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III. SACRIFICIO

22 Marzo 2022, Principato di Monaco 🇲🇨

La coda alta, la maglia termica indossata sotto la felpa, i pantaloncini aderenti e le scarpe da ginnastica ai piedi. Clarice è pronta, deve solo darsi un'ultima sistemata davanti allo specchio ed afferrare le chiavi di casa prima di mettersi a correre.

Ha preso tempo questa mattina. È rimasta a letto più del previsto lasciando suonare ben tre sveglie. In queste ultime settimane, dopo la visita, ha mollato la presa perdendo persino la voglia di correre quel poco che può.

Si sente distrutta, come se ogni piccolo muscolo del suo corpo si fosse arreso all'idea di lottare. Eppure lo sa, in cuor suo, di non poter resistere senza correre. Nemmeno il letto caldo e le coperte che la intrappolano riescono a trattenerla troppo a lungo.

In questi momenti si rende conto del significato che attribuisce alla corsa. Per lei è l'equivalente di respirare, non importa quanto in quel momento faccia male perché i tuoi polmoni soffrono, ne sei costretta per sopravvivere.

Clarice sospira, il volto stanco riflesso sullo specchio. Le occhiaie si vedono da lontano, non riesce a coprirle nemmeno con il correttore. Non ci pensa, afferra il cellulare ed esce dal bagno controllando l'ora.

Sono le 8.30 del mattino e ha una decina di messaggi non visualizzati appartenenti ad uno dei tanti gruppi in cui i suoi fratelli l'hanno inserita, quello con solo loro quattro.

Frères rouges 🥰

Arthur DouDou 😈
📸 Mamma ha preparato un pranzo per colazione!!

Charles Bibou 🏎️❤️
Io e Charlotte stiamo arrivando, non vediamo l'ora😋

Lolo Chou
Muoviti che ci mangiamo tutto!

Charles Bibou 🏎️❤️
Ma Clarice è già lì?

Lolo Chou
No, ancora no

Arthur DouDou😈
Clarice, smettila di correre e vieni a mangiare che qua sta finendo tutto!

Charles Bibou🏎️❤️
Noi abbiamo iniziato! Sei la solita ritardataria!

Lolo Chou
Dove sei? Ieri hai detto a mamma che ci saresti stata!

Che pressa che siete, mo' arrivo!

Clarice chiude la porta di casa sua, quella in cui raramente si nasconde. È il suo posto per evadere, stare con se stessa, cercare di ricominciare. Vive a tratti, un po' sola e un po' con la sua famiglia.

La sua stanza, accanto a quella di Arthur, è il luogo dove cerca amore. La sua stanza, nella sua nuova casa, è il luogo dove cerca la solitudine.

Ha troppo bisogno di entrambe le cose e per questo, probabilmente, ha comprato l'appartamento di fronte a quello di famiglia. Impiega solo il tempo di chiudere la sua porta ed attraversare il pianerottolo per trovarsi la tavola imbandita di cibo. Hanno davvero iniziato, si capisce dal caos di parole che la inonda dopo un silenzio durato settimane.

<Buongiorno> esclama, attirando l'attenzione di tutti.

L'allegra famigliola smette di parlare osservando ogni singolo movimento della ragazza. Clarice sposta la sedia a capotavola, il posto di suo padre che lei ha sempre rubato, e si accomoda allungando una mano verso il primo cornetto che trova.

Charles le allunga il piatto per facilitarle la presa mentre la scruta <Stai bene?> domanda, la con la voce inclinata.

Non si vedono dalla corsa che hanno fatto insieme prima della visita, quindi all'incirca qualche settimana in cui lui è stato occupato con l'abitacolo della morte e lei a cercare il suo equilibrio.

<Si, tutto alla grande> risponde, sperando che l'interrogatorio sia finito.

Con calma si versa il tè nella tazza iniziando a gustarsi la sua colazione nel silenzio atterrito della stanza.

<Questa mattina sei andata a correre? Com'è andata?>

La voce di Lorenzo le sembra quasi lontana, come se ancora fosse racchiusa nel suo mondo. Alza lo sguardo lentamente guardandolo dritto negli occhi, poi scuote la testa.

<No, stavo andando ora, ma eccomi qui> mormora, con la voce bassa, mentre addenta il suo cornetto.

Aveva promesso a sua madre di esserci oggi, non avrebbe potuto fare altro. E poi, infondo, sta cercando di sviare sia la corsa sia la famiglia tenendosi impegnata con lo studio oppure con le serie tv e le scuse iniziano a non reggere.

Arthur alza un sopracciglio <Quando dormi qui svegli tutti alle cinque e mezza ed oggi sei mezza addormentata e sono le nove> esclama, alzando leggermente il tono della voce.

La sorella fa una smorfia, infastidita da quella voce stridula <Non sono mezza addormentata> puntualizza alzando lo sguardo su di lui <Sono stanca e facilmente irritabile>.

Charles, al suo fianco, poggia una mano sul suo braccio mentre Charlotte le sorride dolcemente <Da quanto non dormi?> domanda la ragazza con dolcezza.

Clarice chiude gli occhi per qualche secondo <Da quando corro di meno> afferma, stringendo forte il manico della tazza <Meno corro, meno scarico lo stress, meno dormo> spiega, sorseggiando il suo tè.

È un circolo vizioso. Correre le permette di scaricare tutte le ansie, lo stress ed il dolore che altrimenti rimane accumulato da qualche parte. Più si accumula e meno lei riesce a dormire, passando gran parte della notte a guardare il soffitto.

<Che ti ha detto il dottore alla visita?> domanda Charles, mentre stringe un po' di più la presa.

<Arthur non vi ha spiegato?>

<Non ha capito> afferma Lorenzo con le mani ancora sporche di burro mentre poggia la fetta di pane sul piatto.

Clarice avrebbe dovuto aspettarselo. La visita con la dottoressa era stata lunga, ma suo fratello l'aveva aspettata pazientemente seduto nell'atrio dell'ospedale. Era rimasto lì tutto il tempo necessario esattamente come aveva già fatto in precedenza, durante l'operazione.
Una volta uscita, però, non aveva rivelato più di qualche informazione sparsa e certamente poco comprensibile.

<Tesoro, sono settimane che ci sfuggi, non abbiamo avuto il tempo per chiedertelo> commenta sua madre con il solito tono di voce pacato.

<Il mio ginocchio è ancora infiammato, mi ha raccomandato di correre due volte a settimana per massimo un'ora> spiega, abbassando gli occhi sul suo tè ormai quasi finito <Oggi pomeriggio inizio nuovamente la fisioterapia in palestra da me>.

<E vuoi un passaggio?> domanda Charles con la sua solita premura. È sempre stato così dolce in un modo così spontaneo da farlo sembrare più ingenuo di quanto sia in realtà.

Clarice scuote la testa <Passa Emilie> lo avvisa, prima di posare la tazza sul tavolo <Ma grazie lo stesso> aggiunge, posando forse per la prima volta lo sguardo sul fratello.

Lo studia attentamente. Ha gli occhi vispi, illuminati di una qualche luce insolita che lo fa sembrare diverso. Lo scruta meglio, mentre la conversazione in famiglia va avanti spostandosi su temi più leggeri.

Clarice non ascolta, ma fissa il sorriso di Charles più puro e allegro del solito. Strizza gli occhi, poi guarda Lorenzo. Anche lui sembra felice, come se avesse appena vinto qualcosa di importante, e guarda Arthur con una fierezza strana.

Arthur, è proprio su di lui che Clarice finisce la sua analisi. È sempre sorridente, è sempre felice e ha sempre la battuta pronta, ma anche lui sembra avere qualcosa di diverso questa mattina.

La monegasca sospira cercando di capire cose si è persa, sente che è importante, un tassello non indifferente.

<Quando sarà la prossima gara?>

La domanda di sua madre la risveglia dai suoi pensieri costringendola a tornare alla realtà. Non ha ben capito di cosa stanno parlando, ma tende l'orecchio verso la risposta.

<Questo weekend, infatti avrei preferito andarci direttamente dal Bahrain, ma non è mai possibile seguire i piani> risponde Charles sorridendo teneramente verso la donna che, con dolcezza, annuisce.

<Bahrein?> domanda Clarice attirando lo sguardo di tutti.

Non guarda le gare da molto tempo ormai, ma ogni weekend lo vive con l'ansia nonostante i suoi tentativi di supportare tutti e tre, ognuno nel loro ruolo. Conosce il calendario, le piste e persino le gomme che meglio si adattano al circuito.

Non ha mai perso l'occasione di festeggiare o consolare dopo un gran premio, seguendo attentamente le gare dalla classifica live in cerca di quel "LEC" che spera sempre di vedere affianco al numero uno.

E forse è vero che, incontrando un qualsiasi pilota per strada, non lo riconoscerebbe e nemmeno conosce i loro nomi, ma infondo gli unici due di cui le importa davvero hanno il suo stesso cognome.

<Si, sai la gara che abbiamo corso ieri in cui siamo saliti sul podio, tutti e due> le fa notare Arthur con la voce inclinata ed infastidita. Si aspettava almeno un messaggio dalla persona che forse, più di tutti, ha creduto in lui anche quando sembrava impossibile. Soprattutto quando sembrava impossibile.

L'ha sempre sostenuto e l'ha persino aiutato economicamente a prendere in mano di nuovo quella passione dopo il suo stop forzato. Per questo dopo il podio si aspettava qualcosa, qualsiasi cosa che non fosse il silenzio.

Silenzio a cui Clarice ha abituato tutti in queste ultime settimane, chiudendosi in se stessa. Arthur, però, vuole essere un po' egoista questa volta e non vuole perdonarle subito questa sua mancanza di cui lui ha risentito.

Charles, invece, è diverso. La sua dolcezza lo porta a farsene una ragione ancor prima che succeda. Ci è rimasto male ovviamente, ma non riesce a prendersela o far pesare alla sorella qualcosa, in nessun campo.

Clarice ignora il tono di voce di Arthur concentrandosi sulle sue parole <Avete vinto tutti e due?> chiede, con gli occhi intrisi di speranza e lo sguardo che fugge da una parte all'altra del tavolo alla ricerca di una risposta.

<Io ho vinto> puntualizza Charles <Arthur è arrivato secondo>.

<Partiva tredicesimo, è stata una rimonta molto bella> si appresta ad aggiungere Lorenzo indicando con il capo il minore, seduto di fronte a lui <Charles invece partiva dalla pole, anche lui ha fatto una bella gara>.

Lorenzo è sempre stato il fratello più razionale, quello pacato e silenzioso, ma sempre presente. Ha seguito la carriera di tutti e tre cercando di non perdersi mai nulla. Ora, principalmente, sta curando il campionato di F3 restando al fianco di Arthur.
Nel corso degli anni, però, ha aiutato Clarice con la sue carriera e raramente si perde una gara. A lei piace averlo intorno perché la sua presenza silenziosa l'aiuta a concentrarsi.

Ed è proprio a Lorenzo che, di solito, Clarice chiede spiegazioni ed aggiornamenti sulle gare. Non si è mai persa un weekend portandosi dietro l'ansia in ogni secondo della sua esistenza, ma questa volta ha persino dimenticato che ci fosse un weekend.

<Una rimonta degna di un campione> mormora, riferendosi ad Arthur <E di un pilota Ferrari> aggiunge, per Charles questa volta.

Non ha, però, il coraggio di guardarli negli occhi. Non sa come chiedere scusa, non è mai stata molto brava a farlo. Il suo orgoglio l'ha sempre mantenuta salda nelle sue convinzioni, tra cui quella di non sbagliare mai.

Sospira, alzandosi dal tavolo. Gli occhi di sua madre fanno capolinea nel suo campo visivo. Sono dolci, come sempre, e sembrano invitarla a prendere seriamente parola prima che la situazione di apparente calma crolli. Anche Charlotte, seduta vicino a Pascale, la invita a fare lo stesso.

<Io non sapevo nemmeno ci fosse un weekend, figuriamoci che fosse il primo della stagione> si giustifica, infilando la sedia sotto al tavolo <Non so nemmeno che giorno è oggi, sono solo molto stanca> confessa, stremata.

Non ha letto i messaggi scorrendoli velocemente, ha rifiutato gli inviti a cena di sua madre o delle sue amiche, ha fatto finta di essere fuori casa ogni volta che hanno suonato il campanello e ha staccato la spina dal mondo social.

Si è isolata da tutto e da tutti rimanendo sola con se stessa. Le servono questi momenti, per ritrovarsi, per tornare più forte. Ha corso poco limitando le sue uscite, ingannando il tempo con libri e serie tv. Si è dedicata a se stessa, ai suoi pensieri e forse si è fatta lacerare dal dolore che soffoca in ogni passo che fa verso il traguardo.

<Un messaggio, anche un telegramma se preferivi> l'ammonisce Arthur a denti stretti.

La monegasca stringe forte tra le sue dita il legno della sedia <Mi dispiace Arthur, sono solo stanca> ripete, come una cantilena senza fine. È stanca, non sa bene per cosa, ma è tanto stanca. La sua mente non ha fatto altro che viaggiare sempre più veloce e lei, non potendola raggiungere, è rimasta indietro.

Arthur posa il suo sguardo su di lei, ma non dice niente. La guarda intensamente respirando profondamente. È distrutta per motivi che non conosce e per questo si sente impotente, lui che di solito ha sempre la situazione in mano con lei non sa mai cosa fare.

<Ci sono rimasti male, è normale> esclama Charlotte interrompendo la conversazione <Ma puoi sempre congratularti ora e poi andare a riposare>.

Clarice alza un sopracciglio confusa da quella interruzione. All'inizio non la sopportava molto, infondo si era affezionata a Giada così tanto da considerarla parte della famiglia. Non capiva i motivi della loro rottura e non sopportava l'idea che Charles l'avesse sostituita così velocemente.

Non ha mai messo parola in nessuna delle relazioni avute dai fratelli considerandole cose private, ma non ha mai fatto mistero di ciò che pensava intralciando più volte Charlotte. La sua perfezione le fa saltare ogni nervo possibile, ma ha imparato ad apprezzarla.

La ragazza non si è mai data per vinta e, rimanendo se stessa, si è sempre comportata amorevolmente nei suoi confronti tanto da farla sentire in colpa per l'astio provato all'inizio.

<Siete stati molto bravi> acconsente lei accennando un piccolo sorriso <Ora dovete solo continuare così per il resto della stagione>.

<La macchina era una bestia, potevo fare ciò che volevo, se rimane così posso anche vincerle tutte io> esclama Charles, alzando il tono della voce di qualche ottava.

I suoi occhi brillano di quella luce particolare che ora ha un motivo, quel luccichio lo fa sembrare un bambino il giorno di Natale. È così felice che quasi non ci crede, ha guidato come voleva lui ed è riuscito a collezionare una vittoria importante, soprattutto per il morale.

Clarice annuisce verso la sua direzione, poi si volta verso Arthur <La tua prossima gara è Imola no?> domanda, cercando di fare mente locale e visualizzare il calendario di F3.

<Si, la prossima è Imola> annuisce, posando i gomiti sul tavolo.

<Ve bene, allora vedo di ricordarmelo e di organizzare qualcosa questa sera, così festeggiamo come si deve questa rimontona> annuncia, sorridendo.

Arthur alza un sopracciglio leggermente confuso, ma non fa in tempo a ribattere perché la sorella si piazza dietro di lui colpendolo dietro la nuca scherzosamente.

<Ahia, ma sei scema?> strilla, nonostante non si sia fatto nulla, per dare un po' di  drammaticità al momento.

Clarice sorride e scuote la testa <Vedi di vincere la prossima volta> mormora, mentre il fratello alza la testa verso di lei e sbuffa fingendosi infastidito.

<Se fosse facile lo farei, no?> ribatte prontamente, massaggiandosi ancora la parte colpita per fingere un dolore che non è mai esistito.

Clarice poggiala mano sulla sua spalla e guarda fisso negli occhi Charles, seduto proprio di fronte a lei <Lord Perceval lo fa sembrare semplice> afferma cingendo con le braccia Arthur in un abbraccio sconnesso.

Charles sorride, le fossette che si formano sul suo volto lo fanno sembrare più dolce di ciò che è in realtà <Non è così facile> spiega, alzando le spalle <E lui ha avuto una gara più difficile dovendo recuperare tante posizioni quindi ha fatto un bel lav->

<Lo so> esclama, interrompendolo <Sono molto fiera di tutti e due> dice, con il cuore che batte più forte e la braccia ancora strette intorno al fratello.

<Sta sera che ne dite di un film? Poi magari Clarice rimane qui a dormire> propone Charles <Tanto noi due siamo out> aggiunge indicando se stesso e Lorenzo in partenza per la prossima gara del calendario.

Arthur lo guarda male <Un film?> esclama, con fare teatrale, ma Charles gli tira un calcio sotto il tavolo e con lo sguardo lo costringe ad accettare senza fare troppe storie.

Arthur si porta una mano verso la gamba nascondendo una smorfia di dolore <Un film, idea perfetta per festeggiare questo podio> mormora, voltandosi verso Clarice.

La sorella, ancora confusa da quel teatrino, scrolla le spalle ed annuisce <Sei tu a decidere> asseconda, sospirando appena.

<E ti fermi qui anche a cena> esclama sua madre con un tono che non ammette repliche. Clarice sospira di nuovo, ormai non vede nessuna via di scampo, così annuisce senza nemmeno provare ad obbiettare.

Vorebbe aggiungere qualcosa, ma il suo cellulare vibra nella tasca dei suoi pantaloni. Il nome di Emilie compare sullo schermo per qualche secondo, poi scompare.

<Io vado, è arrivata Emilie> annuncia facendo qualche passo verso Charles.

Il fratello le sorride, mentre lei scompiglia i suoi capelli <Buon weekend> mormora, posando poi il suo sguardo sul maggiore <Tienimi aggiornata> aggiunge.

<E tu dormi> ribatte prontamente Lorenzo.

Clarice si volta verso Charlotte <Puoi tenermeli d'occhio?> domanda divertita.

La ragazza di fronte a lei annuisce <Certo, stai tranquilla e riposati tesoro>.

Clarice forza un sorriso stufa di sentirsi dire che deve riposare come se, il problema, fosse davvero il sonno. Quello è solo una conseguenza, è la corsa che la preoccupa.

<Poi facci sapere come va oggi e ripos->

<Mi riposo, si Charles, ho capito sta tranquillo> lo anticipa interrompendolo prima di sentirselo ripetere nuovamente <Buona giornata> conclude, avviandosi verso l'uscita un po' più leggera di quando è entrata.

Una volte sentita la porta di casa chiudersi Arthur si volta verso il fratello maggiore incenerendolo con lo sguardo <Un film? Davvero Charles?> domanda, con una punta di nervoso nella voce. Non è bravo in queste cose e, probabilmente, mai lo sarà.

<Possibilmente noioso, così si addormenta> suggerisce Lorenzo intromettendosi nella conversazione. Charles, nel frattempo, se la ride guardando il minore sbuffare contrariato.

<Sostanzialmente invece di festeggiare mi ritrovo a farle da balia> commenta, alzandosi dalla sedia <Non potevamo risolverla con un sonnifero?> domanda, alzando le spalle.
Sarebbe stato non solo più semplice, ma anche molto più veloce.

<Puoi fare il fratello maggiore per una volta?> lo riprende Charles, sempre con il sorriso stampato sul volto consapevole di aver mirato nel punto giusto.

Arthur sbuffa dando le spalle al tavolo <A quella serve un fidanzato> esclama, prima di andarsene in camera sua senza aspettare risposta.

Clarice, invece, si appresta a scendere le scale il più velocemente possibile per evitare di far aspettare troppo la sua amica.
Emilie ha, come al solito, parcheggiato in doppia fila e l'aspetta con il finestrino abbassato e la mano a penzoloni non curante del freddo.

Appena scorge la sua figura chiudere il portone un sorriso le dipinge il volto pallido mentre fa scattare la serratura della portiera. Clarice sale senza aspettare nessun invito e si siede comodamente voltandosi verso l'amica solo dopo aver inserito la cintura.

<Finalmente sei uscita di casa, facciamo progressi> commenta Emilie in tono sarcastico, ma sempre con il suo solito sorriso dolce contrapposto a quello che in realtà è il suo carattere.

Clarice, infastidita dal commento, alza gli occhi al cielo <Buongiorno anche a te> esclama, sistemandosi meglio sul sedile.

Emilie mette in moto l'auto prima di rispondere, prendendosi il suo tempo per trovare l'ennesima frase stronza da rifilare. Sa essere dura, non solo con se stessa, ma anche e soprattutto con gli altri. Clarice apprezza molto questo suo lato perché è consapevole di ricevere sempre e solo la verità, ma fatica ad accettare il suo essere così cruda nel dare i giudizi.

La biondina, infatti, non si risparmia nemmeno questa volta puntualizzando con tono fermo <Hai una faccia che sembra quella di uno zombie> senza far trasparire alcuna dolcezza nelle sue parole.

<Sono stanca, se non scarico nella corsa mi si riduce il sonno, dovresti saperlo> controbatte Clarice, cercando di essere il più chiara e trasparente possibile. Mentire non avrebbe senso, Emilie sa già cosa c'è che non funziona, certamente non ha bisogno di spiegazioni.

La ragazza, prestando attenzione al parcheggio della pista d'atletica, annuisce alle parole dell'amica <Se non dormi chiamami, vengo a darti un sonnifero> afferma con un sorrisetto sul volto che farebbe rabbrividire chiunque.

Clarice la guarda male <Io non ho parole> dice, prima di scendere dall'auto ed avventurarsi nel centro sportivo. Emilie chiude la macchina e, in silenzio, la segue.

All'interno, ad attenderle, ci sono Adele e Floriene già alle prese con lo stretching. Alzano una mano in segno di saluto quasi in contemporanea poi si avvicinano alle due ragazze salutandole calorosamente.

<Clarice, mi auguro che la tua sparizione sia dovuta a quel bellimbusto che ti sei portata a casa mia> esclama Adele, puntandole il dito contro.

Florine, al suo fianco, si finge sorpresa <Ti sei divertita e nemmeno ci hai raccontato> commenta, fingendosi offesa dal comportamento dell'amica.

Clarice le guarda cercando di fare mente locale sui loro discorsi, poi il ricordo di quella sera fa capolinea nella sua mente <Emilian> mormora, pensando a voce alta.

Non ci ha dato molto peso, anzi in realtà ha quasi dimenticato la serata passata insieme a quel ragazzo. La sua mente, dopo la visita, si è concentrata su tutti quei pensieri che si solito sotterra tra un kilometro e l'altro.

<Uh, quindi abbiamo un nome> esclama Emilie, alle sue spalle, con fare interessato.

Floriene, di fronte a lei, assottiglia lo sguardo <E il numero di telefono lo abbiamo?> domanda, sinceramente curiosa.

Clarice scoppia a ridere e scuote la testa <Ho solo il nome> risponde mettendosi seduta sulla panchina <E un braccialetto che ha dimenticato a casa di Adele>.

È ancora ancorato alla sua caviglia, con la targhetta argentata che risplende alla luce del sole facendo intravedere una scritta da lei mai realmente osservata. Lo slega e, lentamente, se lo rigira tra le mani lasciando il tempo alle amiche di guardarlo.

<C'è inciso qualcosa> osserva Adele avvicinandosi per guardare meglio <È una data, quella del dodici dicembre dello scorso anno> mormora, posando poi lo sguardo su Clarice.

<Non è molto> mormora Florine con i meccanismi di ricerca già avviati <Ma vedrò cosa posso fare>.

<Niente, non fare niente> la ferma Clarice rimettendo il braccialetto al suo posto <Se è destino ci rincontreremo> aggiunge, sorridendole.

<Tu e questa cosa del destino> esclama Emilie guardandola spazientita <Te lo scrivi tu da sola il destino, in base alle tue scelte> aggiunge, puntandole il dito contro.

<Fidati, lascia fare tutto a l->

<Leclerc alla buon ora, pronta per l'allenamento?> domanda Oliver, il suo preparatore atletico, interrompendo il discorso.

Clarice annuisce mettendosi in piedi <Arrivo> risponde, indirizzando uno sguardo alle amiche.

<Noi continuiamo dopo> l'avvisa Adele, incrociando le braccia al petto con fare plateale.

<A dopo> mormora, di risposta, avviandosi con Oliver in palestra in un silenzio quasi fastidioso.

Ha passato le ultime settimane insieme ai suoi pensieri, lontana dal caos e dalle persone. Ora, però, la vita sembra ricominciare a scorrere mentre, tra un esercizio e l'altro, pensa a quella serata passata lontano dalla sua identità.

Lontano dall'essere Clarice Leclerc e da tutte le etichette, come quelle di "medaglia d'oro alle olimpiadi" e "donna più veloce al mondo", attaccate al suo nome.

Era già successo in precedenza, ma non aveva mai affidato al destino la possibilità di rincontrarsi troncando subito qualsiasi iniziativa ci fosse dall'altra parte.

A lei bastava una notte, una soltanto, ma con Emilian ne avrebbe avute volentieri altre.

Buongiornooo e benvenut* nel mese più bello di tutti: DICEMBRE♥️✨
Oggi vi lascio questo capitolo un po' spoglio, un po' coccoloso, un po' importante per capire il legame tra Clarice e il mondo delle corse.
Ma soprattutto, il destino farà il suo corso oppure no? Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Buon Dicembre a tutti, ci sentiamo presto.
S

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