06. "Brindiamo alla sconfitta del mio ragazzo"
🌜 Non aver paura di sognare 🌛
“Shine
Step into the light
Shine
It's so bright sometimes”
-Harry Styles
Io non sto guardando Aaron come farebbe una persona normale: ovvero guardarlo di tanto in tanto, facendo finta di niente. Oltre alla radiografia, forse gli sto facendo direttamente l'autopsia con gli occhi.
Ed è una cosa che mi mette tremendamente in imbarazzo, perché odio quando mi imbambolo in questo modo, ma è davvero bellissimo e qualcuno dovrebbe darmi un pizzicotto per portarmi sulla terra sia con i piedi e, perché no, sia con i neuroni.
Dopo pochi secondi o minuti, non so esattamente per quanto tempo io abbia fissato in modo inquietante Aaron, qualcuno mi dà davvero un pizzicotto sul braccio e io batto velocemente le palpebre, girandomi verso Seth.
«Chi guardavi? Ti eri incantata», mi dice con la fronte corrugata.
«Le luci colorate», dico di getto, mettendo su un sorriso forzato.
«Che strana questa luce colorata... Indossa addirittura la camicia bianca e, oddio, guarda un po' che muscoli!», scherza Seth, dando una gomitata alla sua ragazza e muovendo le sopracciglia su e giù.
Jasmine mi guarda in modo confuso, poi segue lo sguardo di Seth e schiude le labbra, sorpresa.
«No», scuote la testa. «Quello lì, no», mi punta il dito contro.
Seth la fulmina con lo sguardo. «Non essere troppo dura, tesoro. Aaron è un br-»
«Un bravissimo stronzo a cui taglierei volentieri le palle», sorride in modo sadico e io divento di colpo seria.
«È acqua passata», le dice Seth, alzando gli occhi al cielo.
«No, a me lui non piace, se è quello che pensate... C-cioè è un bel ragazzo e nessuno lo mette in dubbio-»
«Io sì», mi interrompe Jasmine.
«Anche io... Perché, insomma, guardami», interviene Seth, indicandosi come se fosse un quadro di alto valore.
A questo punto è Jasmine quella che ora lo guarda in modo strano.
«Va bene, Aaron è figo, ma io ho il cazzo grande», Seth mi fa l'occhiolino e io per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva.
Sono immobile. Ferma. Pietrificata.
Jasmine ha la premura pure di confermare, aggiungendo: «Ma non saprei fare il confronto, perché quello di Aaron non l'ho visto», fa spallucce.
Seth emette un colpo di tosse. «E non lo vedrai mai, me lo auguro.»
Jasmine gli fa l'occhiolino e sghignazza. «Questo perché lo lascio a te.»
Forse non mi succedeva da tanto, ma scoppio a ridere così forte che entrambi si girano verso di me e mi guardano come se avessero appena sentito un cavallo parlare, insomma.
E davvero, non battono ciglio, e questa cosa è preoccupante.
Non capisco se la mia risata faccia eccessivamente schifo o se siano sorpresi di sentirmi ridere. Dalla serie: Eh sì, sono umana, rido! Che novità! Ah, ah, ah.
Seth alza l'indice e mi fa cenno di aspettare un secondo, poi si alza dal divanetto e corre via verso il bancone degli alcolici.
Torna da noi con due bicchieri e me ne passa uno, poi esclama: «Bevi, ti prego! Ho bisogno di bere con te», stringo il bicchiere tra le dita, ma mi guardo intorno alla ricerca di Jamie. Se solo dovesse vedermi qui, probabilmente farebbe una delle sue solite sfuriate. Sto rischiando, ma...
«Finirò nei guai», riesco a dire.
«Ma ti prego! Qua nessuno finisce nei guai per un bicchiere di birra, fidati», cerca di rassicurarmi, poi fa cin cin con il mio bicchiere e me lo porto alle labbra. È da un sacco di tempo che non bevo. Anzi, è da un sacco di tempo che non mi prendo un sbronza.
Appena mando giù un sorso, arriccio subito il naso in una smorfia di disgusto. Non mi piace particolarmente la birra.
Jasmine, d'altro canto, fa il tifo per me, quindi lo finisco in fretta e alla fine, senza volerlo, rutto.
Seth scoppia a ridere e poi mi scompiglia i capelli, dicendo: «Tu sei una vera bevitrice di birra! Se non rutti alla fine, non vale.»
«Sempre il solito», mormora Jasmine.
«Siete davvero carini insieme», dico mordendomi il labbro.
Seth ghigna e guarda la sua ragazza con la coda dell'occhio. «Sanno tutti che a rendere la coppia bella, è lei.»
La loro complicità, io la invidio. E davvero tanto. Non in senso negativo, ma vorrei avere lo stesso tipo di relazione... Vorrei ricevere lo stesso tipo di attenzioni e vorrei poter scherzare senza rischiare di beccarmi uno schiaffo in faccia o che mi strattoni il braccio fino a lasciarmi addosso i lividi.
Un ragazzo ci passa davanti e Seth gli strappa dalle mani il pacco di patatine. «Grazie, sei un amico», gli dice.
«Fottiti», risponde il ragazzo.
Seth allunga il sacchetto verso di me e mi schiaffo in bocca due patatine, riuscendo a mandare via il sapore della birra.
Sollevo di poco lo sguardo e guardo verso Aaron, ma non è più lì e la ragazza nemmeno. Scaccio via dalla mente lui e lei in un letto. Per Dio, preferisco immaginare due scimmie che ci danno dentro piuttosto che loro!
«Perché hai quella smorfia sul viso?», chiede Seth in tono indagatore.
Jasmine si alza e va a prendere una bottiglia e poi torna da noi. «Brindiamo alla sconfitta del mio ragazzo», scuote la bottiglia davanti al mio viso.
«Sempre così dolce», dice Seth, alzando gli occhi al cielo.
«Vodka alla pesca, così lei non muore al primo sorso», mi fa cenno di iniziare il giro io.
Prevedo guai.
Però loro mi sorridono in modo carino, sono simpatici e io mi sento per la prima volta parte integrante di un gruppo. Insomma siamo solo noi tre, però è bello.
Mi porto la bottiglia alla bocca, quando dietro di me qualcuno grida: «Woo, stasera Ariel muoverà la sua coda da tutte le parti!», Jay salta sullo schienale del divano e poi crolla col sedere accanto a me e io per poco non gli sputo la vodka in faccia.
«Jay-Kay, ciao», dice Jasmine.
«Jasmine», alza il mento in cenno di saluto, poi guarda Seth. «Genio della lampada», saluta anche lui.
«Sai dove te la ficco la lampada?», lo fulmina con lo sguardo. «Ti ho detto che sono il coso che vola.»
Strizzo gli occhi. «Il tappeto?»
Seth si gira di colpo verso Jasmine e le dice in tono sensuale. «Calpestami tutto o sbattimi, fai quello che desideri.»
«Gesù», dice Jay.
Deduco che Jay conosca già entrambi, eppure Seth va ad un college diverso dal nostro. Mi chiedo come mai conosce persone che io non ho mai visto, ma ho la risposta davanti: semplicemente va alle feste e sicuramente conosce un sacco di gente.
«Continuiamo il giro, per piacere», brontola Jasmine, prendendomi la bottiglia dalle mani.
«Non ti ubriacare, che non ti voglio sentir cantare», la supplica con lo sguardo il suo ragazzo.
«Lo sai che non canto mai», dice lei, con aria offesa.
Seth e Jay si scambiano un'occhiata strana.
Non so quanto tempo sia passato, ma stiamo ridendo e siamo anche un po' brilli.
Jasmine sta cantando ma sembra un'oca ubriaca. E il punto è che pensa anche di essere brava, quindi canta a squarciagola, fregandosi degli altri.
«Dov'è il bagno?», chiedo a Seth. Mi indica con un gesto pigro della mano il piano di sopra. Mi alzo e barcollo leggermente, poi inizio a farmi spazio tra le persone e salgo le scale stando attenta a non inciampare.
Per poco non vado addosso ad una coppia che sta quasi per scopare sulle scale.
Dopo una serie di "Permesso", "Aiuto, svengo", "Cerco il bagno mica la stazione di Londra", riesco a raggiungere almeno il corridoio e inizio a camminare appoggiandomi al muro. Dio, questa musica mi stordisce!
Qualcuno si schiarisce la gola dietro di me.
Mi giro e vedo Aaron che mi fissa dalla testa ai piedi, pressando le labbra come se stesse cercando di frenare le parole.
Poi si tocca la punta del naso e dice: «Cerchi qualcuno?»
«Se c'è qualcuno che assomiglia ad un bagno, allora sì», rispondo ridendo da sola.
Aaron sorride e mi viene incontro, accompagnandomi verso una porta, facendo attenzione che gli altri non mi vengano addosso.
«Prego, il bagno è qui», mi dice, aprendola per me.
«Per caso hai intenzione di stare dietro la porta e sentire il rumore della mia pipì?», gli chiedo sconcertata.
«Dubito io riesca a sentire qualcosa con questa musica», sorride di nuovo e la chiude, lasciandomi da sola.
Dopo aver fatto la pipì, mi lavo le mani e mi guardo allo specchio. Le borse che ho sotto gli occhi sono spaventose. Me le tocco con i polpastrelli e sospiro. Decido di rinfrescarmi la faccia con dell'acqua fredda, in modo che mi permetta di restare sveglia.
Poi apro la porta e trovo Aaron ad aspettarmi appoggiato al muro, con le braccia incrociate al petto.
«Carino», dice puntando gli occhi sul mio vestito.
«Grazie», rispondo. Lui trattiene a stento una risata. Lo guardo e non capisco cosa ci trovi di divertente.
Non appena distoglie lo sguardo e si morde il labbro, osservo il mio vestito e noto con un incredibile imbarazzo che un lembo di esso è rimasto incastrato dentro le mutande.
«Ah», dico spaventata. Me lo abbasso in fretta e poi mi copro la faccia con le mani.
«Non preoccuparti, può succedere a tutti», cerca di farmi sentire meno a disagio.
Mentre scendiamo le scale mi arriva alle narici il suo profumo mischiato all'odore di qualche alcolico. Ma è così buono...
«Mi stai annusando?», chiede scoppiando a ridere.
«No», rispondo con il naso quasi appiccato al suo braccio, mentre il suo profumo mi arriva al cervello.
Oddio, potrei rendermi meno idiota?
«Scusami, hai un buon profumo», ammetto con una vena di timidezza nella voce.
«Grazie, anche il tuo è molto...», si avvicina e mi sfiora il collo con il naso, poi si tira indietro e conclude con «buono.»
Ovviamente mi sento andare a fuoco. E ovviamente non dovrei. E ovviamente devo stare lontana da lui.
Torno a sedermi sul divano, ma Aaron mi guarda male. «Ma dai, non mi concedi nemmeno un ballo?»
«Te ne vai, maiale?», sbotta Jasmine, lui fa una faccia seccata.
«Ciao anche a te», dice lui.
«Tuuuuu, baaaastardoo», grida lei, ma in tono cantilenante.
«Ha già cantato? O mi preparo a morire?», chiede Aaron a Seth.
«Sei salvo», gli nostra il pollice in su.
Io inizio a ridere nuovamente non appena Jasmine inizia a cantare Bad guy, facendo anche delle mosse strane, tant'è che se ci fosse un prete nei dintorni probabilmente praticherebbe su di lei un esorcismo.
«Ficcale la lampada in bocca e falla tacere», dice Aaron a Seth, ma quest'ultimo alza le spalle e fa finta di niente.
Aaron torna a guardare me. «Vuoi ballare? Prometto che non morderò», ma appena lo dice lo vedo sorridere lievemente.
Il mio sguardo vaga nuovamente per la stanza, alla ricerca di Jamie.
Non gli ho ancora dato una risposta anche se mi sono già alzata e le sue mani sono sui miei fianchi. Guardo le maniche della sua camicia che sono arrotolate fino al gomito e intravedo le sue vene ben messe in risalto. Poi abbasso lo sguardo sulle sue mani e sono subito in reparto rianimazione.
Magia spezzata, voglia di ballare andata al diavolo, la realtà mi sta chiamando.
Mi scrollo lentamente le sue mani di dosso e dico: «Mi dispiace, ma non sono in vena», gli sorrido educatamente poi mi allontano verso il posto dove tengono le bevande. Tra le varie bottiglie e lattine, ne intravedo una di una bevanda energizzante e l'afferro quasi furtivamente. Vado a nascondermi dietro il bancone e la bevo in silenzio, lontana dagli sguardi degli altri. Mi stropiccio gli occhi, incurante del fatto che il trucco si possa sbavare, e non appena finisco la lattina, mi asciugo gli angoli della bocca e mi alzo in piedi, ritrovandomi faccia a faccia con Aaron.
«Stai bevendo di nascosto?», chiede, appoggiando le braccia sul bancone e guardandomi da sotto le ciglia.
«No», sospiro profondamente.
«Va bene... Quindi che vuoi fare, se non vuoi ballare?»
Mi si accende improvvisamente una lampadina nel cervello. «Andare in bici!»
«Andare in bici così? Mezza ubriaca e mezza nuda? Non sentirai freddo?», domanda con fare preoccupato.
«Ma che! È solo che non ho la bici», metto il broncio.
«I miei amici ce l'hanno, ma ne sei sicura? Non ti lascerò girare per la città così, lo sai.»
Lo so? Come potrei saperlo? Resta uno sconosciuto per me. Ma è gentile.
«Aaron, tesoro», dice una ragazza dietro di lui, appoggiandogli delicatamente la mano sulla schiena. Lui si gira di poco per guardarla.
«Andiamo su?», miagola, accarezzandogli il braccio.
«Dopo, magari», risponde lui in tono mezzo seccato.
«Se sono io il problema, tranquillo. Vai pure», gli dico con un sorriso, lui aggrotta le sopracciglia.
«Che carina, grazie», dice la ragazza con voce squillante.
«Okay», risponde lui, poi appoggia la mano sulla schiena della ragazza e la guida tra la gente, allontanandosi lentamente, senza girarsi verso di me.
Mi sento la testa leggera. E mi sento stranamente in pace. Sì, sono in pace con la mia mente.
Girovago per la casa finché non noto la porta sul retro. Arranco verso di essa e non appena esco fuori, l'aria fredda mi colpisce dritto in pieno e inizio subito a tremare. Appoggiate al muro ci sono tre bici. Sorrido tra me e me e mi dico che un giro non mi farà male.
Poi riporterò la bici al suo posto. Sento la gente gridare di là, risate corroboranti riecheggiano nell'aria.
Monto sulla bici e inizio a pedalare, allontanandomi dalla confraternita.
Alzo lo sguardo verso il cielo e la luna sembra stia seguendo me, come se fosse un riflettore puntato sulla mia figura.
Corri via, Ariel. Corri via col vento e le stelle che ti tengono compagnia.
Sento l'adrenalina scorrermi nel corpo, mi sento leggera e piena di energie. Il vento soffia tra i miei capelli, mi sferza il viso, sorrido e stringo con forza il manubrio, aumentando il ritmo. Poi apro le braccia e mentre la bici va da sola in discesa, mi sembra di volare.
Non c'è Jamie.
Non ho segreti.
Nessuno mi conosce.
Sono soltanto Ariel.
Sento le lacrime agli angoli degli occhi, ma sorrido. Rimetto le mani sul manubrio ma questa volta apro le gambe e mi metto a ridere, mentre per strada ci sono soltanto io.
Una lacrima scorre ribelle sulla guancia, ma mi affretto ad asciugarla.
Anche se mentalmente mi ripeto sempre: Piangi, Ariel. Le lacrime non sono fatte per essere trattenute; loro sono fatte per cancellare via dagli occhi le immagini che ti hanno fatto stare male. Se le trattieni, il dolore non andrà mai via. A volte le lacrime sono la gomma da cancellare degli occhi.
Ma la mia gomma da cancellare è un po' scarsa, perché le immagini rimangono ben imprese nella mente.
«Tu sei pazza!», sento Jay gridare alle mie spalle.
Mi giro e lo vedo su una bici, mentre cerca di raggiungermi. Come faceva a sapere che ero qui?
«Che ci fai qui?», gli chiedo, rallentando.
«Ti ho visto mentre sgattaiolavi via! Cazzo, ma che avevi in testa?», chiede come se fosse un genitore che è pronto a farmi la predica.
«Jay, guarda quanto è bello! Apri le braccia e chiudi gli occhi, non c'è nessuno qui.»
«Col cavolo, moriremo!», dice contrariato.
Allungo la mano verso di lui. Sembra titubante, ma dopo poco me l'afferra e non smette di pedalare.
«Pronto?», chiedo e annuisce. Allungo l'altro braccio e stessa cosa fa lui, senza lasciare la mia mano. Chiudiamo gli occhi e poi lo sento gridare: «GERONIMOOOOO!»
Dopo poco ci fermiamo e scoppiamo a ridere.
«Torniamo indietro? Se i ragazzi vedono che abbiamo fregato le loro bici, siamo fottuti.»
«Sì, andiamo», faccio un bel respiro e poi inizio di nuovo a pedalare.
Quando arriviamo alla confraternita, posiamo le bici e mi asciugo il sudore dalla fronte. Probabilmente ho un aspetto da schifo.
Nel cortile si sentono delle urla e qualcuno che impreca. Io e Jay sbirciamo senza farci vedere e vediamo un corpo crollare a terra e sentiamo Aaron ringhiare, dal profondo del petto: «Chi cazzo ti ha detto che eri il benvenuto?»
«Se avessi saputo che era la tua stupida festa, non sarei venuto, coglione», risponde Jamie, rialzandosi in piedi.
«Sono venuto a sapere che sei venuto qui con una delle tue tante ammiratrici. Prendila e andatevene via», ringhia Aaron, pronto a dargli un altro spintone.
«Se solo sapessi dove cazzo si è cacciata, quella piccola troia», borbotta Jamie, asciugandosi il sangue dall'angolo della bocca.
Jay mette un braccio davanti a me e mi fa cenno di indietreggiare in modo che non possa vedermi.
Il mio corpo inizia a tremare in meno di dieci secondi.
«Tutto bene?», domanda Jay, appoggiando la mano sul mio braccio.
«Devo andare via», dico con un nodo in gola.
Jay mi fa cenno di seguirlo. Facciamo il giro della casa e andiamo verso una macchina. Mi invita a salire.
«Se mi beccano brillo e mi ritirano la patente, almeno è per una buona causa. Maledetto figlio di puttana», dice stringendo i pugni. «Non alza le mani su di te, vero?»
Impallidisco e mi viene da vomitare.
«No», mento, abbassando lo sguardo.
Andiamo via e Jay accelera in modo che arriviamo prima di lui.
Il silenzio mi sta letteralmente soffocando. È come un peso che mi sta schiacciando il petto e mi sta stringendo la gola.
Ogni tanto mi guarda con la coda dell'occhio, ma non intende indagare oltre. Mi chiede l'indirizzo e glielo do.
Quando arriviamo a destinazione, scendo velocemente e lo saluto con un cenno della mano.
Lui mi guarda con aria triste e dice: «Stai attenta, va bene?»
Annuisco e poi vado verso il mio appartamento, ma mi sono ricordata di aver lasciato lo zainetto dentro la macchina di Jamie.
«Cazzo», dico, appoggiando la fronte contro la porta fredda. Scivolo a terra e rimango così, infreddolita, aspettando il suo arrivo, che non tarda ad arrivare.
Infatti, pochi minuti dopo, sento i passi pesanti di Jamie sulle scale. Mi mordo il labbro e metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si ferma in piedi davanti a me. Mi scruta dalla testa ai piedi, poi si abbassa sulle ginocchia e mi guarda in faccia.
«Che ci fai qui? Quando sei tornata e, soprattutto, con chi?», il suo tono è minaccioso.
«C'era una mia compagna di corso... Le ho detto di darmi un passaggio. Quella festa non faceva per me», mi stringo nelle spalle, cercando di restare impassibile.
«Mmh», riduce gli occhi a due fessure, leggo lo scetticismo nel suo sguardo. Apre la porta ed entra per primo. Mi alzo ed entro anche io e arranco verso la mia stanza, ma lui dice: «No, no, no. Vai nella mia», sto per ribattere, ma lui aggiunge: «Subito, Ariel. Non rendere le cose difficili.»
Deglutisco e faccio come dice. Entro nella stanza e vado a sedermi sul bordo del letto. Dopo pochi minuti mi raggiunge e inizia a svestirsi. Prende una maglietta dal suo armadio e la lancia verso di me.
«Mettitela, starai più comoda», fa mezzo sorriso e io lo guardo confusa. Sto per andare in bagno a cambiarmi, ma lui alza il dito e mi fa cenno di no.
«Ti ho visto già nuda, Ariel.»
Il vestito scivola giù sul mio corpo e cade ai miei piedi. Scorgo un lampo di malizia nei suoi occhi. Mi metto subito la maglietta e poi salgo sul suo letto, mettendomi sotto le coperte. Jamie rimane solo in boxer e presto si mette accanto a me, dopo aver spento le luci.
Il suo braccio mi circonda la vita e sussulto. Poi la sua testa si avvicina di più alla mia e sento il suo respiro che si infrange sulla mia guancia.
«Ti amo, Ariel», la sua mano scende verso la mia coscia e le sue labbra mi stampano un bacio sul collo.
Non ricevendo alcuna risposta da parte mia, esercita una leggera pressione sulla mia coscia e biascico: «A-anche io.»
«Lo so», mi dà un altro bacio. «Ho la ragazza più bella del mondo.»
La sua mano si intrufola dentro la mia maglietta e io chiudo gli occhi, trattenendo le lacrime.
«Voglio fare l'amore con te», e in pochi secondi me lo ritrovo sopra di me, con gli avambracci ai lati della mia testa.
«Sono stanca, Jamie», di tutto, vorrei dirgli.
«Ti piacerà», sussurra, abbassandomi le mutande.
«No», dico e lo sento irrigidirsi.
«Be', te lo farò piacere, allora. E tu verrai per me, Ariel. Verrai tutte le volte che vorrò farti venire. Ricordati che...», la sua lingua lecca il contorno delle mie labbra. «solo io so il tuo segreto, qui. E tu non vuoi che si scopra, giusto?»
Scuoto la testa, trattenendo un singhiozzo.
«Io manterrò il tuo segreto, tesoro. Lo farò sempre.»
Guardo il soffitto con gli occhi pieni di lacrime e lo sento mentre si mette il preservativo.
La sua bocca ritorna sul mio collo, lui è dentro di me e io mi sento... vuota.
Si muove, io rimango immobile mentre sento ancora una volta tutti i miei desideri spezzarsi e cadere a terra come frammenti di vetro, nei quali puntualmente mi taglio e mi faccio male. Sanguino, ma a lui piace. Mi guarda sanguinare e si nutre del mio dolore.
«Ti amo, Ariel», la sua voce filtra nella mia mente come il vento tra le fessure di una vecchia casa; anche la mia mente sembra quasi sul punto di crollare.
«Sei il mio Chernobyl, Jamie», mi scappa una risata.
«Muori d'amore per me?», ride anche lui.
«Emani radiazioni d'affetto che contaminano pure l'aria che respiro», bisbiglio, con gli occhi puntati sul soffitto.
«Divertente.»
Mi dà la schiena e sento le lacrime bagnarmi le guance, anche se sto ancora ridendo. Una risata amara che cerco di soffocare dentro di me.
E le stelle stanotte non brilleranno più sopra di me. Non mi proteggeranno più.
Ehilà, ecco il nuovo capitolo ❤️
Cosa ne pensate di Seth e Jasmine? Come sempre metterò un tocco d'ironia, perché è più forte di me 😂
Jay?
Aaron?
Jamie?
Secondo voi cos'è successo ad Ariel? 👀
Ci vediamo alla prossima ❤️❤️ commentate e votate se volete
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