sulla cattedra - "io sono al secondo anno, non posso farlo, questo è un compito di quelli del quarto anno" - puntualizzo.

"Sono sicura che te la caverai" - risponde la preside mentre la segretaria mi porge un fascicolo tra le mani.

Chelsea Wright.

Non può essere! Non è possibile!

Josh ha una sorella?

Esco sbattendo la porta e mi incammino verso la mia Maserati pronto ad abbandonare questo posto. Mi scontro contro qualcosa, o meglio qualcuno, e mi ritrovo una ragazza stupenda tra le gambe.

"Beh questa mi è nuova, nessuna a mai provato a farsi notare così da me" - dico sorridendo mentre le porgo la mano per aiutarla ad alzarsi e non appena alza lo sguardo la riconosco.

È lei, la ragazza di fisica.

"Scusami, non ho visto dove stavo camminando" - mi risponde mordendosi il labbro dal nervoso mentre si limita a guardarsi i piedi.

"Comunque dato che ora siamo compagni di banco a fisica, mi presento. Io sono Trevor Davies" - le porgo la mano ma lei mi guarda quasi con stupore, con un sopracciglio alzato e gli occhi leggermente socchiusi.

"Pensi che non sappia chi sei?"

"Bene, vedo che la fama ha preceduto il mio nome" - sogghigno divertito - "Tu sei?"

"Io?" - la vedo irrigidirsi di colpo - "sono in ritardo, devo tornare a casa, scusami" - fa per incamminarsi ma la blocco prendendole il polso.

Forse lo faccio troppo bruscamente o forse è solo lei che è di cattivo umore ma si gira e fissa prima la mia presa, poi il mio volto, e giuro che se i suoi occhi potessero uccidere, io a quest'ora sarei già steso sotto terra.

Lascio la presa e la fisso.

"Posso almeno sapere come ti chiami?" - urlo mentre la vedo allontanarsi a passo svelto.

"Chelsea, mi chiamo Chelsea"

Arrivo a casa e la mia piccola Emily fa il suo ingresso cinque minuti dopo di me.

"Buongiorno Trev" - mi sorride come fa sempre prima di lasciarmi un bacio sulla guancia.

"Buongiorno sorellina, com'è andata a scuola?" - le chiedo mentre metto le lasagne di ieri nel microonde.

"Bene, piuttosto mi spieghi perché sei uscito prima nell'ora di francese? Chase mi ha detto che ti sei incazzato e casualmente l'ho ritrovato con il mento rosso e gonfio quando ho distolto l'attenzione dal telefono per dedicarmi al suo racconto" - incrocia le braccia sotto il seno, come è suo solito fare, quando cerca di rimproverarmi e assottiglia gli occhi per incutermi terrore, ma fallisce miseramente.

"Da quando parli con Chase?" - le chiedo sviando la domanda.

"Da quando ho imparato a gattonare forse?" - mi dice fulminandomi con lo sguardo - "Quindi mi rispondi o no?"

"Okay" - sbuffo esausto di inventare scuse - "mi ha rotto le palle parlando del Ballo d'Inverno e poi..."

"E poi?"

"Ha nominato papà."

"Oh Trev" - sospira abbracciandomi da dietro.

"Devi ricordare che lui è sempre accanto a noi, per proteggerci, anche se noi non possiamo vederlo" - mi dice rassicurandomi mentre crea dei cerchi immaginari sulla mia schiena con le dita.

Emily ha solo un anno in meno di me ma resta sempre la mia piccolina.

È l'unica donna che conta nella mia vita e la proteggerò fino alla morte, forse perché in un certo senso lei è stata la mamma che non abbiamo avuto e di questo non potrò mai ringraziarla.

•MySpace•
Hey! Bene ora possiamo iniziare con le domandine spietate che vi faranno venire mille dubbi ed incertezze nel corso della storia.
Cosa pensate che nasconda Chelsea? Perché era di fretta?
E Trevor che perde facilmente la calma? Dio mio, bevi una camomilla!
Vi ricordo di cogliere tutti i particolari di questa storia perché quello che tralascerete sarà invece ciò che vi aiuterà a capire tutto in futuro.
Ci vediamo domani con il prossimo capitolo, un bacio.
Sab💘💓💕💖💞💗

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