21. Dov'è Nataniel?
«È strano...» sussurrò Reina con lo sguardo chino sul libro di Nate.
Sedeva al tavolo della mensa con i suoi amici mentre, davanti a se, aveva il vassoio con il suo pranzo che non aveva toccato per niente.
«Cosa?» domandò Malia con la bocca piena, girandosi verso la ragazza.
«Ho provato tre volte a capire dove sia Nathaniel... ma qualcosa mi impedisce di finire l'incantesimo» spiegò la ragazza sfogliando lentamente le pagine del libro: 'Il guardiano degli innocenti' così si intitolava quel piccolo oggetto, vecchio e mal ridotto.
Si fermò, nelle sue imprese di lettura, non appena avvertì un tipo di sussurro nella sua testa mentre tutto ciò che la circondava diventò silenzio.
Alzò lentamente lo sguardo notando che, tutto attorno, si era fermato: chi rimase fermo con la forchetta a mezz'aria, chi si era bloccato nel camminare insomma... il tempo si era bloccato!
Reina era l'unica a muoversi ma, alzandosi lentamente dalla sedia, notò Dave seduto poco distante da lei che la guardava, sorridente e agitando una mano in segno di saluto.
La ragazza si guardò nuovamente attorno per poi avvicinarsi, a passo lento, verso il ragazzo.
L'ansia nel parlargli danzava nel suo stomaco, ma prima o poi, avrebbe dovuto affrontarlo.
«Sembra che hai appena visto un mostro!» accennò Dave divertito mentre, portò con eleganza, il suo pezzo di pizza in bocca masticandolo con un sorriso.
«Perchè si sono bloccati tutti? Perchè solo noi due ci muoviamo?» domandò con tono calmo Reina, una volta di fronte al ragazzo.
«Questo è nella tua testa, Reina» rispose in una risata Dave, tornando a sedere comodamente dalla sua posizione storta.
«E come è possibile?» domandò Reina tra un balbetto.
Dave roteò gli occhi sbuffando subito dopo, spostò la sedia di fronte a lui facendo accomodare con forza la ragazza, tutto questo, con un gesto di dita circolare.
La ragazza sussultò in primo momento vedendo quell'azione per poi sistemarsi sulla sedia, rimase in silenzio guardando, con sguardo intenso, il ragazzo cercando di leggere la sua mente ma non ci riusciva.
«Smettila di provarci... non sono così stupido da lasciarti entrare nella mia testa» disse Dave con tono aspro mentre la sua espressione cambiò in uno sguardo fulminante. «Tua madre mi ha detto che eri così potente... invece io vedo solo una stupida ragazzina incapace!»
Reina continuò a rimanere in silenzio schiudendo le labbra a quelle parole: Dave era sempre stato il 'cattivo ragazzo', feriva con le parole ed aveva comunque tutta la scuola ai suoi piedi, ovviamente, prima che lui morisse.
Il suo ritorno, la sua resurrezione, Reina quasi intravedeva psicopatia nei suoi occhi ed avvertiva della perfidia e pure, anni fà, pendeva dalle sue labbra: «Come conosci mia madre?» domandò lei alzando un sopracciglio.
«Secondo te come sono tornato in vita?» domandò lui avvicinandosi con il viso alla ragazza, alzò una mano per afferrarle il braccio ma lei, di scatto, si alzò dalla sedia chiudendo poi gli occhi.
«Reina?! Mi senti?» domandò Lydia sventolando una mano davanti al viso della sua amica.
Reina, che era ritornata in sè, spostò lentamente lo sguardo su tutti i presenti vedendo che il tempo era tornato stabile, come le persone avevano ripreso a muoversi.
Si sentì spaesata per qualche secondo e, senza rispondere alla sua amica, guardò nuovamente Dave pietrificandosi nel perdersi nei suoi occhi: lui, fermo lì, seduto comodamente su quella maledetta sedia che la osservava con un sorriso beffardo mentre sventolava lentamente la mano, in segno di saluto.
La ragazza, con un nodo alla gola, si alzò senza proferire parola e, dopo aver raccolto la sua roba, corse fuori dalla mensa raggiungendo i bagni.
Rallentò il passo, per salire poi al piano di sopra, tutto le sembrava andare a rallentatore: il cuore le batteva così forte che sembrava quasi volesse saltarle fuori dal petto, goccioline di sudore iniziarono a formularsi sulla sua fronte, le mani tese e quasi bloccate presero a tremare ed il suo respiro accellerava sempre di più, ad ogni minuto che passava.
I ragazzi, che camminavano tra i corridoi, erano persi tra risate e chiacchiere ma lei riusciva a sentire solo un ammasso di voci non udibili.
Entrò frettolosamente in bagno per poi chiudersi in uno di essi, poggiò la schiena contro la porta scivolando lentamente sul pavimento.
Iniziò a respirare con cautela cercando di tranquillizzarsi e scacciare via quel piccolo attacco di panico.
Chiuse per un secondo gli occhi, poggiando la testa contro il materiale duro della porta, ma ciò che vide secondi dopo fù inspiegabile: il volto di Evelyn si ripeteva incontrollato nella sua mente, così veloce si muoveva la testa della donna che sembrava le si stesse per spezzare il collo.
«Spegnila» ordinava con tono acuto la donna ad un ragazzo, in piedi di fronte a lei.
Subito dopo, la scena nella sua testa cambiò, mostrando gli occhi di un ragazzo chiudersi per poi riaprirsi, con le pupille dipinte di nero e delle vene attorno ai suoi contorni.
Subito dopo ancora, la sua visione mostrò una casa, dall'aspetto sembrava disabitata e malconcia, molto vecchia con delle crepe al muro, delle finestre rotte ed alcune coperte con delle asse di legno, circondata da lunghi alberi.
Reina riaprì immediatamente gli occhi con il fiato bloccato in gola: tutto ciò che aveva visto, erano delle visioni, grazie ai tre incantesimi di localizzazione che aveva fatto precedentemente ma non conclusi.
Come se, senza gli occhi di qualcuno addosso, si fossero conclusi tutti in un botto, permettendole di capire dove fosse Nathaniel.
***
Reina uscì dai bagni femminili con il capo chino, udì la campanella suonare in segno delle lezioni finite, il suono però le rieccheggiò fastidiosamente nella testa assumendo una smorfia di dolore in viso.
Si passò lentamente una mano tra i capelli prendendo un gran respiro, per poi dirigersi al piano di sotto.
Si fermò non appena vide Stiles fermo al suo armadietto, affiancato da Malia: i due ridevano, chissà per quale motivo, scambiandosi degli sguardi quasi "innocenti".
Negli ultimi giorni Reina aveva trascurato il ragazzo, i vari problemi che continuavano ad ammontarsi e le mille cose da risolvere e capire portavano ad allontanare i due.
Stiles, nei giorni precedenti, aveva cercato più volte la ragazza ma ella, con qualche scusa, lo aveva sempre respinto... forse per non trascinarlo con se in quel mondo che non gli apparteneva!
«Non credo che risolverai qualcosa stando qui a guardarlo» disse Luna affiancando la sorella.
Reina sussultò alle parole della ragazza spostando successivamente lo sguardo su di essa, senza dire una parola.
«Non solo tu sei in grado di leggere nella mente... lo fai per il suo bene, non fartene una colpa» continuò Luna mantenendo lo sguardo fisso su Stiles e Malia.
«Cosa vuoi Luna?» domandò Reina con tono acuto.
«Papà mi ha chiesto di essere gentile e carina con te... e perchè no? Magari avere una sorella si rivelerà una bella cosa, non sempre essere figlia unica ha i suoi vantaggi» spiegò Luna. «Ho visto che hai trovato Nate, voglio darvi una mano!»
«Non usare il plurale, non credo che, a parte Lydia, qualcuno mi darebbe una mano, a nessuno importa» rispose Reina in un sospiro aggiustando la borsa sulla sua spalla.
«E perchè a te importa?» domandò Luna schietta, voltando lo sguardo sulla ragazza al suo fianco, accennandole infine un piccolo sorriso.
Reina schiuse le labbra alla sua domanda non sapendo cosa risponderle.
«Pensaci...» concluse Luna per poi allontanarsi da lei.
Reina annuì con sguardo malinconico per poi spostare nuovamente lo sguardo su Stiles che era ancora lì ormai da solo, che la osservava.
La ragazza prese un gran respiro per poi avvicinarsi a lui mostrandogli un lieve sorriso: «Ehi!»
Stiles chiuse con lentezza l'anta dell'armadietto per poi mettere lo zaino su una spalla, rimase in silenzio per qualche secondo mostrandole solo un sorriso, quasi forzato.
«Allora... vedo che tu e Malia andate d'accordo» disse la ragazza timidamente.
«Si, è molto simpatica... mi ha chiesto di darle ripetizioni di matematica» rispose il ragazzo con voce afona.
La ragazza annuì leggermente prendendo a giocare nervosamente con le mani, iniziò a sentire un vuoto crescerle nello stomaco e una sorta di ansia penetrarle il corpo: «Stiles... so che in questi giorni ti ho evitato però...»
«Non giustificarti...» la interruppe il ragazzo. «So che per te non è facile, soprattutto ora che è tornato anche Dave!»
«Cerco solo di proteggerti» rispose lei quasi in un sussurro.
«Non è evitandomi che mi proteggi» controbattè Stiles.
Tra i due calò il silenzio, Reina restò a guardarlo negli occhi mentre i suoi si riempivano di lacrime, li chiuse successivamente quando Stiles le lasciò un lieve bacio sulla fronte per poi allontanarsi da lei, rimanendo da sola mentre lo guardava andare via.
***
Calò la notte a Beacon Hills, dicembre si avvicinava ed il freddo, quello ghiacciato, si impossessò della città giorno dopo giorno.
Reina infilava velocemente dei jeans neri, successivamente passò ad una felpa dello stesso colore per poi dirigersi al piano di sotto, una volta indossato anche le scarpe.
Si accigliò sentendo delle risate maschili, provenire dalla cucina, così decise di entrarci schiudendo le labbra alla vista dei due papà ridere tra di loro.
«Siete diventati migliori amici voi due?» domandò la ragazza prendendo da bere dal frigo.
«Richard mi raccontava di quando, ai tuoi dieci anni, ti sei fatta pipì sotto alla canzone dei tanti auguri» rispose Deucalion tra le varie risate.
Reina sgranò gli occhi a quella affermazione e tossì, strozzandosi con l'acqua che stava bevendo: «Papà...» quasi urlò la ragazza, riferendosi a Richard.
«Vogliamo parlare di quando tu, papà, sei scivolato dalle scale mentre mi tenevi in braccio, dandomi il latte, solamente per fare colpo su Marié Anne?» domandò Luna entrando in cucina e prendendo sotto braccio Reina, mettendola sulla difensiva.
Reina spostò lo sguardo sulla ragazza ridacchiando alla sua confessione, rispostò gli occhi su Deucalion notando un briciolo di imbarazzo sul suo viso: «Chi è Marié Anne?» domandò la ragazza.
«Era la mamma di Nathaniel» rispose Luna in un filo di voce per poi abbassare la testa.
Reina non si era mai accorta di quanto carina e dolce fosse quella ragazza, era bassina ma aveva capito che era molto impulsiva, la rabbia faceva parte di lei.
«A proposito di Nathaniel... dovete andare!» accennò Deucalion dopo aver dato uno sguardo all'orologio.
***
Le due sorelle arrivarono all'abitazione della visione, fermando la macchina fuori in strada.
Da lontano potevano notare questa grande casa, spersa nel nulla della città circondata da milioni di alberi: essa sembrava vuota, non presentava riflessi di luce, neanche un movimento al suo interno.
Reina scese dalla vettura seguita da Luna, ma si girò non appena udì una macchina fermarsi dietro la sua.
Sorrise alla vista di Liam, Scott, Lydia e Allison ma sospirò non vedendo Malia e Stiles.
Scrollò le spalle cercando di non pensarci per poi avvicinarsi ai suoi amici: «Cosa ci fate qui?»
«Fai parte del branco... cadi tu, cadiamo con te!» sorrise Scott all'amica.
«Malia e Stiles?» domandò Reina con tono malinconico, nel suo viso si poteva vedere benissimamente la sua tristezza che però, scomparì in due secondi sentendo delle parole alle sue spalle.
«Pensavi davvero che mi sarei persa questa serata?» domandò Malia con un sorriso, avvicinandosi a Reina per poi abbracciarla.
Lei ricambiò sorridendo spostando poi lo sguardo su Stiles senza dire nulla.
Il branco si avvicinò all'abitazione, uno vicino all'altro, posti quasi come una barriera, pronti a salvare un ragazzo al quale nessuno importava, ma che erano disposti ad aiutare per la loro amica Reina.
«Fà l'incantesimo Reina» disse Luna guardando sua sorella.
Lei annuì rivolgendole uno sguardo per poi spostarlo sulla casa e chiudere gli occhi, alzando lentamente le braccia, mantenendo le sue mani tese: «Phasmatos clausum in parietibus»
Un leggero vento freddo si alzò attorno a loro, udendo i fruscii degli alberi e delle foglie che rotolavano velocemente sul pavimento.
«Che stregoneria hai fatto adesso?» domandò Malia con tono acuto, accigliata.
«Permette ai vampiri di non uscire da una determinata stanza» spiegò Reina guardando l'amica. «In questo caso... tutta la casa» concluse spostando lentamente gli occhi sull'abitazione per poi entrarci.
Ella aprì lentamente la porta, la sua apertura provocò dei piccoli scricchiolii lasciando entrare il vento al suo interno, facendo alzare dei granelli di polvere.
All'entrata c'erano delle lunghe scale che portavano al piano di sopra, tutte rotte, con qualche gradino mancante.
Il soffitto, da una parte, era ormai ceduto e mucchi di pietre e travi giacevano sul pavimento ricoperti dalla polvere.
Qualcuno dei ragazzi tossì, qualcun altro si lamentò per via della puzza che c'era: odore di sporco ed umido penetrarono le loro radici.
«Dividiamoci... voi andate di sopra» disse Reina indicando i ragazzi. «Noi resteremo al piano terra» concluse indicando lei e le ragazze per poi incamminarsi alla sua sinistra.
Entrò in un grande salone, seguita dalle sue amiche, al centro di quella stanza c'era un ammasso di divani rotti e vecchi, anche essi ricoperti dalla polvere.
Quella casa sembrava essere disabitata da anni, era tutta a pezzi e mal ridotta, impossibile che qualcuno potesse abitarci.
«Senti qualcosa?» domandò Allison con una faccia disgustata mentre cercava di non cadere, evitando le grandi pietre presenti in quella stanza.
«No» rispose schietta Reina. «Luna?»
La sorella scosse la testa, riponendo sul pavimento delle riviste che aveva preso a leggere poco prima.
Reina sospirò per un secondo per poi avvicinarsi ad una porta, premendo la mano sul pomello ma alzò un sopracciglio notando che, quest'ultima, non si aprì.
Diede un veloce sguardo alle sue amiche che avevano preso ad osservarla per poi rigirarsi verso la porta e chiudere gli occhi: «Phasmatos Siprum, Emnis Abortum, Fasila Quisa Exilum San!»
E questa si aprì, spalancandosi lentamente da sola: ciò che mostrò al suo interno, fece impressionare le ragazze.
La stanza successiva era come nuova, non presentava crepe al muro anzi, le pareti erano dipinte da un bellissimo rosso acceso, la camera arredata con mobili antichi e nuovi, il pavimento pulito ed in perfette condizioni.
Un lungo tavolo, al centro della stanza, era apparecchiato come se fosse pronto per l'inizio di una cena.
C'era un camino acceso, alla destra della stanza con davanti dei divani. Su uno di essi sedeva un ragazzo, che girò la testa non appena sentì le ragazze entrare.
«Finalmente... ti stavamo aspettando!» disse Nathaniel con un sorriso sfacciato in viso, una volta in piedi e stringeva in una mano un calice, contenente del vino rosso mentre i suoi occhi erano fissi su Reina.
«Invisique» disse Dave con un sussurro, alle spalle delle ragazze e, non appena Reina avvertì la sua voce si girò di scatto notando, per un secondo, lui con le sue amiche scomparire, o meglio, diventare invisibili.
Ella schiuse le labbra avvertendo la paura trapassarle il petto, rigirandosi nuovamente verso Nate che, con ancora il suo sorriso beffardo in viso, la osservava quasi compiaciuto.
La ragazza avvertì la crudeltà del ragazzo che, scorreva incontrollata nel suo corpo, solamente a guardarlo negli occhi così decise, senza pensarci sù, di uscire da quella stanza ma lui, con uno scatto veloce, la fermò ritrovandosi faccia a faccia con ella, la porta al loro fianco si chiuse violentamente, emettendo un rumore assordante.
La ragazza fece un passo indietro deglutendo, senza abbassare lo sguardo da quello di Nate, qualcosa non le permetteva di distogliere gli occhi da quelli del ragazzo, i pensieri di lui erano troppo forti e duri che crearono malessere alla ragazza, facendole portare le mani alle tempie e massaggiarle, emettendo un gemito di dolore.
Tutto ciò, creato da un solo sguardo.
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