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Benvenuta...

Toriel si dirigeva a grandi passi alla sua casa. Ne aveva bisogno e non sapeva perché, credeva solo che l'aiutasse a capire, quello che già era ovvio. Camminò ancora e ancora, il percorso era lungo ma non voleva prendere quelle cose con le ruote, qualsiasi cosa fossero.
Ecco, finalmente, l'edificio che cercava. Era davanti alla porta, incerta se bussare o meno. Dopo una decina di minuti, diede qualche lieve pugnetto alla porta della casa, anzi, della villa. Uno strano uomo-polipo aprì la porta, borbottando lamentele e qualche imprecazioni, seguiti da un "benvenuta" che di accogliente aveva ben poco.
La donna lo oltrepassò ringraziandolo, mentre si guardava intorno. C'era un corridoio, lungo e abbastanza largo, con varie porte a destra e a sinistra, ma solo una attirò l'attenzione di Toriel. Era marroncino chiaro con rifiniture oro e la maniglia argentea, con una scritta sopra: "Stanza del trono".
Alla donna venne come timore di quella stanza, ma non sapeva perché. Vari dubbi si fecero spazio nella sua testa. Si chiedeva se lui fosse lì, e se sarebbe dovuto entrare solo per.. una chiaccherata? Non lo sapeva nemmeno lei.
-Non sono qui per questo-, pensò.
Si girò e, cercando di sopprimere la voglia di aprire quella porta, si guardò intorno. Dove poteva essere? Avrebbe potuto chiedere, però chi l'avrebbe ascoltata? Un pensiero le attraverso la mente: perché l'avevano fatta entrare? Dopotutto era sempre il castello del re dei mostri. Nel sottosuolo si poteva entrare e uscire tranquillamente, era ancora così? La porta era chiusa, ed era venuto quel mostro ad aprirle. Forse, l'aveva riconosciuta? E poi, perché non c'era praticamente nessuno in casa? Era tardi, certo, circa le sette di sera, ma davvero non c'erano
Ecco, stava di nuovo divagando con il pensiero inutilmente.
Tornò in sé, e si guardò intorno. Non lasciava altro che cercare. Così fece. Aprendo piano tutte le stanze senza farsi vedere, o quasi, sbirciò in quasi tutte, finché esausta si appoggiò al muro. Poi capì dov'era. In camera sua, ovviamente. E non poteva certo accederci così facilmente. Si guardò attorno e vide delle scale, e salì al primo piano. Quando arrivò nuovamente ad un corridoio curiosò in varie stanza, senza pensare a chi potesse vederla. Tentò di aprire anche una familiare porta che però sembrava chiusa e, noncurante per una volta dell'etica, prese le chiavi che si trovavano sotto al tappetino della porta. Banale come posto, certo, ma Toriel sapeva di trovate lì perché Asgore le nascondeva sempre così, nonostante il rischio che correva (che gli rimproverava sempre).
Entrò nella grande stanza, trovando vari fogli per terra, e ne raccolse uno.
Erano foto. Foto di loro due da soli, coi loro figli e con loro vecchi amici. Il cuore della donna si strinse e provò una spiacevole sensazione. Nostalgia, forse? Prese al guardarle una ad una, trovando anche un album con un ordine cronologico della loro storia quasi perfetto. Perdendosi nei ricordi, si dimenticò del tempo, troppo concentrata a pensare a tutti quei se che avrebbero potuto cambiarle la vita tempo prima, ma con ripercussioni anche sul suo ora. Finché la porta non si aprì.

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