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XVI. MOSTRO

«Just because something is not perfect does not make it any less worthy of love.»
DAPHNE BRIDGERTON

12 luglio 2022, Principato di Monaco 🇲🇨

Stridio di freni sull'asfalto, imprecazioni, il rumore di un orecchino che cade sul pavimento rimbalzando una, due, tre volte sotto lo guardo attento di Clarice. Sospira, accovacciandosi per raccoglierlo. Con un gesto veloce lo infila nel buco osservando la finestra del bagno aperta. La chiude, provocando un tonfo non indifferente, lasciando fuori il rumore della strada.

Infine, torna davanti allo specchio aggiustando la scollatura del suo vestito nero prima di sciogliere i capelli e lasciarli cadere, dolcemente, sulle spalle. La sua figura, pallida e stanca, le appare quasi più luminosa contornata da tutti quei gioielli che luccicano e splendono per lei.

Ma lei è distante, ancora bloccata lì.

Scuote la testa cercando di scacciare quel suono dalla sua mente. La macchina di Charles che scivola sull'asfalto colorato, il fumo bianco che si crea attorno a lui, lo sconto contro il muretto.

Are are you ok?

I cannot find throttle!

Now at 0%

Il respiro pesante, affannato, rumoroso di Charles attraversa le cuffie mischiandosi con il suo. Clarice cerca aria, il suo cuore batte veloce pulsandole persino nelle orecchie, il tempo sembra scandito dai respiri del pilota Ferrari.

NOOOOOOOOOOOOO!

Poi tutto si ferma, un grido di frustrazione esce dalle labbra rosee del pilota. Clarice sussulta, imprimendo nella sua mente quel suono disperato. Il suo cuore perde qualche battito mentre Lorenzo poggia il braccio sulle sue spalle.

Chiude gli occhi e, quando li riapre, la sua immagine riflessa è sempre la stessa. L'urlo di Charles è ancora impresso dentro di lei, lo può sentire mentre distrugge la sua anima in tanti piccoli pezzi.

<Orchidee e girasoli> esclama Arthur, entrando senza nemmeno chiedere il permesso, interrompendo così quel ricordo. Appoggia i mazzi di fiori sul lavandino <Clarice, questa casa sta diventando un fioraio>.

Max, dopo il Gran Premio di Silverstone, ha iniziato a spedirle fiori per farsi perdonare. La monegasca ha tentato di fermarlo, ma a quanto pare le sue richieste non sono state accolte.

Lentamente si avvicina assaporandone il profumo delicato, si sofferma sui bigliettini apposti su entrambe i mazzi, leggendoli in silenzio.

"L'orchidea è il fiore più elegante, rappresenta bellezza, raffinatezza, passione, e amore. In oriente simboleggia la purezza dei bambini, mentre in occidente comunica alla persona a cui la si dona che è fondamentale per la nostra vita, come tu lo sei per me.
Emilian"

<Si firma ancora Emilian> nota, piegando il bigliettino su se stesso. Lo terrà, depositandolo nella scatola che utilizza per conservare ogni pensiero che le viene dedicato.

Arthur scuote la testa <Almeno ci rende la vita più facile con Lolo e per fortuna che a mamma l'hai detto> si lamenta, stanco di quella situazione. La minore annuisce distrattamente prendendo tra le mani il mazzo di girasoli.

<Beh, dopo svariati tentativi, finalmente ti ha regalato i tuoi fiori preferiti> le fa notare il fratello, mentre lei si avvicina al bigliettino.

"Pour ma princesse.
Je t'aime mon bijou.
Votre Bibou."

<Sono da parte di Charles> confida, lasciandosi scappare una piccola risata <Ma se continua a mandarmi fiori prima o poi ci arriverà>.

Il fratello la osserva facendo scorrere il suo sguardo lungo il vestitino nero, a maniche lunghe, che indossa <Esci sta sera?> domanda, posando i suoi occhi sul suo volto.

Clarice annuisce <Si, vado fuori a cena con Charles> spiega, avvicinandosi alla scarpiera per prendere un paio di tacchi neri <Ti dispiace?>.

<No, anzi dopo la gara di domenica penso ne abbia davvero bisogno> si limita a rispondere osservandola mentre si infila le scarpe e si guarda, per l'ultima volta, allo specchio.

<Sei bellissima puce, davvero> la rassicura, facendo un passo verso di lei. Nonostante il viso stanco e distrutto, la sua bellezza traspare allo stessa maniera di sempre, insieme a quel dolore che non riesce a nascondere, non a lui.

Clarice sorride afferrando il telefono abbandonato sul lavandino <Ti va se faccio una storia?> domanda, aprendo l'applicazione di Instagram.

<Vai> risponde, allungando un braccio verso di lei stringendo così il suo collo <Anzi taggami> aggiunge, poco prima che lei scatti.

<Mio fratello sta cercando di strozzarmi prima del mio appuntamento> legge, ad alta voce, mentre digita velocemente sulla tastiera.

Arthur alza gli occhi al cielo <Si, così Max la vede e si chiede con chi devi uscire> le fa notare sciogliendo quella specie di abbraccio <Per fortuna non ti importa eh>.

<Senti, voglio farlo soffrire un po'> ribatte, postando finalmente la storia. Il telefono del fratello emette un suono ricevendo la sua notifica. Arthur sbuffa, ma poi la riposta con tanto di cuoricino.

Vorrebbe continuare il discorso, ma il cellulare di Clarice si illumina facendo comparire il nome di Charles sullo schermo. La ragazza risponde avvertendolo che sta per scendere, poi chiude la chiamata prendendo con sé la piccola pochette.

<È arrivato, buona serata Tutur, divertiti con Carla> esclama sorridendo, mentre si guarda per l'ultima volta allo specchio aggiustandosi i capelli

Il fratello che alza una mano in segno di saluto, aprendole la porta del bagno per farla passare.

<Merci> mormora, liberando finalmente il bagno ad Arthur che può iniziare a prepararsi per la sua di serata.

Poco dopo, seduta sulla terrazza del ristorante preferito di Charles, si gode la vista mozzafiato che Montecarlo le offre. Nel mentre il fratello, di fronte a lei, continua a parlare dell'errore commesso durante il gran premio francese.

Come pilota e come persona, solitamente, tende a colpevolizzarsi più del dovuto soprattutto se ha sbagliato per via della sua impazienza.

Il mondiale è ancora aperto, ma Clarice sa perfettamente che a vincerlo non sarà il pilota della Ferrari. Le è bastato poco per comprendere, la RedBull ha un'organizzazione migliore mentre il team di Maranello è troppo incasinato e a suo fratello manca ancora qualche tassello per diventare campione.

Tassello che Max, invece, ha trovato e non sembra voler perdere facilmente. Il suo obbiettivo è quello di vincere il secondo mondiale consecutivo e, nonostante a Clarice faccia male ammetterlo, è molto vicino a realizzarlo.

Solo che questo lei non sa come dirlo a Charles; il solo pensiero di quel team radio le spezza il cuore, non potrebbe mai raccontare ciò che pensa davvero, non ora per lo meno.

Ammettere che Max Verstappen è il pilota più forte al mondo, in questo momento, farebbe collezionare all'olandese l'ennesima vittoria. Sa come finirà, ma una piccola parte di lei spera ancora di vederlo perdere, sconfitto al suo stesso gioco.

<A cosa pensi?>

I suoi occhi si spostano su quelli del fratello scrutandolo attentamente. Non può dire la verità, non può di certo confessare che davanti a quella distesa azzurra pensa solo a due occhi, quelli di Max, e al fastidio che proverebbe nel vederli felici per l'ennesima vittoria.

<Ma alla fine, Tutur, l'ha vinta la partita di tennis o no?> domanda, cambiando totalmente discorso.

Charles scuote la testa divertito all'idea che ancora lei non lo sappia nonostante la lite che è nata proprio da quella partita.
<Ha perso, con onore però> risponde, lasciandosi scappare una piccola risata sul finale.

Lo sguardo della monegasca si addolcisce non appena nota le sue labbra distendersi in un sorriso. Finalmente è sereno, sembra lontano dalla frustrazione provata dopo l'incidente.

Quel secondo di felicità, però, dura ben poco. I suoi pensieri tornano al gran premio di Francia, sente di aver deluso la sua famiglia e i suoi amici che sono andati fin lì per sostenerlo. Il broncio sul suo volto si trasforma in una smorfia, la sua risata si ammutolisce.

<Charles> lo richiama.

Il ragazzo inchioda i suoi occhi su di lei e, prima che Clarice possa rispondere qualcosa sul torneo di tennis, pronuncia ciò che desidera dirgli da quando è entrato nel box e l'ha vista, a metà tra lo spaventato e il preoccupato.

<Excuse moi>

Scusa, per averla fatta venire fino in Francia.
Scusa, perché lei hai messo da parte la sua paura per venire a vederlo, ma non è servito.
Scusa, perché ha concluso la gara contro il muro quando potevo regalarle una vittoria.
Scusa, per averle fatto perdere tempo.

I suoi occhi lucidi aggiungono per lui tutte quelle parole che non pronuncia. In ogni gran premio è a cui Clarice ha assistito - per ora solo due - Charles non ha brillato e si sente palesemente in colpa per aver sfigurato così davanti a lei. Lei che si è impegnata e ha messo da parte la sua paura per esserci.

<Bibou, io sono immensamente fiera di te e non c'è nulla che tu possa fare per farmi cambiare idea> confessa, allungando una mano verso la sua <Ti ho tifato dal giorno zero e continuerò a farlo, sempre>.

Charles ricambia la stretta accarezzandole dolcemente il dorso della mano <Merci mon bijou> mormora, guardandola dritta negli occhi <La prossima gara a cui verrai non finirà così, te lo prometto>.
La sorella annuisce e vorrebbe rispondere, ma una notifica attira la sua attenzione.

maxverstappen1 ha risposto alla tua storia.

Clarice sblocca il cellulare lasciando Charles perplesso e decisamente curioso.

Con chi stai uscendo?
Ah, è solo Charles! Ho visto la sua storia.
Ci possiamo vedere dopo?
Ti aspetto sotto casa.
Devo parlarti.
Ti prego.

In Francia era stata brava, l'aveva evitato, era riuscita a non incontrarlo nemmeno una volta nonostante la sua insistenza nel volerle parlare.
Non può scappare per sempre, ma non sa come far capire a Max che lei, per ora, di questa storia non vuole saperne nulla.

<Ci sono problemi?> le domanda Charles, allungando il collo verso il suo cellulare. Clarice blocca lo schermo e scuote la testa, spaventata all'idea che lui possa scoprire la verità.

Il fratello alza un sopracciglio ed incrocia le braccia al petto <Fammi indovinare, Emilian giusto?> domanda, curioso di indagare l'umore per niente felice di Clarice ultimamente.
<Cosa succede? Ti ha fatto del male? Devo intervenire?>.

<No, non mi ha fatto del male Charlie, abbiamo solo litigato> afferma, cercando una scorciatoia per farsi aiutare lo stesso da suo fratello senza rivelare che, in realtà, stanno parlando di Verstappen <Lui ha una fidanzata, io l'ho scoperto, lui l'ha mollata, ma rimane il fatto che mi ha mentito>.

<Scusami, ma la vostra non era solo un'amicizia con qualche beneficio?>

Era. Perché lo era davvero, all'inizio, prima che Clarice ci finisse dentro con tutte le scarpe. Non può farci nulla se, ogni volta che lo vede, il suo cuore batte più forte. Non funziona come la corsa, non può controllarlo.

Va alle gare anche per lui, per dimostrargli che può farcela da sola, ma si ritrova puntualmente a dover ammettere a se stessa che sono le sue traiettorie perfette a tenerla incollata allo schermo e non riesce a farne a meno.

Non risponde alla domanda di Charles, semplicemente abbassa lo sguardo sul suo dolce e finisce di mangiarlo. Il fratello la guarda con preoccupazione, comprendendo cosa sta davvero accadendo.
<Oddio, ti sei innamorata> esclama, passandosi una mano sul volto.

<Anche se fosse così, è una cosa brutta?> la sua voce si fa più piccola, consapevole di essersi infilata in un grandissimo errore.

<Oh no, mon petit bijou, amare non è mai una cosa brutta> la rassicura Charles, allungando le dita verso la sua guancia <Ma Emilian ti sta facendo soffrire e questo non piace, per niente>.

<Tutti, prima o poi, soffriamo per amore, no?>

Il pilota sembra pensarci un po' su prima di annuire impercettibilmente <Si, ma non voglio che tu soffra> mormora, inclinando la testa di lato, ancora pensieroso.

<Allora aiutami, dimmi cosa devo fare> lo supplica, alla ricerca di un consiglio che nessuno in quel momento sembra poterle dare <Lui mi sta chiedendo di parlare, prova a chiedermi scusa da giorni ed io non so cosa fare>.

<Parlaci e, se mai la situazione dovesse diventare troppo pesante, mi chiami e ci penso io> le consiglia Charles, con un sorriso finale che lei non riesce a decifrare. Un misto tra la dolcezza che da sempre le riserva e la furbizia che lo caratterizza.

<Va bene Charlie> acconsente lei, ricambiando il sorriso. Quando il silenzio si fa troppo ingombrante decide di cambiare discorso <Comunque pensavo che mi piacerebbe venire in Austria per la prossima gara>.

<A casa dei bibitari?> domanda il fratello, con gli occhi sbarrati <Cioè, di Verstappen e la RedBull> si corregge, facendola ridere.

<Eh si, a casa dei bibitari> ripete, facendo scoppiare a ridere anche Charles, che fino a quel momento si era trattenuto.

È proprio così che prosegue la loro serata, con il suono delle loro risate a caratterizzarla. I problemi sembrano volare via, lontano da loro due, che continuano a sorreggersi a vicenda impercettibilmente.

Una volta fuori dal ristorante, con Charles che appoggia il braccio sulle sue spalle, per la prima volta Clarice si sente leggera. La Ferrari si cui si accomoda, pochi secondi dopo, non le fa paura.

Quando il fratello si mette alla guida mantenendo sempre la solita velocità constante, Clarice si volta a guardarlo osservando le sua mani strette sul volante.

Non sa esattamente per quale ragione sente quel bisogno, forse sono le gare che ha avuto finalmente il coraggio di vedere, forse è il giro in macchina che ha fatto con Max, forse è la necessità di farlo con qualcuno che non sia lui. Qualcuno di cui si fida.

<Charlie> esclama, attirando la sua attenzione.

<Dimmi princesse>

<Puoi andare più veloce?>

È una domanda la sua, ma suona quasi come un'affermazione. Charles si volta di scatto riservandole uno sguardo sorpreso. È la prima volta che la sente fare una richiesta simile.

<S-sei sicura?> balbetta, incapace di comprendere per quale ragione lei voglia sfidare, così tanto, la sua paura.

Come potrebbe? Non sa di Max e, chiunque sia questo Emilian, non sembra comunque una ragione valida per quello che le sta chiedendo.

<Si, mi fido di te> confessa, annuendo alla sua domanda <Sei il mio pilota, dopotutto>.

Gli occhi di Charles luccicano alla luce dei lampioni che illuminano una Montecarlo deserta. Sorride, tornando a prestare attenzione alla strada <Come vuoi tu> dice, prima di schiacciare l'acceleratore, stando attento a non andare troppo veloce.

Clarice stringe la maniglia con la mano destra mentre la sinistra è ancorata al sedile. Quello scatto improvviso le fa sentire lo stomaco in gola, ma la sensazione stranamente le piace.

Qualche secondo dopo, però, la paura torna a prendersi possesso delle sue facoltà. La ragazza, con ancora impressa l'esperienza passata con Max, si volta verso il fratello osservando il suo volto concentrato.

<Charlie, mostrami il circuito e spiegami come funziona> ordina, con tono dolce, nonostante il panico che sta piano piano prendendo possesso di lei.

Il pilota annuisce, cambiando strada, finendo su un punto indefinito del circuito di Montecarlo. Inizia, così, a spiegarle ogni curva permettendo alla ragazza di tranquillizzarsi.

Non si accorge della velocità - comunque non troppo elevata - ascolta solo le spiegazioni di Charles, così simili a quelle di suo padre per via del tono e dell'utilizzo delle stesse espressioni che quasi le sembra di vederlo lì affianco a lei.

Quando il fratello esce dal circuito rallenta, tornando a guidare normalmente fino a casa. Il suono della sua voce, comunque, continua a farsi spazio in quel piccolo abitacolo. Charles non sembra voler smettere di parlare e lei non ha intenzione di smettere di ascoltarlo.

<Ora sai tutti i segreti di questo circuito> afferma, parcheggiando sotto casa <O almeno, quelli che so io> aggiunge, voltandosi verso di lei per sorriderle.

<Grazie bibou, è stata una bellissima serata> mormora, avvicinandosi a lui per lasciarli un tenero bacio sulla guancia.

Charles ne approfitta per stringere le sue braccia attorno al suo bacino incastrandola in una specie di abbraccio.

<Hai fatto tutto questo per me, lo so> confessa, avvicinando le labbra al suo orecchio <Non ti ringrazierò mai abbastanza>.

Clarice respira il suo odore sentendosi a casa, come sempre. Sorride, contro il suo petto, stringendolo un po' più forte. È il suo posto nel mondo, l'unico dove si sente completa e al sicuro.

Vorrebbe restare così per sempre, ma con la coda dell'occhio nota la macchina di Max, poco distante dalla Ferrari di suo fratello.

<Se tu sei felice, io sono felice> ammette, allontanandosi da lui <Grazie per la serata Bibou>.

<A te, mon bijou, rimango fin quando non mi scrivi che sei salita> l'avvisa Charles, il sorriso tenue appena accennato sul volto, la mano che impugna il volante e lo sguardo puntato su di lei che scende elegantemente dalla sua Ferrari.

<Buona notte Bibou> mormora, chiudendo la portiera. I suoi occhi si scontrano con quelli di Max che, oltre il vetro della sua auto, la osserva catturandone ogni minimo dettaglio, soprattutto di quel vestito che le fascia il corpo a pennello.

Mentre si dirige verso il pianerotto, invia a Max un messaggio chiedendo di avvisarla quando Charles decide di partire, nel mentre lei fingerà di salire in casa con la speranza che Arthur o sua madre non si accorgano della situazione.

Così accade, dopo aver chiuso il portone e aver salito la prima rampa di scale si nasconde, aspettando il momento giusto per avvisare il fratello - che per fortuna non ha voluto accompagnarla fin dentro casa - di essere arrivata.

Quando Max le scrive, però, torna in strada raggiungendo la macchina dell'olandese. I suoi occhi azzurri seguono i movimenti delle sue gambe, a ritmo con il rumore che tacchi procurano scontrandosi con l'asfalto.

Qualche secondo dopo quell'andatura viene interrotta e la ragazza si accomoda sul sedile del passeggero senza nemmeno aspettare l'invito. Chiude la portiera con un tonfo e incrocia le gambe, guardando dritto davanti a lei.

<Clarice> la richiama Max, nonostante faccia ancora strano pronunciare quel nome.

La monegasca non si volta, aspettando pazientemente il continuo. Non vuole parlare, quindi la cosa migliore è ascoltare.

Max sospira, torturandosi le mani, indeciso sul come iniziare quel discorso. Cerca di controllare l'ansia, seppur con scarsi risultati, unendo le parole per ottenere un senso compiuto.

Alla fine si ritrova a pensare a quanto in realtà sia facile esprime i propri sentimenti e decide di buttarsi, come fa sempre quando intravede uno spazio in pista, a costo di finire contro un muro.

<Mi dispiace, la situazione è degenerata così in fretta che non sono riuscito a gestirla nel modo giusto> spiega, allungando una mano verso la gamba della ragazza.

Clarice l'allontana immediatamente, spostando lo sguardo su di lui <Lo capisco, ma tu non hai mentito solo sulla tua vera identità, tu hai una relazione seria Max> esclama, provando a spiegare con calma ciò che maggiormente l'ha ferita.

<Avevo> la corregge.

<Cambia qualcosa?> domanda, subito dopo, inchiodando i suoi occhi sul volto stanco del pilota.

Max annuisce freneticamente <Cambia che ti amo, che voglio stare con te e solo con te, che...>

<Mi ami?> lo interrompe, a metà tra il sorpreso e lo scocciato.

Non solo non crede alle parole del ragazzo, ma sa perfettamente il motivo per cui le sta pronunciando. Se l'amore di Max è costruito su un castello di bugie allora no, non è amore. Nonostante sia stata battuta dal tempo e dal destino, aveva già deciso di confessare la sua identità quando ha capito di provare qualcosa per lui per poter costruire qualcosa di vero. Qualcosa che Max, invece, avrebbe tenuto nella menzogna.

<Si, certo che ti amo> risponde prontamente, sporgendo il busto verso di lei <Ti ho inviato un sacco di fuori, ho mollato Kelly. Che cos'altro devo fare per dimostrartelo? Far vincere il mondiale a tuo fratello?> propone, quasi disperato all'idea che lei non creda ad una sola delle sue parole. Sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa, anche a rinunciare ad un altro mondiale, pur di averla nella sua vita.

Clarice si volta a guardarlo, gli occhi fuori dalle orbite e l'espressione di stupore dipinta sul volto <Pensi davvero che io sarei in grado di fare una cosa simile a Charles?> domanda, senza nemmeno rendersi conto che così ammette la sconfitta del fratello. L'unico modo che il pilota Ferrari ha per vincere il mondiale è che lei accetti quella proposta.

Silenzio, Max non risponde, ma la sua mente formula più di un pensiero. Lui accetterebbe perchè l'unica cosa che davvero conta, nella sua famiglia, è vincere ed ogni modo per arrivare alla vittoria è lecito. Il come non è importante, perchè l'unica cosa importante è ottenere ciò che si vuole. Il fine giustifica i mezzi, dopotutto.

<Pensi davvero che il mio amore valga quanto un mondiale?> continua la monegasca, i suoi occhi ora brillano alla luce artificiale del lampione <Ma soprattutto per te amare significa questo? Costruire la felicità di qualcuno a cui tieni su una menzogna?>.

I suoi occhi azzurri la scrutano mentre lei parla, le sue parole entrano nel cuore, tra i pensieri più profondi di Max. Si allontana, si lascia scivolare sul sedile mentre pensa alla prossima mossa, a ciò che deve dire, a quello che la ragazza si aspetta da lui.

Se amare non è rinunciare alla cosa più cara che si ha, allora cos'è? Rinunciare al suo sogno non è amore? Permetterle di rendere felice il suo rivale non è amore? Allora cos'è davvero l'amore? Max non lo sa, forse perchè nella sua vita l'unico esempio che ha avuto è stato sbagliato.

I suoi genitori si sono mollati, hanno rinunciato alla loro storia per permettere a lui di diventare un campione. Suo padre ha rinunciato ai soldi, alla tranquillità, ad una vita normale trascorrendo kilometri a guidare per portarlo alle gare di kart, dando tutte le sue energie per costruire quel sogno, rinunciando ad ogni cosa per renderlo Max Verstappen.

E adesso Clarice sta dicendo che tutto quello che i suoi genitori hanno fatto per lui non è amore.

<Max, a volte chiedere scusa non basta, così come mollare la tua ragazza una volta che ho scoperto della sua esistenza> mormora, risvegliando il ragazzo dai suoi pensieri <Mettiti nei miei panni, prova a capire quello che sto passando e chiediti se era necessario venire qua a propormi questa cosa> non riesce nemmeno a pronunciarla, si sente in difetto al pensiero di fare un torto così grande a Charles.

<Volevo solo farti capire che sono disposto a qualsiasi cosa pur di far tornare le cose come prima> si limita a rispondere, non trovando nessun altro modo per spiegare la sua proposta, ciò che sta facendo, ciò che davvero desidera.

Clarice scuote la testa lasciandosi scappare un piccolo sorriso ironico <Sei disposto a qualsiasi cosa tranne a lasciarmi il mio tempo e il mio spazio in modo che io possa elaborare il dolore che tu hai causato> ribatte, amaramente, tornando a guardare la strada davanti a lei <Tu non sai cosa significa amare Max, in nessuna forma>.

Quell'ultima frase colpisce il castello di certezze del pilota, lo fa crollare lasciando le macerie per terra. Riesce solo a formulare un pensiero che nella sua testa non si è mai creato.

Ha pensato più volte di essere una nullità, qualcuno che non si merita niente o, per lo meno, non i sacrifici della sua famiglia. Ha anche creduto, per un periodo, di meritarsi le parole velenose di Jos, a volte lo crede ancora.

Ma non ha mai pensato di essere quel tipo di persona che pensa solo a se stessa e non sa amare, chiusa nel suo castello di ghiaccio, come un mostro che non riesce a tornare principe. Eppure, quando alza lo sguardo e nota le lacrime incastrate nell'iride della monegasca, si sente colpevole per non riuscire ad amarla come merita.

<Sono un mostro, vero? Un egoista, un vigliacco, un...>

<No, sei solo un ragazzino che ha ricevuto troppo poco amore per sapere come darlo> lo interrompe, prendendo un respiro profondo e cercando di trattenere le lacrime <Rinunciare al tuo sogno per me è un bel gesto, ma non ti amerei davvero se ti chiedessi di farlo> spiega, lentamente, pensando a tutto ciò che ha letto sul suo conto in questi giorni <Mi fa male pensare che la tua visione di me sia quella di una persona che accetterebbe mai una proposta simile>.

Lo sa quello che ha passato, ha visto le interviste con suo padre. Sempre con il sorriso Max non solo parla di ciò che accadeva, delle parole, dei maltrattamenti, del silenzio che era costretto a vivere, lui giustifica Jos.

Nessun mondiale, nessun sogno può giustificare quel comportamento, ma lui crede che sia stato proprio questo a renderlo ciò che è oggi.

La sua famiglia, invece, è diversa. I suoi genitori si sono amati fino all'ultimo giorno, suo padre le ha insegnato ad amare se stessa, i suoi fratelli, le sue amiche. Herve è stato il primo a darle l'esempio, ad essere gentile con tutti, ad essere educato e rispettoso nei confronti del lavoro altrui. Non si è mai permesso di alzare la voce contro di lei o contro i suoi fratelli, non per le gare. Ha sempre permesso ai suoi figli di inciampare, fare errori, migliorarsi.

Il modo in cui è cresciuta lei non ha nulla a che vedere col modo in cui è cresciuto Max, tra la violenza verbale e fisica, tra il malumore e l'odio in quel costante bisogno di perfezione. A Clarice fa pena, le si stringe il cuore, perchè nessun bambino merita di passare quello che ha passato lui, ma ciò che le fa ancora più tristezza è che Max non se ne rende conto, anzi pensa sia giusto così. Non dà valore a se stesso, alla persona che è, non lotta per ciò che merita davvero.

<Mi dispiace Clarice> mormora, lasciando scivolare la testa tra le mani <Io so solo che senza di te sto impazzendo, quindi ti prego non lasciarmi da solo>.

La sua assomiglia ad una supplica, non riesce a starle lontano perchè lei è l'unica persona con cui, finalmente, è se stesso.

<Non ti sto lasciando da solo, ma ho bisogno di starti lontano perchè adesso starti vicino mi fa stare male Max> cerca di spiegare, mentre una lacrima solca il suo viso. Lo guarda con la coda dell'occhio e, nonostante sia tutto opaco, riesce a vedere la disperazione sul suo volto.

<Quando sono con te io sono me stesso, Emilian non era una bugia, era ciò che sono davvero> esclama, alzando leggermente lo sguardo verso di lei. Ammira le sue labbra carnose, le sua guance bagnate, il suo volto distrutto. Si sente in colpa, si sente ancora quel mostro che è riuscito a farla soffrire.

<Ti credo Max, ma questo non cambia le cose, ho bisogno di tempo, capis...>

Il suono della portiera che si apre la fa sussultare fermando le sue parole. Un vento gelido si impossessa dell'abitacolo, stringe le gambe per prevenire la pelle d'oca che si forma lo stesso. Si volta velocemente verso chiunque abbia interrotto quel momento. Il suo sguardo, in sincronia con quello di Max, si scontra con la maglietta nera degli Avengers che Arthur usa come pigiama.

È furioso, Clarice lo nota subito, ma rimane in silenzio. Il suo volto, già corrucciato, si indurisce maggiormente quando nota le lacrime sulle sue guance. La monegasca si affretta ad asciugarle, ma ormai è inutile.

<A la maison, IMMÉDIATEMENT> ordina, incrociando le braccia al petto. Il suo tono non ammette repliche, anzi la fa sentire in soggezione. Capita molto raramente che Arthur si imponga in maniera così severa e decisa su di lei.

<Tutur...> sussurra, cercando le parole giuste per fermare la sua ira, ma non le trova. Il fratello afferra il suo polso, non lo fa con violenza e non lo stringe, ma la strattona leggermente cercando di farla uscire da quell'auto.

<A la maison Clarice> ripete, ancora più duramente di prima.

A Max quel contatto appare diversamente. Lui vede solo la mano di Arthur stringe troppo forte l'esile polso di Clarice, spaventata da quella situazione. Le lacrime tornano a bagnare il suo viso e lui, questa volta, non si sente colpevole.

<Lasciala stare> esclama, allungando le braccia verso la mano del più piccolo dei Leclerc per allontanarla dal polso della ragazza <Le fai male così>.

Lo sguardo confuso di Arthur fa capolinea nella sua visuale, il ragazzo si avvicina un po' di più a Max abbassandosi leggermente <L'unico a farle del male qua sei tu Verstappen> chiarisce, cercando di mantenere il controllo.

Vorrebbe aggiungere altro, ma Clarice poggia una mano sulla sua spalla <Arthur, stiamo solo parlando, dammi cinque minuti e...>

<A la maison Clarice, ne m'oblige pas à le répéter> la interrompe, indicando con il dito il portone di casa. La ragazza lo guarda per qualche secondo indecisa su cosa fare, poi si volta verso Max sospirando appena.

<Devi fare ciò che vuoi tu, sei libera Lily> mormora Max, anche se le sue parole sono in contrasto con tutto ciò che fa lui, prigioniero di quella perfezione che non riesce ad allontanare dal suo nome, lui che si è incatenato da solo e ora non riesce a liberarsi.

<C'est assez> esclama Arthur, stanco di quella situazione. Senza aspettare un solo secondo in più infila la testa all'interno dell'abitacolo guardando dritto negli occhi il pilota olandese <Stalle lontano Verstappen> ordina, indurendo lo sguardo.

<Se no?>

<Max, ti prego> lo interrompe Clarice, poggiando una mano sul suo braccio <Lascia stare, ti prego>.

<Non può comandarti così, chi è lui per decidere per te?> domanda, continuando a guardare il ragazzo. Nella sua vita tutti hanno scelto per lui. Suo padre ha deciso che avrebbe corso sui kart e questo ha condizionato tutte le scelte successive. Non vuole farle provare quella sensazione di oppressione che ormai conosce fin troppo bene.

<Ma non lo vedi che soffre per colpa tua? Io voglio solo proteggerla Verstappen> esclama Arthur, rispondendo al posto della sorella <Mi sto trattenendo perché c'è Clarice, ma se ti avvicini nuovamente ti giuro che te ne pentirai>.

Non è una minaccia precisa, non sa cosa potrebbe fare di concreto e non vuole nemmeno scoprirlo.

<Proteggerla significa tenerla lontana da me contro la sua volontà?>

<Se necessario si> conclude Arthur, afferrando nuovamente il polso di Clarice, con più forza questa volta. La guarda dritto negli occhi, quasi a chiederle scusa, ma poi il suo sguardo torna severo.

<Je comprends> acconsente lei, alzandandosi lentamente dal sedile dell'auto di Max. Si arrende alla volontà di Arthur spaventata all'idea che potrebbe trascinarla fino a casa o - ancora peggio - dirlo a Charles e Lorenzo.
Oppure, anzi più probabilmente, sente il bisogno di andare via di lì e Arthur le sta fornendo una via d'uscita sicura.

<Ti preparo la camomilla più tardi> mormora dolcemente, aiutandola a rimettersi in piedi su quei tacchi. Non è arrabbiato, non con lei almeno, vuole solo portarla via di lì. Clarice annuisce, poi si volta verso Max. I suoi occhi azzurri la trafiggono per l'ennesima volta, come lame di ghiaccio.

<Non sei un mostro Lian> mormora, afferrando la portiera senza chiuderla <Hai un cuore puro, datti tempo e dallo anche a me>.

<Oppure sparisci per sempre> aggiunge Arthur, allungando un braccio verso la vita della ragazza, regalando a Max il suo solito sorrisino ironico.

Il pilota vorrebbe spaccargli la faccia, ma si trattiene ricordandosi della presenza di Clarice lì con loro. Non mancherà occasione di affrontarlo, o almeno così si ripromette, prima di sospirare forte.

<Tempo> ripete, guardandola un'ultima volta. Clarice annuisce, poi chiude la portiera con un tonfo e si allontana. Arthur riserva all'olandese un ultimo sguardo di fuoco, poi stringe forte il fianco della sorella permettendole di poggiare la testa sulla sua spalla.

La protegge da me, Max se lo ripete più volte mentre la osserva scomparire dietro al portone, domandandosi per quale motivo è così complicato per lui compiere un gesto così facile come amare.

Nel frattempo Clarice, immersa nel silenzio, si sfila i tacchi ed entra in casa. Senza dire una parola, ancora provata dal confronto che ha avuto con Max, si rifugia in camera sua.

Sente di aver fallito perché non è stata in grado di entrare nel suo cuore di ghiaccio, scioglierlo con prepotenza, insegnargli cos'è il vero amore, dargli la possibilità di viverlo davvero, di trovarlo nei piccoli gesti delle persone.

Si infila distrattamente il pigiama, poi si siede sul letto con le gambe incrociate. Vorrebbe piangere, ma si trattiene concentrandosi sulla sua stanza. Le foto appese ai muri la ritraggono in momenti felici con amici e parenti. Le sue medaglie e i suoi trofei sono ordinati sullo scaffale, insieme alle coppe di Charles e Arthur. Quella del gran premio di Silverstone è ancora poggiata sulla piccola scrivania in cerca di un posto tutto suo.

<Ti ho fatto la camomilla> Arthur usa la porta del bagno per entrare, poggia il vassoio sul suo comodino e si siede affianco a lei <Ti va un film?>

Il tono della sua voce ora è diverso, più dolce rispetto a prima. Clarice annuisce voltandosi per prendere la sua tazza, ancora fumante, con una C enorme sopra. Il fratello, nel mentre, accende la televisione e inizia la ricerca di un film su Netflix.

<Tutur> lo richiama. Lui si volta immediatamente, prestandole tutta la sua attenzione.

<So che l'hai fatto per proteggermi, ma avevo bisogno di parlare con lui> afferma, bevendo un sorso della sua camomilla <Max ha il cuore buono, ma ancora non lo sa>.

<Puce, hai tutto il diritto di amare chi vuoi, ma non chiedermi di permettere a qualcuno di ferirti senza nemmeno provare a fermarlo> replica Arthur, prendendo nuovamente posto al suo fianco <Max non è cattivo, ma quando ti ho vista piangere non ho potuto fare a meno di intervenire>.

<Piangere fa bene, è liberatorio...>

<Lo so, non posso evitarti ogni sofferenza, ma non riesco a stare fermo quando ti vedo stare male>

Clarice annuisce lentamente, posa la tazza e prende un cuscino poggiandolo sulle gambe ancora incrociate del fratello. Lo guarda per qualche secondo, come a chiedere il permesso, poi appoggia il capo sul cuscino sdraiandosi il più comodamente possibile.

Davanti a lei la televisione ancora accesa, la schermata di Netlix propone una vasta gamma di film e serie che lei non ha intenzione di vedere. Vuole solo piangere ora perché è da troppo tempo che non lo fa.

Arthur sospira poggiando le mani sul materasso. Non dice una parola, è Clarice a farlo, a raccontare ciò che ha dentro.

<Max è disposto a far vincere il mondiale a Charles pur di far tornare le cose come prima> confessa, mentre una lacrima bagna nuovamente il suo volto <Papà mi ha sempre detto che se devi rinunciare al tuo sogno per qualcuno, allora quel qualcuno non ti ama> si ferma solo un secondo, il tempo di tirare su con il naso <Questo mi ha fatto realizzare che provo ancora qualcosa per lui, ma Max non sa cosa significa amare, non ha mai ricevuto amore nella sua vita>.

Le lacrime non smettono di solcarle il viso, il cuscino si bagna inevitabilmente e a nulla servono le mani di Arthur che le allontanano i capelli dal volto, perché rimangono lì appiccicati come quella sensazione alla bocca dello stomaco. Il modo in cui Max parla del suo passato, il modo in cui racconta di quella volta che suo padre l'ha lasciato da solo davanti al benzinaio, le fanno mancare il fiato.

E poi quella proposta, il modo spontaneo in cui l'ha pensata e formulata. Max darebbe qualsiasi cosa pur di averla di nuovo tra le sue braccia, ma ciò che deve fare è rispettarsi un po' di più.

Amare se stessi è il primo passo per amare qualcuno. Clarice lo sa, l'ha sempre saputo, ma non riesce a capire come lui ancora non lo sappia, come faccia a pensare di meritarsi davvero tutte quelle parole.

Piangere l'aiuta a liberare la rabbia che ha dentro, ma anche tutta la sua tristezza. Ed è quel dolore e quella rabbia che Arthur accoglie dentro di sé. La vede piangere tra le sue braccia, così fragile e indifesa, e si sente in dovere di proteggerla. Il pensiero di parlarne con Charles e Lorenzo si fa spazio nella sua testa.

Clarice, però, si è fidata di lui. Le sta raccontando tutto ciò che accade, non sta mentendo. Se lui ora decidesse di andare dai suoi fratelli, lei non direbbe più nulla. Non può permettersi di ritrovarsi all'oscuro, perché se la situazione dovesse sfuggire dalle mani della sorella, lui non lo saprebbe e non potrebbe evitare il disastro.

Decide, allora, di spegnere la televisione restando in silenzio ad ascoltare i suoi pensieri sconnessi. Lei racconta, tra un singhiozzo e un sospiro, tutta la storia dalla prima volta in cui si sono visti ad oggi.

Quando finisce, Arthur le lascia un bacio tra i capelli <Max può imparare ad amare, sai?> le domanda, il più dolcemente possibile <Puoi insegnargli ad amare, ma non adesso ma petit puce>.

<E quando?>

<Ora l'acqua è ancora torbida, Max non capirebbe. Datevi tempo e se lui è la persona giusta allora qualcosa di meraviglioso accadrà>.

Non sa con quale coraggio pronuncia quelle parole, una prospettiva in cui sua sorella e Max Verstappen stanno insieme lo spaventa, ma deve sostenerla nel suo viaggio. Come ha ricordato Clarice, suo padre ha lasciato un importante insegnamento. Se qualcuno ti ama non ti chiede di rinunciare ai tuoi sogni o, come in questo caso, all'amore.

<Merci Doudou> sussurra, asciugandosi le lacrime. Si volta a guardarlo rivelando un piccolo sorriso <Sei il mio migliore amico> confessa, rimettendosi seduta in modo composto.

<Ultimamente litighiamo troppo poco> le fa notare, mentre lei si ricompone e afferra il telecomando della tv <Non mi hai attaccato per aver interrotto il tuo momento con Max, ad esempio>.

<Volevi solo proteggermi e io avevo bisogno di andare via da lì> confessa, scorrendo velocemente i titolo di Netflix <Va bene
Bridgerton? Non sarai andato avanti senza me, spero, perché potrei arrabbiarmi>.

<Certo che no, che considerazione hai di me?> la riprende, spingendola leggermente sul fianco. Clarice ride, lasciandosi scivolare addosso i pensieri, poi ricambia la spinta colpendo il fratello con il cuscino.

La schermata del televisore è ferma al secondo episodio, ma ci vorrà ancora un po' affinché i due finiscano quella lotta insensata con i cuscini, schiacciando finalmente il tasto play.

In un'altra stanza, lontana solo qualche minuto da quella di Clarice, due occhi azzurri scrutano preoccupati il volto di Max. I capelli biondi della ragazza ricadono morbidi sulle sue spalle, il camice bianco è indossato in modo impeccabile così come il suo modo di sedersi al di là di quella scrivania.

Max è arrivato lì senza pensare. Ha iniziato a guidare non avendo una meta precisa, poi ha deviato verso l'ospedale Principessa Grace. Lo studio di sua sorella è al terzo piano, non ha chiesto nemmeno le indicazioni, sicuro di trovarla lì per via del suo turno notturno.

E Diana è lì, con lo sguardo confuso di chi ha appena ricevuto una visita inaspettata, soprattutto perché Max è scoppiato a piangere un secondo dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.

L'ha guardata intensamente negli occhi, lasciando bagnare le sua guance, sussurrando una sola parola, l'unica che Diana si merita.

<Scusa>

E lei lo sa il motivo per cui lui le sta chiedendo perdono, quello che non sa è il perché. Si alza lentamente dalla sua sedia, poggia una mano sulla spalla del pilota e lo invita dolcemente a sedersi. Non asciuga le sue lacrime, le guarda scorrere e rimane ferma, stringendo il capo di Max sul suo grembo.

Nonostante sia adulto adesso, rivede quel bambino spaventato da un padre troppo violento, lo stesso che piangeva di nascosto tra le sue braccia. Diana è l'unica persona con cui Max non ha mai dovuto fingere di essere forte, perché ad essere forte per entrambe è sempre stata lei.

<Cos'è successo Maxie?> domanda, dopo un lasso di tempo indefinito. Le lacrime del ragazzo sono diminuite, così come il suo respiro che è tornato un minimo regolare.

Si allontana da lei sentendo fin da subito la mancanza di quel contatto <Mi dispiace Diana, io non so cos'è l'amore e per questo ti ho impedito di amare e di essere amata> afferma, cercando di mettere in ordine le parole e di pronunciarle distintamente, seppur con scarsi risultati.

<Max, cos'è successo?>

Il ragazzo prende un respiro profondo prima di iniziare a raccontare partendo dal loro primo incontro. Non voleva finire a letto con una ragazza incontrata in un locale, soprattutto perché a casa c'era Kelly ad aspettarlo. Eppure aveva avuto la possibilità di mentire, di essere Emilian per una sera.

Il problema è che il destino, a cui non aveva mai davvero creduto, si è rivoltato contro di lui. Quella ragazza è entrata nella sua vita, ha colorato tutto ciò che aveva intorno, l'ha reso una persona migliore. Emilian non era più la possibilità di essere qualcun altro per una sera, era la possibilità di essere se stesso.

E poi a Silverstone tutto si è sgretolato. Non è stato l'unico a mentire sulla propria identità, ma è stato il solo a portare avanti due relazioni contemporaneamente. Non ha avuto il coraggio di spezzare la monotonia, di essere sincero con Kelly, ma soprattutto con se stesso. Quella relazione perfetta lo faceva soffocare, ma questo non era bastato. Lui voleva continuare ad essere Emilian senza affrontare le conseguenze delle sue scelte.

E così, quando il suo castello di sabbia è crollato e la verità, alla fine, è venuta fuori il mondo attorno a lui ha iniziato a collassare. Per la prima volta si è accorto di provare qualcosa di così viscerale da portarlo a voler rinunciare a tutto, persino al mondiale, pur di stare con lei.

<Questa sera le ho parlato confessando di essere disposto a lasciar vincere Leclerc pur di far tornare le cose come prima> conclude, passandosi una mano sul volto <Ma lei mi ha risposto che questo non è amore, rinunciare ai propri sogni non è amore e per questo non me lo chiederebbe mai>.

Diana alza le sopracciglia confusa dalla spiegazione del fratello <Che centra Charles Leclerc con questa storia?> domanda, appoggiando le mani sulla scrivania per potersi reggere.

<Charles è suo fratello>

La ragazza scoppia a ridere, senza controllarsi, mentre il fratello la guarda con le lacrime secche sulle guance e gli occhi ancora lucidi.

<Ti prego Diana, sorvoliamo> mormora, cercando di far tornare la sorella sul centro del discorso distogliendola da quanto ironica sia la situazione.

<Va bene Maxie> acconsente, senza smettere di sorridere <Per fortuna Charles non è te> aggiunge, coprendo l'ennesima risata con un colpo di tosse.

Il pilota alza gli occhi al cielo, un po' più tranquillo ora. Aspetta una risposta, una soluzione a quel dilemma che lo perseguita da Silverstone.

La sorella sospira, guardandolo teneramente <Jos ti ha dato un'idea sbagliata di amore, chi ti ama non ti chiede di rinunciare a qualcosa di importante per te> spiega, avvicinando una mano verso la sua guancia per accarezzarla <Penso che questa ragazza abbia bisogno di tempo, lasciale spazio Max e non proporle mai più una cosa simile>.

<Ma senza di lei io...>

<Lo so, è quello che fa l'amore, ti rende vulnerabile> lo interrompe, asciugando le sue lacrime come ha sempre fatto da quando è nato <Devi imparare ad ascoltare il tuo cuore Max>.

<Tu come hai fatto?> domanda, accarezzando la mano della sorella, ancora sul suo volto.

Diana sorride avvicinandosi ancora di più a lui <Ti hanno messo tra le mie braccia> confessa, lasciando un bacio tra i suoi capelli.

Il fratello respira profondamente, godendosi quelle piccole attenzioni che, comunque, finiscono troppo in fretta. Diana torna dietro la scrivania, sperando di poter continuare il suo lavoro in pace. Max rimane a guardarla scrivere al computer, almeno fino a quando le sue palpebre non iniziano a chiudersi da sole.

Diana lo nota, perché lei nota sempre tutto <Vuoi dormire qui?> domanda, indicando la brandina aperta di fianco alla sua scrivania, destinata in realtà a lei. Max non ha intenzione di andarsene, questo ormai è chiaro, quindi non le resta che farlo restare.

Infatti, subito dopo, lo vede annuire. Non risponde a parole, anzi si sfila le scarpe riponendole ordinatamente in un angolo della stanza. Se le avesse lasciate in giro sua sorella l'avrebbe certamente ripreso. Si domanda dove dormirà lei, ma non lo chiede sdraiandosi quasi subito.

<Quindi che faccio Didi? Non la cerco per un po'?> domanda, alzando la testa verso di lei per poterla guardare.

Diana annuisce <Esatto, non sparire dalla sua vita, ma non assillarla> spiega, picchiettando il tavolo con la penna <Se è destino niente e nessuno potrà fermarvi>.

Max sorride, nascondendo la testa nel cuscino <Perdonami per...> inizia, ma la sua frase non riesce ad essere portata a termine. Diana viene distratta dall'arrivo di un messaggio, sorride distrattamente a Max prima di leggerlo.

<Scuse accettate> risponde, velocemente, digitando qualcosa sulla tastiera <Ora dormi, ne hai bisogno> aggiunge, regalandogli l'ultimo sorriso.

<Grazie Didi, ti voglio bene>

<Pure io Wervelwind*>

*vortice, perché tornado lo traduce tornado 🌪️

BUONGIORNO
Il primo miracolo della giornata lo faccio io pubblicando dopo secoli, spero che Charles possa fare quello vero (ma non diciamo nulla🤭🫣🤭🫣🤫🤫🫢🫢!).
Lo so, LO SO, dovevo pubblicare moooolto prima, ma sono successe tantissime cose!
Ho ripreso l'università e questo porta via tanto tantissimo tempo.
Non prometto nulla, non so dirvi quando uscirá il prossimo capitolo.
Posso solo sperare che vi siate goduti questo e che non ci siano troppi errori🥹
Buona gara di Montecarlo a tutti e ricordate È IL CIRCUITO PIÙ BELLO🇲🇨

-S

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