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19. L'eclissi totale di Luna continua

La quiete incombe quella notte in città, neanche un rumore di cinguettii avrebbe rotto tale silenzio.
La brezza notturna lasciava muovere i rami degli alberi emettendo piccoli suoni di tranquillità.
Era una notte in cui la Luna passa nell'ombra della terra, diventando color rosso sangue.
Era raro assistere ad un'arte simile: il sole che abbraccia la luna.
Una leggenda cinese narra di due amanti che non riescono mai ad unirsi: si chiamano notte e giorno.
Nelle magiche ore del tramonto e dell'alba gli amanti si sfiorano e sono sul punto di incontrarsi, ma non succede mai.
La leggenda afferma che gli Dei hanno voluto concedere loro qualche attimo di felicità: per questo hanno creato le eclissi.
Ma si deve scegliere, non si può essere entrambi: o sei giorno o sei notte.
E Reina, quella sera, scelse di essere la notte.

***

La ragazza correva senza sosta tra gli alberi del bosco, saltava qualche grande ramo evitando di cadere.
Dei rametti si rompevano sotto le suole delle sue scarpe, emettendo un leggero rumore.
Si guardava attorno mentre i capelli le ricoprivano il viso, gli occhi scavavano nell'oscurità in cerca di un vampiro.
Si fermò per un secondo, poggiando la schiena contro un albero, quello che sembrava essere un faggio europeo.

Il petto della ragazza si alzava incontrollato mentre il fiato le sembrava accelerare sempre di più.
Abbassò lo sguardo sulla pancia notando che una parte della felpa era strappata e che il tessuto era ormai sporco di sangue: «Cazzo...» sussurrò tra i denti con angoscia.
Deglutì spostando la stoffa ed emise, subito dopo, un gemito di dolore notando quanto grande fosse la ferita.

Del sangue rosso acceso continuava ad uscire, incontrollato, dal taglio procuratosi sicuramente da un ramo.
Si toccò nervosamente le tasche in cerca di un fazzoletto ma imprecò in silenzio, visto gli scarsi risultati di ricerca.
Rialzò lo sguardo, riportandolo sulla natura che la circondava chiedendo a se stessa dove fosse.
Non sapeva dove si trovasse, non vedeva nulla se non il buio assordante e la paura iniziò a prenderle il sopravvento.
Sussultò non appena sentì, alle sue spalle, un ramo spezzarsi.
Girò la testa di lato, sperando di intravedere qualcosa, portandosi una mano sulle labbra cercando di coprire il rumore del suo respiro affannoso.

«So che sei qui!» urlò Nate a pochi passi da lei. «Sento l'odore del tuo sangue!»
Reina non riusciva a vederlo ma, poteva giurare, che in quel momento Nate stava sorridendo.
La ragazza strinse gli occhi sentendo le lacrime minacciare di uscire, il suo corpo iniziò a tremare senza sosta mentre dei singhiozzi silenziosi si ripetevano nella sua gola.
Con la mano libera premeva sulla ferita che iniziò a crearle problemi: il sangue scorreva veloce sulla sua pancia fino ad arrivare ai jeans, sporcando una buona parte della stoffa.

Tirò un gran respiro e, con tutte le forze che le erano rimaste, riprese a correre cercando di allontanarsi da Nate ma il buio, non permise ai suoi occhi di vedere un tronco steso sul terreno, che ci inciampò cadendo sul pavimento.
Emise un gemito di dolore seguito da un urlo, sbattendo con il viso sulla terra fredda ed umida, una pietra abbastanza grande premeva sulla ferita, la quale si lacerò ancor di più per l'impatto.

La ragazza, ormai in preda al pianto, si girò lentamente di schiena sulla terra, tenendo gli occhi fissi sul cielo.
Delle stelle brillavano lì in alto accompagnate dal rosso della Luna, gli alberi alti si muovevano beati nella brezza lasciando cadere delicatamente a terra le foglie.
Reina si lasciò andare, per qualche secondo, a quel momento chiudendo gli occhi e schiudendo le labbra iniziando a respirare lentamente e a regolare il respiro mentre continuava a premere una mano sulla pancia.
Nathaniel, che l'aveva seguita per tutto quel tempo, si avvicinò lentamente alla ragazza con sguardo indifferente.

Le sue labbra quasi mostravano un sorriso compiaciuto mentre girava in tondo attorno la ragazza: «Un pò te lo sei meritato, tesoro!» esclamò lui ridacchiando.
La ragazza sussultò alla sua voce riaprendo lentamente gli occhi, cercò di alzarsi con il busto mentre con una mano si aiutava a strisciare all'indietro, cercando di allontanarsi.
Nate rise a quella scena e con uno scatto, si abbassò alla ragazza prendendola per una caviglia e tirandola a se.
Reina emise un piccolo urlo poggiando una mano, sporca di terra e sangue, contro il petto del ragazzo.

«Hai creato un grosso problema: prima cospargi di verbena tuo padre creandomi dolore, mi sono fatto molto male, sai Reina» spiegò il ragazzo prendendo con forza il viso della ragazza in una mano mentre, il suo tono di voce cambiò in due secondi, prima era pacato e calmo poi iniziò a diventare aspro, quasi pieno di odio. «Poi rendi incoscienti i miei amici ed infine, l'ultima ma non meno importante, liberi tua madre dopo che ti è stato specificato di non farlo» urlò a pieni polmoni il ragazzo, alzando la ragazza per le braccia e sbattendola contro un albero li vicino.

Reina cercò di spingere via Nate premendo il corpo contro il tronco dell'albero, abbassava continuamente la testa evitando le sue urla ma lui era più forte, premendo una mano contro il collo della ragazza, quasi a soffocarla.
«Devo ricordarti che si, potrai anche essere una strega intelligente perchè... ammetto che il tuo piano è stato un ottimo piano ma devo dirtelo: io sono sempre un passo avanti» sussurrò il ragazzo a denti stretti ad un centimetro dal suo viso.

Reina guardava il ragazzo piangendo, premeva le mani contro il petto di lui per spostarlo ma ricevendo solo scarsi risultati, la presa al collo si faceva sempre più forte mentre il respiro iniziava a mancarle.
Lo sguardo di Nate le creava paura, non lo aveva mai visto così e forse quella era la sua parte peggiore, quella di cui le avevano avvisata di stare attenta.
Nathaniel lasciò la presa mentre Reina si lasciò cadere, tranquillamente e nuovamente, sul terreno sfinita.

Il ragazzo si passò una mano sul viso mentre il sangue di Reina si cospargeva sulla sua pelle: sentiva le vene della ragazza pulsare in continuazione ed il suo sangue scorrere sempre di più dalla ferita.
Nate iniziò a respirare lentamente ma quell'odore si impossessò di lui: era così buono e genuino che non resistette più.
Con uno scatto veloce si riavvicinò alla ragazza rialzandola, la tirò a se avvolgendo un braccio attorno la sua vita e poggiando una mano dietro la sua nuca, le tirò leggermente i capelli facendole inclinare la testa di lato e così, dei lunghi canini affondarono delicatamente nel collo limpido della ragazza, iniziando a succhiarle lentamente il sangue.
Reina sgranò gli occhi a quella sensazione, sussultando e spalancò le labbra senza emettere un grido, iniziò a dimenarsi ma Nate continuava a stringere di più a se il piccolo corpo della ragazza.

Lei si sentì prosciugare lentamente mentre le lacrime continuavano a scorrerle incessantemente sul viso: «Nate fermati!» urlò con tutto il fiato che riuscì a prendere.
Egli si fermò staccandosi lentamente dal suo collo, schiuse le labbra, le stesse labbra che erano sporche del sangue di Reina, nel guardare il viso pallido della ragazza.
Reina non lo aveva mai chiamato Nate, per giunta, ella aveva specificato che non lo avrebbe mai fatto perchè loro non sarebbero mai stati amici.

«Reina...» sussurrò il ragazzo rendendosi conto di ciò che aveva appena fatto. «No no no» sussurrò in preda al panico mentre si lasciò cadere sulla terra tenendo il corpo della ragazza, ormai priva di sensi, tra le braccia.
Nathaniel si morse il polso poggiandolo successivamente sulle labbra della ragazza: «Avanti bevi!» imprecò lui, quasi disperato, accarezzandole lentamente i capelli.
Quella sera Nathaniel fece una scelta: scelse di essere il giorno.

***

I primi raggi del sole iniziarono a picchiettare sulla città, arrivò un nuovo giorno a Beacon Hills e i cittadini continuavano a vivere la loro vita, ignari di ciò che li circondava.
Nathaniel, ancora seduto sul terreno del bosco, teneva poggiata la schiena contro un tronco di un albero mentre, tra le braccia stesa sul suolo, stringeva ancora il corpo minuto della ragazza.
Teneva gli occhi chiusi mentre con una mano, come per tutta la notte, continuava ad accarezzare delicatamente i capelli di Reina.

I cinguettii dei primi uccellini lo fecero sussultare così, riaprì gli occhi guardandosi attorno confuso: non sentiva la stanchezza, era abituato a non dormire la notte, ma aveva un peso dentro che lo aveva perseguitato per tutto il tempo. Non intendeva fare del male alla ragazza, non voleva morderla ma Reina, con un solo sguardo, lo rendeva invulnerabile e questo lui lo odiava.

Il ragazzo abbassò lo sguardo su di lei: il suo respiro si era regolarizzato, le ferite si erano richiuse e il morso dal collo era sparito, era solo ricoperta di sangue e terra, sporca fino alle punte dei capelli.
Nathaniel sorrise appena notando quanta bellezza ci fosse in quella ragazza.
Le sue mani, anche esse sporche tra sangue e terra, percorsero lentamente il viso di Reina accarezzandone la pelle, delicatamente.
Nate decise di rimanere lì per tutta la notte, sapeva che se avesse riportato il corpo indietro, privo di vita, Deucalion non gliel'avrebbe fatta passare liscia.

«Reina!» un urlo maschile dal centro del bosco risuonò nel vuoto, creando eco.
Nathaniel sussultò sentendo, con il suo forte udito, delle voci basse che si stavano avvicinando sempre di più.
«Reina!» un altro urlo, questa volta da parte di una ragazza, riecchegiò nella testa del ragazzo decidendo così, di alzarsi lentamente e lasciare il corpo di Reina lì, steso sul terreno, privo di vita.

Le diede un ultimo sguardo per poi correre via, il più veloce possibile, lontano da lì.
Subito dopo, da dietro degli alberi alti, sbucò Stiles accompagnato da Malia e, sussultarono entrambi, accorgendosi del corpo nascosto da un cespuglio.

«Reina» sussurrò Stiles precipitandosi al fianco della sua ragazza.
«Oh mio Dio...» sussurrò Malia sconvolta, alla vista della sua amica in una pozza di sangue, si portò una mano sulle labbra incapace di fare qualcosa.
«Respira ancora...» con voce afona, informò Stiles dopo aver controllato il battito di Reina.
La prese delicatamente tra le braccia, alzandola da terra, iniziando a correre verso casa della ragazza.

Stiles, un ragazzo così magro e piccolo, riuscì a trasportare il corpo della ragazza per un lungo tragitto, correndo tra gli alberi e saltando qualche tronco... cosa riusciva a fare l'amore!
«Scott... Liam...» urlò in preda al panico Stiles, una volta uscito dal bosco ed avvicinandosi sempre di più alla casa.
Entrò finalmente nell'abitazione, dopo che Malia aveva aperto la porta, e poggiò il corpo sul divano del soggiorno.
I tacchi di Lydia scendevano velocemente al piano di sotto seguita da Allison e, non appena vide la sua migliore amica sul divano, si lasciò andare in un forte pianto, uno di quelli disperati, uno di quelli contagiosi.
Allison la seguì a ruota nascondendo il viso tra le braccia di Scott, il quale la stava abbracciando, e lui, con uno sguardo perso e confuso, guardava la scena inorridito.
Ma Reina era lì, nessuno poteva vederla, ma lei era lì:


«Perchè non riesco a svegliarmi?» domandò Reina, in piedi in un angolo del soggiorno, mentre guardava se stessa stesa sul divano.
«Devi volerlo tu» spiegò con tono dolce la madre mentre prendeva la mano della figlia.
In qualche modo, Reina era morta ed in quel momento si ritrovava in quel posto chiamato "l'altra parte".

Sorrise appena alla vista del padre al suo fianco, piangente mentre stringeva tra le mani quella della figlia.
«Perchè tu sei qui? Ti ho tirata fuori dal ciondolo...» disse con tono pacato Reina, mentre voltava lo sguardo sulla madre.
«Ho questo dono di vedere le persone morte, non è piacevole... il più delle volte» spiegò Evelyn tenendo lo sguardo fisso su Richard.
Ma le sue labbra calarono in un triste sorriso, quasi malinconico, non appena vide Deucalion entrare nel soggiorno: «Amore...» sussurrò mentre gli occhi della donna si riempirono di lacrime.

Reina guardò con sguardo interrogativo la madre ma, schiuse le labbra subito dopo, non appena si accorse che Deucalion era lì, a casa sua, con tutti gli altri.
Non riusciva a sentire nulla, riusciva solo a vedere così, mentre la curiosità cresceva nel suo corpo e mille domande minacciavano di uscire, chiuse gli occhi lasciandosi andare.

Reina aprì di scatto gli occhi mentre le sue labbra si aprirono per respirare dell'aria, quella che le era mancata per tutta la notte.
I suoi amici rimasero scioccati alla vista della ragazza riprendersi, quasi data per morta.
Richard, che in quel momento stava parlando con Deucalion, girò velocemente lo sguardo su sua figlia abbracciandola subito dopo.
L'uomo si sentì sollevato, per qualche momento, visto che il respiro della ragazza si era ormai fermato da un pò, insieme al cuore.

«Che è successo?» domandò con un filo di voce la ragazza, spaesata e confusa, sentendo la testa iniziarle a farle male.
Nessuno le rispose, chi abbassò lo sguardo, chi la guardò ancora confuso ma di spiegazioni, non ne volarono.
«È stato Nate» replicò Lydia posando lo sguardo su Alan, ignorando del tutto la sua migliore amica.
«Nessuno può dirlo per certo...» rispose Deucalion, in difesa del ragazzo, che non sapeva a cosa pensare.
«Io ne sono certo...» rispose Stiles con tono nervoso, avvicinandosi velocemente all'uomo. «Lui non era qui!»

«Ricordi qualcosa Reina?» domandò con tono soave Allison mentre mangiucchiava nervosamente le unghie.
Reina, ancora confusa, guardò tutti i presenti, uno ad uno, scrutandoli attentamente: «Non ricordo nulla!» mentì spudoratamente, una delle sue migliori specialità.
«Potrebbe anche essere stata Evelyn» ripetè Alan con calma, mentre guardava negli occhi Reina.

«Cosa c'entra mia madre?» domandò lei socchiudendo gli occhi.
«Reina, tua madre è una strega-vampira, la più forte e potente di tutti, una bravissima succhia sangue ed una perfetta succhia magia!» confessò Deucalion in preda al nervosismo mentre guardava sua figlia negli occhi.

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