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We.


"Why can't you hold me in the street?
Why can't I kiss you on the dance floor?
I wish that it could be like that
Why can't we be like that?
Cause I'm yours"

Abigail in quel periodo era spesso stanca, ma non di lui.
Di Salvatore non si stancava mai.

Stava bene, era felice però c'era una cosa che la preoccupava e quella cosa era Antonella.
Chi era Antonella?
Era il nome che Giulia aveva deciso di dare a sua figlia.

Sì, aveva scelto Giulia da sola, per Salvatore poteva chiamarsi anche Ugo, non gliene fregava un cazzo.
Almeno per ora.

Il suo unico interesse adesso era la ragazza che stava baciando, era la ragazza che gli aveva stravolto la vita.
La ragazza che, inconsapevolmente l'aveva salvato, la ragazza che aveva imparato ad amare.

Quel sentimento tanto incasinato che entrambi provavano non poteva avere nessun altro nome se non 'amore'.
Loro si amavano, eccome se si amavano.

Si amavano con lo sguardo quando restavano a guardarsi negli occhi senza dire nulla.

Le persone che si amano non hanno bisogno di parole per capirsi.

Si amavano con i gesti quando si tenevano per mano, quando si abbracciavano stringendosi tra loro, quando si accoccolavano l'uno all'altro, quando si baciavano.

Ogni loro azione sembrava voler urlare 'ti amo'.

Solo che non se lo dicevano spesso, anzi, forse non si erano mai detti quelle due parole ma non serviva.

Abigail e Salvatore sapevano di amarsi, nonostante tutti lo ritenessero impossibile.

Avrebbero tanto voluto potersi mostrare al mondo così com'erano e lui l'avrebbe anche fatto, se ne fotteva del pensiero degli altri ma lei no.
Lei ne aveva paura e lui non avrebbe mai fatto nulla per farla stare male.

Abby si staccò dalla lunga serie di baci e appoggiò la testa al petto di lui sentendosi stringere dalle sue braccia.
Amava stare così, amava la sensazione che sentiva quando era con lui, come se nulla potesse ferirla.
Si sentiva protetta.

"Dove andiamo?" Chiese lei.
Le aveva promesso che l'avrebbe portata via e aveva promesso a se stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderla felice.
"Dove vuoi piccolina" rispose mentre si passava le ciocche di capelli della ragazza tra la mano.
"Fosse per me potremmo andare anche a Las Vegas, mi basta stare con te"
Fino a qualche mese fa non avrebbe mai detto una frase simile, non avrebbe nemmeno immaginato di dirlo ma con lui era diverso.
Con lui sentiva di poter dire e fare qualsiasi cosa.
"Allora andiamo a Las Vegas"
"Non devi prendere sul serio tutto ciò che dico" disse lei voltandosi verso di lui e lasciandogli un bacio a stampo.
"Allora dimmi dove vuoi andare, andiamo dove vuoi.
In Australia no, ci sono gli animali strani"
Abigail rise a quella frase e lui sorrise.
"E se restassimo in Italia? Io non lo so l'inglese"
"Va bene" rispose dandogli un bacio sulla fronte.
"Andiamo a Padova!" propose lei sorridendo.
"Perché proprio Padova?"
"Non lo so, sentivo mia mamma parlarne e ho sempre voluto andarci"
"Va bene, andiamo a Padova"
La baciò ma il loro bacio venne interrotto dal telefono di Abigail che suonava, sbuffò staccandosi dal suo ragazzo e rispose.

"Abigail devo dirti una cosa, è tanto che devo dirtela mi dispiace aver aspettato così tanto scusa ma mi vergognavo"
Era Alan.
"Hey, calmati, cosa c'è?"
"Ti ricordi quando da piccola ti incazzavi con la mamma perché non ti comprava il gelato?"
Lei mugoló per incitarlo a continuare.
"Ecco, in realtà te lo comprava...però lo mangiavo io prima che arrivassi"
Rimase in silenzio per qualche secondo.
"Alan sei una merda! Pensavo che mi odiasse!"
"Scusa..." disse con un tono di voce dolce.
Lei riattaccó il telefono senza rispondere e riportò la sua attenzione su Salvatore.
"Che succede?" Chiese lui.
"Alan mi mangiava il gelato" si lamentó mettendogli le braccia attorno al collo e nascondendo la testa nell'incavo del suo collo.
Lui rise leggermente stringendola a se.
"Sei così tenera, sembri una bambina quando fai così" disse accarezzandogli i capelli proprio come se fosse una bambina.
"La tua bambina"
Lo guardò negli occhi sorridendo, poi mise il broncio.
"Però anch'io lo volevo il gelato."
"Andiamo a prenderlo?"
"Siiii"
Si alzò dalle sue gambe saltellando, lui si alzò dopo poco sorridendole.

Uscirono di casa, anche se purtroppo quando non erano a casa stavano sempre leggermente distanziati.
Non volevano gli sguardi della gente addosso.

Per questo non uscivano praticamente mai e se lo facevano era sempre di sera.

A volte scherzavano anche sulla loro differenza d'età, mentre per tutti era un problema per loro era una cosa bella, unica, speciale.

Salvatore le prese il gelato e glielo porse.
"Grazie papà" rise prendendolo, lui la guardava dolcemente sorridendo.

Stavano fottutamente bene quando erano insieme, si completavano.

Erano due pezzi dello stesso puzzle che combaciavano perfettamente.

Andarono nel 'luogo segreto' di Abigail, dove nessuno poteva trovarli.

Restavo lì, abbracciati e in silenzio ad ascoltare i loro respiri e i loro cuori battere all'unisono.

Non era più un suono triste, era un suono bellissimo.

"Non ricomincerai a drogarti, vero?" Chiese lei interrompendo il silenzio.
Lui scosse la testa.
"No, almeno ci provo"

Non c'era nemmeno più l'eroina a dividerli, erano loro e basta.

Il telefono di Salvatore suonò, lui si allontanò da Abby leggendo il nome sullo schermo e sbuffò.

Lei lo guardò per capire chi fosse.
"È Giulia" disse alzando gli occhi al cielo.
"Rispondi..." pronunciò quella parola quasi come se gli stesse chiedendo il permesso e lui fece come aveva detto.

"Sal, ti prego vieni, ho bisogno di te" era in lacrime.
"Cosa c'è?"
"Penso che mi si siano rotte le acque"

I miss hiiiiiiiiiiim
No vabbeh, che palle sta Giulia, mica aveva altri momenti per far nascere sua figlia?
No comment.
Ho cambiato di nuovo la copertina e sta volta non la cambio più, who cares.
È un po' più corto del solito ma è normale perché ci stiamo avvicinando alla fine, sad bea.
Non odiatemi.
Mi eclisso, bacini.
Ciaone <\3

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