10. La pietra delle streghe
«C'è qualcosa che non va, sarebbe già dovuta essere qui!» esclamò Lydia poggiando il fondo schiena ai margini di un mobile.
«Non c'è bisogno di agitarsi!» rispose Deaton avvicinandosi a Lydia.
Alan Deaton era il veterinario di Beacon Hills nonchè capo di Scott, era un uomo molto riservato stava sempre sulle sue ma se avevi bisogno di una mano, lui era l'uomo giusto.
Era un uomo affascinante, scuro di pelle ma non molto alto.
Lydia, con i suoi amici, erano alla clinica del Dr. Deaton aspettando notizie di Reina.
Era ormai calata la notte e delle nuvole grigie avevano ricoperto la città dando inizio ad un forte temporale.
Stiles, che era molto preoccupato, non proferiva parola.
Era alla porta con le braccia incrociate al petto a guardare fuori, con la speranza che da un momento all'altro, la ragazza sbucasse dall'angolo della strada.
Passarono secondi, minuti, ore ma Reina non dava segni di vita.
«Riprovo a chiamarla» disse Liam tirando dalla tasca destra dei jeans il suo cellulare.
Digitò il numero della ragazza per poi portare il dispostivo all'orecchio ma non appena alzò lo sguardo, tra il buio della notte, la nebbia, la pioggia e qualche raggio di luce da parte della luna intravide, dalla finestra, un ragazzo non molto alto che correva in direzione dello studio veterinario, con in braccio quello che sembrava essere un corpo.
«Oh mio dio, Reina!» esclamò Stiles aprendo velocemente la porta per permettere a Theo di entrare.
Quest'ultimo adagiò il corpo della ragazza, ancora priva di sensi, su un tavolo nel retro della clinica.
Liam gli diede il tempo di fare quell'azione per poi tirarlo dalla giacca di pelle e sbatterlo contro al muro: «Che cosa le hai fatto?» domandò il ragazzo urlando mentre stringeva tra due pugni il tessuto della maglietta di Theo.
«Lasciami spiegare Liam» disse il ragazzo al muro mentre cercava di liberarsi dalla presa di Liam, ma, lui non gli permise neanche di dire un'altra parola che gli sferrò un pugno in pieno viso lasciando cadere Theo sul pavimento.
«Perchè sta perdendo sangue dal naso?» domandò Scott mentre prendeva una pezza bagnata richiesta da Deaton.
«Se Liam lasciasse parlare Theo forse lo capirei!» esclamò Alan intento a pulire il viso di Reina.
Dalla tasca del camice, tirò fuori una piccola pila per poi puntare la luce negli occhi di Reina dopo averle alzato le palpebre.
Theo, ancora sul pavimento, si pulì quel poco di sangue presente sul labbro inferiore: «Eravamo al lago, poco fuori città» alzandosi iniziò a spiegare Theo. «Stavamo parlando, mi sono avvicinato per baciarla e dopo poco averlo fatto si è spostata, andando nella direzione opposta da dov'eravamo arrivati».
Stiles, a quelle parole, strinse le labbra facendo un passo verso il ragazzo ma Scott lo fermò tenendo lo sguardo fisso su Theo: «Continua».
«Il tempo di girarmi e lei era come se fosse scomparsa... metà del bosco era grigio, tirava un forte vento mentre dov'ero io era soleggiato, vento non ce n'era così ho fatto un passo verso quella direzione ma era come se non potessi andare oltre, poi ho sentito la testa girare e ho chiuso gli occhi ma nel momento in cui li ho riaperti, ho trovato Reina ai miei piedi priva di sensi!» concluse la sua spiegazione con lo sguardo fisso su Reina mentre i suoi capelli, bagnati e scompigliati per via del vento e la pioggia, gli ricoprivano la fronte.
«Non credo ad una sola parola di ciò che hai detto» sussurrò Stiles guardando il ragazzo con sguardo cupo.
Aveva gli occhi socchiusi e le sopracciglia quasi unite dal nervoso, passò la lingua tra le labbra inumidendole per poi avvicinarsi a Theo mentre il sangue gli ribbolliva in corpo, ma, un forte urlo fece piegare in due i presenti in quella stanza. Tranne uno.
Reina si era alzata di colpo con il busto, emettendo quell'urlo mentre stringeva gli occhi.
Aveva tutti i vestiti bagnati, compresi i capelli che andavano un pò per i fatti loro, tutti con piccoli nodi.
Aprì lentamente gli occhi mentre il suo corpo tremava leggermente, un pò per il freddo dei vestiti bagnati, un pò per la paura.
Guardò i suoi amici che rialzavano gli sguardi su di lei togliendo le mani dalle orecchie.
Alcuni la guardavano con gli occhi spalancati altri con le labbra spalancate e Lydia era li, che non si era mossa di un centimetro, a fissare la sua amica con sguardo perso mentre dalle orecchie le usciva del sangue.
Nella clinica, in quel momento, regnava il silenzio.
«S-Scott...» balbettando disse Reina mentre porgeva una mano in direzione dell'amico.
Lui si avvicinò all'amica prendendo la sua mano e spostandole qualche ciocca di capelli dal viso.
«Mi ha detto di dirti che è tornato» sussurrò la ragazza tra qualche ansimo di dolore mentre stringeva la mano del ragazzo.
«Chi è tornato?» domandò l'amico mentre faceva poggiare la testa di Reina al proprio petto. «Reina chi è tornato?» domandò nuovamente scuotendo appena l'amica, cercando di farla riprendere non appena notò che stava richiudendo gli occhi.
«Deucalion» sussurrò ma non appena finì di pronucinare quel nome, emise un piccolo urlo portando l'altra mano libera sul petto.
Deaton si avvicinò alla ragazza spostandole la mano e scoprendole la collana che, di seguito, spostò anche l'oggetto, notando al di sotto del ciondolo una bruciatura: «Chi le ha dato questa collana?» domandò Deaton osservando il ciondolo.
I ragazzi alzarono lo sguardo su Theo silenziosi che, sussultò, non appena un altro pugno gli arrivò in viso, questa volta da parte di Stiles.
***
Erano ormai le 4:00 di notte a Beacon Hills, con la pioggia ora, a farle compagnia, c'erano anche forti tuoni e lampi che illuminavano tutta la città.
Reina e i suoi amici erano intrappolati nella clinica veterinaria per via del tempo che non permetteva di raggiungere le macchine.
Reina era seduta su una sedia, con addosso una coperta e stringeva tra le mani una tazza di caffè.
Deaton le si avvicinò con passo lento sorridendole con le mani in tasca.
Prese una sedia per poi sedersi di fronte alla ragazza: «Sei cambiata dall'ultima volta che ti ho vista».
Reina, persa nei suoi pensieri, sussultò alla voce dell'uomo ed alzò lo sguardo sul suo viso, accennò un sorriso per poi annuire: «Spero io sia cambiata in meglio... chi è Deucalion?»
«Deucalion è l'alpha degli alpha... il più potente lupo mannaro di questi tempi ma sarà Scott a raccontarti delle vicende passate» disse Alan sorridendole per poi prenderle una mano e fare un grande respiro: «Sai Reina, la collana che tu porti al collo è un pezzo molto importante, era di una strega famosa che a sua volta ha dato a sua figlia, creando così generazioni e generazioni di streghe» spiegò Alan lentamente mentre gli altri ragazzi si aggiunsero ai due.
«Qual'è la sua storia?» domandò Lydia inarcando un sopracciglio, mentre guardava attentamente Deaton.
«L'onice nero è una pietra di origine vulcanica di colore nero, il suo nome deriva dal greco ὄνυξ ὄνυχο, letteramente unghia» iniziò a spiegare Alan. «La leggenda narra che cupido spezzò le unghie a Venere con una delle sue frecce mentre la Dea dormiva, le Parche le trasformano subito in pietre affinchè nessuna parte del divino corpo di Venere andasse distrutta.
Sin dall'antichità svariate culture l'hanno utilizzata per i fini più disparati e spesso legati alla divinazione, ad esempio ai Romani serviva per la produzione di sigilli e vari manufatti su cui solitamente poi venivano incisi i segni zodiacali, mentre successivamente durante il Medioevo veniva utilizzata dagli inglesi come amuleto per proteggersi dagli spiriti maligni.
Dati questi utilizzi magici la pietra era, ed è tutt'ora, conosciuta come pietra delle streghe; ha grandi benefici per quanto riguarda l'udito e per proteggersi dalle energie negative!» Alan concluse la sua spiegazione guardando dritto negli occhi di Reina, le sorrise per poi accarezzarle dolcemente una guancia.
«Credo sia arrivato il momento che tu sappia la verità Reina, ma non sarò io a dirtela» Alan parlava in modo calmo e pacato, Reina trovava affascinante il modo in cui quell'uomo raccontava determinate cose.
«Tu cosa sei?» domandò con un filo di voce la ragazza.
Alan ridacchiò abbassando per un momento il capo per poi prendere un gran respiro: «Sono un ex emissario dei druidi della famiglia Hale, ma sono anche un veterinario.»
***
L'alba era quasi giunta sulla città, la pioggia aveva cessato ma il cielo era ancora ricoperto da nuvole grigie.
Reina uscì dalla clinica dirigendosi verso la Jeep di Stiles ma quest'ultimo la fermò per un braccio.
La ragazza strinse le labbra sospirando subito dopo per poi girarsi verso il ragazzo, tolse il polso dalla sua presa per poi incrociare le braccia al petto, non lo guardava, teneva la testa bassa mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
Il petto le pesava come se in quel momento avesse una grande roccia addosso, aveva ancora i vestiti zuppi, i capelli invece erano asciutti ma tutti in disordine.
«Reina...» sussurrò il ragazzo cercando di alzarle il viso ma lei non voleva farsi guardare, spostava in continuazione la testa finchè Stiles, con determinazione, non le prese il viso tra le mani costringendo la ragazza a guardarlo.
Lei schiuse le labbra non appena i suoi occhi incrociarono quelli del ragazzo e per un momento si sentì leggera, come se quella roccia si fosse spostata dal suo corpo.
Sentiva lo stomaco stringersi e il fiato rallentare, il contatto delle mani del ragazzo sul suo viso la fece rabbrividire, non aveva mai provato quelle sensazioni di fronte a qualcuno, sopratutto se quel qualcuno era Stiles.
Guardava attentamente il viso del ragazzo ovviamente preoccupato.
Stiles, a sua volta, schiuse le labbra guardando la ragazza, i suoi pollici accarezzavano lentamente le guance asciugandole qualche lacrima.
Reina in quel momento non pensava a nulla, liberò la mente, la verità che doveva sapere non le risuonava più nella testa, la paura sparì e non le importava di chi ci fosse intorno a loro.
Poggiò una mano dietro la testa del ragazzo tirandolo in basso verso di lei e lo baciò.
Non fù un semplice bacio, uno di quelli che si erano dati nei giorni precedenti, no, fu più un bacio di desiderio, con passione, si desideravano entrambi e questo era evidente a tutti.
La ragazza chiuse gli occhi e lui fece lo stesso tirandola a se per i fianchi.
Deaton si avvicinò a loro tossendo e quasi con imbarazzo disse: «Mi spiace disturbarvi ma dobbiamo andare».
***
Stiles frenò la Jeep di fronte casa di Reina e spense il motore, sospirò per un secondo per poi guardare Reina.
«Vieni anche tu» disse lei guardando il ragazzo al suo fianco.
Lui annuì scendendo poi dalla macchina, stessa cosa fecero anche Deaton e Reina.
La ragazza prese la mano di Stiles entrando in casa sua per poi raggiungere la cucina.
Richard era lì con il telefono tra le mani che digitava nervosamente qualcosa sullo schermo.
Sul suo viso si poteva facilmente notare un misto di preoccupazione e disperazione.
«Papà...» disse lei una volta varcata la soglia della cucina, fermandosi subito dopo.
Guardava il padre che si girò di scatto al richiamo stringendo ancora la mano di Stiles.
«Reina...» sussurrando, disse lui avvicinandosi alla figlia ma si fermò non appena notò apparire alle spalle dei due ragazzi, Alan Deaton.
Richard schiuse le labbra alla vista dell'uomo e fece un piccolo passo indietro.
«Richard, da quanto tempo!» disse Alan sorridendo e superando i due ragazzi fermandosi poi di fronte a Richard mentre aveva dietro la schiena le braccia incrociate. «Credo sia arrivato il momento che Reina venga a conoscenza della verità!»
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