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58: Astral Plane


Nel cuore dell'Abisso, sotto ai ghiacci freddi di Snezhnaya, Zhongli si trovava avvolto da un'oscurità che sembrava quasi tangibile, come se le ombre si stringessero intorno a lui, soffocanti e implacabili. 

Non aveva mai provato una tale sensazione di oppressione, neanche in tutte le guerre che aveva combattuto, tanti secoli prima. La presa di quel luogo oscuro era forte come una tenaglia. La disperazione si stava avvolgendo intorno al suo cervello, che cercava in ogni modo possibile di mantenere un briciolo di lucidità.

Anche se era un adepto, e addirittura un ex-Archon, dunque un essere sovrannaturale, l'Abisso esercitava una pressione che sembrava minare le sue forze, attaccando non solo il corpo, ma anche l'anima. Sentiva il peso dell'oscurità dentro di sé, una melodia sinistra che sussurrava nel profondo: le mani avevano iniziato ad annerirsi, striandosi di blu. Il respiro era diventato un atto doloroso: ogni volta che inspirava dell'aria, gelida e maleodorante, sentiva una fitta tremenda al costato. La vista gli si era appannata, le gambe con cui cercava di spostarsi erano diventate instabili.

Ma peggio di tutto quanto, era l'effetto che stava provando nella sua mente. Una serie di voci si stavano sovrapponendo ai suoi pensieri: voci che dicevano appartenere a Celestia, che lo tormentavano senza sosta.

"Ora sei in trappola! Non hai più scampo! Finalmente, smetterai di fare come vuoi."

Le parole risuonavano come un giudizio divino, un'eco di una condanna che aveva temuto per secoli. Nel sentire quelle voci, un brivido percorse tutto il suo corpo, e il gelo dell'Abisso sembrò entrargli persino nelle ossa.

Era già stato vittima del controllo di Celestia. Zhongli rabbrividì violentemente al ricordo, la sua mente riportata a un passato oscuro e doloroso.

A Khaenri'ah, l'avevano piegato alla loro volontà, costretto a fare ciò che andava contro la sua natura, contro tutto ciò che rappresentava. Non era un Archon appassionato di guerra, eppure l'avevano trasformato in un'arma. Le memorie riaffiorarono, crude e spietate, come ferite mai guarite.

Ricordava come le loro parole si infiltravano nella sua mente, togliendogli ogni libertà, come catene invisibili che stringevano il suo spirito. Lo avevano manipolato, usato il suo potere per portare distruzione a un popolo che non aveva mai voluto attaccare. Le mani, un tempo creatrici di montagne e custodi della terra, erano state macchiate dal sangue, forzate a brandire la spada e a uccidere senza pietà.

Ogni volta che aveva cercato di opporsi, di ritrovare la propria volontà, le voci si erano intensificate e il suo corpo era stato controllato, facendolo vacillare, trascinandolo di nuovo nel vortice del loro controllo. Sentiva ancora il peso dei loro comandi, il disgusto per le azioni che gli avevano imposto, e l'orrore di essere stato costretto a tradire se stesso e il suo giuramento di proteggere la vita.

Non voleva fare lo stesso. Non voleva rimanere in quel luogo, vittima di quei terribili usurpatori di potere.

"Non di nuovo," pensò, colmo di angoscia. "Non voglio...non voglio..."

Ma l'Abisso sembrava rispondere al suo dolore, amplificandolo, come se si nutrisse delle sue paure e dei suoi ricordi. Zhongli strinse i pugni, sentendo la terra fredda sotto di sé, la mente che oscillava tra la realtà e i ricordi tormentosi di Khaenri'ah.

Sapeva che doveva combattere. Non poteva permettere che Celestia vincesse di nuovo, che lo piegasse ancora una volta al loro volere.

Evidentemente, avevano scoperto il piano di Nadja e il vero potere di Ajax, legato a Phanes.

Già, Ajax.

Nel ripensare a lui, provò immediatamente una fitta al cuore.

Davanti a lui, il portale che aveva creato brillava ancora debolmente, un simbolo della sua vittoria temporanea, ma anche della sua sconfitta. Era riuscito a salvare Ajax, a spingerlo lontano da quel luogo maledetto. La consapevolezza che il suo amato fosse al sicuro era un balsamo per il suo spirito, ma non bastava a cancellare il dolore della separazione. 

"Almeno è salvo," rifletté, anche se quelle parole sembrarono spegnersi nell'eco del vuoto intorno a lui: un buio quasi totale, senza alcuna direzione chiara. "Ma io sono qui. Intrappolato. E non posso aiutarlo."

La frustrazione si accumulava, un fiume in piena che minacciava di travolgerlo. Essere lì, in balia di forze che non poteva controllare, era un affronto che bruciava nel profondo. Non era abituato a sentirsi impotente, con i poteri che possedeva. La sua determinazione, però, non poteva vacillare. 

Restare nell'abisso non avrebbe fatto altro che renderlo più fragile, più vulnerabile di fronte alla morsa di Celestia.

"Non posso restare qui," pensò, stringendo i pugni. "Devo trovare un modo per uscirne. Ajax ha bisogno di me, e..anche Nadja, e tutti gli altri."

Raccolse le forze, invocando il potere della terra. Il suono delle rocce che si spostavano sotto la sua volontà era un conforto, un richiamo alla sua essenza. 

Erano caduti. Doveva provare a tornare al livello superiore, su cui avrebbe fatto un foro, per poi creare una struttura per arrampicarsi. Provò a smuovere le pareti superiori della grotta dell'Abisso per creare una galleria, a modellarle come aveva fatto mille volte con le montagne di Liyue. Ma l'Abisso non era come la terra che conosceva. Le rocce si opponevano, resistendo alla sua volontà come se fossero vive, legate da una forza più oscura e antica.

Frustratò, sbuffò per lo sforzo, la frustrazione che cresceva.  

Si concentrò ancora di più sul proprio potere Geo, le mani che si affondavano nel soffitto aspro e freddo. Ogni movimento era un atto di sfida contro l'Abisso stesso, un grido silenzioso che affermava la sua volontà di resistere. Ma il buio sembrava infinito, un oceano senza fondo in cui ogni sforzo veniva inghiottito.

Mentre iniziò a scavare, sentì una forza invisibile, una presenza che si insinuava nel suo spazio. La pressione contro alle proprie aumentò improvvisamente, un'ondata di potenza che lo colpì come un pugno, facendolo cadere all'indietro. Si schiantò al suolo, con il respiro che gli fuoriuscì in un rantolo. 

"Cos'è questa forza..." pensò, prima che il mondo intorno a lui si dissolvesse in un'oscurità ancora più profonda.

Zhongli sentì il mondo svanire mentre il buio dell'Abisso lo avvolgeva, trascinandolo in una spirale senza fine. Il suo corpo cedette, e si ritrovò a sprofondare nell'oblio, mentre il peso delle sue sofferenze sembrava dissiparsi momentaneamente. Quando riaprì gli occhi, però, non si trovava più nell'oscurità opprimente dell'Abisso.

Era in un luogo diverso, sospeso tra il reale e il trascendente. Tutto intorno a lui era bianco, un bianco così accecante che sembrava annullare ogni ombra, ogni imperfezione.

La luce era pura, ma non offriva conforto; era troppo intensa, troppo fredda. Le alte colonne di una città eterea si stagliavano contro questo sfondo, imponenti e senza tempo, come monumenti a un potere incommensurabile e inesorabile. Ogni colonna sembrava pulsare con un'energia antica, e l'aria era intrisa di un silenzio solenne e inquietante.

Mentre cercava di capire dove fosse, si accorse di non riuscire a muoversi. Il suo corpo, seppur presente, era immobile. Era come se fosse stato scolpito nella pietra, intrappolato in una posizione di impotenza. Tuttavia, la sua mente era vigile, più acuta che mai, e poteva percepire ogni dettaglio di quel luogo ultraterreno.

Fu allora che vide le figure.

Erano esseri eterei, avvolti da una luce propria, quasi indistinguibili dallo sfondo bianco. Le loro forme erano vaghe, ma c'era una freddezza nei loro lineamenti, un'assenza di compassione che lo faceva rabbrividire. I loro volti erano nascosti, come se non volessero concedere nemmeno il dono dell'identità. Solo i loro occhi erano visibili, occhi azzurrissimi che brillavano come ghiaccio sotto il sole, perforanti e implacabili.

Le figure si avvicinarono, accerchiandolo in un cerchio di giudizio. Non c'era bisogno di parole per sapere chi fossero: erano i membri di Celestia, i sovrani distanti e onnipotenti che per secoli avevano osservato e manipolato Teyvat dall'alto, come burattinai che muovono i fili del destino. Gli usurpatori che avevano mandato via Phanes.

Zhongli non riusciva a credere ai propri occhi: era davvero a Celestia? O stava soltanto assistendo al delirio della propria mente? 

Sembrava tutto reale.

Cercò di ragionare, per quanto sconvolto. Sapeva bene che l'anima poteva migrare, spostarsi su diversi piani: probabilmente, in quel momento, era scollegata dal proprio corpo, ma era realmente trasportata a Celestia.

Per la prima volta, guardava realmente le creature che più odiava al mondo. Coloro che lo avevano costretto a uccidere, che progettavano la fine del suo mondo, che lo avevano diviso da Nadja. Coloro che avevano rovinato ogni cosa.

Si sentì infiammare di rabbia, come una miccia pronta ad accendersi.

"Morax," iniziò una voce, fredda come un soffio di vento invernale, echeggiando in quel vasto nulla. "Ti abbiamo osservato."

Le parole caddero come un martello su un'incudine, colme di un disprezzo trattenuto. Un'altra figura proseguì, la voce leggermente diversa, ma altrettanto glaciale. "Hai protetto Liyue con grande zelo. Troppo zelo."

Zhongli sentì il loro sguardo penetrare nella sua anima, come se stessero dissezionando ogni suo ricordo, ogni suo sforzo, ogni sacrificio fatto per la sua amata nazione. Le parole successive furono più affilate di qualsiasi lama, cariche di derisione.

"Sei diventato troppo simile a loro," disse un altro, il tono intriso di un disgusto palpabile. "Ti sei mescolato agli umani, hai condiviso le loro vite, le loro gioie, le loro sofferenze. Ora cammini tra di loro, ti sei persino innamorato di uno di loro."

Zhongli strinse i denti, sentendo il peso del loro disprezzo. Era vero, aveva scelto di camminare tra gli uomini, di vivere le loro vite, di comprendere le loro fragilità. Aveva fatto proprio come gli aveva insegnato a fare Guizhong secoli prima: era diventato empatico, li aveva studiati, e aveva imparato ad apprezzare ogni loro forza e fragilità. Non si era mai pentito di quella decisione, ma ora, in quel tribunale di luce e freddezza, si sentiva spaventato. Soprattutto di fronte alla loro ultima frase.

Dovevano di certo aver saputo del suo fidanzamento: che volessero ferire anche Ajax?

"Hai dato via la Gnosis," continuò una delle figure, la voce carica di accusa. "Hai rinunciato al dono che ti era stato concesso. Per cosa? Per loro?"

Le loro risate echeggiarono nel vuoto, taglienti e crude. Ogni suono era come un pugnale, un tentativo di colpire alla sua dignità, al suo senso di sé. 

Ma Zhongli non provò nient'altro che fastidio e irritazione, sentendo le loro parole. 

Non  gli interessava la loro approvazione. Non gli interessava dar retta a chi credeva che essere umano fosse una condizione inferiore.

"Sei caduto così in basso. Un tempo temuto e rispettato, ora ridotto a un essere simile agli uomini che tanto ti affannavi a proteggere."

Zhongli sentì la disperazione mescolarsi alla rabbia, un tumulto di emozioni che lo travolgevano. Aveva paura che gli avrebbero fatto del male, ma non poteva permettere che lo piegassero. Finalmente, aveva la possibilità di rispondergli, di dirgli ciò che pensava.

"Non mi pento, di niente" sussurrò, la voce un eco distante, ma ferma. "Ho scelto il mio cammino, e non rimpiango ciò che ho fatto per Liyue, per gli umani. Sono fiero di assomigliare di più a loro che a voi."

Le figure si mossero appena, ma la loro presenza rimase opprimente, il cerchio si strinse, avvolgendo Zhongli in una morsa di gelo e condanna.

Le risate taglienti di Celestia stavano ancora rimbombando nella sua mente quando, improvvisamente, l'aria cambiò. Una vibrazione sottile, quasi impercettibile, cominciò a pervadere l'etere, come un sussurro lontano portato da un vento invisibile. Le figure che lo circondavano si irrigidirono, le loro presenze diventando instabili, sfocate, come ombre che tremolavano in una luce tremula.

Un bagliore caldo si insinuò tra il bianco accecante, una luce dorata che si propagava lentamente, ma con determinazione, come un raggio di sole che rompe il gelo invernale. Zhongli sentì il suo cuore sobbalzare. Una voce familiare, dolce e rassicurante, si fece strada attraverso il turbinio di suoni.

"Morax, tieni saldo il tuo spirito. Non permettere che ti strappino da ciò che sei."

La sua vista si schiarì, e davanti a lui si stagliarono due figure che mai avrebbe pensato di rivedere: una donna e un drago.

I suoi occhi si spalancarono, increduli, il respiro si bloccò a metà strada nel suo petto.

"Guizhong... Azhdaha..." Il loro nome fu un sussurro, un fragile filo di voce che tradiva la vastità delle emozioni che ribollivano dentro di lui. Il mondo sembrò fermarsi per un istante, come se l'universo avesse trattenuto il respiro con lui. 

Non poteva essere. Erano morti tanto, troppo tempo prima, lasciando in lui una ferita che mai si era rimarginata.

Erano anche loro una visione totalmente irreale? O i loro spiriti stavano davvero parlando con lui?

Guizhong avanzò con passo sicuro, la sua figura avvolta da una luce morbida e dorata, il sorriso che non aveva mai dimenticato ad adornarle il volto. I suoi occhi grigi lo fissavano con dolcezza. "Morax, mio caro amico, sei salvo, per ora. Non temere."

Azhdaha seguì da vicino, la sua presenza imponente, ma con un'aura di forza protettiva. "Non permetteremo che Celestia ti prenda, ruggì, la sua voce un tuono che scosse il nulla intorno a loro. "Rimani saldo, vecchio amico. Sei più forte di quanto pensi."

Zhongli vacillò, le sue gambe tremarono mentre il suo cuore si spezzava e si ricomponeva nello stesso istante. Le lacrime sgorgarono libere, calde e abbondanti, tracciando sentieri luminosi lungo le sue guance. "Siete voi... davvero voi?" ansimò, la voce rotta dall'incredulità e dalla gioia disperata. "Pensavo di avervi perso per sempre..."

Guizhong si aprì in un sorriso. Portava ancora i capelli castani a caschetto, come tanti secoli prima. Non sembrava invecchiata di un giorno: dopotutto, era una divinità. Zhongli la osservò, sperando con tutto il cuore che fosse reale, anche se la stava osservando in un diverso piano spirituale. Sperò con tutto il cuore che, da qualche parte, fosse ancora così come a un tempo: capace di sorridere, di parlare, di essere la stessa persona.

"Siamo morti su Teyvat da tanti anni, ormai, in effetti. Ma so che tu non ci hai mai perso, Morax," disse, la sua voce calma come un fiume placido, piena di conforto. "Siamo sempre stati con te, nei tuoi ricordi, nella tua forza. Ed è per questo che ora riesci a collegarti così facilmente a noi."

"Ma...siete reali? Siete...", fece per dire Zhongli, ancora incredulo di poter parlare con loro, e pregando che tutto ciò che stava vedendo non fosse davvero frutto del delirio del proprio cervello. 

Forse era impazzito. Forse era in un angolo dell'abisso, svenuto, con la testa contro al pavimento, preda di un lungo sogno fin troppo vivido. Forse stava per morire, e stava rivedendo le persone a cui voleva più bene, prima di spegnersi.

Ma intanto, tutto ciò che stava vedendo sembrava reale, e a lui non restava altro che guardare Guizhong e Azhdaha parlargli.

Azhdaha assunse una forma umana: un uomo con gli occhiali e i capelli neri, con una frangia laterale sulla fronte. 

"Siamo reali. Siamo soltanto distanti. Dovresti saperlo, no? Chi muore passa il ponte, e a meno che non decida di ritornare su Teyvat attraverso le Leylines, in un'altra forma, rimane in un altro piano spirituale." Posò una mano rassicurante sulla sua spalla accennando un sorriso, prima di mormorare. "Ma non sparisce. Semplicemente, non può comunicare con i vivi."

Quel pensiero lo rallegrò all'istante, rassicurandolo. Prima di farlo sussultare con un'orribile consapevolezza.

"Ma quindi, io adesso, sono..", fece per dire Zhongli, non riuscendo neppure a finire la frase.

Era una prospettiva troppo terrificante da contemplare.

Non poteva essere già morto.

Zhongli tremò, il peso delle parole non dette che gli gravava sul petto. La sua mente corse subito a Ajax; il pensiero di lui era come una fiamma che lo riscaldava nel gelo dell'incertezza. Non poteva lasciarlo solo. Aveva un'intera vita che voleva trascorrere al suo fianco. Lo amava, e gli aveva promesso di tornare da lui. Non era mai stato così certo di qualcosa.

"Io..Ajax..." mormorò, il nome sospeso tra le sue labbra, carico di emozione. "Lui mi sta aspettando. Non posso lasciarlo indietro. Non posso..."

Il dolore si fece strada nel suo cuore, un coltello affilato che torceva ogni battito. Aveva appena iniziato a permettersi di vivere, di amare, di pensare a un futuro che finalmente sembrava luminoso. Pensò a Xiao, a Ganyu, a Venti, e a tutti coloro che avevano fatto parte della sua vita che ancora lo aspettavano, ai legami costruiti con fatica e pazienza. Non poteva semplicemente svanire da quel mondo.

Non era pronto.

Guizhong, vedendo l'angoscia nei suoi occhi, si avvicinò, la sua voce come una carezza nel caos della sua mente. "Non sei ancora morto, Morax," lo rassicurò, posando una mano gentile sul suo braccio. "Il tuo corpo è in uno stato simile al coma, in questo momento. L'Abisso ti ha indebolito, e questo ti rende più vulnerabile, più facile da spostare tra i piani spirituali. Ma non temere, la tua vita su Teyvat non è finita."

Azhdaha annuì, il suo sguardo intenso che trapassava ogni dubbio. "Sei qui perché la tua coscienza ha cercato un rifugio mentre il tuo corpo lotta. Non sei perso. E ora che possiamo parlarti, ti aiuteremo a tornare indietro."

Le parole di Guizhong e Azhdaha erano un'ancora nel mare tempestoso dei suoi pensieri.  Zhongli chiuse gli occhi per un momento, cercando di restituire controllo al battito del suo cuore, stretto in una morsa di emozioni contrastanti.

Quando li riaprì, la determinazione brillava nel suo sguardo, mescolata a una profonda gratitudine per quei due spiriti che si erano manifestati per lui. 

"Le nostre anime sono legate alla tua," disse Azhdaha, i suoi occhi dorati fissi nei suoi. "Siamo qui per combattere con te, per non permettere che ti portino via. Sopravvivrai."

Poi, poco dopo, Guizhong e Azhada, come leggendogli il pensiero e individuando il suo senso di angoscia, si precipitarono ad avvolgerlo in un abbraccio saldo e confortante. 

Zhongli li strinse forte, quasi temendo che potessero svanire come fumo tra le dita. Le sue braccia avvolsero Guizhong e Azhdaha in un abbraccio che cercava di colmare il vuoto di secoli, il peso della perdita e il desiderio di non doverli lasciare mai più. Il calore di quell'abbraccio sembrava reale, tangibile, come se potesse riunirli tutti per sempre.

"Non c'è modo... non potete tornare su Teyvat?" chiese Zhongli, la voce carica di speranza e di un dolore appena sussurrato. "Non possiamo essere insieme ancora, come una volta?"

Guizhong si staccò leggermente, quel sorriso che non aveva mai dimenticato ancora intatto sulle sue labbra. "Morax, non puoi immaginare quanto avremmo voluto restare," disse con dolcezza, le sue dita sfiorando appena la guancia di lui, in un gesto che parlava di affetto eterno. "Ma il nostro tempo su Teyvat è terminato da tanti secoli. Siamo in pace con ciò che è stato, e felici nel luogo in cui ci troviamo ora. Il nostro compito è finito, mentre il tuo... il tuo è appena all'inizio."

Azhdaha annuì, il suo sguardo profondo come la terra stessa. "La nostra esistenza qui è diversa, ma non meno significativa. Abbiamo trovato serenità, e sapere che tu hai ancora una vita da vivere ci dà forza. Devi tornare, Morax. Teyvat ha ancora bisogno di te."

Le parole erano un balsamo dolce-amaro per Zhongli, che lottava con il desiderio di restare e la consapevolezza del dovere. Abbassò lo sguardo, una scintilla di colpa che si rifletteva nelle sue iridi dorate. "Ma mi dispiace... mi dispiace dovervi lasciare di nuovo," mormorò, la voce spezzata dalla consapevolezza che questa separazione sarebbe stata ancora più dolorosa.

Guizhong scosse la testa, un'ombra di rimprovero gentile nel suo sorriso. "Non dire sciocchezze, Morax," disse con un tono fermo ma dolce. "Non ci stai lasciando. Stai vivendo la tua vita, come dovresti. Questo è ciò che abbiamo sempre desiderato per te."

Le lacrime di Zhongli si fermarono, la tensione nei suoi muscoli si allentò appena mentre guardava Guizhong negli occhi. "Ma voi... voi mi mancate. Sempre."

Guizhong  annuì lentamente, come se avesse voluto assorbire le sue parole. "E noi siamo qui, sempre con te. Ogni tanto ti abbiamo osservato, sai? E siamo così fieri di te. Hai governato Liyue con saggezza e grazia. Hai protetto le persone e hai costruito un futuro luminoso per loro. E adesso, finalmente, hai trovato l'amore. Questo è tutto ciò che avremmo mai potuto desiderare per te."

Il cuore di Zhongli si strinse e si espanse allo stesso tempo, colmo di gratitudine profonda. "Guizhong, Azhdaha... non saprò mai come ringraziarvi abbastanza, per non avermi dimenticato. Per essere ancora qui ad aiutarmi."

"Vivendo," rispose Azhdaha con un sorriso sereno. "Vivendo con tutta la tua forza."

Dopo qualche istante, Zhongli si ritirò a malincuore da quell'abbraccio, fissando Guizhong e Azhdaha con un'intensità che tradiva l'urgenza nel suo cuore. Era grato del loro appoggio, ma sapeva di dover agire in fretta. L'abisso era tutto tranne che paziente, e non voleva che deteriorasse troppo il proprio corpo fisico.

"Cosa devo fare per lasciare l'Abisso? Come posso aiutare gli altri?" chiese, la sua voce vibrante di determinazione e un senso di dovere incrollabile.

Guizhong, con la sua solita calma, incrociò le mani davanti a sé. "Ci sono scritti antichi, che tu stesso hai studiato, che parlano di Phanes, il primo Signore dei Celestiali, imprigionato nell'Abisso a causa di Celestia. Quelle parole sono vere," spiegò, il suo tono grave ma carico di una saggezza antica. "Dobbiamo guidarti da lui. Tu possiedi i poteri necessari per liberarlo, Morax. E non è solo per Phanes che dobbiamo fare questo. Come già sai, il suo spirito è legato a quello di Ajax."

Zhongli annuì lentamente, il cuore pesante mentre assimilava le parole di Guizhong. Sapeva già del legame tra Phanes e Ajax, un legame che non poteva essere ignorato. "Liberare Phanes significa aiutare anche Ajax," sussurrò, quasi a se stesso, la consapevolezza che ogni passo che compiva avrebbe avuto ripercussioni su coloro che amava.

Guizhong lo guardò con un affetto che sembrava travalicare il tempo e lo spazio. "Esattamente. Ma ora permettimi di chiederti qualcosa," disse, con un sorriso dolce che illuminava il suo viso. "Sei felice, Morax? Sei felice con Ajax? Non ti ho mai visto così sereno."

Le parole di Guizhong lo colpirono in profondità, costringendolo a riflettere. In un attimo, i ricordi si riversarono su di lui come un fiume in piena. Pensò a lei, a quegli anni lontani in cui aveva iniziato a percepire i primi fremiti di qualcosa che allora aveva scambiato per amore. Non erano mai stati fidanzati, eppure, per un breve tempo, dopo la sua morte, aveva creduto di aver provato qualcosa per lei. Ma col tempo, il sentimento si era chiarito, e quando aveva incontrato Ajax, tutto era divenuto limpido, e la differenza lampante. L'affetto che provava per Guizhong era profondo, ma si era rivelato era un affetto di amicizia, diverso dall'amore romantico. 

Ripensò a quella conversazione con Venti, quando aveva ammesso a se stesso che, anche se Guizhong fosse tornata, il suo cuore apparteneva ormai ad Ajax. E ora, vedendola di nuovo, sentiva che quella convinzione non aveva mai vacillato. 

Le voleva bene. Gliene avrebbe voluto per sempre. E il volergli bene come un'amica non sminuiva di certo quanto bene le volesse.

"Guizhong," iniziò, con un sorriso che rifletteva tutta la dolcezza di quel momento, "ho amato  e amo Ajax con tutta l'anima. Sono davvero felice con lui. Non avrei potuto chiedere di meglio."

Guizhong sorrise, con uno sguardo di approvazione che parlava di una comprensione profonda. "Come pensavo. E allora, devi continuare a vivere per quell'amore, per quel futuro che volete costruire insieme. Questo è il tuo cammino, Morax. E noi saremo sempre con te, a sostenerlo."

Anche Azhdaha intervenne, la sua voce profonda e roca, ma addolcita da un sorriso che raramente si vedeva. "Morax, ho osservato la tua crescita e il tuo cammino per secoli. Questa relazione con Ajax... la approvo pienamente. È raro vedere un legame così genuino, così forte." Le sue parole erano come una montagna che offre riparo durante una tempesta, solide e inamovibili.

Zhongli sentì un'ondata di calore avvolgerlo, una rassicurazione che andava oltre le parole. Per la prima volta in tanto tempo, si sentì completo, accettato in tutte le sue sfaccettature, da coloro che amava.

Ma Guizhong, con la sua consueta dolcezza e determinazione, interruppe quel momento di contemplazione. "Morax, non abbiamo più molto tempo a disposizione. Se non agiamo in fretta, rischierai di perdere il tuo corpo fisico per sempre. Devi sbloccare lo spirito di Phanes per farti aiutare ad uscire, o tutto sarà perduto." La sua voce era un richiamo urgente, come il vento che precede una tempesta imminente.

Zhongli serrò le labbra, il cuore accelerando nel petto. "Ma certo," disse senza esitazione, ma poi, con un filo di dubbio nella voce, chiese, "Ma come posso sbloccare un'entità che Celestia stessa ha imprigionato? Come posso oppormi a una forza tanto potente?"

Azhdaha si avvicinò, il suo sguardo penetrante come una fiamma che brucia il dubbio. "Ricorda, Morax, Celestia è fisicamente lontanissima da Phanes. E tu, che invece ora ti trovi, come lui, nell'abisso..." aggiunse, con una punta di orgoglio nella voce, "sei più antico di loro. Esistevi su Teyvat prima che Celestia si stabilisse. La tua forza non è solo nei tuoi poteri, ma nelle radici profonde che hai messo in questo mondo. Sarai più forte."

Azhdaha si scambiò uno sguardo con Guizhong, un'intesa silenziosa che prometteva un aiuto concreto. Poco dopo, Azhdaha si avvicinò, tendendo le mani verso Zhongli. "Siamo spiriti in forma pura, Zhongli. Ti daremo un'energia spirituale sufficiente per riaprire gli occhi nell'Abisso, per svegliarti e iniziare il tuo cammino."

Il bagliore che emanava dalle loro mani si intensificò, una luce calda e avvolgente che sembrava contenere il peso delle ere passate e delle promesse future. Zhongli sentì l'energia fluirgli dentro come un fiume impetuoso, riempiendo ogni angolo del suo essere, spingendo via la fatica, il dolore, e persino le domande che ancora affollavano la sua mente.

"Aspettate, ma come posso—" provò a chiedere, ma le parole si spezzarono, risucchiate da una forza più grande. Non ebbe nemmeno il tempo di completare la frase. La luce divenne tutto, e poi il nulla.

Con un improvviso strappo, Zhongli venne trascinato via, il suo essere gettato nell'oscurità dell'Abisso. Il passaggio fu rapido, quasi violento, e per un attimo, fu come se il mondo stesso lo avesse dimenticato.

Poi, il buio si dissolse. Il battito del cuore di Zhongli risuonò come un tamburo antico, il suo respiro tornò ad essere proprio, reale e vivo. Aprì gli occhi, trovandosi di nuovo nell'Abisso, il corpo pulsante di vita.

Sentì di colpo il dolore in ogni parte del corpo, come prima che svenisse.

Ma era di nuovo nel mondo reale, per quanto orribile e terrificante fosse l'angolo in cui era trovato a riaprire gli occhi.

Per fortuna, però, le voci di Guizhong e Azhdaha lo raggiunsero presto: non lo avevano abbandonato. Risuonarono, eteree e potenti, come echi di un sogno che ancora lo abbracciava.

"Zhongli, svegliati. È tempo di agire."

****

NOTE DELL'AUTORE:

Raga, scusatemi tantissimo...per il ritardo :'(((

ho scritto un sacco per farmi perdonare!! se non avete letto i miei avvisi, o le note di altre mie fic, vi riassumerò brevemente la cosa, dicendovi che ho avuto dei problemi di salute (ora per fortuna quasi del tutto risolti)

parlando invece del capitolo, beh, che dire..ho fatto davvero fatica a scriverlo a sto giro, essendo così spiriturale e misticheggiante ahaha. Fatemi sapere se si è capito qualcosa!! Sapete che ho una passione per gli spiriti, quindi non potevo farmi mancare questo fantomatico incontro con i due poveri amici defunti (che però si sono rivelati utili)

Con l'arrivo di Phanes e la situaizone in superficie agli sgoccioli, capirete bene che ormai questa storia è vicinissima alla fine. Non vedo l'ora e al contempo sono shockato all'idea che finirà questa, che è stata la mia prima fanfiction in assoluto o_o 

meglion tardi che mai <3

se avete dei pareri, sarei felicissimo di sentirli <333

intanto buonanotte e buon inizio anno <3

Kieran

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