II. EMILIAN
9 Marzo 2022, Principato di Monaco 🇲🇨
<Quel ragazzo ti sta fissando da quando siamo entrate>
La voce di Emilie arriva ovattata alle orecchie di Clarice per colpa della musica. La ragazza si guarda attorno cercando, tra la marea di gente e le luci colorate, il ragazzo di cui parla la sua amica.
<Non so di chi tu stia parlando> ammette, bevendo un altro sorso del suo drink.
Emilie le si para davanti coprendole la visuale <Quello moro, seduto al bancone> dice, indicando con il capo dietro di lei <Ha una camicia blu> spiega incastrando i suoi occhi con quelli di Clarice.
<Forse ho capito> esclama, cercando di guardare verso il luogo indicato senza farsi notare.
Il bancone è affollato da ragazzi che chiedono drink, champagne ed ogni sorta di genere alimentare. Alcuni rimangono seduti lì, altri invece si allontanano velocemente con i loro drink in mano.
Il moro, con lo sguardo fisso su di lei, è seduto poco distante da un gruppo di ragazzi che sembrano attendere da bere.
Clarice si avvicina al ragazzo accomodandosi nello sgabello libero al suo fianco <La mia amica dice che mi stai fissando da quando sono entrata> esclama, puntando i suoi occhi con forza su quelli del moro.
Lui, preso alla sprovvista, balbetta qualcosa <Si, penso tu sia molto carina> spiega gesticolando impacciato <Mi dispiace se ti ho disturbato>.
Clarice sorride accavallando le gambe <Nessun disturbo> dice, giocando con la cannuccia del suo drink ormai quasi finito <Non è la prima volta che un ragazzo vuole passare la serata con me>.
Il ragazzo strabuzza gli occhi e quasi soffoca con la sua stessa saliva <Beh i-> cerca di dire, con scarsi risultati.
La ragazza scoppia a ridere divertita <Tranquillo, ho capito che sei timido> lo rassicura allungando una mano verso la sua spalla <Ma possiamo divertirci lo stesso>.
Il moro annuisce <Sarebbe più facile per me conoscerti prima, io sono Bastien> spiega allungando una mano.
<Liliane> mormora senza, però, stringere la sua mano.
Usa sempre il suo secondo nome quando si presenta a qualcuno che nella sua vita resterà al massimo una notte, non che la cosa capiti spesso comunque.
<E cosa fai nella vita?> domanda lui, visibilmente interessato, mentre ritrae la mano.
Il volto di Clarice si illumina come ogni volta che parla della sua passione <Io sono un'atleta, più precisamente corro, tu?>
<Sembra interessante, io invece sono un Big Data Scientist> afferma, sorridendo.
<E di cosa ti occupi concretamente?> domanda Clarice confusa dalla risposta del ragazzo.
Bastien sorride divertito poi inizia a spiegare di cosa parla il suo lavoro, di quanto sia all'avanguardia, di cosa sia un data, di come ha scelto di intraprendere quella strada grazie alla sua ex che l'ha tradito e di come lui si senta ora.
Mischia gli argomenti senza nemmeno accorgersene mentre Clarice, decisamente annoiata, cerca con lo sguardo i suoi amici desiderosa di scappare da quella situazione.
Lei vuole divertirsi non ascoltare un monologo sulla vita lavorativa e amorosa di qualcuno conosciuto da appena due minuti.
Dei suoi amici non vi è traccia, ma a trovarla sono due occhi azzurri come il mare che si scontrano con i suoi.
Le sembra di conoscerli, il viso del ragazzo è talmente particolare che sa di averlo già visto da qualche parte, ma non riesce a ricordare dove. Il suo volto l'attira, la mascella delineata, il neo sul labbro, la barba appena pronunciata.
Tutto di quel ragazzo sembra essere perfettamente proporzionato, ma inusuale. Non ha mai visto nessuno con così tanti particolari e due occhi da fare invidia al mare. Il suo sorrisetto divertito, però, le provoca un nervoso inspiegabile.
Lo nota quanto si diverte a guardarla in difficoltà, a vederla brancolare cercando di scrollarsi quel ragazzo ancora troppo disperato per la sua ex e particolarmente nervoso. Lo vede mentre ride e vorrebbe ribattere, ma si costringe a restare ferma sulla sedia in attesa di aiuto.
Inspiegabilmente è proprio il ragazzo particolare che si fa avanti posando la sua mano sulla spalla di Bastien <Ehi amico, qualcuno in quel tavolo ti sta chiamando> dice indicando il gruppo di amici prima vicini al ragazzo.
Bestian alza un sopracciglio confuso, ma Clarice le viene in aiuto <Si, ho notato, forse dovresti andare> mormora con tono convincente, poi sorride dolcemente.
<Va bene, ci vediamo dopo Liliane?> domanda il moro alzandosi dallo sgabello. Clarice annuisce e lo saluta con la mano attendendo che Bastien si allontani per tirare un sospiro di sollievo.
Il suo salvatore, ancora in piedi, la scruta divertito <Forse dovresti scappare prima che si accorga di quanto sei brava a mentire, Liliane> esclama lasciando cadere le braccia lungo il corpo.
Clarice sorride sarcastica e si alza <Anche tu non sei male> dice, guardandolo dritto negli occhi <Lorenzo?> domanda, alludendo al fatto che ancora non è a conoscenza del suo nome.
Il ragazzo forza un sorriso a metà tra il divertito e il sarcastico mentre allunga la mano destra.
<Emilian>
Clarice si sofferma a guardarlo, le spalle larghe, il fisico da sportivo, quel sorrisino dipinto sul volto. L'ha già visto, è sicura di averlo già incontrato da qualche parte, ma quel nome non le suggerisce niente.
Max, ancora con la mano a mezz'aria, alza un sopracciglio infastidito da quello sguardo che non smette di scrutarlo mettendolo quasi a disagio.
Per la prima volta, da ormai troppo tempo, sente di non essere solo un nome. La ragazza di fronte a lui non l'ha riconosciuto, non è lì perché lui è Max Verstappen il campione del mondo.
Di fronte ai suoi occhi, adesso, è Emilian un ragazzo di vent'anni che non ha il peso del mondo sulle spalle.
L'ultimo volta che qualcuno ha chiesto il suo nome è stato ormai anni fa. Per questo ha mentito, non può perdere la possibilità di essere diverso per una sera.
La ragazza si muove lentamente, dopo un lasso di tempo quasi indefinito, provocando una scossa lungo la sua schiena quando le loro mani si sfiorano.
Clarice stringe forte, Max ricambia la stretta.
I loro occhi si intersecano, il tempo sembra quasi fermarsi allontanando il caos attorno a loro.
Max pensa che, in due occhi così, ci è già cascato anche se non si ricorda quando. Si domanda come sia possibile dimenticarli, la loro bellezza non ha eguali. Hanno una luce particolare tanto che a tratti sembrano azzurri come i suoi e a tratti verdi come due smeraldi.
<Allora, hai intenzione di rimanere qui?> domanda il ragazzo poggiando il gomito destro sul bancone <Perché credo che la nostra piccola bugia non reggerà a lungo> continua, sempre con il suo sorrisetto divertito dipinto sul volto.
Clarice scrolla le spalle e, finalmente, si alza in piedi avvicinandosi spontaneamente al petto del ragazzo, poco più alto di lei.
<Tu hai un'idea migliore, Emilian?>
Il tono usato dalla ragazza è così profondo e a tratti sensuale che Max deve mettere in gioco davvero tutto se stesso per trattenersi e ricordarsi che a casa ha una ragazza ad aspettarlo.
<Forse dovresti uscire a prendere un po' d'aria> suggerisce più a se stesso che a lei.
Clarice annuisce facendo un passo avanti verso il ragazzo riuscendo a percepire il suo respiro affannato sulla sua guancia. Può vedere, quasi sentire, l'eccitazione nei suoi occhi azzurri mentre poggia una mano sulla sua spalla e avvicina le labbra al suo orecchio.
<Anche tu> sussurra, consapevole che lui può sentirla.
Quel brivido lungo la schiena si ripresenta e Max si accorge che ha, ormai, le mani sudate ed il respiro pesante. Vorrebbe scappare, dire di no e tornare dai suoi amici, ma il profumo dolce ed i capelli della ragazza sul suo braccio lo costringono a restare, come se fosse sotto una specie di incantesimo.
Clarice lo guarda lasciando scivolare la mano sul suo braccio, poi fa qualche passo indietro allontanandosi da lui senza smettere di guardarlo. Solo quando è abbastanza lontana dal bancone sorride e si volta dirigendosi verso l'esterno.
Max sa che la decisione migliore è quella di tornare dai suoi amici, se non a casa dalla sua fidanzata, ma le sue gambe si muovono da sole verso l'uscita ed il suo sguardo cerca la ragazza dagli occhi smeraldo.
Il volto di Kelly si allontana così come le parole dure che si sono scambiati in questi ultimi giorni.
Mentirebbe se descrivesse la sua relazione come perfetta, piena di amore e felicità. Kelly, per quanto bella e simpatica, è quasi sempre preoccupata di apparire come la ragazza perfetta del pilota perfetto. Ed è questo ciò che pretende da lui.
La perfezione.
L'hanno sempre pretesa tutti, da suo padre al team. Infondo la pretende anche da se stesso, senza mai riuscire davvero ad ottenerla. La sua impulsività ha sempre prevalso sopra qualsiasi cosa, anche nei sorpassi in pista vive di impulsività. Ha iniziato a ragionare solo nell'ultima stagione, ma non riesce ancora a rinunciare al suo istinto.
Lo stesso istinto che lo porta a seguire la ragazza fuori dal locale cercando i suoi occhi ovunque. Quando la trova, appoggiata al muro, si avvicina lentamente con la paura di distrarla dal suo cellulare.
Clarice è intenta a messaggiare con i suoi fratelli che, sul gruppo, continuano a chiedere informazioni sulla sua serata. Lei sbuffa infastidita mentre risponde velocemente trattenendosi dal dire ciò che pensa realmente. Max non può sapere cosa sta scrivendo, ma le facce buffe che fa ad ogni messaggio lo fanno sorridere.
<Chiunque sia sembra un accollo peggiore del ragazzo all'interno> afferma con fare divertito.
Clarice riconosce il suono della sua voce e, senza nemmeno alzare lo sguardo, continua a rispondere all'ennesimo messaggio mentre esclama, decisa, un semplice <Bastien>.
<Il tipo che ti scrive?> domanda Max, decisamente curioso.
<No, il ragazzo del locale> specifica lei bloccando il cellulare per infilarlo nella tasca del cappotto precedentemente recuperato prima di uscire <Il tipo che mi scrive sono i miei fratelli in cerca di dettagli su questa serata>.
Max si appoggia al muro facendo scontrare la sua spalla con quella della ragazza <E tu, cos'hai risposto?> chiede, incastrando i suoi occhi con la figura al suo fianco.
Clarice sorride <Ho detto loro che la serata sta giungendo al termine e tra poco sarò casa> mormora, voltandosi verso il ragazzo.
<E ci hanno creduto?>
<Beh, la serata sta davvero giungendo al termine> attesta, allontanandosi dal muro sul quale era appoggiata.
Max non smette di guardarla, segue ogni movimento con attenzione cercando di capirne la natura e l'intenzione.
<Quindi tornerai a casa> afferma, buttando la testa all'indietro fino a toccare il muro.
Clarice scuote la testa <Questo dipende da te> mormora, guardandolo fisso negli occhi <Vuoi che io vada a casa?> domanda scandendo bene ogni singola parola.
Max boccheggia per qualche istante in cerca d'aria. Non ha il coraggio di dirle di si, di accompagnarla al taxi e salutarla.
Ogni fibra del suo corpo vuole restare lì, con lei. Le parole sembrano aver perso il loro filo conduttore, il suo corpo appare svuotato da ogni suono. Non risponde, rimane fermo a guardarla sperando di poterla trattenere con la forza del pensiero.
Clarice lo scruta attendendo una risposta, ma di fronte al silenzio prolungato del ragazzo decide di provocarlo nuovamente <A me piace di più l'alternativa> aggiunge, lasciando sotto intendere di avere altri progetti per la serata.
Max deglutisce cercando di nascondere il rossore delle sue guance <E l'alternativa sarebbe?> domanda, spinto dalla curiosità, riacquisendo il dono della parola.
La ragazza sorride maliziosa infilando le mani dentro le tasche del cappotto che, inevitabilmente, si sposta lasciando intravedere la giacca rossa che indossa ed il top nero che lascia poco spazio all'immaginazione.
<L'alternativa è utilizzare l'appartamento della mia amica per passare la notte insieme> afferma, con una tale sfrontatezza da far restare Max di nuovo senza fiato.
Cerca, comunque, di contenersi per non lasciar intravedere la voglia che ha di rispondere in modo affermativo e dirigersi nell'appartamento di questa sua amica.
<E chi ti dice che io voglia passare la notte con te?> domanda, alzando un sopracciglio e fingendosi quasi sorpreso.
<Il desiderio nei tuoi occhi ogni volta che mi avvicino, Emilian> risponde la monegasca facendo un passo verso di lui, lentamente.
Touchè
Lo guardo di Max cade, inevitabilmente, sul seno della ragazza ora più vicina. Clarice continua ad avvicinarsi fino a quando il petto dell'olandese non è a pochi centimetri dal suo. I loro respiri si mischiano di nuovo e quel brivido torna sulla schiena di Max.
Questa volta, però, la ragazza non si limita a sussurrare qualcosa al suo orecchio o ad appoggiare la mano sulla sua spalla. Questa volta l'attenzione è posta sul primo bottone della sua camicia. Clarice lo sbottona con attenzione accarezzando il petto pallido con le dita.
<Dov'è questo appartamento?> domanda Max, con l'auto controllo ormai fuori dai binari.
Clarice lascia scivolare la mano sempre più in basso sfiorando ogni bottone senza sbottonarlo, poi con le dita disegna la fibbia della sua cintura e scende fino al cavallo dei pantaloni dove l'erezione di Max inizia a diventare evidente.
<Nel palazzo qua di fronte> mormora lei, mentre le sue labbra quasi sfiorano quelle del ragazzo.
Max annuisce prendendole la mano <Andiamo> dice, prima di farsi guidare fino alla porta del tanto atteso appartamento.
Mentre la osserva prendere le chiavi pensa che quello è il momento buono per tornare indietro, ma il suo corpo sembra opporsi all'idea costringendolo ad entrare.
Tutto ciò che avviene dopo, le mani di lei sul suo collo, le labbra unite in un bacio che non sa di nulla mentre lui cerca di spogliarla sono un chiaro segno che questa notte Max non vuole essere Max Verstappen, campione del mondo e fidanzato modello.
Questa notte vuole essere solo Emilian e lasciarsi trasportare dalla corrente.
Clarice, invece, si sente viva. Non conta più i giorni passati in palestra cercando di recuperare dall'operazione, senza distrazioni di alcun tipo, con le pressioni addosso di chi ha ancora tanto da dare nella sua carriera e poco tempo per farlo davvero.
Senza pensarci, una volta chiusa la porta di uno dei tanti appartamenti di Adele, bacia quel ragazzo che sembra volergli tenere testa come se anche lui dovesse dimostrare qualcosa al mondo, a se stesso.
Le sue labbra sanno di qualche drink non identificato, ma le sue mani hanno il tocco aggressivo di chi si è trattenuto troppo a lungo. La spogliano con voglia, con determinazione e un pizzico di possessione. Sente quasi le dita imprimersi su di lei mentre sfiorano ogni tasto dolente della sua anima e l'accompagnano verso il letto di quel piccolo appartamento.
Sembrano conoscersi da sempre per il modo in cui si cercano, si soddisfano, si consumano.
Max non si sofferma sui tatuaggi concentrandosi sul suono che le sue labbra sulla pelle della ragazza producono. La sua lingua cerca di raggiungere ogni punto possibile per portarla all'apice del piacere.
Clarice, invece, si concentra maggiormente su quella pelle bianca notando, quasi con piacere, come rimanga segnata anche dalla più semplice pressione. Ci imprime così ogni segno che può ammaliata dal rossore, seppur leggero, che prende forma.
La sua mano cerca di dare piacere al ragazzo, ma il suo corpo richiede di più. Max se ne accorge lasciando perdere quella linea immaginaria costruita da scie di baci per darle ciò che più desidera.
Non c'è amore, forse rispetto, ma sicuramente non amore. Eppure i loro corpi uniti sembrano colmare a vicenda i vuoti che hanno fino a quando il sesso non consuma ogni parte di loro, fino all'eccesso.
Stremati, con il fiato corto e gli occhi che ancora si cercano, si sdraiano vicini senza però toccarsi lasciando così quel vuoto tra di loro necessario ad entrambe.
Clarice si perde a cercare di unire i nei sulla pelle del ragazzo con la forza dell'immaginazione. Lui la guarda con i suoi occhi color mare, capaci di farle perdere il baricentro.
In quel mondo immaginario che si sono creati il silenzio fa eco alle parole che si leggono nelle loro iridi.
Non c'è bisogno di aggiungere nulla, è come se si conoscessero già, ma avessero paura di confessarlo.
~~~
Il telefono vibra una, due, tre, quattro, dieci volte incessantemente. Una chiamata dietro l'altra tanto che il letto sembra quasi muoversi con loro.
Clarice apre gli occhi afferrando quel dannato aggeggio per portarselo all'orecchio <Pronto> mormora con la voce ancora mezza addormentata.
<Dove cazzo sei?>
La voce di Arthur le arriva dritta alle orecchie costringendola ad alzare la testa per cercare l'orologio.
<Merda, merda, merda> esclama, alzandosi dal letto alla ricerca delle sue mutante <Cazzo, scusa, mi sono addormentata> continua, con il telefono ancora premuto sull'orecchio.
<A casa non ci sei, dove cazzo stai?> domanda, di nuovo, il fratello con la voce più dura e meno preoccupata.
Clarice sospira <A casa di Adele, ero troppo stanca per tornare a casa> dice, cercando di raccogliere i vestiti della sera precedente.
Arthur sospira <Va bene, vengo a prenderti lì, tu fatti una doccia e ripigliati> ordina, mettendo giù il telefono senza aspettare la risposta.
Clarice, la sera prima, si era organizzata con il fratello per pranzare insieme prima di andare dal medico, ma visto l'orario non riuscirà a mangiare più di qualche fetta biscottata presente nella cucina della sua amica.
Sospira, rubando ad Adele una tuta e l'intimo dall'armadio, poi si volta a guardare la figura stesa ancora sul letto.
<Emilian> lo richiama avvicinandosi lentamente a lui <Devi andartene> aggiunge, mentre una mano sfiora la sua guancia.
Il ragazzo apre a fatica gli occhi trovandosi davanti il viso dolce della ragazza con gli occhi smeraldo. Sorride poggiando i gomiti sul materasso per tirarsi su e guardare meglio la stanza attorno a lui.
<Buongiorno> mormora inclinando la testa di lato <Che ore sono?>.
<Tardissimo, devi andartene entro dieci minuti> spiega Clarice alzandosi in piedi <Mio fratello sta arrivando e se ti trova qui prima ammazza te e poi me> aggiunge poggiando i vestiti del ragazzo sul letto, al suo fianco.
Max alza un sopracciglio confuso, poi afferra il cellulare poggiato sul comodino per guardare l'orario accorgendosi dei messaggi e delle chiamate di Kelly. Dovrà assolutamente inventarsi una scusa.
<Va bene, certo> acconsente, alzandosi dal letto per rivestirsi il più in fretta possibile.
La ragazza di fronte a lui sorride, teneramente questa volta <Grazie per la serata> dice, lasciando un delicato bacio sulle sue labbra.
<Ci rivedremo?> domanda Max mentre si allaccia i pantaloni e si abbottona la camicia.
Clarice alza le spalle allontanandosi il giusto per lasciarli lo spazio necessario per finire di vestirsi <Chiedilo al destino> dice, con tono deciso <È lui che sceglie per noi>.
Gli occhi color mare la scrutano beandosi di quello sguardo felino, poi semplicemente se ne vanno staccandosi definitivamente da quella figura.
Max non si volta, ma prima di andare via si ferma al centro della stanza <Il destino è raro da incontrare> mormora, dirigendosi verso l'uscita senza aspettare la risposta.
Le chiavi sono ancora infilate nella toppa, le gira senza chiedere il permesso ed esce dall'appartamento chiudendo la porta alle sue spalle.
Si passa una mano sul volto prima di scendere le scale, decidendo di prolungare di più quell'addio. Non riesce a non pensare che, varcata la soglia del portone, tornerà ad essere Max Verstappen.
Però lo fa lo stesso mentre chiama Daniel per chiedergli se, per caso, può coprirlo con Kelly. Nel mentre cammina a passo svelto verso la sua auto, poco lontana dal palazzo, e sparisce confondendosi tra le strade della città.
Clarice, invece, inizia a riordinare la stanza cercando di essere il più veloce possibile mentre fa partire una chiamata.
<Pronto, Cla, divertita questa notte?>
La voce squillante della sua amica sembra essere ancora più alta del solito, forse per via del viva voce.
<Ciao Adele, ascolta, ti ha chiamato Arthur?> domanda, evitando di rispondere all'amica ed andando diretta al punto.
<Si>
Clarice alza gli occhi al cielo infastidita <E che gli hai detto?>
<Che hai dormito da me perché ieri eri stanca e quando sta mattina me ne sono andata stavi ancora dormendo>
<Grazie, ti devo un favore> mormora Clarice mentre cerca di rifare il letto.
Le lenzuola hanno ancora il profumo di Emilian e lei si ferma qualche secondo giusto per farsi invadere dai ricordi.
<Ma quindi, tu sei divertita ieri?> domanda Adele, interrompendo il suo flusso di pensieri.
<Si, è stata una scopata meravigliosa> afferma la ragazza aggiustando i cuscini.
Il suo occhio cade sul comodino dove un braccialetto a lei sconosciuto attira la sua attenzione. Se lo rigira tra le mani mentre Adele continua a parlare.
<E come si chiama? Vi rivedete?>
<Emilian> esclama, legandosi il bracciale alla caviglia essendo troppo largo per il suo polso <E comunque no, non credo ci rivedremo>.
<Non ti sei fatta lasciare il num->
La voce di Adele viene sovrastata dal suono terribilmente fastidioso del campanello che Arthur sta letteralmente torturando.
Clarice alza gli occhi al cielo per l'ennesima volta <È arrivato mio fratello, è meglio che vada, grazie ancora Dele> afferma, salutando l'amica e chiudendo la chiamata.
<Arrivo> urla sbuffando mentre si avvia verso la porta <C'è bisogno di attaccarsi al campanello così?> domanda, aprendola.
Arthur la guarda male e, senza nemmeno rispondere, entra in casa poggiando un sacchetto sul tavolo della piccola cucina.
Clarice chiude la porta e si avvicina per guardare al suo interno notando che si tratta di qualche panino probabilmente comprato prima di arrivare.
<Io ho già mangiato> spiega il ragazzo <Qui ci sono due panini per dopo perché ora devi farti una doccia> sottolinea mettendosi seduto.
Il suo tono non ammette repliche così come il suo sguardo. La osserva dall'alto verso il basso con quell'espressione da pesce lesso che a Clarice ha sempre fatto ridere.
Sa perfettamente che non si è bevuto la storiella delle amiche stanche che vanno a dormire nell'appartamento più vicino.
Se al suo posto ci fosse stato Charles avrebbe chiamato i carabinieri dandola per dispersa mentre Lorenzo sarebbe lì a farle la solita romanzina.
Arthur no, lui la conosce e si preoccupa meno. Passano talmente tanto tempo insieme, avendo anche la stessa compagnia, che ormai lui ha mollato la presa consapevole di non poterci fare nulla.
Certo, non poter far nulla in queste situazioni perché sotto la sua supervisione Clarice sarebbe tornata a casa. Avrebbero litigato, questo si, ma loro passano la maggior parte del loro tempo, se non tutto, a battibeccare.
<Quindi, ti muovi?> domanda, picchiettando con le dita il tavolo della cucina.
Clarice lo guarda male e, senza rispondere, si dirige verso il bagno per lavarsi. La doccia è veloce, i vestiti di Adele sono già in bagno piegati e pronti all'utilizzo.
Evita di lavarsi i capelli che, legati in una coda alta, sembrano più ordinati di quello che sono in realtà. Si veste in fretta, mentre controlla l'orario.
L'unico momento in cui si ferma è quando, infilando le calze, nota nuovamente il bracciale di Emilian. Lo sfiora gentilmente poi scaccia il pensiero e torna a vestirsi, infilandosi un paio di anfibi lasciati dalla sua amica.
Quando esce dal bagno Arthur è ancora seduto sulla sedia ed è intento a fare qualcosa sul suo cellulare. Clarice si schiarisce la voce attirando la sua attenzione <Sei sempre con quel dannato coso davanti agli occhi> lo riprende, infastidita.
Il fratello blocca lo schermo e si infila il cellulare nella tasca dei jeans <Tu lo usi così poco che ogni volta dobbiamo smobilitare mezza Montecarlo per trovarti> ribatte, alzandosi.
Lo stridio provocato dalla sedia che striscia sul pavimento fa rabbrividire Clarice. La ragazza, non curante delle parole appena ascoltate, prende tra le mani il sacchetto con i panini tirandone fuori uno.
<Andiamo?> domanda, buttando l'occhio sull'orologio <O facciamo tardi>.
Arthur quasi la incenerisce con lo sguardo <Non voglio briciole nella mia macchina> sottolinea, indicando il panino <Vedi di finirlo prima oppure te lo mangi dopo>.
Ovviamente nessuna di queste parole viene effettivamente ascoltata dalla sorella che, una volta uscita di casa, si dirige verso l'auto con il suo panino ormai a metà tra le mani. Non ci rinuncia nemmeno quando il fratello mette in moto e le ripete, di nuovo, di mangiare dopo.
A metà del tragitto il sacchetto contiene solo una bottiglia d'acqua finita e dei tovaglioli accartocciati.
<Clarice se mi hai sporcato la macchina giuro che ti meno> esclama Arthur guardandola di sbiecò.
Le sue minacce non sono parole campate in aria, anzi i due sono arrivati alle mani più volte nel corso della loro crescita seppur non si siano mai davvero fatti male. Non gravemente almeno.
<Sono stata attenta Tutur> ribatte, questa volta senza sfidarlo, utilizzando un tono quasi remissivo. Non vuole litigare con lui, non in questo momento.
Da quando sono partiti Clarice non ha detto una parola chiudendosi nei suoi pensieri, in uno dei suoi soliti cambiamenti d'umore repentini. Con lo sguardo fuori dal finestrino sembra distante.
Arthur se ne accorge e approfitta di un semaforo rosso per voltarsi a guardarla e domandarle <Tutto bene?> seriamente interessato, forse anche preoccupato.
Clarice non si volta continuando ad ammirare i palazzi fuori dal finestrino. Da quando sono partiti il suo unico pensiero è stato il ginocchio. I tempi di guarigione si stanno allungando nonostante lei stia seguendo ogni direttiva.
Non lo stressa troppo, si allena il necessario e fa fisioterapista. Apparentemente non sembra nemmeno farle male, ma non appena comincia a correre con più velocità e più frequenza il ginocchio si gonfia e lei ha dolore.
Non riesce a pensare ad una vita senza correre ed anche rinunciare a molte delle sue corse giornaliere la fa sentire male con se stessa. Ne ha bisogno più di quanto mostra, è il suo modo di sfogarsi e riprendere fiato.
Sa già il risultato di questa visita. Sa già che non tornerà a gareggiare e che serve ancora tempo, ma ha comunque il terrore di sentirsi dire che il suo ginocchio non le consentirà di tornare come prima.
<Clarice> esclama suo fratello risvegliandola dai suoi pensieri.
Rabbrividisce e si volta per guardarlo negli occhi. Il tono con cui l'ha richiamata, stranamente dolce e calmo, le ricorda la voce di suo padre.
<Dimmi che hai> ordina, distogliendo lo sguardo dalla sorella per guardare nuovamente la strada.
<Nulla> mente, stringendo tra le mani il sacchetto.
Arthur scuote la testa deciso <Le palle raccontale a Charles, a Lorenzo o a mamma, con me non attacca> esclama stringendo il volante <E poi, una bugia al giorno non è abbastanza?>
<Ma quale bugia?> domanda la ragazza fingendosi sorpresa.
Il fratello sorride <Ho chiamato Adele e ha mantenuto la tua versione dei fatti> spiega, mentre inizia a cercare un posto per parcheggiare <Ma io so perfettamente che mi ha mentito, immagino tu abbia passato la serata con qualche ragazzo sgattaiolato prima del mio arrivo>.
<Ok, hai finito?>
<No, dimmi che hai> ribatte, tornando a guardarla.
Clarice sospira pesantemente, Arthur invece parcheggia l'auto fermandosi a pochi passi dall'ospedale. Non scende, ma rimane in attesa di una risposta.
<Io non voglio> mormora la sorella alzando gli occhi verso il cielo <Non voglio fare questa visita>.
<Perché?>
<Perché ho paura Arthur> confessa quasi in un sussurro.
Il ragazzo allunga una mano verso la spalla di Clarice stringendola appena. È il suo modo per farle capire che lui c'è.
<Paura di cosa ma puce?> domanda, nel modo più dolce possibile.
Sa che, spaventandola, non otterrà nessuna risposta quindi cerca di coccolarla come meglio può.
Clarice lo sa. Arthur non è esattamente dolce con lei e, quando cerca di esserlo, lo è in maniera strana. Come soprannome le ha affibbiato "mia pulce", che di dolce ha ben poco considerato l'animale, ma che lui riesce a rendere bello.
<E se non torno a gareggiare come prima?> domanda, voltandosi verso di lui <E se non torno a correre proprio?>.
La voce è piena di panico, la paura si percepisce dal tono con cui pronuncia quelle parole. Si apre, toglie la maschera, chiede rassicurazioni.
Arthur la guarda e quasi si sente morire dentro. Non vuole vederla così. Spaventata, indifesa, fragile. Conosce quel lato di lei e lo odia perché non crede di saperlo gestire. È Charles quello bravo in queste cose oppure Lorenzo, non lui.
Mentre cerca le parole adatte sua sorella si slaccia la cintura e fa almeno tre o quattro respiri profondi prima di esclamare <Grazie per avermi accompagnata, ti chiamo quando ho finito>.
<Io vengo con te> afferma, senza nemmeno pensare, stringendo più forte la sua spalla per non farla andare via.
<Merci Tutur> sussurra Clarice nascondendo un sorriso timido.
Arthur sorride a suo volta <Ma puce, tu sei la migliore e ti prometto che tornerai ad essere veloce come prima> mormora abbandonando la sua spalla per stringere la sua mano <In caso contrario potrò finalmente romperti tutte le bambole senza la paura di essere acciuffato>.
Il ricordo di lei che insegue Arthur per tutta la casa cercando di recuperare una delle sue bambole fa capolinea nella sua mente facendola scoppiare a ridere.
<Ma anche no> esclama, tra una risata e l'altra <Proteggerò le mie bambole, stanne certo>.
<Sono sicuro di questo, ora andiamo però o facciamo tardi> afferma, allontanandosi da lei per uscire dall'auto.
Clarice lo guarda per qualche secondo prima di seguirlo. Il sorriso è ancora dipinto sul suo volto e la paura sembra un ricordo.
Suo padre aveva ragione su Arthur.
Litigano sempre, vivono in un battibecco continuo. Riescono a discutere persino quando, preoccupati, cercano di scoprire cosa c'è che non va nell'altro. Si picchiano e si fanno dispetti tutto il tempo.
Però si proteggono a vicenda, ci sono l'uno per l'altra nei momenti di difficoltà, si conoscono a memoria in ogni gesto e anche se a volte non si comprendono trovano il modo per sostenersi.
Ma soprattutto Arthur riesce sempre a farla ridere. Qualsiasi cosa succeda, anche quando è tutto buio e sente solo il dolore, lui sa come strapparle un sorriso.
Ci sono solo due persone in grado di farlo.
Una è suo padre, ma l'ha lasciata troppo presto.
L'altra è Arthur.
HOLA TODOOOS👀
Come state? Avete pianto abbastanza per Seb oppure state ancora piangendo?
E per Daniel? E Mick?
E per il GOAT 🐐 Latifi?
Ma soprattutto ora, senza F1, come ve la state passando? Perché io sinceramente sento già la mancanza e non vedo l'ora del 5 Marzo🥺
Comunque, mi sono decisa a pubblicare questo secondo capitolo e mi auguro di farvi leggere presto gli altri.
Poi, visto che negli altri capitoli non l'ho fatto, prima di salutarvi vi lascio il mio nome Instagram almeno così parliamo un po' e scopro nuove storie da leggere!
@unalacrimanelmare_wattpad
Un bacio grande a tutti😘🐝
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro