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XI. PICNIC

3 giugno 2022, Principato di Monaco 🇲🇨

C'è una frase che suo padre amava ripetere sempre. La pronunciava con fierezza, quasi come se sua figlia fosse una bambina prodigio. La diceva in continuazione, anche a lei.

Tu hai corso ancora prima di iniziare a camminare.

Clarice non sa se è la verità, non ha mai davvero chiesto conferma a sua madre o ai suoi fratelli e non si è mai permessa di interrompere suo padre nelle mille narrazioni di quell'aneddoto.

A poco più di un anno, ancora abituata a gattonare, per riprendere dalle mani di Arthur la sua bambola si è alzata in piedi correndo verso di lui.
Fa strano pensare che, almeno un po', deve ringraziare il più piccolo dei suoi fratelli per essere arrivata fin qua. Senza di lui avrebbe impiegato più tempo a scoprire la sua passione.

Perché ormai è chiaro a tutti, lei ama correre a qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi situazione, persino sotto la neve o il diluvio universale.
Ma questa mattina, dopo aver dormito a malapena due ore per colpa di Emilian, l'unica cosa che vuole fare è restare sotto le coperte.

Il ragazzo l'ha tenuta sveglia messaggiando con lei quasi tutta notte, alla fine tra uno sticker e una gif si sono accordati per vedersi la sera, a quello che lui continua a definire il loro posto. Ovviamente la mattina era destinata al riposo.

I suoi fratelli, però, hanno avuto la brillante idea di svegliarla chiedendole di andare con loro ad allenarsi. Avrebbe voluto declinare gentilmente l'invito, ma difficilmente riesce a farlo davanti al faccino tenero di Charles.
In più, per via delle gare, il tempo effettivo che riescono a passare insieme è veramente poco.

Così si ritrova a correre per le strade di Montecarlo, percorrendo la solita stradina che si affaccia sul mare, con i tre fratelli al seguito. Nonostante sia stanca riesce ad essere più costante e veloce di loro, non che questa sia una novità.

Dopo poco più di un'ora, infatti, Lorenzo cede obbligando tutti a sedersi sulla spiaggia in cerca di un po' di relax. Clarice, forse persino contenta dell'interruzione, si lascia scivolare su uno scoglio beandosi dei raggi del sole.

<Lolo, si vede che io e Tutor siamo atleti> lo riprende Charles, sentendosi a fianco a lui <Tu eri già stanco dopo i primi cinquecento metri>.

<Anche Clarice è un'atleta, ma oggi sembra più morta di voi> ribatte il maggiore.

La ragazza, sentendosi messa in discussione, apre un occhio e alza leggermente il capo guardandolo male <Ho sonno Lolo, ma voi avete sempre queste brillanti idee> afferma, allungando una mano verso il suo zaino in cerca dei suoi occhiali da sole.

<Avresti potuto dormire invece di stare al cellulare a messaggiare con chissà chi> commenta Arthur, voltandosi verso di lei con aria di sfida.

Clarice si infila gli occhiali e, senza nemmeno guardarlo, decide di non ribattere chiudendo nuovamente gli occhi per lasciarsi andare sullo scoglio. Il sole si scontra sulla sua pelle e lei sente finalmente il suo corpo rilassarsi.

Charles, però, non sembra essere d'accordo con le sue intenzioni; infatti smuove il suo piede con la mano costringendola a dargli attenzione.
<Con chi messaggiavi?>

<Fatevi i cazzi vostri una volta ogni tanto> ribatte, forse troppo aggressiva <Tutti e tre> sottolinea senza nemmeno fare lo sforzo di minacciarli con lo sguardo, consapevole che il suo tono è già abbastanza.

Charles, che ora tiene stretta tra le mani la sua caviglia, la scuote un po' più forte di prima come a volerla rimproverare per il tono utilizzato.
A farlo, comunque, ci pensa Lorenzo <Linguaggio signorina> la riprende, e nemmeno il fiatone riesce a mascherare la sua serietà.

<Arthur dice parolacce tutto il giorno e lo ignorate, io ne dico una e me lo fate notare nemmeno avessi ucciso qualcuno> esclama, appoggiandosi sui gomiti per guardarli meglio.

Il fratello, sentendosi messo in discussione, incrocia le braccia al petto e alza un sopracciglio <Si può sapere che centro io?> ribatte assottigliando lo sguardo.

<Sei un ficcanaso Arthur, non stai mai zitto, quindi tu centri sempre> afferma, portando gli occhiali da sole sulla sua testa per poterlo guardare meglio. Il ragazzo sorride vittorioso, appoggiando le mani sulla sabbia.

Il suo sguardo si concentra sulla sorella mentre, senza troppa cautela, si gioca la sua carta migliore domandando, a voce alta <Fammi indovinare, era quel tuo nuovo amico, Emilian giusto?> azionando una reazione a catena per cui Clarice, senza nemmeno pensare, lancia addosso al fratello la prima cosa che trova, e cioè il suo zaino, colpendolo dritto sul petto.

<CLARICE> urla il maggiore, guardandola a metà tra l'esasperato e il disperato, stanco di dover fermare le liti tra i due. Il suo sguardo, comunque, dura poco perché deve fermare Arthur da rilanciarle lo zaino contro.

Charles, con ancora la mano stretta alla gamba della sorella, osserva distrattamente l'accaduto concentrandosi per lo più sulle parole del fratello.
<Chi è Emilian?> domanda, interrompendo sul nascere la lotta tra i due più piccoli della famiglia.

Al suono di quel nome Clarice si volta verso Arthur, ma non trovando nulla da lanciare questa volta si limita a incenerirlo con lo sguardo <Chiedilo al ficcanaso, sono sicura che saprà spiegarti meglio di me> risponde, indossando nuovamente i suoi occhiali da sole.

<No, dovresti essere tu a raccontarcelo, siamo i tuoi fratelli e con noi puoi confidarti> commenta Lorenzo, voltandosi verso di lei. Ogni cosa che dice è sempre così giusta che Clarice, a volte, fa fatica a trovare la via per uscirne vittoriosa. Lui è il bilanciere della famiglia, ha sempre una soluzione ad ogni problema, e molto spesso si chiede se qualche volta la prova un po' di stanchezza nell'essere sempre così razionale.

<Siete i miei fratelli, non le mie amiche> ribatte cercando di trovare un'argomentazione valida <Non mi sento a mio agio a raccontare a voi la mia vita sessuale, quando avrò una vita amorosa allora, forse...> lascia la frase in sospeso, maledicendosi per averla pronunciata.

<Vita sessuale?> domanda Charles con gli occhi sgranati <Quindi con questo Emilian tu ci fai sesso, ma non state insieme?>.

Ridurre a solo e semplice sesso la relazione con Emilian non sarebbe corretto, ma non sono nemmeno in una relazione. Il loro rapporto è strano, vivono in una bolla d'aria costruita appositamente per lasciare al di fuori il resto del mondo. Non è pronta a far entrare nessuno, nemmeno i suoi fratelli.

Forse per questo un sorrisino furbo si dipinge sul suo volto facendo allarmare Lorenzo che, in silenzio, la osserva aspettando la sua risposta.
La sorella si pregusta il momento, mettendosi seduta più comodamente.

<Si, esatto Charles> risponde, aggiustandosi una ciocca di capelli sfuggita al suo controllo <Sapete, è veramente bravo con la lingua, per non parlare di quanto riesca a farmi godere quando...>

<Ok, petit, abbiamo capito> la interrompe il maggiore, accompagnando le sue parole con un gesto della mano che la intima a fermare il suo racconto.

<No, no fatemi finire di raccontare, perché dovete sapere che riesce a fare questa cosa con le dita che io non...>

<Se continui giuro che le dita a questo Emilian le stacco una ad una> esclama Arthur, voltandosi verso di lei. La guarda con uno strano fuoco dentro, la sorella non riesce a capire di cosa si tratta e nemmeno le importa perché l'unica emozione che voleva suscitare in loro era il fastidio e, a giudicare dalla reazione, ci è riuscita benissimo.

<Non giocare al fratellino geloso o iperprotettivo, a te viene meglio la parte di quello ficcanaso e rompiscatole> lo riprende, avvicinando il suo volto a quello di Arthur.

<Io non gioco Clarice, io agisco> chiarisce, poggiando le mani sullo scoglio per avvicinarsi di più a lei, sempre con lo sguardo aggressivo dipinto sul volto.

Lorenzo scuote la testa infilando le mani tra di loro per allontanarli <Petit, il concetto è chiaro, ma hai traumatizzato Charles> le fa notare, distraendola così dalla discussione in corso.

Clarice si volta verso il pilota Ferrari, che ancora le stringe la gamba, accorgendosi che è in completo silenzio e ha lo sguardo vuoto, completamente perso sul suo corpo.

<Bibou> lo richiama, allungando una mano verso il suo volto <Non ero seria, volevo solo far star zitto Lolo e il ficcanaso> spiega, accarezzando la sua guancia con una dolcezza che raramente le appartiene. Con Charles, però, esce fuori in maniera naturale.

<Sto bene, credo; penso solo che non meriti qualcuno che ti veda solo come un corpo con cui fare sesso, ma qualcuno che ti ami per ciò che sei> mormora, mostrando le sue fossette con un lieve sorriso.

Clarice sorride scombinando i capelli del fratello in un gesto affettuoso <Ma io ho te che mi invii fiori e cioccolatini a ogni occasione, sarebbe difficile trovare qualcuno di migliore> esclama, allontanando la sua mano per alzarsi e sgranchirsi le gambe.

<Io ho appuntamento con le ragazze per pranzo. Andiamo?> domanda, prendendo lo zaino che aveva in precedenza lanciato, accorgendosi solo in quel momento che contiene ancora le borracce piene e, purtroppo, pesa più di quanto si aspettasse.

I fratelli annuiscono imitandola, Arthur si aggrappa alla sua mano per rimettersi in piedi,  poi avvolge il braccio attorno al suo collo <Che poi, ancora non ci hai detto se era Emilian quello con cui messaggiavi sta notte e non mi hai più riferito cos'avete fatto quel giorno> mormora, al suo orecchio.

Clarice di volta a guardarlo incenerendolo nuovamente con lo sguardo <E io che volevo persino chiederti scusa per lo zaino> esclama, allontanandolo da lei.

<E dai ma puce, raccontaci> quasi supplica, facendo scontrare le loro spalle. Lorenzo, poco più avanti rispetto a loro, guarda di sbieco il sorriso furbo di Arthur e lo sguardo curioso di Charles, pronto ad ascoltare la sua risposta.

<Si, era Emilian e mi ha portata a fare un giro in carrozza sulla spiaggia, ora basta con le domande> risponde spazientita e, senza dare il tempo a nessuno dei tre, comincia a correre verso il mare lasciando a terra lo zaino.

<Clarice, non finisce qui> urla Charles, cercando di raggiungerla <Vogliamo sapere tutto>.

<Tutto, soprattutto vogliamo conoscere questo Emilian> aggiunge Arthur, unendosi al fratello.

Solo Lorenzo, ancora stanco, continua a camminare osservandoli mentre si rincorrono sulla spiaggia. Afferra lo zaino, che Clarice ha lasciato di nuovo per terra e, scuotendo la testa, si avvia verso i tre sorridendo di fronte alle loro risate.

~~~

La figura slanciata di Max quasi non ci entra nel piccolo specchio attaccato alla parete del salotto. Kelly è uscita, questo Emma lo sa e inizia a sospettare che ci sia qualcuno con cui si incontra. Probabilmente anche il gemello lo sospetta, ma non è interessato anche perché il suo pensiero fisso è Lily.

<Max, se continui ad aggiustarti i capelli, finiranno per cadere> esclama, quasi esasperata dalla continua ricerca di perfezione da parte del pilota.

<Non so, non mi convincono> mormora, sbuffando, per poi voltarsi verso di lei. La ragazza è seduta sul divano, ha le gambe incrociate e la schiena dritta. Il suo corpo è in tensione, il suo portamento è elegante, come se continuasse a ballare anche da seduta.

<Va bene, mi arrendo> sospira, alzandosi con un movimento semplice, ma comunque raffinato. In punta di piedi si avvicina al fratello e, senza chiedere il permesso, intrufola la mano tra i suoi capelli aggiustandoli come meglio crede.

Max la osserva e, come ogni volta, si accorge di quanto sono simili. Ogni giorno con lei è una scoperta, un passo in più verso il suo cuore, oltre quel muro che ha costruito anche per lui.

<Guarda se vanno bene così> afferma, infilando la lingua tra i denti mentre lo guarda, un po' indecisa sul lavoro appena concluso. Max si volta verso lo specchio ritrovando le loro figure, così uguali e così diverse.

Sorride di fronte a quell'acconciatura che è meglio di quanto potesse mai immaginarsi <Grazie, cosa farei senza di te?> domanda, voltandosi per premere il suo dito contro il naso della ragazza in un gesto affettuoso, il loro gesto.

Emma scuote la testa allontanandosi di qualche passo <Sei stato una vita senza di me, troveresti il modo di cavartela lo stesso> risponde, cercando invano di nascondere la malinconia nei suoi occhi. Non l'ha mai davvero confessato a voce alta, ma lasciare andare Max è una delle cose più difficili che ha dovuto affrontare nella sua vita.

Vivevano in simbiosi, erano uno la metà dell'altro, sempre insieme. Ad un certo punto si sono ritrovati da soli, ma soprattutto distanti. Per lei è stato come perdere un arto, un pezzo di sé stessa con la quale ha dovuto imparare a vivere senza.

Il divorzio dei loro genitori non è stato facile da superare, per nessuno di loro, ma almeno ha messo fine alle urla e continue litigate. Ciò che, invece, ha fatto davvero male è stato allontanarsi, non crescere insieme.

Emma, più di tutti, si è trovata da sola. Il suo sogno l'ha portata lontana da casa, lontana dalla sua famiglia, lontana da tutti e per questo ha dovuto essere forte, far finta che la mancanza che sentiva dentro il suo cuore non fosse altro che un'invenzione. Ora, invece, si ritrova davanti il suo gemello, la persona che dovrebbe conoscere meglio di tutti, ma che in realtà non ha mai vissuto. Eppure, sente ogni suo pensiero, ogni sua emozione, come se la loro connessione non fosse mai venuta a mancare.

<Ti ho ordinato del sushi per questa sera> mormora Max, accarezzandole dolcemente i capelli <Vedi di mangiare> aggiunge, lasciandole un bacio sulla fronte.

<Spero tu l'abbia preso anche per Daniel> ribatte Emma, allontanandosi da lui per lasciargli lo spazio necessario. Il gemello annuisce regalandole una smorfia non decifrabile prima di prendere le chiavi di casa.

<Buona serata klein aapje> esclama, regalandole un sorriso prima di chiudere la porta e sparire, così, dalla sua vista. Emma rimane qualche secondo a fissare il punto in cui i suoi occhi azzurri sono scomparsi, poi torna a sedersi sul divano assaporando il silenzio e l'odore di quella casa. Per la prima volta, dopo tanto tempo, può sentire il calore che solo l'amore può emanare e sa di trovarsi, finalmente, nel posto giusto.

Il gemello, invece, parcheggia l'auto nel punto più vicino al loro posto e recupera il sacchetto pieno di roba da mangiare rigorosamente presa d'asporto perché no, non sa cucinare. Mentre cammina per raggiungere Lily si domanda se è vestito in maniera adeguata. Ha optato per un semplice jeans che arriva al ginocchio, una normalissima maglietta bianca e le sue puma dello stesso colore della maglia. Sembrava un'ottima scelta, però ora ha qualche dubbio. Forse l'outfit perfetto per questa situazione era un altro, ma sicuramente non ha il tempo di andare a casa a cambiarsi.

Lily lo sta aspettando, è arrivata da un po'. Quando Max raggiunge la cima la vede, seduta su quello che ormai è il loro sasso, concentrata a studiare il panorama di fronte a lei. Il sole sta tramontando e questo permette al pilota di osservare la sua figura sotto una luce diversa. Si prende qualche minuto, resta lì in silenzio a guardare i suoi capelli sciolti muoversi al vento, la sua schiena minuta, le sue mani ancorate a quel sasso.

Ad accorgersi della sua presenza è proprio lei, si volta quasi di scatto dopo aver sentito un ramo spezzarsi sotto il passo pesante del pilota. I suoi occhi sembrano rispecchiare l'arancione del sole, lo scrutano divertiti mentre un sorriso adorna il suo volto permettendo a quelle due adorabili fossette di fare la loro entrata. Max resterebbe così anche tutta la sera, in piedi ad ammirarla.

<Finalmente sei arrivato, ti sto aspettando da un po'> lo rimprovera, avvicinandosi a lui per aiutarlo con il sacchetto che tiene stretto nella mano sinistra.

Il pilota nota il suo vestito blu muoversi insieme a lei, formando onde immaginarie che quasi richiamano il movimento del mare. Osserva le sue gambe, slanciate e muscolose, avvicinarsi a lui. Quando la mano della ragazza sfiora la sua per prendere il sacchetto il suo cuore perde un battito. Quel contatto, però, dura troppo poco e questo lo costringe a tornare alla realtà.

<Scusami> mormora, senza aggiungere altro. Dirle che ha perso tempo cercando di acconciarsi i capelli perché questa dev'essere una serata perfetta non sarebbe la scelta giusta e nemmeno la scusa adeguata.

Lily sorride poggiando a terra il sacchetto per iniziare a tirare fuori l'occorrente <Sushi, menomale stavo morendo di fame> esclama, mentre i suoi occhi luccicano alla vista del cibo. Max sorride avvicinandosi a lei per prendere la tovaglia che ha avuto la premura di portare.

Con l'aiuto della ragazza la stende per terra, proprio sotto il loro sasso, poi l'aiuta a tirare fuori tutto il sushi che ha comprato.
<Sai, è proprio una bella idea questa> confessa, lo sguardo perso sul ragazzo di fronte a lei, le gambe appoggiate sul telo, le bacchette tra le dita ed il piatto di sashimi nella mano. 

Max sorride, prendendo posto affianco a lei. Osserva il suo volto illuminato dalla fioca luce del sole, ormai quasi scomparso, e dalla piccola lanterna che ha portato per non rimanere completamente al buio. Vorrebbe baciarla, far sue quelle labbra carnose e morbide, ma si costringe a concentrarsi sul suo cibo perchè quello non è il momento giusto.

<Lily> la richiama dolcemente, facendo scontrare le loro ginocchia <Raccontami la tua giornata> ordina, con il tono più interessato possibile. Vuole davvero conoscere ogni sua abitudine, ogni cosa che le piace e persino quelle che invece detesta. Ogni lato di lei lo incuriosisce e lo attrae.

Così la ragazza inizia a raccontare partendo dalla mattina che avrebbe sicuramente preferito passare a letto invece di andare a correre insieme ai suoi fratelli. Infondo, però, è felice perché hanno passato del tempo loro quattro, come purtroppo non capita spesso.

Racconta anche del pranzo con le sue amiche, di come Floriane sia così perdutamente innamorata del suo fidanzato che già sta progettando il loro futuro insieme. Emilie, invece, ha cambiato nuovamente ragazzo e anche questa volta sembra convinta della sua scelta, anche se probabilmente si lasceranno fra qualche mese. La sua amica Adele, invece, ha incontrato una ragazza con la quale sta uscendo da qualche tempo, ma non ha voluto rivelare molto.

<Poi sono andata ad allenarmi con le mie amiche e, infine, eccomi qua> conclude, pregustando l'ultimo uramaki al tonno <Ah, mi sono scordata di dirti che il più piccolo tra miei fratelli mi ha fatto scoppiare la testa con questo torneo di tennis, tanto che ho dovuto promettergli di andare a vedere la finale, se ci arriva>.

<E secondo te ci arriva?> domanda, divertito dal tono utilizzato dalla ragazza.

Lily sorride di sbieco poggiando nel sacchetto, che ora fa da pattumiera, il suo piatto vuoto <Dipende da quanto scarsi sono i suoi avversari> mormora, con una punta di ironia nella voce <Comunque, ho parlato di me per tutta la cena, perché non mi racconti cos'hai fatto tu oggi?>.

<Questa mattina ho dormito, poi mi sono allenato, ho fatto qualche commissione ed eccomi qui> taglia corto, evitando di entrare nei dettagli della sua giornata perché essi prevedono anche Kelly <E no, nessuna delle mie sorelle si è iscritta a qualche torneo di tennis, per fortuna> aggiunge, facendo ridere la ragazza.

<Quante sorelle hai?> domanda, curiosa <Non mi hai mai parlato della tua famiglia> aggiunge, anche se non sembra volerlo accusare.

Sul volto di Max prende forma una smorfia, mentre i suoi pensieri cercano di comprendere quali informazioni filtrare e quali invece rivelare <Tre sorelle, una più grande, una più piccola e una gemella> risponde, evitando di dire i loro nomi come lei ha fatto con lui <Poi mio padre ha avuto due bimbe e un bimbo con la sua compagna>.

<Quindi i tuoi si sono separati> mormora, in un sussurro. Non vuole sembrare scortese, ma solo conoscere a fondo quel ragazzo che si era fatto scappare, ormai mesi prima, un'affermazione molto cruda su quel padre che forse ha davvero distrutto la sua famiglia.

<Avevo nove anni, io e mia sorella maggiore siamo andati a vivere con mio padre in Olanda, le mie sorelle sono rimaste con mia madre in Belgio> spiega, spostando lo sguardo di fronte a lui, verso il mare.

Quando parla del divorzio dei suoi genitori sente ancora le urla in sottofondo, le parole cattive, il suono di mani che si scontrano e oggetti che vanno in frantumi. Poi, subito dopo, la mancanza che ha sempre cercato di eliminare dal suo cuore. L'amore che poteva avere e non ha mai davvero avuto.

<Non dev'essere stato facile> mormora, appoggiando una mano sulla sua spalla <Nonostante facessi avanti e indietro dall'Italia a casa, è stato durissimo per me restare lontano dalla mia famiglia soprattutto dopo la morte di papà> spiega, accarezzando dolcemente il collo del pilota.

Max si lascia andare sotto le sue carezze, mentre con gli occhi ricerca qualcosa oltre l'orizzonte, nemmeno lui sa bene cosa.
<Non è stato facile allontanarmi da loro> spiega, nascondendo il volto tra le braccia <Ma non avevo tempo per pensare al dolore, mio padre non mi dava tregua, pensava solo a farmi essere perfetto in pista>.

Un bambino di nove anni costretto ad allenarsi in continuazione, a ricercare il giro migliore per rendere fiero quel padre che non lasciava respirare nemmeno sotto la pioggia battente. Lo costringeva ad usare le gomme d'asciutto sull'asfalto bagnato, lo riempiva di insulti quando sbagliava, lo faceva sentire inadeguato.
Anzi, lo fa sentire, perché sotto il suo sguardo Max non si sente abbastanza, nonostante un campionato del mondo.

<A volte può essere un bene, la corsa mi ha aiutata molto a superare le mie perdite> mormora Lily, lo sguardo puntato su di lui e sui suoi occhi freddi, quasi glaciali <Mio padre, però, ha sempre preferito farmi crescere da sola senza darmi pressioni>.

<Il mio no, non sono mai abbastanza per lui> ribatte, prontamente, con un tono di voce che lo fa sembrare arrabbiato quando, in realtà, è solo amareggiato e pieno di sofferenze mai davvero affrontate.

<Devi essere abbastanza per te stesso, non per gli altri> esclama, riprendendolo subito per quell'affermazione <Anche se, ti confesso, lo sguardo fiero di mio padre mi manca da morire> aggiunge, con un velo di tristezza nella voce.

<Mi dispiace Lily, per le tue perdite intendo, meritavi di avere i tuoi cari qui con te, soprattutto tuo padre> sussurra, abbassando di poco lo sguardo. Vuole allontanarsi dal discorso su Jos perché ha paura che quella bugia crolli. Vuole continuare a credere che ogni parola, ogni percossa, ogni punizione sia servita a farlo diventare chi è oggi, ma soprattutto che quello fosse l'unico modo che suo padre aveva per dimostrare amore.

<Quando è morto io non ero qui, ero in Italia, ma ho passato molto tempo con lui mentre era malato> spiega, continuando distrattamente ad accarezzare i capelli del ragazzo <Mentre per Iris, già lo sai no?>.

Vorrebbe parlare d'altro, dei giorni felici, ma condividere il suo dolore con lui non è un peso, anzi la fa sentire meglio.

<Il motivo per cui hai paura della velocità> ribadisce, ad alta voce, voltandosi leggermente per guardarla negli occhi. Il sole è andato via, ad illuminarla ora c'è solo la luce della piccola lanterna.

<Ne abbiamo già parlato, insomma sono quasi morta e ho visto delle persone morire per colpa di quelle dannate auto> dice, alzando le spalle in un gesto automatico. Non c'è rabbia in lei, solo terrore che possa riaccadere.

<Non hai mai pensato che, forse, non hai paura della velocità, ma di perdere le persone a te più care?> domanda, accarezzando dolcemente la sua guancia.

Il volto della ragazza si adorna di un sorriso amaro <Penso sia parte del problema, si> confessa, lasciando scorrere le dita del ragazzo sul suo volto <Ma con te è diverso, mi sento al sicuro>.

<Devo provare una macchina, se vuoi puoi venire, ti prometto che non ci succederà niente> mormora, avvicinando il suo volto a quello di Lily.

<Posso pensarci?> domanda, spostando la sua mano sulla guancia del ragazzo. La sua barba, non troppo lunga, le fa il solletico portandola involontariamente a sorridere.

Max annuisce mentre sposta una ciocca di capelli dietro al suo orecchio. La ragazza continua ad accarezzare la sua guancia perdendosi in quelle due pozze azzurre che fanno invidia al mare.

<Sai, ho letto una frase di recente, diceva "Ogni persona dipinge il quadro della sua vita con i suoi colori" e credo sia vero>.

<E cosa succede quando due persone iniziano a dipingere insieme?> domanda Max, avvicinando le sue labbra a quelle della ragazza.

<Si scoprono nuovi colori> mormora lei, facendo scontrare il suo naso con quello del ragazzo <A te va di scoprire i miei?>.

Il pilota annuisce <Si, e voglio mostrarti ogni mia sfumatura> dice annullando la distanza tra loro due, poggiando le sue labbra su quelle morbide della ragazza, con delicatezza e gentilezza quasi a chiederne il consenso.

Lei, però, non è dello stesso avviso perché, pochi secondi dopo, prende tra le mani il suo volto come a volerlo più vicino. Quel bacio dolce diventa passionale, come se i loro corpi avessero aspettato troppo a lungo.

<Facciamolo adesso, qui> mormora lei, mordendosi le labbra prima di baciarlo di nuovo. Le sue gambe si intrecciano con quelle del ragazzo vogliosa di sentirlo più vicino, mentre le sue mani vagano sotto la sua maglietta.

Max non risponde, ma l'aiuta a posizionarsi sopra di lui, non prima di essersi levato quella maglietta fin troppo ingombrante.
Si prende qualche secondo per ammirarla. I capelli sciolti le ricadono sul viso e solleticano il suo petto, ormai privo di indumenti. Le sua labbra delicate sono già gonfie e i suoi occhi luccicano alla luce della luna.

<Sei bellissima> si lascia sfuggire, prima di ricongiungere le loro labbra nell'ennesimo bacio. Le sue mani si intrufolano sotto quel vestito, non vuole spogliarla del tutto perché comunque sono in un luogo pubblico, ma le lascia scorrere fino alle sue mutande, sfilandole non troppo agevolmente.

A quel punto la monegasca si sposta, per levarsele del tutto e, nel mentre, aiuta il ragazzo ad abbassarsi le sue di mutande. La situazione quasi la fa ridere, loro due attorcigliati su quel telo che ormai si confonde con l'erba, l'aria pungente di una serata estiva, l'imbarazzo nel non sapere ancora come muoversi.

Si sorridono a vicenda, in una timidezza che nessuno dei due ha mai provato. E nel silenzio della notte riprendono quella scia di baci che ha il sapore di fragola e vaniglia.

La ragazza riprende la sua posizione e il controllo della situazione. Max non riesce a pensare, si accorge di ciò che sta succedendo solo quando le labbra morbide e gonfie della ragazza accolgono il suo membro.

Vorrebbe chiudere gli occhi e rilassarsi, ma quella visione è così paradisiaca da non lasciargli la possibilità di staccare lo sguardo da quelle labbra, le stesse che fino a poco fa lo stavano baciando e che ora gli danno piacere.

Comunque dura poco, non perché a Max non piaccia, ma sente il bisogno di approfondire maggiormente, di prendere il controllo, di farla sua e basta. Vorrebbe fare tutto con calma, ma non riesce, vuole tutto subito e per questo, con gesto delicato fa allontanare la ragazza da lui e, velocemente, ribalta la situazione trovandosi sopra di lei.

Le sue mani accarezzano il suo petto, i suoi occhi lo scrutano chiedendogli le sue intenzioni in maniera silenziosa. Max le sorride spostandole dal volto i capelli ribelli <Mi fai impazzire> mormora sulle sue labbra prima di entrare dentro di lei con un gesto improvviso.

Il volto della ragazza assume un'espressione sorpresa, le labbra si socchiudono, gli occhi si spalancano mentre le sue unghie finiscono per infilarsi nella pelle bianca e delicata di Max. Non pensa ai possibili segni che lascerà, anzi le è sempre piaciuto vedere quelle sfumature di rosso che si formano al solo contatto.

Al pilota non sembra importare. Il suo unico pensiero è riservato a lei, vuole farla sentire al sicuro, nel posto giusto, così come si sente lui. La sensazione di essere dentro il suo corpo lo fa sentire completo, perchè finalmente ha trovato l'incastro perfetto, il pezzo mancante, lo stesso citato nel "Simposio" di Platone.

«Amore è amore di quelle cose di cui si avverte mancanza» e Max ha sentito la sua mancanza da sempre, anche quando non la conosceva, ed è certo di averla cercata così a lungo che adesso, ora che i loro corpi sono uniti sotto un manto di stelle, sembra quasi un sogno.

Eppure le sue mani lo stanno toccando, i suoi gemiti sono così forti da sovrastare il rumore del mare, le sua labbra sfiorano il suo collo mentre inarca la schiena cercando sempre di più, volendolo sempre di più dentro di lei, aprendo la porta per quel mondo magnifico che contiene all'interno della sua mente.

Vorrebbe restare così per sempre, incastrato in un amplesso infinito, sotto un cielo pieno di stelle in una qualsiasi giornata estiva. La monegasca, però, lo riporta alla realtà <Emilian, ci sono quasi> esclama, tra un gemito e l'altro, chiamandolo con quel nome che, per quanto sia suo, fa ancora strano sentire per esteso.

Annuisce, con una malinconia che non pensava di poter provare, mentre finalmente sente il suo corpo svuotarsi dentro quello della ragazza. Con un gemito soffocato esce da lei, sentendo di nuovo quel pezzo tornare a mancargli, almeno fin quando stremato non stringe la sua mano.

<Dovremmo rivestirci> mormora Lily, senza muovere un muscolo, mentre il pilota prende posto al suo fianco. Il mento della ragazza finisce sulla sua spalla, le sue labbra sono così vicine al suo collo mentre in suo naso sfiora la sua barba. Può sentire il suo respiro agitato e la sua pelle calda.

Si volta verso di lei lasciandole un bacio dolce sulle labbra <Cinque minuti, il tempo di ammirare questa opera d'arte sopra di noi> sussurra, alzando lo sguardo verso il firmamento. Stringe più forte la sua mano sicuro che quello è il posto giusto in cui essere.

Il suo posto nell'universo è a fianco a lei, ora lo sa.

BUONGIORNOO
Lo so, sono in super ritardo, ma eccoci qua con questo capitolo che non mi convince, dove non succede nulla, ma EHIII sono carinissimi no?
Clarice sembra pronta ad affrontare le sue paure, ora che con Max si sente al sicuro... ma nessuno dei due ha ancora rivelato la sua vera identità? Quanto durerà? Chi lo sa 🤷🏼‍♀️
Comunque, prima di lasciarvi ci tengo a dire due cose. Prima di tutto vi lascio il mio Instagram come al solito:
@unalacrimanelmare_wattpad
E poi mando un caro saluto a tutti coloro che sono stati colpiti dal maltempo. So che la situazione è difficile, siamo tutti con voi!💙
Un abbraccio 🤗
-S🤍

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