Capitolo 23
Nessuno aprì gli occhi, ma non vide nulla. Era tutto buio intorno a lui e gli girava la testa.
Ricordò che la Regina degli Intermondi lo aveva sollevato in aria e trascinato sotto terra, lungo le gallerie interminabili che avevano scavato quegli esseri infernali e che dovevano essere la loro tana.
Ricordava benissimo la sensazione della terra che si chiudeva intorno a lui e l'aria che svaniva di colpo, lasciandolo a boccheggiare alla disperata ricerca di ossigeno.
Ma lui non voleva morire in quel modo: non prima di aver salvato Kyle, almeno.
Quindi aveva cercato di divincolarsi per sfuggire agli uncini della creatura, e ci era riuscito.
L'Intermondo sembrava impreparato: forse aveva pensato che il ragazzo fosse già morto.
In ogni caso, il suo uncino non era riuscito a trattenere il mantello di Nessuno che, finalmente libero, si era aggrappato a una delle sue ali di pipistrello.
L'Intermondo aveva lanciato uno grido di rabbia e aveva cercato di riacciuffarlo con i denti, ma non ci era riuscito.
Infatti, le gallerie erano strettissime e in discesa, e la Regina non aveva potuto girare sufficientemente la testa nella direzione di Nessuno.
Il ragazzo, intanto, si era issato sulla groppa dell'Intermondo, ormai privo di forze.
Non sapeva come fare ad uscire di lì, e non vedeva vie di fuga.
Ormai privato dell'aria, Nessuno si era sentito la testa in fiamme e i polmoni in procinto di scoppiare, quando la Regina aveva attraversato una specie di porta luminosa, vicino alla quale ce n'era un'altra.
Come in un sogno, gli era sembrato di essere scivolato via da lei per poi attraversare la seconda porta, il cui tragitto gli aveva fatto venire la nausea.
Poi, più niente.
Ora che si era alzato, vagava a tentoni nel buio, cercando di capire dove si trovasse.
Si diede un pizzicotto sulla mano: quantomeno non stava sognando, né era morto. O almeno così sperava.
Si grattò la nuca, pensieroso. Poi urlò: «C'è qualcuno?»
Nessuna risposta.
All'improvviso però, un boato potentissimo alle sue spalle lo spaventò e lo indusse a scappare senza neanche girarsi a guardare.
Sentiva una presenza dietro di sé, e il rumore di un essere che respirava pesantemente gli fece accapponare la pelle.
Qualunque cosa fosse, era sicuramente vivo.
Si diede dell'idiota. Cavolo, lo sanno tutti che gridare in un posto buio, nei film, non portava mai a nulla di buono.
Nessuno continuò a correre nell'oscurità più assoluta, sperando di sfuggire a qualunque cosa fosse la cosa che lo stava inseguendo.
Forse era la Regina degli Intermondi.
In ogni caso, doveva fuggire.
All'improvviso però, inciampò e cadde a terra.
Sentiva l'erba sotto di sé e, rialzandosi, sfiorò con una mano l'oggetto su cui era inciampato.
Lo tastò con le mani: era liscio al tocco e di forma ovaloide. Doveva essere un sasso.
Stava per gettarlo via, quando all'improvviso il sasso si illuminò, costringendo Nessuno a strizzare gli occhi più volte per l'improvvisa luce.
Poco più avanti, apparve la sagoma dorata di una porta.
Al di là della porta si vedeva della neve e un albero: forse quella era la sua via di fuga.
Che colpa di fortuna, pensò, attraversando la porta dorata.
Prima di sparire però, si girò: due occhi rossi lo fissavano nel buio. Erano immobili a pochi centimetri da lui e lo guardavano curiosi, quasi divertiti.
Nessuno avrebbe voluto urlare, ma ormai era entrato in quel limbo vorticante che lo costrinse a chiudere nuovamente gli occhi.
***
Spalancò gli occhi, nel panico. Forse quella cosa l'aveva seguito fin lì: forse in quel momento era proprio accanto a lui.
Ma si tranquillizzò subito quando vide il sole sopra di lui e il biancore delle neve sulla quale era sdraiato.
Appoggiò le mani sulla neve per poi ritrarle subito, nuovamente timoroso. Ma poi le riappoggiò, scrollando le spalle. Tanto qualcuno gli aveva detto che non aveva vie di scampo ormai, quindi era inutile spaventarsi per una stupida Maledizione.
Intanto quel qualcuno stava correndo verso di lui, ansimando. Quando lo vide, strabuzzò gli occhi, per poi correre ancora più veloce.
Arrivò ansante e sudata, e si fermò davanti a lui con le mani sulle ginocchia mentre tentava di riprendere fiato.
Nessuno intanto si stava togliendo la neve dalle mani ormai gelide. Curioso, le fissò.
Sentiva freddo, certo, ma niente di neppure comparabile alla sensazione del ghiaccio che si infiltrava nelle sue vene per poi congelarle, mentre ricopriva il suo corpo di ghiaccio.
«Come hai fatto?» gli chiese Ellie, riprendendo fiato. Non smetteva di guardarlo come se fosse al cospetto di un fantasma.
Nessuno la ignorò, continuando a strofinarsi le mani e a scaldarle con il proprio alito.
Ellie insistette. «Eri andato! Ti davo già per morto, si può sapere che diamine è successo?» gli urlò, con gli occhi lucidi.
Per un momento Nessuno, guardandola, pensò che fosse stata davvero preoccupata per lui, ma poi si convinse che se aveva gli occhi lucidi era per il freddo, non certo per lui.
Una folata di vento gelido gli fece battere i denti.
Lui detestava il freddo.
Ellie gli porse una mano, stranamente comprensiva.
«Prenderai freddo se continui a stare seduto lì.»
Lui la guardò titubante, indeciso se accettare o meno.
Non voleva mostrarsi debole, e poi Ellie lo detestava: com'è che era così gentile con lui, ora?
«Si può sapere come ti sei salvato?» gli chiese di nuovo.
Deciso ad ignorare il suo aiuto, Nessuno si rialzò da solo, con lo stomaco in subbuglio.
«Allenamento» le rispose, scrollando le spalle con indifferenza.
La vide assottigliare gli occhi, furiosa.
Ecco, quella sì che era una bella rivincita!
Così imparavano a fare tanto gli sbruffoni, pensò Nessuno, soddisfatto.
All'improvviso però, non ce la fece più: il malessere era troppo.
Raggiunse l'albero più vicino, sotto gli occhi di Ellie che lo guardava stranita, e si accasciò a terra, iniziando a vomitare bile.
Ecco che poteva scordarsi la sua battuta gloriosa, quella sì che era una scena davvero disgustosa.
Per fortuna non mangiava da un po', altrimenti chissà che spettacolo...
Si pulì la bocca con la mano, facendosi schifo da solo.
Dove diavolo erano Viktor e il suo fazzoletto quando servivano?
Si rialzò sotto lo sguardo impassibile di Ellie: stranamente, lei non fece neanche una battuta.
«Andiamo» gli disse semplicemente.
«Stiamo dirigendoci verso Alex?» le chiese Nessuno.
«Sì» tagliò corto Ellie.
Per un po', nessuno dei due parlò, mentre camminavano tra gli alberi.
Entrambi erano immersi nei loro pensieri.
Nessuno però stava riflettendo sulle parole di Ellie: come aveva fatto a tornare indietro? In realtà non lo sapeva bene neanche lui, per questo aveva preferito sorvolare facendo quella battuta.
Ma ora che ci pensava su, era parecchio strano.
La porta che aveva attraversato esisteva realmente o era stato tutto un sogno?
Eppure, doveva esistere per forza, altrimenti non si spiegava come fosse riuscito a tornare indietro.
Bene, supponendo che esistesse, come aveva fatto a trovarla? Cioè, era comparsa proprio nel momento più opportuno, non poteva essere una coincidenza...
Tutto questo lo portò a ripensare allo strano luogo buio da cui si era ritrovato a scappare.
In quel posto l'erba cresceva: aveva avvertito il contatto con le foglie sottili e bagnate di rugiada, e il terreno ruvido sotto di lui.
Ma se lì cresceva la vegetazione e non c'era la neve, si può sapere dove si trovava quel posto?
Forse era il Rifugio. In fondo, anche lì la neve non c'era, a parte nel bosco dietro la Sala del Consiglio.
Chissà poi come era possibile una cosa simile...
Eppure, la cosa che trovava più inquietante era la strana creatura dagli occhi rossi che lo aveva inseguito.
Gli trasmetteva un senso di orrore che non aveva provato neppure al cospetto degli Intermondi.
Inoltre, come se la cosa non fosse stata già abbastanza inquietante, aveva avuto come la sensazione che quell'essere lo avesse raggiunto già poco prima che Nessuno arrivasse alla porta dorata, e che l'avesse lasciato andare volutamente.
Quella sensazione gli metteva i brividi.
Ellie, che lo stava guardando di sottecchi, se ne accorse, ma probabilmente attribuì il tutto al freddo, perché non gli chiese nulla.
Fu Nessuno che le rivolse per primo la parola.
«Ehm... Si può sapere perché la chiamate Foresta Pietrificata?» disse, cercando di rompere il ghiaccio.
Si guardò attorno. A parte il silenzio surreale, gli alberi spogli e la neve ovunque, sembrava una foresta normalissima.
«Fermati e ascolta» gli rispose Ellie.
Entrambi si fermarono ad ascoltare. Dopo un po', Nessuno non ce la fece più. «Cosa dovrei ascoltare, scusa? Qui non c'è proprio nulla.»
«Appunto» gli fece capire Ellie, riprendendo a camminare.
Anche Nessuno si rimise in marcia. Si era aspettato quasi una foresta di pietra al sentire il suo nome, ma era stato davvero stupido: la foresta era, a tutti gli effetti, bloccata come se fosse stata messa in pausa.
Non si sentiva il minimo rumore: neanche quello di uno scoiattolo o di un uccellino, né di qualche altra creatura della foresta.
Non una fronda frusciava tra alberi, perché questi erano ormai spogli e ricoperti da un sottile strato di ghiaccio. Freddi, immobili... morti.
La foresta sembrava come congelata dal tempo.
«Il nome è davvero azzeccato» constatò Nessuno, borbottando, come se non volesse disturbare il sonno eterno di quella terra.
«Un tempo non era così» gli spiegò Ellie saltando sul tronco di un albero caduto da chissà quanto per proseguire. Scese dall'altra parte del tronco. «Un tempo questa era conosciuta come la Foresta Nera. Era il luogo più bello e attraente del nostro territorio. Le persone accorrevano in massa da entrambi i Consorzi, pur di visitarlo almeno una volta. Si dice che nessuno rimaneva immune al suo fascino.»
«Perché veniva chiamata la Foresta Nera?» le chiese Nessuno, più confuso di prima. «A quanto ne so, le foreste sono verdi, non nere» ribatté, girando attorno al tronco ghiacciato per passare oltre.
Il suo stomaco ne aveva abbastanza di scosse e balzi per quel giorno.
«Questa lo era» gli rispose Ellie. «Le foglie degli alberi in estate diventavano nere, attraendo la luce del sole e creando un meraviglioso spettacolo» continuò Ellie, con gli occhi che le brillavano.
Nessuno per un attimo si immaginò la scena.
La Foresta doveva essere stata davvero meravigliosa, un tempo. Gli sarebbe piaciuto molto vederla.
«O almeno mia madre mi diceva che gli raccontava questo la nonna di sera quando lei era una bambina» sibilò Ellie, incupendosi.
Se Nessuno fosse stato un ragazzo più attento, ci avrebbe fatto sicuramente caso; ma al momento stava fantasticando sulla Foresta e sullo strano fenomeno delle foglie nere, che lo incuriosivano parecchio.
«Tua madre deve essere una persona davvero attenta e con una bella memoria.»
«Già, lo era» sussurrò Ellie con il viso improvvisamente scuro. I suoi occhi brillavano, furenti.
Nessuno finalmente si rese conto che qualcosa non andava. «Lo era?» ripeté, deglutendo. «Perché ne parli al passato?»
«I nostri genitori sono morti tempo fa. E sei stato tu ad ucciderli.»
*Angolo autrice*
Salve a tutti. Volevo solo dirvi che, da oggi in poi, i titoli ad inizio capitolo saranno eliminati.
Perché? Perché per il momento ho deciso di fare capitoli da circa 2500 parole, non più 5000 come un tempo, quindi verranno in totale 80 capitoli circa, uno più uno meno.
Capitemi. La mia fantasia è parecchio fervida, ma non fino al punto da inventarsi 80 titoli per ciascun libro.
80 x 7 = 560 titoli.
Grazie, ma proprio no ò.ò
Tranquilli, i titoli di ogni capitolo effettivo in ogni caso me li segno, e quindi, un giorno, se mai dovessi fare il cartaceo (sogna xD) so già quali sono i capitoli che verranno uniti in uno e quale titolo avranno.
Al limite, dopo che finisco il libro, durante la revisione farò in modo di segnare quali sono i capitoli veri e propri e quali no, tipo Capitolo 1 - Parte 1, Capitolo 1 - Parte 2, ecc... E inserirò quindi i vari titoli.
Spero che apprezzerete questa mia decisione ^^
Ho deciso anche di eliminare gli angoli autrice.
Credo.
Non ne sono sicura xD, ma mi sembrano inopportuni e vorrei toglierli.
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
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