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22. "Porterai guai"

🌜Non aver paura di sognare 🌛

“Even if your heart can't take it
Light me up in flames”
-Zayn

«Quindi...», Aaron si tocca il mento con aria scettica. «Mi stai dicendo che sei andata via e all'improvviso un tizio ti ha attaccato in pieno giorno, cosa molto strana, e casualmente Jamie era lì con te», mi guarda con un cipiglio.

«Non era "casualmente" là», dico mimando le virgolette con le dita.

«No, era "casualmente" nei paraggi», imita il mio gesto e io sorrido.

«È una cosa molto probabile, lui è spesso intorno a me», mi lascio sfuggire con un'alzata di spalle.

Aaron si mette più composto e mi guarda ancora con quell'aria dubbiosa. «In che senso è spesso intorno a te?»

«Be', lui...», mi gratto la nuca, non sapendo cosa dire.

«Ti sta addosso?», riduce gli occhi a due fessure.

«Non è come pensi», cerco di non farlo alterare.

«E com'è allora?», inclina il capo, sorridendo forzatamente.

«Aaron, cosa vuoi sentirti dire?», mi alzo dal divano, vado dietro al tavolino, mantenendo le distanze da lui, e incrocio le braccia al petto.
Lui si piega in avanti e appoggia le braccia sulle cosce, guardandomi intensamente.

«Voglio sapere perché sei qui con me, perché ti lasci baciare e perché preferisci dormire con me e perché non puoi lasciarlo», ok forse ho sbagliato a chiedere.

«Io non posso risponderti», abbasso lo sguardo, mortificata.

«Mi fai pensare male, Ariel», emette una risata amara. «E sto pensando davvero molto male e sarebbe meglio che non sia come penso, perché farebbe una brutta fine», i suoi occhi sono puntati nei miei, il suo sorriso è grande, sincero ma al contempo scorgo un po' di perfidia nel suo sguardo.

«N-no», balbetto, deglutendo rumorosamente.

«Allora lascialo», mi prega con lo sguardo. «Così fai male a tutti e tre».

All'improvviso mi si chiude lo stomaco così forte che provo dolore. Inizio a sfregare la mano sul braccio, in un gesto nervoso. Mi lecco le labbra e punto nuovamente i miei occhi su di lui.
«Mi dispiace, Aaron. Non posso lasciarlo».

Lui sbuffa e si alza di colpo in piedi. «Perché? Cosa diavolo te lo impedisce?»

«Io e lui abbiamo una storia alle spalle», grido, cercando però di non perdere il lume della ragione.

«E te la faresti con me nel frattempo?», grida a sua volta.

È come se mi avesse lanciato contro un coltello. Non dico che non abbia ragione, ma se soltanto sapesse realmente cos'è capace di fare Jamie... E poi non posso lasciarlo per lui, me la farebbe pagare nei peggiori dei modi e sa troppe cose di me.

Aaron si avvicina lentamente a me, come se stesse per accarezzare un lupo che è pronto a sbranarlo, e allunga il braccio cauto. «Sirenetta», dice girando intorno al tavolo per venire verso di me.

«Non sono una cazzo di sirenetta», abbaio, stringendo i denti.

«Perché sei diventata aggressiva adesso? Qualcosa che ho detto si rivela vera, non è così?»

Alzo gli occhi al cielo. «Perché insisti così tanto?»

«Devo sapere perché la ragazza che mi piace sta con un perfetto imbecille, non pensi?», rimaniamo a fissarci, forse perché nemmeno lui voleva dirlo così apertamente. Nonostante non sia un segreto tra noi due, detto così è molto più... vero e reale. Anche se complica ancora di più le cose.

«Io ti piaccio anche?», domanda, afferrando la mia mano.

«Certo, sei un ragazzo fantastico», gli sorrido, stringendo la sua mano.

«No, guardami negli occhi e dimmi cosa provi», mi solleva il mento con due dita e mi guarda le labbra.

«Non mi piaci un sacco, nemmeno tanto e neanche un casino», gli dico, guardandolo negli occhi. Lui sembra confuso e anche spaventato. «Mi piaci proprio un universo».

Intravedo un lampo di emozione nei suoi occhi. Sembra sollevato. Il suo sorriso genuino mi scalda il cuore. «Un universo?», chiede, stupito.

«Già», sussurro mentre la sua mano si posa dolcemente sulla mia guancia. È calda e mi fa sentire al sicuro. La sua presenza nella mia vita mi fa sentire come se fossi sempre protetta.
Appoggia la fronte alla mia, spingendola piano mentre il suo sorriso diventa sempre più grande. L'altra sua mano si infila nei miei capelli e poi spinge la bocca contro la mia e mi dà un bacio.

«Tu mi piaci qualcosa come due universi messi insieme», ride e continua a guardarmi negli occhi, poi mi bacia la punta del naso. «Lascialo», sussurra.

«Io-», appoggio le mani sopra le sue.

«Ti renderò felice», mi bacia la fronte. «Se vuoi».

«Ci proverò», dico, ma dentro di me ho una paura folle.

«Perfetto», preme nuovamente le labbra contro le mie e mi spinge lentamente verso il muro senza smettere di baciarmi. E io come un'idiota lo assecondo, perché mi basta guardarlo negli occhi per perdermi, come se stessi guardando un caleidoscopio. Mille colori scoppiano dentro di me.
E finalmente il mio cielo è pieno di stelle e lui mi fa brillare come se avesse paura che possa spegnermi da un momento all'altro.

La sua mano si posa sulla mia coscia e la stringe non con troppa forza ma abbastanza da strapparmi un gemito di piacere, soprattutto quando mi solleva la gamba.

«Sei bellissima, Ariel. Dannatamente bellissima», mi afferra il labbro e lo stuzzica con i denti, poi spinge il suo bacino contro il mio.

«Aaron», dico e, come se fosse un invito, lui mi solleva dalle cosce e le metto intorno alla sua vita. La sua bocca è così aggressiva che mi fa impazzire. Il mio corpo è in fiamme, così come probabilmente il suo.

Il fatto che io stia indossando soltanto la sua felpa facilita molto le cose, ma allo stesso tempo le rende difficili. Una parte raziocinante della mia mente mi dice di fermarmi perché sto sbagliando, ma il resto della mia mente mi dice di lasciarmi andare ed essere felice, anche se ciò dovesse significare lasciare che un altro uomo mi tenga tra le sue braccia o che le mani di un altro siano sul mio corpo.

Scende a baciarmi il collo e morde piano la mia pelle, sorridendo. Mi fa sedere sul davanzale della finestra e mi apre le gambe, poi i suoi occhi cercano i miei come se volessero chiedere il permesso.

Piego la testa all'indietro e le sue labbra tracciano nuovamente una scia di baci lungo il mio collo, poi le sua mano mi accarezza l'interno coscia, fino ad arrivare in mezzo alle mie gambe.

«Dimmi quando fermarmi... sempre che tu voglia che io mi fermi», sussurra al mio orecchio, poi mi morde il lobo. Non dico niente, ma mi aggrappo alle sue spalle larghe, mentre lui con una mano mi tiene i capelli e con l'altra mi sposta le mutande.

E adesso vorrei dirgli che sarebbe meglio se si allontanasse da me, che dovrebbe mettersi in salvo perché potrebbe bruciarsi, ma quello che mi fa provare è meglio di tutte le cose belle che mi sono capitate fino ad ora nella vita.

«Porca puttana, Ariel», torna a baciarmi non appena le sue dita accarezzano la mia zona più sensibile. Si sente soltanto lo schiocco dei nostri baci, i miei sospiri quando ci fermiamo, i miei gemiti quando lui mi fa toccare il cielo con un dito.

Quando vengo stringo così forte le sue spalle che ho paura di fargli male, quindi allento la presa e affondo il viso nell'incavo tra la sua spalla e il collo, sopprimendo un gemito.

«Questo è solo un assaggio di quello che potrei farti provare, se solo tu-», non finisce la frase, ma sposta la mano e mi dà un bacio tra i capelli, poi mi rimette giù, ma gli afferro le braccia per trovare un po' di equilibrio.

«Ce la fai?», ride stringendomi a sé.

«Sì», rido a mia volta colpendogli piano il bicipite.

Qualcuno si schiarisce la gola e per poco non ho un mancamento.

«Ehilà, ragazzi!», grida Seth come se fossimo sordi. «Vi vedo affiatati», ghigna.

Aaron mi lancia un'occhiata complice e poi guarda il suo amico. «Non ti ho sentito arrivare. Per caso tu...», gesticola in modo strano, facendomi ridacchiare.

«No, non vi ho beccati mentre facevate porcate, tranquilli», Seth alza le mani in alto.

Probabilmente sono diventata così rossa che se dovesse chiedermi qualcosa non riuscirei a rispondere. Anzi, mi verrebbe fuori un suono alieno.

Aaron afferra la mia mano, mi fa avvicinare e poi circonda la mia vita con un braccio.

«Ma voi state insieme adesso o cosa?», chiede Seth, guardandoci male.

«No», rispondiamo all'unisono.

«Siete scopamici?», chiede ancora.

Io e Aaron rispondiamo di nuovo: «No».

Seth scuote il capo e si appoggia con la schiena al muro e ci guarda con sospetto. «Siete due unicorni?»

Aaron sbuffa. «Siamo qualcosa che non può essere definito, va bene?»

Sollevo lo sguardo verso di lui e lo guardo confusa.

«Va bene, piccioncini indefinibili!», cantilena Seth. Sorride all'amico ma poi quando guarda me diventa serio. Forse sa anche lui che sto combinando un casino. Uno di quelli grandi. Aaron mi ha appena dato un orgasmo e io devo tornare a casa, perché probabilmente il mio ragazzo mi sta aspettando. Sembro una persona molto viscida e poco onesta, ma in fondo i sentimenti ci rendono spesso e volentieri deboli e ridicoli.

«Ehi», Aaron mi pizzica piano il fianco.

«Devo andare a casa», gli dico con un sorriso mezzo triste. Lui capisce che qualcosa non va, ma non fa domande. Per fortuna, prima di raccontare ad Aaron dell'aggressione, è andato in palestra a prendere la mia roba, quindi vado a cambiarmi prima che io decida di tornare a casa con la sua felpa addosso e morire magari di ipotermia.

«Torna ancora a farci visita. A noi fa piacere averti intorno, sai?», dice Seth, stringendosi nelle spalle. «Stai attenta», mi dice, ma vedendo la mia espressione confusa, aggiunge: «Alla strada. Stai attenta mentre torni a casa».

«Ehi, Ariel, ti accompagno. Dopo quello che ti è successo, non ci penso nemmeno a lasciarti andare da sola», si offre premurosamente Aaron, nel mentre afferra subito il suo cappotto. Chi l'avrebbe mai detto che a volte riuscirebbe a sembrare un motociclista e altre volte un futuro avvocato. Sexy in entrambi i casi, comunque.

«No, vado da sola. Non posso lasciare che la paura si impossessi di me, altrimenti non riuscirò mai più a camminare da sola», gli dico, ma lui è pronto a ribattere. «Prometto che terrò il cellulare a portata di mano e ti chiamerò subito se avrò qualche sospetto», gli dico, afferrando dolcemente la sua mano.

«Tu sei veramente folle, Ariel McAvoy. Ma ho capito che quando t'impunti su una cosa non demordi. Testarda», mi dice con un'espressione fiera e divertita.

«Così dicono», vorrei sdrammatizzare, peccato sia vero.

«Ci sentiamo, allora. Spero molto presto», mi dice, piegandosi per darmi un bacio sulla guancia, ma giro la testa e me lo dà sulle labbra.

«Lo spero anche io, Aaron». Lui mi guarda intontito, come se si fosse perso nel mio sguardo ed è una cosa talmente bella, che forse mi conviene andare a casa.

Esco e infilo le mani dentro le tasche, mentre un sorriso fanciullesco mi tiene compagnia per il resto del tragitto. Canticchio nella mia mente Story of my life e il peso che mi porto sulle spalle mi sembra già più leggero. Aaron fa sembrare qualsiasi problema risolvibile, e anche se fossi uno di quelli difficili da risolvere lui, con il suo ottimismo, riuscirebbe comunque a trovare una soluzione. Ed è una delle cose che più mi piace di lui. 

Ora capisco cosa provano le mie coetanee quando si innamorano e si sentono delle perfette idiote. Ma è bello. Anche se poi si finisce con lo stare male, so che non potrebbe mai andare del tutto bene. Quindi per adesso sorrido, perché ci sarà tempo anche per le lacrime.

Quando svolto l'angolo, ormai quasi vicino a casa, sento qualcuno fischiare alle mie spalle. Mi blocco sui miei stessi passi e mi giro lentamente.
Appoggiato al palo della luce c'è nientemeno che lui, con lo stesso aspetto di Maverick in Top Gun, gli occhiali calati sul naso anche se il sole ormai è calato, i capelli neri sempre corti e all'insù, anfibi ai piedi e pantaloni cargo neri.

«È passato un bel po' da quando non ci si vede, eh Ariel?», ride e inizia ad avvicinarsi di più a me.

«Porca puttana», dico a voce alta, mentre lui resta a qualche metro di distanza da me.

«Come sta la mia piccola sorellina?», inclina la testa e mi guarda con un sorriso sadico sul volto.

«Ciao, Jace», dico cercando di non mostrarmi troppo stupita. «Ti trovo bene».

Sento lo scricchiolio dei suoi anfibi contro la neve e poi me lo ritrovo davanti, con la stessa espressione da stronzo patentato di sempre.

«Vorrei dire la stessa cosa di te, quindi, cara, mia piccola sorellina, a chi cazzo devo spaccare la faccia, subito dopo aver litigato con te?», si abbassa per guardarmi negli occhi senza togliersi il sorriso dal viso.

«Testa di cazzo», dico, dandogli uno spintone.

Mi afferra il mento tra le dita e mi guarda dritto negli occhi, anche se io non vedo i suoi. «Prega Dio affinché lui non capiti nelle mie mani, perché non importa se sono appena uscito fuori, se lo vedo...», mi dà un colpetto sul naso. «Lo uccido», conclude.

«E invece non lo farai», dico, deglutendo e alzando il mento per mostrarmi sicura di me.

«Ah no? E perché?», domanda, abbassandosi gli occhiali e strizzando gli occhi.

«Perché lui mi tratta bene».

Jace mi guarda a lungo finché non sento la sua risata diffondersi nell'aria.

«Sì, Ariel, sì. Dov'è che abiti?», inizia già a camminare.

«Penso tu lo sappia già», alzo gli occhi al cielo.

«Hai ragione, ma cercavo di mostrarmi indifferente. Sai, non è che mi importi così tanto di te da venire qui a cercarti perché tu non l'hai più fatto, pff», smuove una mano in aria per sdrammatizzare.

«Porterai guai, Jace», grido alle sue spalle.

«Non più di quanti ne abbia portati tu, Ariel. Ma siamo abituati, no?», mi guarda obliquamente e sollevo le spalle.

«Non puoi stare da me», gli dico, pensando già alla reazione di Jamie.

«È proprio dove starò, grazie di ospitarmi, sei davvero un angelo».

«Non sto scherzando, Jace!»

«Perché, io sì?», chiede non appena arriviamo davanti alla mia abitazione.

Impreco a bassa voce e lo sento ridere. Saliamo su e non aspetta nemmeno che io apra la porta, perché inizia a bussare così forte, che vedo la porta tremare.

«Fermati idiota, apro io», gli dico schiaffeggiandogli la mano, però la porta si spalanca all'improvviso e Jamie appare come un torno furioso sull'uscio. Però la sua espressione cambia così velocemente non appena vede mio fratello che adesso sembra un agnellino impaurito.

«Ci si rivede, figlio di puttana», dice Jace con un ghigno.

Panico,.panico 😂 cosa succederà?

Prima impressione su Jace? Porterà davvero guai?

Immaginatevi il casino, con Aaron e Jace intorno a Jamie mmh non vedo l'ora.

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