3: Northland Bank Hotel
Liyue era una città totalmente diversa da Snezhnaya: Childe se lo era sentito ripetere centinaia di volte, ma se ne rese conto soltanto quando ci mise effettivamente piede per la prima volta in vita sua, in quei giorni di inizio estate. Se la sua casa, Snezhnaya, era un oceano bianco di neve contrastato dal blu e dal verde delle abitazioni, Liyue era una città calda e scarlatta come un tramonto, un insieme di strade chiassose e mercati che offrivano gioielli, the e cibo fumante.
Gliel’avevano descritta nei libri, aveva guardato fotografie e disegni che la ritraevano fin da quando era un bambino e aveva sempre pensato di conoscerla. Eppure, nessuno gli aveva mai descritto la sensazione di tepore che emanavano le sue spiagge, o la maestosità della sua architettura, che ancora non aveva smesso di ammirare, seguendo le indicazioni di Ningguang, la Tianquan.
-Ci tratterremo per qualche mese.- disse Signora a Ningguang, mentre le camminavano di fianco, distraendolo per un istante dalla sua acuta osservazione. –Giusto il tempo di seguire i nostri affari alla Northland bank. Abbiamo selezionato il miglior personale di Snezhnaya per farlo.-
-Non lo metto in dubbio.- commentò Ningguang, senza trattenere l’ombra di un sorriso apparentemente cortese, che però Childe interpretò come velato di sarcasmo. –Sono certa che saprete trarre un buon vantaggio dalla vostra permanenza.-
-Lo penso anch’io. Sappiamo adattarci bene un po’ ovunque, noi Fatui.- osservò Childe, simulando un tono spensierato, prendendo qualche istante per osservare meglio l’espressione di Ningguang. La donna dai lunghi capelli color avorio non li aveva abbandonati per un istante, da quando erano arrivati, ma qualcosa nel suo sguardo arguto lasciava intendere a Childe che il suo gesto non fosse sinonimo di cortesia, bensì di meticolosa esaminazione. Di tutte le sette nazioni, si diceva che Liyue fosse la più faticosa da piegare all’influenza dei Fatui, e Ningguang sembrava ben decisa a mantenere fede a quelle voci, mentre li introduceva alle strade della capitale, tra alti palazzi circondati da ampie aiuole di fiori. La sua palese assenza di timore era di certo una novità per Childe, avvezzo a incontrare una certa soggezione da parte di chi tendeva a vederli come i temibili portavoci della parola della loro dea Tsaritsa, capaci di estendere il loro dominio in ogni campo politico ed economico.
Proprio per quel motivo, però, tentò di ripetersi, l’avevano mandato fino a lì:il suo popolo aveva bisogno di guerrieri forti, per spezzare gli equilibri più resistenti.
Liyue poteva essere anche antica e salda come una roccia, ma, in fondo, lui aveva ricevuto la vision dell’acqua, e niente meglio dell’acqua era in grado di scalfire e rimodellare la dura pietra: costasse quel che costasse, e presto anche quella capitale si sarebbe arresa alla loro presenza costante, o forse, addirittura, avrebbe imparato ad amarli. In fondo, ciò che stavano portando era la pace, per quanto in maniera non convenzionale: Childe avrebbe voluto che anche gli abitanti delle altre sei nazioni potessero comprendere il grande disegno di cui soltanto lui e gli altri Fatui erano a conoscenza, ma era consapevole che ci sarebbe voluto del tempo.
Qualche anno di sacrificio passato a generare disprezzo e paura, prima di vivere un’eternità di gloria e portare la salvezza: quella era stata la promessa di Tsaritsa a tutti loro, che cercava di non dimenticare, e che gli avrebbe dato forza durante la sua permanenza nel regno del Geo.
-I vostri nuovi alloggi sono qui a destra, prego.- quando giunsero a una piazza più ampia, una delle due attendenti di Ningguang, i cui abiti e capelli tendevano allo stesso colore violetto del glicine, intervenne con tono secco. La giovane non aveva aperto bocca per tutto il tempo, come d’altronde l’altra sua collega dai capelli azzurri, ma non si era certo trattenuta dal tenere le sopracciglia e la fronte aggrottate, come a trattenere una serie di commenti poco gradevoli.
Childe non poté fare a meno di chiedersi che cosa pensassero esattamente di loro gli abitanti di Liyue, e come si sarebbero comportati da lì a breve: avrebbero palesato il loro disprezzo, o avrebbero fatto finta di niente? Soltanto poco prima, due bizzarri impresari funebri si erano quasi presi gioco di loro, mentre adesso si sentiva giudicato dalle tre donne che li stavano guidando: la gente di quel luogo era davvero bizzarra, e sentiva che avrebbe impiegato parecchio tempo ad inquadrarla.
-Grazie, Keqing.- rispose Ningguang, con voce più rilassata e posata. -Entro a chiedere le chiavi. Fai firmare i contratti insieme a Ganyu, intanto. Chiamerò qualcuno a chiedere aiuto con i bagagli.-
Ci fu un istante di teso silenzio, in cui Signora e gli altri Fatui a loro seguito rimasero a guardare Ningguang entrare nell’albergo, prima di rimanere soli insieme a Keqing e Ganyu, le due attendenti, a fissarli con malcelata freddezza.
Soltanto Ganyu fece lo sforzo di abbozzare un sorriso,qualche istante dopo, passandosi nervosamente una mano tra la chioma azzurra, da cui sbucavano due insolite corna.
-Benvenuti a Liyue, allora.- disse la ragazza, porgendogli poco dopo uno dei contratti da firmare, sfilandoli da una delle sue cartelle. Childe si trattenne a stento dal sospirare: sarebbe stata una lunga estate.
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-Non siamo qui in vacanza, Tartaglia.-
Le fredde e sintetiche parole di Signora raggiunsero Childe mentre era affacciato sulla terrazza della sua suite, intento ad ammirare il paesaggio. Nonostante il gran numero di palazzi, Liyue presentava numerosi spazi aperti, decorati da fontane e giardini. Signora doveva aver notato il suo interesse per l’architettura locale, a giudicare da come lo stava squadrando con disappunto, incrociando le braccia al petto.
-Lo so bene. Ma già che siamo qui, perché non approfittarne per divertirci un po’?- ribatté Childe, con un sorriso noncurante, per poi accennare una risata. -Non ci chiuderemo mica ventiquattrore su ventiquattro in banca,dico bene? Dobbiamo dare una buona impressione, fare amicizia..-
-.. e prendere la Gnosis di Rex Lapis. - concluse seccamente Signora, dando un taglio netto alla sua parlantina. Erano sempre stati così, loro due, quando lavoravano fianco a fianco : lui era quello intratteneva più discorsi e riusciva a inserirsi più facilmente nella società, con i suoi modi di fare apparentemente amichevoli, lei invece era quella razionale e sempre pronta a pronunciare verità scomode. Anche quella volta, non si fece tanti problemi a rammentargli quale fosse la loro missione principale: prendere il potere al dio di quel luogo e consegnarla alla loro dea, Tsaritsa.
-Grazie! Me lo avete detto soltanto una cinquantina di volte, temevo di dimenticarmelo. - replicò Childe, ironico, sollevando un sopracciglio, prima di farsi più serio. -So quale è il nostro compito. E lo porterò a termine. Ma mostrarci ostili agli abitanti di Liyue forse non è prudente.-
Signora lo squadrò con il suo unico occhio visibile, un’iride dello stesso colore del ghiaccio impietoso delle loro terre. Il suo sguardo gelido per un istante lasciò posto a una determinazione ardente, mentre gli replicava senza esitazione, abbassando la voce.
-Tsaritsa ha bisogno di sei Gnosis, per completare il suo piano. Sei gnosis dagli altri sei dei, per sconfiggere il nostro grande nemico e riportare la pace.- sentenziò, rammentandogli il loro compito principale. -Se ci lasceremo sfuggire un solo tassello, se non prenderemo quella di Rex Lapis, rovineremo tutto quanto. Quindi non giocare, Tartaglia. Apri gli occhi e scopri insieme a me chi è Rex Lapis, o non ci sarà più nessuna traccia di Snezhnaya a cui far ritorno. Non possiamo deluderla.-
Childe non rispose, limitandosi a indurire lo sguardo a propria volta. Era abituato a ricevere ordini, comandi secchi e rimproveri. Lo avevano fatto arruolare nei Fatui quando aveva soltanto quattordici anni e un carattere troppo indisciplinato, ribelle e avido di emozioni per essere gestito da due genitori ordinari. Aveva trascorso buona parte della sua vita in quei ranghi dalle regole rigide, eppure la sua tendenza a non provare paura e cercare il brivido dell’adrenalina e del rischio non erano scomparsi in lui.
Non ci sarebbe stato nessun tipo di educazione che avrebbe spento in lui il fuoco che lo faceva sempre scattare di fronte alla novità, e non indietreggiare davanti al pericolo. Signora era la persona con la carica più alta tra di loro, in quel momento, e lui era il più giovane degli Harbingers, quello con meno esperienza e meno autocontrollo. Ma se aveva giurato di portare a termine il proprio compito, sarebbe stato di parola: non si sarebbe fatto spaventare da Signora, come da nessun altro.
-Allora cercherò di scovare il caro arconte Geo.- rispose Childe, scrollando le spalle. Aveva fatto delle ricerche su Rex Lapis, scoprendo che, al contrario di altre divinità dispotiche e assetate di potere, aveva la fama di essere un arconte magnanimo e protettivo, fondatore di Liyue e signore dei contratti. Forse, se aveva un carattere più gentile, sarebbero riusciti a trovare un accordo più pacifico con lui. Oppure, opzione che lo preoccupava segretamente, proprio perché Rex Lapis era affezionato al suo popolo, avrebbero faticato a convincerlo della giustizia del piano di Tsaritsa e avrebbero dovuto strappargli la Gnosis contro la sua volontà.
-Che tipo è, secondo te? Ha più di seimila anni.- osservò Childe, con un tono più divertito, per spezzare la precedente tensione. -Per me è un vecchio brontolone, che sta sempre seduto sulla cima di una di quelle montagne altissime che abbiamo visto arrivando qua. Probabilmente è per questo che Liyue è così piena di sassi: così il loro Rex Lapis può isolarsi da tutti e farsi gli affari suoi.-
-Beh, di certo non è come Tsaritsa.- tagliò corto Signora, dando cenno di voler lasciare la stanza. -Non si mescola facilmente agli umani. Ho sentito che si fa vivo soltanto una volta all’anno, giusto per discutere di leggi e contratti. Dobbiamo cercare di incontrarlo durante la sua cerimonia annuale, o dubito che sarà facile trovarlo
E’ un tipo riservato, che lascia molta libertà al suo popolo.- osservò, pronunciando però quelle ultime parole con una nota di accusa. -Sai, penso che la mancanza di disciplina e regole, a lungo andare, non giovi a un popolo.-
Childe non riuscì a nascondere un’espressione sorpresa: per lui che proveniva da Snezhnaya era difficile immaginare una divinità che non interagiva spesso con gli abitanti della sua terra. Perché Rex Lapis si comportava a quel modo? E come aveva fatto a mantenere Liyue in pace, senza che si generassero conflitti durante la sua assenza? Non vedeva l’ora di scoprire di più sulla sua figura leggendaria, e venire a capo di quei quesiti.
-Beh, io scendo per pranzo. Ci vediamo oggi pomeriggio, alla riunione.- domandò Singora, pochi istanti dopo, voltandogli le spalle e rientrando nella sua suite. Childe condivideva insieme a lei una delle tre terrazze che l’hotel gli aveva messo a disposizione, avendo una camera esattamente di fianco alla sua. Quel piccolo spazio isolato, affacciato sulla piazza della Northland back, sarebbe probabilmente stato il posto dove si sarebbero spesso riuniti a parlare di affari segreti, affari che non potevano certo condividere con tutti gli altri Fatui.
-Certo. A dopo, allora.- la salutò Childe, rientrando in camera per tornare a frugare nelle valigie, deciso a scegliere un completo comodo per passeggiare in città. Aprì uno dei suoi pesanti borsoni e optò per una camicia azzurro chiaro, un paio di pantaloni dal tessuto morbido e leggero, e un cappello per proteggergli la testa dal sole a cui non era ancora abituato. Nel tirare fuori e sistemare gli abiti, lo sguardo gli cadde sul peluche di una balenottera blu, che il suo fratellino Taucer aveva insistito per lasciargli.
“Porta Alina con te al mare”, gli aveva lasciato scritto su un bigliettino scarabocchiato, che fece sorridere Childe non appena lo recuperò con cura, sistemandolo sulla scrivania. Era in una città nuova, con persone nuove, ma a casa ci sarebbe stato sempre qualcuno ad aspettarlo. Avrebbe compiuto la sua missione al meglio e sarebbe tornato dai suoi fratelli. Con quel pensiero, si lisciò rapidamente la camicia appena stropicciata addosso, prese le chiavi e uscì dalla camera, impaziente di iniziare a decifrare i segreti di Liyue Harbor.
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