First story// Chapter four
John inizia a dare spiegazioni ma tutto ciò che dice sì trasforma in stirnghe di parole senza senso.
Ed è come se la mia anima fosse uscita dal mio corpo e stesse osservando tutta la scena con altri occhi, come se il tempo si fosse fermato. Ogni volta che cerco di spostarmi vengo sopraffatta dalla rabbia.
Fa male.
Le larcime che ho cercato di tenere a bada sino ad ora minacciano di uscire come un martello che picchia sull'incudine.
"Come hai potuto?" Le parole riecheggiano nell'appartamento.
"Come Sherlock? Come?"- È così stupido, ma devo fare qualcosa, qualsiasi cosa per riempire il silenzio tormentoso, anche solo per un istante. Premo le tempie con le mani ricacciando indietro le lacrime, giù nelle profondità della gabbia d'acciaio intorno al cuore.
I due amici si scambiano diverse occhiate, Sherlock mormora qualcosa di incapibile alle mie orecchie a John,
quest'ultimo annuisce poggiando una mano sul pomello della porta.
"Vi lascio soli" sposta lo sguardo su di me cercando la mia approvazione.
Annuisco lentamente come se fossi bloccata, apre la porta che provoca un
fastidioso cigolio per poi uscire a passo svelto. Solo ora mi rendo conto della situazione: sto combattendo contro i miei demoni, i miei pensieri più oscuri, le mie paure.
"Io non so cosa dire"- affermo con tono pacato. Mi passo una mano fra i capelli aspettando una risposta che non tarda ad arrivare.
"Io si"- il cuore comincia a battere forte al suono della sua voce, così viva, così reale. "Lasciami spiegare."- si sfila sciarpa e cappotto appoggiandoli all'appendi abiti. Fa qualche passo verso di me ed io resto ferma indecisa sul da farsi. "Come? Come si può spiegare una cosa del genere?"-
"Lo so, so che sembro un egoista bastardo"- alzo una mano per internomperlo "Lo sei, Sherlock lo sei."- sbuffo allontanandomi bruscamente da lui "Sai perché? Noi siamo venuti al tuo funerale abbiamo pianto, John ha pianto. Tutti speravamo che le cicatrici sarebbero guarite con il tempo ma non è successo. Hai idea di quante sere io abbia passato in bianco? Hai una minima idea di quello che hai fatto?"
soffoco un urlo mentre la prima lacrima si fa spazio sul mio viso.
"Non piangere, non voglio vederti soffrire ancora"- esista qualche secondo, allunga la mano e delicatamente mi accarezza il viso.
"È troppo tardi Sherlock, troppo tardi."- con il pollice scaccia via le lacrime ed io rimango immobile.
"Voglio rimediare"- mi sussurra scostandomi una ciocca di capelli dal viso. "Non rendere tutto più difficile. Non continuare a fare lo stronzo. Non fingere che ti importi quando non è così" tutto il mio disprezzo, tutta la mia rabbia racchiusa in una sola frase diretta alla persona che amo ma che odio allo stesso tempo.
"Immagino rivorrai il tuo appartamento"- corro verso la camera da letto, iniziando ad aprire e chiudere scaffali, prendendo i miei vestiti e gettandoli per terra.
Sherlock rimane fermo sulla soglia della stanza senza proferire una parola; io continuo piangere poiché sembra la cosa più giusta da fare, una cosa normale.
Mi fermo guardandomi introno: nulla è al suo posto, persino io non sono al mio.
Poggio la schiena sull'anta fredda dell'armadio. "Ti odio"- ripeto scivolando per terra. "Ti odio."- "Ti odio"- "Ti odio" - "Ti odio"- chiudo gli occhi mettendo le mani sul mio viso.
Viene verso di me sedendosi anche lui sul pavimento, mi circonda la spalla con un braccio ed io istintivamente poggio la testa sul suo petto "Anche io mi odio" - fa una pausa "Per averti lasciata sola"- mi stringe più forte accarezzandomi i capelli "Non c'è giustificazione. Avevi promesso."- un singhiozzo. "Avevi promesso di non andare via. Invece tu sei come tutti gli altri."
Rimaniamo così per qualche minuto. Non ho il coraggio di compiere nessun movimento, non ho le forze di alzarmi e la testa mi fa male per le lacrime versate.
Il suo tocco mi toglie il fiato, mi fa calmare, mi fa sentire bene, protetta.
Possiede la chiave per liberare i miei demoni, possiede tutte le chiavi del mio cuore. Sa come farmi piangere e come farmi sorridere. È il mio angelo custode ma anche la persona che mi manderà all'inferno.
"Non ti ho perdonato"- chiarisco alanzo la testa. "Lo so."- ribatte compiendo i miei stessi movimenti.
"Non so se mai lo farò"- mi sorride osservando la distanza dei nostri visi ed istintivamente ricambio il sorriso.
"Non dovresti nemmeno pensare quello che stai pensando" - mi stuzzica avvicinandosi di qualche centimetro. "E a cosa sto pensando?"-
sussurro come se qualcuno potesse sentirci "A quello a cui sto pensando anche io."- i suoi occhi blu si posano sulle mie labbra sfiorandole. "Se ti bacio vado contro tutto ciò che ho detto sino ad adesso e non sarò coerente con me stessa cosa che non mi è mai successa poiché ho sempre rispettato e sostenuto le mie idee fino alla fine"- blatero agitata. "Ti prego, smettila di parlare." delicatamente accarezza la mia guancia poggiando le sue morbide labbra sulle mie.
Il suo cuore batte all'impazzata, posso sentirlo. Mi chiedo se lui riesca a sentire il mio perché sono sicura che sta per espoldere.
Le nostre labbra si muovono lentamente, accompagno i suoi movimenti e il bacio si fa sempre più passionale. Porto le mani nei suoi capelli e le sue fanno presa sui miei fianchi sollevandomi leggermente da terra e dandomi la possibilità di mettermi a cavalcioni su di lui. Socchiudo le labbra dando libero accesso alla sua lingua, i nostri respiri si fanno sempre più affannati sorridiamo entrambi mantenendo il contatto. Lo bacio ripetutamente a stampo, lui mi accarezza dolcemente ogni parte del mio corpo.
"Sei bellissima"- sussurra al mio orecchio baciandomi la tempia.
"Non ti ho ancora perodonto"- arricciò il naso per il solletico dei baci.
"Sei bellissima quando sorridi" lascia innumerevoli baci sul collo ed io continuo a ridere come una bambina.
"Sei bellissima quando ridi"- mi accarezza i capelli ed io lo abbraccio inspiardo il suo profumo, tenendolo stretto a me, perché ho paura che tutto questo sia solo un altro dei miei sogni. "Ti odio"- mi cinge la vita "Anche io ti odio"- sollevo la testa e faccio combaciare le nostre fronti "Ti odio perché in questi due anni non sono riuscito nemmeno per un secondo a smettere di amarti"- dice tutto di un fiato ed il mio cuore perde un battito. "Ti amo"- affermo sfiorandogli le labbra "Ti amo"- ripete Sherlock stringendomi forte.
È solo in questo momento capisco di aver trovato il mio posto, la mia casa, dove mi sento al sicuro dove ogni cosa è dove deve essere, tra le sue braccia.
Spazio autrice
Salve ragazze, con questo ultimo capitolo concludo la prima storia.
Spero vi sia piaciuta e se vi va fatemelo sapere con una stellina e un commento. Lo pubblico ora senza averlo corretto perciò perdonatemi per gli errori lo rivedrò domani!
Vi auguro una buona notte!
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