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1. Quasi sulla strada giusta

T/n sta per tuo nome

Arriviamo alla scena del crimine nel primo pomeriggio.

La casa della vittima si trova in un quartiere residenziale piuttosto tranquillo, uno di quei posti dove i giardini sono perfettamente curati e le casalinghe chiacchierano mentre passeggiano con i cani.

L’ultimo luogo in cui penseresti di trovare un cadavere.

Eppure, eccoci qui, con il nastro giallo della polizia che sventola leggero nella brezza autunnale, delimitando l’entrata della villetta.

Faccio un respiro profondo prima di varcare la soglia.

Nonostante il lavoro mi abbia abituato a scene del genere, c’è sempre qualcosa di disturbante nel mettere piede in una casa dove qualcuno ha perso la vita.

Jane, ovviamente, non sembra condividere questo mio sentimento.

È già dentro, si muove tra i mobili come se fosse in visita da un vecchio amico.

L’interno è esattamente come me lo aspettavo: ordinato, elegante, quasi freddo.

I mobili minimalisti parlano di qualcuno con buon gusto, ma senza un vero senso di calore.

La vittima, una donna di trentacinque anni di nome Laura Morris, è stesa sul pavimento del soggiorno.

Ha i capelli castani ben curati, il viso sereno come se fosse semplicemente caduta in un sonno profondo.

Non ci sono segni evidenti di violenza; il suo corpo sembra quasi intatto, ad eccezione di un leggero livido sul collo.

Mentre indosso i guanti e mi avvicino al cadavere, noto che Jane è già accovacciato accanto al corpo, i suoi occhi che vagano con attenzione da un dettaglio all’altro “Curioso,” mormora, come se stesse parlando tra sé e sé.

Ma so che sta aspettando di coinvolgermi nella sua analisi.

“Cosa c'è di curioso?” domando, chinandomi accanto a lui.

Anche se mi dà sui nervi con i suoi modi sfacciati, devo ammettere che è difficile ignorare la sua abilità di notare dettagli che sfuggono a chiunque altro.

E c’è qualcosa nel tono della sua voce che mi spinge a voler scoprire cosa ha notato.

“Guarda le mani” dice Jane, sollevando delicatamente il polso della donna “Non c’è un segno di graffio, un livido, nulla. Non ha cercato di difendersi”

Annuisco, osservando attentamente “Potrebbe essere stata sorpresa alle spalle, oppure conosceva l'assassino e non si aspettava un attacco.”

“Sì, o forse non pensava che l’assassino fosse un pericolo” replica lui, lasciando cadere il polso della donna con un gesto delicato “E poi c’è l’odore.”

Annuso l’aria, cercando di capire a cosa si riferisce “Profumo di lavanda,” constato, puntando lo sguardo verso un diffusore di aromi appoggiato su una mensola vicino alla finestra “Non è raro, ma c’è qualcosa di artificiale, non naturale.”

Jane mi guarda con un’espressione compiaciuta “Molto bene, T/n. Vedo che non sei mai in ritardo nel notare i dettagli. Ma c’è altro.”

Mi alzo e osservo la stanza con più attenzione.

Sul tavolino da caffè c'è un biglietto piegato in due, accanto a un bicchiere di vino mezzo vuoto.

Lo apro con i guanti, cercando di non alterare eventuali impronte digitali.

La calligrafia è elegante, quasi troppo perfetta 'Ti aspetto stasera. C.'

Un invito, forse.

O un appuntamento che non è mai avvenuto.

“Cosa ne pensi del biglietto?” chiede Jane, con il solito sorrisetto enigmatico.

“Potrebbe essere legato all’omicidio o semplicemente una coincidenza” rispondo “Non possiamo escludere nessuna possibilità. Dobbiamo capire chi è questo 'C'. Un amante? Un amico? O l’assassino?”

Jane si alza lentamente, sistemando la giacca come se avesse appena terminato di risolvere un caso semplice “Oh, penso che sia più di un semplice amante. Ma vedremo” dice, camminando verso la cucina.

Lo seguo, curiosa di sapere dove sta andando a parare.

La cucina è pulita e ordinata, con un leggero disordine accanto al lavello: un bicchiere di vino sporco, una bottiglia aperta di Merlot e un piatto con delle briciole.

Niente di straordinario.

Ma Jane si ferma davanti al frigorifero e lo apre lentamente, come se stesse aspettando di trovare qualcosa di più di un semplice ripiano pieno di cibo.

All’interno, ci sono pochi alimenti: yogurt, frutta, una mezza bottiglia di vino bianco.

Ma è l’etichetta di un barattolo di miele che cattura l’attenzione di Jane “Interessante” mormora, estraendolo e mostrando l’etichetta a me.

È un tipo di miele pregiato, proveniente da un’azienda agricola locale.

Non è il tipo di prodotto che si trova in ogni casa.

“Sei serio? Miele?” chiedo con un tono incredulo.

Jane sorride “Oh, T/n, non sottovalutare mai i piccoli dettagli. È nei particolari insignificanti che spesso si nascondono i segreti più interessanti”

Sto per rispondere, ma vengo interrotta dall'arrivo di Cho e Rigsby.

Entrano con passo deciso e sguardi concentrati “Abbiamo parlato con i vicini” dice Cho “Nessuno ha visto nulla di sospetto, tranne il solito fattorino delle consegne. Pare che l’abbiano visto due giorni fa portare un pacco.”

“Chi ha ordinato un pacco in questo quartiere non fa certo notizia” dico, incrociando le braccia “Ci sono famiglie qui che ricevono pacchi ogni giorno”

“Certo, ma il fattorino ha riferito di un uomo che ha aperto la porta, non la vittima” aggiunge Rigsby, con uno sguardo preoccupato “Dice che l'uomo sembrava nervoso e ha preso il pacco senza neanche ringraziare.”

Jane sorride compiaciuto, come se questo confermasse qualcosa che aveva già ipotizzato “Bene, allora sembra che abbiamo un secondo ospite non invitato in questa storia.”

“Quindi abbiamo due piste: il misterioso 'C' e questo uomo sconosciuto” dico “Dovremo capire se sono la stessa persona o se abbiamo più di un sospettato.”

“E chi dice che sono sospetti?” mi corregge Jane, con un’espressione quasi divertita “Possono essere testimoni, complici, o perfino innocenti. Per ora, sono solo persone di interesse. Non mettiamo il carro davanti ai buoi.”

La sua aria di superiorità è esasperante, ma ha ragione.

È troppo presto per trarre conclusioni.

Anche se, qualcosa in tutta questa storia puzza, e non è solo l'aroma artificiale di lavanda che aleggia nell'aria.

C'è qualcosa di più sotto, qualcosa che non riusciamo ancora a vedere.

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Fuori, mentre raccogliamo le ultime informazioni prima di lasciare la scena, mi ritrovo di nuovo accanto a Jane.

Lui è appoggiato al cofano della macchina, le braccia incrociate e quello sguardo sornione che mi fissa.

“Dimmi, T/n” dice, rompendo il silenzio “Quante possibilità daresti a questo caso di essere risolto senza un po' di… diciamo, 'intuizione'?”

“Con te che fai l'oracolo di Delfi?” ribatto, alzando un sopracciglio “Direi che abbiamo sempre qualche possibilità. Anche se fosse un caso chiuso e sigillato, riusciresti a farci vedere la soluzione dietro a una tazza di tè”

Jane ride “Ah, ma non è il tè che risolve i casi, T/n. È l’arte di osservare ciò che nessun altro vede. E tu… sei quasi sulla strada giusta.”

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