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8. Mi piaci, ma non mi toccare

<<Seguimi>> dice Dean, svoltando in una strada secondaria. Senza fare domande mi infilo dietro di lui in una stretta viuzza. Non mi immaginavo così il nostro primo appuntamento, piuttosto una merenda su una panchina, mentre ridiamo e scherziamo, decisamente non camminare per un vicolo puzzolente.
Affondo con decisione le mani nelle tasche esattamente nello stesso momento in cui lui fa per afferrarne una, ma essendo il suo tentativo andato a vuoto, la ritira con un gesto fulmineo. Mi ritrovo nuovamente con gli occhi puntati sulla sua nuca.
Non ho la minima idea di dove mi stia portando e il mio cervello è troppo occupato a convincermi che sto davvero uscendo con Dean, per fantasticare sulla nostra misteriosa destinazione.
Scivolo su un tombino, poi riesco a riprendere l'equilibrio, ma aggrappandomi alla maglia della persona che mi sta davanti.
"Merda"
Sento il corpo di Dean irrigidirsi alla mia presa, così quando mi sono stabilizzata lascio cadere la mano. Vedo le sue spalle rilassarsi.
<< Scusa>> mormoro imbarazzata, al che lui si volta, << sono scivolata, ecco, lì, e mi sono aggrappata per tenermi su. Sul serio non volevo->> mentre parlo sul suo (perfetto) viso prende forma un sorriso sbilenco, che gli fa arricciare il naso e lo rende ancora più adorabile. Poi interrompe la mia profusione di scuse, dicendo: << È tutto ok! Capita anche a me a volte, magari non in modo così esilarante ma succede. Dopotutto che scopo avrei nella vita se non potessi salvare le donzelle in pericolo?>>
Avvampo ancora di più e abbozzo un sorriso. Il suo si apre ancora di più e non posso fare a meno di guardarlo con occhi adoranti, sperando che non se ne accorga. Poi prendo coraggio e decido di rispondere a tono.
<< Beh, se sei un vero cavaliere avrò sempre bisogno che tu stia al mio fianco, perché voglio che sia tu a salvarmi quando ce ne sarà bisogno>>
"Bene. Forse un po' meno bastava."
Diventa improvvisamente più serio quando risponde: << Ci sarò. >>
Trattengo il fiato, so che è quel momento perfetto e magico, quello a cui ho sempre agognato. Magari non in un vicolo sporco e buio, ma non fa niente.
Poi però Dean sembra rompere l'incanto, esclamando: << Melissa Spined! La vuoi smettere di flirtare con me? Mi sembra ancora un po' presto!>> Ride e fa un cenno con la testa, come per dire che dobbiamo andare avanti.
Io annuisco e gli sorrido. Per il resto del tragitto non faccio che pensare al momento in cui ci siamo guardati negli occhi e che io stavo per dire qualcosa di sdolcinato e patetico. Dean mi rivelerà più avanti che aveva interrotto quel contatto unicamente per la mia stessa paura.

<<Ed eccoci qui!>> dice Dean, una ventina di minuti dopo, con un sorriso compiaciuto dipinto sul volto. Mi guardo intorno e lo riconosco: il Sertoma Park. Ci sono già stata alcune volte, da piccola, e l'avevo adorato. Probabilmente a quell'età mi piaceva per il grande parco giochi che ospita, ma so anche che qui si trova uno splendido giardino giapponese. Scommetto che è lì che Dean intende portarmi e io me ne rallegro. Ho molti ricordi in questo parco, quando ero piccola era il mio secondo posto preferito dopo la gelateria.
<< Su, vieni>> mi incita lui, con gli occhi che brillano. Ci inoltriamo nel parco e solo quando, impacciato me la lascia, mi accorgo che mi ha tenuto la mano per tutto il tempo.
Così mi ritrovo a pensare per l'ennesima volta a quanto sia dolce, il che non è da me, di solito non sono un tipo sdolcinato.
Arriviamo finalmente nel "giardino incantato", come lo chiamavo da piccola.
Il Japanese Garden è una distesa verde, attraversata da sentieri costeggiati da panchine in legno e arricchito qua e là da dei graziosi massi; la parte che preferisco però è il laghetto che si trova nel mezzo, anch'esso circondato da ciottoli di varie forme e colori.
Quando venivo qui con mio padre mi divertivo a cercare di arrampicarmi, mentre lui non stava guardando, su una lanterna in pietra; in tutto ce ne sono tre e io dicevo sempre che una ero io, una la mamma e una il babbo.
Ora però non sono qui con la mia famiglia, sono qui con Dean.
Quest'ultimo, infatti, dopo essersi preso un minuto per cercare di decifrare la mia reazione, mi chiede, trepidante ma allo stesso tempo inquieto:
<< Ti... Piace? Non sapevo per certo che fosse il tuo genere, cioè, sì lo pensavo, ma, ecco... Non ero sicuro.>>
Prima di rispondere lascio che il mio sguardo si perda di nuovo  nella magia di questo posto, come per accertarmi che mi abbia veramente portato lì, che non sia solo frutto della mia smisurata immaginazione.
<< È stupendo >> dico semplicemente, ma questo gli basta, è felice. Appena mi giro, Dean, probabilmente convinto che non lo veda, tira un sospiro di sollievo e io rido sotto i baffi: mi sento come se avessi il potere di renderlo felice come un cucciolo e di rattristarlo come un cane bastonato. Ma mi basta la prima opzione, non ho intenzione di smontarlo o di illuderlo e poi scomparire, sembra che ci tenga davvero. Dopotutto, dopo la storia che ha avuto con Brooke, tutta tira e molla, non avrà avuto mai una certezza.
<< Hai mai portato Brooke qui?>> La domanda mi sfugge di bocca senza che io possa neanche accorgermene.
All'udire quel nome, lui sussulta.
Mi pento immediatamente di quello che ho detto, ma ormai non posso farci più niente.
Prima che io abbia il tempo di scusarmi e dirgli che non avrei dovuto, lui mi risponde.
<< No. Preferivamo andare a mangiare qualcosa, o a una partita>>
Mi stupisco di quanto sia sicuro e rilassato mentre parla, nonostante il palese nervosismo di qualche secondo prima. Mi accorgo però che sembra un po' deluso dalla mia domanda.
<< Ah. Io... Non volevo chiedertelo, l'ho fatto, ma non avevo intenzione di tirare fuori l'argomento, mi dispiace>> Tengo gli occhi bassi mentre parlo, sono molto in imbarazzo.
<< Non importa, dopotutto, non stai girando il coltello nella piaga, l'ho lasciata io. Anche se lei non è come pensi, so che a volte può essere un po', diciamo, non molto socievole, ma è a posto.>> Poi sfodera il suo sorriso ma-quanto-sono-bello-ammira-il-mio-viso-divino e io non posso fare a meno di sorridergli a mia volta, in automatico, ma dentro di me sto sbuffando.

"'A volte non è molto socievole', dirlo un eufemismo è dir poco"

<<Certo, probabilmente hai ragione. Dopotutto non la conosco neanche così bene.>> Cerco di non apparire troppo scettica.
Lui annuisce, mantenendo la stessa espressione, che sta cominciando a sembrarmi un po' da pesce lesso, quindi mi guardo intorno come a chiedergli "ora che facciamo?".
Fortunatamente Dean capisce al volo e indica un grande masso a poca distanza dal lago: << Ci sediamo?>>
Devi proprio dire che mi conosce stranamente bene.

Senza aggiungere altro, mi dirigo verso il punto che ha indicato e mi siedo. Accavallo le gambe e mi avvolgo per bene nella mia grande e morbida sciarpa che secondo Adele mi fa sembrare una nonna. Sorrido a quel pensiero. Io e lei andiamo ogni anno, a inizio stagione, calda o fredda che sia, a rifornire il nostro guardaroba. Ci aggiriamo per i negozi come degli avvoltoi in cerca della loro preda, non ci lasciamo sfuggire nessun capo che ci potrebbe piacere e far sentire comode. Io preferisco andare a fare compere per l'inverno: amo le felpe e i morbidissimi maglioni oversize, i jeans aderenti, gli anfibi e i pigiami pelosi che indossi quando stai a casa nelle giornate di pioggia, con una tisana, a leggere o a guardare un buon film. Per non parlare poi dei calzettoni, quelli che spesso hanno delle fantasie orrende ma che la sera infili e tiri su fino al ginocchio, sopra i pantaloni, solo per sentirti ancora più al calduccio.
Adele, invece, è tutto il contrario. Ama i vestiti estivi, le salopette colorate, le camicie di lino e le canottiere a motivi floreali. Lei è un uragano di colori, freschezza e allegria. Con questo non voglio lasciare intendere che io sia una ragazza monotona, cupa o dark, diciamo solo che preferisco sentirmi coccolata in un morbido maglione e non essere al centro dell'attenzione indossando per esempio le scarpe giallo fluo che sfoggiava ieri la mia amica, in pratica ho visto prima loro a metri e metri di distanza che la persona che le aveva addosso.

<< Vuoi?>> Dean mi porge metà di una ciambella con una splendida glassa rosa ricoperta di scaglie di cioccolato. Il mio stomaco fa una capriola.
<<Fragola?>> Chiedo trepidante.
<<Solo la glassa>> Proprio come piace a me. Sorrido soddisfatta. Questo ragazzo ci sa veramente fare, anche se tutte le cose che sa possono derivare solo da due fonti: stalking oppure Mia Castelli. Dato che non conosco le competenze di Dean nello stalkerare, penso proprio che la seconda opzione sia la più attendibile. Adesso che ci penso, il fatto che probabilmente lui abbia chiesto a mia madre cosa mi piace, significa che tiene molto a questo incontro. Me ne compiaccio e finalmente prendo la ciambella.
Rimaniamo in silenzio per un po', entrambi impegnati a gustare la delizia di ciambella.

<<Senti,>> attacca Dean ad un tratto, << uno di questi giorni ti va di uscire con i miei amici?>>
<< Ma io da sola con i tuoi amici?>>

"Domanda stupida, Melissa.
Domanda stupida."

<<No, ovviamente, ci sarò anch'io>> risponde, probabilmente cercando di trovare il senso della mia domanda, il che è impossibile dato che non ne ha.
<< Beh, sì certo, non intendevo-
Lascia perdere>> rinuncio al mio tentativo di rimediare, dopotutto quando mi ha chiesto di uscire sapeva già che ero un caso perso, no?
<< Comunque, sì, volentieri!>> Acconsento, leggermente in ritardo.
<< Ah, è un problema se vengono anche Adele e Leo? Li conosci, no?>> Aggiungo.
<< Intendi Adele Riseben, la rossa che in prima media mi è quasi saltata addosso perché avevo chiesto a Madison Grey di venire con me a prendere un gelato? E Leonard Koudan, quello che l'anno scorso pretendeva che mi ritirassi dalla squadra perché aveva voglia di sentirsi una stella del football?>>
Devo dire che non sembra molto entusiasta.
Accenno un sorrisetto implorante: << ...Forse?>>
<< Mi dispiace, davvero, ma non ci tengo a subire un altro attentato da quei mezzi svitati>> Afferma deciso. Fin troppo.
<< Scusa?>> Inveisco alzandomi di scatto e avvicinandomi pericolosamente allo stagno. Le briciole del donut scivolano velocemente via dal cappotto. Ha scelto il momento sbagliato per insultare i miei amici.

"Sono una donna ciclata ragazzo, non ti conviene."

<< Ci sei arrivato o no al fatto che sono miei amici? Cosa ti dà il diritto di dire queste cose su di loro?>> Parto in quarta, senza freni.
Ma lui mi stende subito.
<< Scusami. Hai ragione non avrei dovuto. Solo... Quei due ragazzi a suo tempo mi hanno fatto veramente impazzire, ma ora è passata, quindi non so nemmeno perché io lo abbia detto. Davvero.>> Soffia, poi abbassa gli occhi e quando li alza nuovamente ha sfoderato il suo sguardo da cerbiatto.

"Maledizione"

<< Sì, sì, ok. Ti perdono, per questa volta.>> Mi arrendo, disarmata.
Il suo volto si apre in un dolce sorriso e per una volta sento di aver fatto qualcosa di giusto graziandolo.
Mentre sono per l'ennesima volta persa nei suoi occhi, lui mi coglie di sorpresa: mi afferra la mano.
Io istantaneamente la strappo via dalla sua presa e caccio il braccio indietro, ma il danno è fatto, il mio equilibrio è compromesso.
Splash!
"Merda"

_Spazio autrice_

Ehiiiiii!!!!

Finalmente!! Dopo più di un mese di nulla totale, sono riuscita ad aggiornare!

Vi avverto, devo ancora revisionarlo bene, quindi se trovate degli orrori grammaticali non esitate a segnalarmeli😜

Che ne dite di Meli e Dean? Sono tutti e due così vergognini! Ho lasciato il capitolo un po' in sospeso, perché stava venendo fuori lunghissimissimo e perché voglio prendermi del tempo per pensare bene a come sviluppare in seguito, intanto fatemi sapere se vi è piaciuto!!!❤

Bacissimi_ 💕💕

Curiosità
Il Sertoma Park a Grand Forks esiste veramente ed è molto molto bello!!! 

Per i gusti di Melissa mi sono ispirata ai miei❤

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