Capitolo 20
«E tu che ci fai qui?» sbottò Nessuno, sorpreso.
«Non sono qui per mia scelta, sta' tranquillo» rispose lei, serafica.
Accanto a sé, Nessuno sentì un botto. Girò di scatto la testa, proprio mentre Colby cadeva a terra.
«Ma che sta succedendo?» urlò il ragazzo, terrorizzato. Di Andy non gliene fregava niente, ma Colby aveva quantomeno cercato di aiutarlo.
Si buttò a terra vicino all'uomo, e ne controllò le pulsazioni tastandogli il polso.
«Non è morto» gli disse Eileen, tranquilla.
In effetti Colby respirava ancora. Era solo svenuto, per fortuna.
«Che cosa gli hai fatto?» le chiese Nessuno, con uno sguardo accusatore.
Ellie si avvicinò a Colby e si abbassò su di lui, ignorando completamente il ragazzo. Poi, prendendogli una mano sussurrò: «Mi dispiace Colby.» Alla fine lo lasciò andare e si rialzò. Poi sospirò, rivolta a Nessuno. «Aiutami a spostarlo da qui.»
Nessuno non se lo fece ripetere due volte. Prese Colby per le ascelle, mentre Ellie gli alzava le gambe, e trascinarono il corpo esanime della guardia accanto a quello di Andy.
«Comunque non sono stata io» gli rispose finalmente Ellie mentre appoggiavano la testa di Colby contro il muro della casa.
Senza dire più nulla, entrambi si fermarono per ammirare il loro operato.
«Sai una cosa? Colby non sembra stare molto comodo» affermò Nessuno all'improvviso.
Si avvicinò alle due guardie, e iniziò a trafficare con il corpo di Andy.
Eileen lo guardò interrogativa, e forse anche un po' offesa per la scarsa attenzione che Nessuno le stava dimostrando. «Che stai facendo?»
«Lo vedrai» rispose lui, guardandola a malapena. Fece per spostare Andy in modo tale da farlo usare a Colby come se fosse un cuscino.
Non gli importava se Andy sarebbe stato scomodo, sdraiato in quel modo in mezzo alla stradina piena di ciottoli, e che al suo risveglio avrebbe avuto un bel torcicollo.
Fissò la manica della divisa dell'uomo ancora bloccata dalla freccia. Per quello che aveva in mente, era solo d'impiccio.
Fece per prenderla, in maniera tale da poter sistemare meglio il corpo per come voleva, ma Ellie cercò di fermarlo.
«Aspetta, non farlo!» disse, avvicinandosi velocemente.
Ma Nessuno stava già tirando via la freccia dal muro con forza. Un lampo di luce accecante gli esplose negli occhi, e avvertì un forte bruciore alla mano.
Il dolore era così intenso che a malapena si accorse che la freccia che reggeva saldamente solo pochi istanti prima era svanita nel nulla.
Si sentì girare la testa, e vide nero per un attimo. Si sforzò di non svenire e, barcollando, si rimise faticosamente in piedi.
«Ehi!» Qualcuno lo stava scuotendo. «Stai bene?»
Nessuno si sforzò di distinguere la sagoma davanti a lui, ma non ci riuscì.
«È strano» disse Ellie, esaminandogli accuratamente la mano. «Tutto il mana contenuto nella freccia avrebbe dovuto ucciderlo, e in effetti lo ha ferito. Ma allora perché non è morto?» sbottò, con il tono di qualcuno a cui è stato appena negato un grosso regalo. «Si può sapere cosa diavolo è lui?»
«Una persona?» esclamò Rory, ironico, rivolgendosi alla sorella.
Poi tornò a scuotere Nessuno.
«Nyareth chiama Nessuno! Ci sei?»
«Sei serio?» gli chiese Ellie, seccata. «Una persona?»
«Perché, non lo è?» Rory la guardò negli occhi con fermezza.
Ellie fece finta di non sentirlo. «Andiamo, che è meglio.»
«Aspetta» strillò Rory, fermandola. «Come facciamo con lui?»
«E io che ne so? Non sono una babysitter!» rispose lei, seccata.
Mentre i due fratelli battibeccavano, Nessuno finalmente iniziò a recuperare l'uso dei sensi. Ora riusciva a distinguere la figura imbronciata di Ellie, che batteva a terra un piede, nervosa.
Rory, invece, stava ancora cercando di scuoterlo dal suo stordimento.
«Ness, stai bene?» gli chiese il ragazzo, preoccupato ma sollevato di vedere che lo stava finalmente guardando.
«Ness?» lo riprese la sorella, furiosa. «Ora dai nomignoli anche ai mostri?»
Rory sbuffò, adirato. «Senti, non so che razza di problemi hai, ma è una persona. Certo, non sappiamo chi sia, se sia uno Shifter o meno, ma è una persona prima di tutto. Hai capito?» Il suo tono era gelido.
Fissava la sorella con disappunto, improvvisamente molto serio.
Ellie tacque. Poi guardò Nessuno, arrabbiata, come se fosse tutta colpa sua. «Sbrigati. Non abbiamo tutto il giorno, e non puoi fare i tuoi comodi!»
Si girò, iniziando ad incamminarsi verso il portone ancora aperto.
Rory la richiamò subito. «Prima dammi delle bende. Dovresti averle portate tu, no?»
Ellie tornò indietro rovistando nella piccola sacca che portava appesa alla cintura, ancora più arrabbiata di prima. «Sai cosa me ne frega! È solo un impiccio, non capisco perché ce lo stiamo portando dietro!»
Però gli lanciò lo stesso lo bende, che Rory prese prontamente al volo.
«È ferito, sai che non può uscire dalle mura in queste condizioni. I Viandanti avvertirebbero l'odore del sangue subito.»
In effetti Nessuno sentiva un liquido denso e viscoso scivolare lento dal palmo della sua mano alle dita, per poi cadere a terra. Fece per guardare in che condizioni fosse ridotta, ma Rory stava già iniziando a fasciargliela. «Stai fermo» gli ordinò, concentrato completamente sul suo lavoro.
Ellie lo guardava basita.
«Ma come fai a non capire? Sei un ingenuo a fidarti di lui! Ci tradirà alla prima occasione.»
«Ti ha salvato la vita» rispose semplicemente Rory. «Mi chiedo invece perché tu non ti fidi di lui.»
«Non importa cosa ha fatto, non lo capisci? Sicuramente ha intenzione di manipolarci in modo che ci fidiamo di lui, così da sbarazzarsi di noi quando non gli serviremo più!»
«Be', devo dire che hai un'alta considerazione di lui e delle sue capacità, se lo ritieni di grado di riuscire a uccidere quattro membri del 1° Commando» ribadì Rory, tranquillo.
Mentre finiva di fasciargli la mano, aggrottò la fronte.
«Non credo che si mettessero proprio così» borbottò, in modo tale che soltanto Nessuno lo sentì.
Be', effettivamente quella specie di fiocco tutto storto non gli fasciava per nulla la bruciatura.
Era messo talmente male ed era così lento che stava per scivolargli giù dalla mano.
Rory si grattò la nuca, perplesso, e cercò di migliorare la situazione stringendo forte il nodo, facendo trasalire Nessuno dal dolore.
«Non è questo» rispose intanto Ellie, ignara di ciò che stava succedendo davanti a lei. «Non credo solo che dovremmo aiutarlo, ecco. Potrebbe sempre chiamare i suoi amichetti. Sai che non siamo preparati ad affrontarne troppi tutti in una volta.»
A quel punto Rory mollò la presa sul nodo, e si girò verso la sorella, fronteggiandola.
«Cosa proponi allora, di lasciarlo qui?» le chiese, guardandola negli occhi.
«Magari non qui... Forse, ecco...» balbettò Ellie, in evidente difficoltà. Poi ritrovò tutta la sua determinazione. «Non lo so, ma non è tra i nostri problemi occuparci anche degli Shifter! Noi li sconfiggiamo, non li aiutiamo a scappare!»
«Non sai neanche se è uno Shifter!»
«Lo è» urlò lei, furibonda.
Rory abbassò lo sguardo da quello della sorella, come se non riuscisse a guardarla negli occhi.
«Che cosa direbbero mamma e papà se vedessero che hai preferito abbandonare una persona in difficoltà, piuttosto che il tuo orgoglio?»
Poi si girò. «Vieni Ness. Andiamo.»
Nessuno lo seguì, cercando di sistemarsi quel bendaggio improvvisato mentre camminava.
Poco prima di attraversare il grande portone lo sciolse, infastidito, e provò a rifarlo con una mano sola.
«Con due mani era più facile» borbottò tra sé se sé, soffiando via una ciocca di capelli che gli era ricaduta sulla fronte.
«Aspetta» lo fermò Ellie, con voce burbera. Gli afferrò la mano, stringendola con poca delicatezza.
Nessuno si lasciò sfuggire un gemito di dolore, che Ellie purtroppo recepì. Stranamente però, allentò la presa, cercando di essere il più delicata possibile.
«Dammi la benda» sussurrò. Poi alzò il tono della voce, in modo tale che Rory, che si era fermato poco più avanti per aspettarli, la sentisse.
«Quell'incapace di mio fratello non sa neppure fare una medicazione di base. Roba da non credere.»
Rory scosse la testa, ridacchiando.
Osservando i due gemelli, Nessuno capì che aveva assistito a una lotta, poco prima.
E, a giudicare dalla sua aria soddisfatta, Rory ne era uscito vincitore forse per la prima volta.
Ellie iniziò ad avvolgergli la mano nella benda, sospirando. «Sarebbe stato meglio medicarlo con l'acqua, prima. È una brutta bruciatura.»
«Con l'acqua?» si azzardò a domandarle Nessuno, perplesso.
Ovviamente Ellie lo ignorò, evitando accuratamente di alzare lo sguardo mentre lo fasciava.
«Lo so, ma ora non c'è tempo. Oliver ci starà aspettando già da un po'.»
Rory sembrava piuttosto preoccupato al riguardo. «Spero che sia riuscito a tenere a bada i Vigilanti.»
Ellie fece un sorrisino, improvvisamente allegra. «Scherzi? A quest'ora sono già ubriachi fradici. Sarà stato un gioco da ragazzi.»
«Hai ragione. Si sarà divertito a prenderli a sberle» ridacchiò Rory più tranquillo, incrociando le mani dietro la testa.
«Sicuramente più divertente di questo» borbottò Ellie, ritornando cupa come sempre.
Rory evidentemente non la sentì, dato che non disse nulla, ma Nessuno invece sì.
Quando lei finì, piuttosto velocemente a dire il vero, il ragazzo ritirò subito la mano. «Ti ringrazio» disse Nessuno, gelido, trattenendo una smorfia.
Poi si affrettò a raggiungere Rory, allungando il passo e lasciando dietro di sé Eileen.
Guardandola di sottecchi, si rese conto che non riusciva a mantenere il passo, dato che lui era molto più alto di lei e, di conseguenza, aveva le gambe più lunghe.
«Questo è piuttosto divertente, non trovi?» le disse beffardo, fermandosi per aspettarla.
Vide che Ellie lo stava guardando male, e gli venne da ridere. Lo raggiunse, e gli fece la linguaccia mentre lo sorpassava.
«Che infantile» borbottò Nessuno mentre la raggiungeva. Lei lo sentì, perché per tutta risposta gli fece un'altra linguaccia. Nessuno si trattenne nuovamente dal ridere.
Oltrepassato l'ampio portone, davanti a loro si stendeva bianco un campo completamente innevato. Più avanti, al di là della radura, una foresta sembrava come pietrificata dal tempo.
Gli alberi ormai spogli erano ricoperti da un sottile strato di ghiaccio, e al posto delle foglie i loro rami sfoggiavano accumuli di neve.
Mentre Nessuno osservava come estasiato il paesaggio davanti a lui, i tre raggiunsero Oliver, che li stava aspettando.
Si trovava su una grande piattaforma costruita a ridosso del muro esattamente a metà, i cui lunghi supporti di pietra, liscissimi e privi di appigli, rendevano impossibile la scalata.
Altre piattaforme erano visibili lungo quella parte del muro, e a quanto poteva dedurne Nessuno, ce ne dovevano essere altre lungo tutti i lati del perimetro.
«Ciao» lo salutò Nessuno, timidamente.
Oliver lo fissò con gli occhi socchiusi, senza parlare. Poi gli fece un rigido cenno con il capo, ricambiando il saluto.
«I Vigilanti?» gli chiese Ellie, interrompendo il breve scambio dei due.
«Fuori combattimento» rispose Oliver semplicemente, sporgendosi un po' dalla piattaforma per farsi sentire meglio. Indicò con la mano le due figure informi accovacciate a terra vicino a lui.
Aguzzando la vista, Nessuno si rese conto che erano due uomini, probabilmente svenuti. Erano certamente quelli che chiamavano Vigilanti.
Che cosa gli aveva fatto Oliver?
«È la stessa cosa che è successa ad Andy e Colby» bisbigliò tra sé e sé. Guardò Ellie e Oliver, accusandoli inconsapevolmente con lo sguardo.
Non gli piaceva molto l'idea di far del male a delle persone innocenti in quel modo: lo faceva sentire terribilmente a disagio.
Ellie lo notò, perché assottigliò le labbra in una linea severa, ma non disse niente. Si limitò a guardarlo con aria di sfida. I suoi occhi verdi lampeggiavano.
Nessuno distolse lo sguardo dal suo, facendo finta di ignorarla. Si rivolse ad Oliver, che stava approfittando del tempo a disposizione per legare i due Vigilanti.
«Allora... Perché siete qui?» gli chiese, grattandosi la nuca imbarazzato. «Il Consiglio ha stabilito la mia condanna all'Esilio.»
Tutti lo guardarono in silenzio, persino Oliver, che però riprese subito dopo il suo lavoro.
«Cioè» continuò Nessuno, sempre più a disagio. «Non credo che sia stato molto giusto da parte loro, ovviamente, ma...» Che cosa stava blaterando?
«... Ma a quanto ho capito non ci si può opporre a ciò che stabilisce, giusto? Voglio dire... Non che non sia contento di vedervi, ma non me l'aspettavo, ecco.»
Bene, doveva smetterla di parlare a vanvera. Adesso.
Nessuno avrebbe pure continuato a parlare senza sosta, ma Oliver lo fermò. «So cosa ha stabilito il Consiglio. C'ero pure io.»
Il suo tono era abbastanza freddo e distaccato, e lo trattava con sufficienza, come se stesse parlando ad un bambino. Poi sospirò, alzandosi e fissando lo sguardo sulle nuvole sopra di lui.
«Ma noi dobbiamo andare comunque sulla Terra, fa parte del nostro lavoro. E mentre ci andiamo, tanto vale portarti con noi.» Finalmente lo guardò. «In fondo te l'avevamo promesso.»
Nessuno ne fu stupito. Non pensava che qualcuno fosse disposto ad aiutarlo.
Stava per ringraziarlo, dato che lui sembrava il capo della combriccola, ma fu fermato dallo stesso Oliver che, con tono esasperato aggiunse: «E poi, se non l'avessimo fatto Rory ci avrebbe dato il tormento per anni.»
Ah, ecco svelato l'arcano mistero.
L'unico a cui doveva veramente qualcosa era Rory.
Certo, non capiva perché si ostinasse così tanto nel volerlo aiutare, ma gliene era grato.
Gli rivolse un sorriso di timida gratitudine, che Rory ricambiò con un altro alquanto esagerato.
Quel ragazzo sorrideva sempre. L'unica volta in cui l'aveva visto triste era quando la sorella si trovava in pericolo.
La stima che provava nei suoi confronti aumentò un po' di più.
«Ora andiamo, qui ho finito. Li ho legati in modo che possano dare l'allarme e comunicare la tua fuga il più tardi possibile. Alex ci sta aspettando all'entrata della Foresta insieme a Brinco» gli spiegò Oliver, serio.
Ma Alexandra non era troppo piccola per partecipare a una spedizione in mezzo a mostri che, come gli avevano gentilmente riferito, erano piuttosto sanguinari e non si facevano scrupoli nel divorare una persona?
Certo che quelle persone non avevano un minimo di coerenza...
Ovviamente non lo disse ad alta voce.
«Come farai a scendere da lì?» gli chiese invece, incuriosito. «Non c'è neanche una scala.»
Be', in effetti come ci era salito?
Ellie fece un sorrisetto furbo.
«Scale? A chi servono le scale?» esclamò Oliver. Poi si lanciò nel vuoto.
*Angolo Autrice*
Salve a tutti :D
Sapete, questo è un giorno molto speciale.
Infatti, dedico questo capitolo a una ragazza meravigliosa, _Alessandra_Shadows_, che oggi compie gli anni.
Tanti auguri, Ale *^*
Volevo solo ringraziarti per essere nata.
Come avrei fatto senza la tua simpatia, il tuo supporto e i tuoi bellissimi scleri sui personaggi di questo libro? XD
Questo è un mio piccolo regalo per te.
Spero che ti piaccia♥
Detto ciò, spero che questo capitolo piaccia a tutti voi ^^
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