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Number.

Giulia: un nome e tante rotture di coglioni.
É così che l'aveva classificata Salvatore, ovvero il 'suo ragazzo'.
I due non stavano insieme ma si amavano, diceva lei.
Ovviamente erano tutte cazzate, lui la odiava però a volte le faceva comodo.
Lei lo usava per sfruttare i suoi soldi e, forse, dopo tutto questo tempo aveva anche iniziato a provare qualcosa.

“Ti ho visto ieri, sai?” Disse la bionda con la sua solita vocina stridula.
“Mh, bene.” Annuì il ragazzo affianco a lei senza distogliere l'attenzione dal suo cellulare.
“Salvatore.” Si lamentò lei “Guardami quando ti parlo.”
Lui alzò lo sguardo disinteressato.
“Sto bene anche senza vederti, grazie.”
“Certo, adesso preferisci le ragazzine.”
Bloccò il cellulare portando l'attenzione alla ragazza.
“Le ragazzine?”
“Abigail.” Rispose semplicemente lei.
“Pensi davvero che tra me e Abby possa esserci qualcosa?” Chiese sbuffando.
“Certo che no, perché tu ami solo me vero?”
Sorrise sedendosi sopra di lui e mettendogli le braccia attorno al  collo sorridendogli maliziosa.
“No Giulia, perché abbiamo diciannove anni di differenza e adesso levati, grazie.”
Dopo quella frase la spostò 'delicatamente' alzandosi dal letto e uscendo dalla casa della bionda.

A lei questo comportamento non andava bene ed era intenzionata a fare qualsiasi cosa pur di riavere il ragazzo di una volta.
All'inizio della relazione a lui importava di lei, anche se poco, e non si sarebbe mai permesso di farla soffrire in qualsiasi modo; ora poco gli importava se soffriva oppure no, non si preoccupava di se stesso figuriamoci degli altri.

Giulia aprì l'enorme armadio nella sua stanza e prese un vestito a caso, fin troppo corto, e un paio di calze per non avere freddo; si vestì in fretta per poi uscire di casa sperando di incontrare la figlia di quella ragazza che tanto odiava: Aurora. Salvatore non era a conoscenza dell'odio che la bionda provava verso quella ragazza, sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.
Nessuno poteva permettersi di trattare male Aurora in presenza di Salvatore, o perlomeno non gli conveniva.

I pensieri di Abigail, nel frattempo, venivano interrotti dalla voce del professore di fisica che, quel giorno, aveva deciso di romperle i coglioni.
“Signorina Burci, ha consegnato l'ennesima verifica in bianco.”
“Lo so.”
“Cosa pensi di fare al riguardo?”
“Probabilmente un cazzo.”
Rispose scocciata.
“Abigail mantenga un linguaggio appropriato!”
Alzò il tono di voce visibilmente irritato da quella risposta.
“Se lei non mi rompesse i coglioni avrei un linguaggio appropriato.”
Il professore non rispose, anzi, non ebbe il tempo poiché la campanella dell'ultima ora suonò facendo uscire tutti gli studenti dall'aula.

Ora, come se non bastasse, Abigail si ritrovava Thomas davanti che le diceva smancerie diabetiche.
“Hai da fare oggi?” Le chiese lui.
“Sí.”
Il ragazzo sospirò sconsolato.
“Non posso avere neanche una possibilità?” Continuò poi riferendosi ad una possibilità per stare con lei.
La ragazza stava per rispondere quando venne interrotta da una mano che le afferrò il braccio facendola voltare.
“Che cazzo vuoi biondina?” Sbottò la mora.
“Stai lontana da Salvatore.”
Abby aggrottò le sopracciglia non capendo a cosa si riferisse.
“Non far finta di niente ragazzina, lui è mio.”
“Guarda che lui ti odia.” Trattenne una risata nel dire questa frase.
“Non sono cose che ti riguardano.”
Giulia se ne andò senza lasciare la possibilità alla 'ragazzina' di ribattere.
“Abigail...” La chiamò Thomas che aveva assistito a tutto “Stai frequentando Salvatore? ”
“Anche se fosse?”
“O mio Dio, tu sei pazza! Lo sai com'è, e poi stava insieme a tua madre.”
“Non me lo ricordare, cosa ci trovasse in lei non lo so.”
Si chiese Abby con un'espressione di disgusto all'idea di sua madre e Salvatore insieme.
“Tu e tua madre siete uguali.”
Thomas ricevette un occhiata omicida dalla ragazza che nel frattempo era giunta davanti casa.
“Puoi andartene, anzi mi faresti un favore se lo facessi, ciao.”
Lui provò ad abbracciarla ma fu respinto e congedato con un 'Ciao' più marcato.
Entrò nella tanto odiata casa, Aurora ovviamente, la salutò.
La figlia non ricambiò il saluto ma rimase a guardarla.
Nella sua mente affioravano le immagini di sua madre e Salvatore.
Loro che si baciavano, che si amavano.
“Abigail tutto okay?”
“Hai ancora il numero del tuo ex migliore amico?
Chiese Abigail allungando il suono della parola 'migliore amico'.
“Perché lo vuoi?”
La mora sbuffó.
“Non rompere i coglioni, dammelo e basta.”
Aurora non rispose, si limitò a prendere il cellulare e a dettarle il numero.
Sorrise salvando il contatto poi si chiuse in camera, meno vedeva la sua famiglia meglio stava.
Aprì Whatsapp pensando a cosa scrivergli e iniziò a digitare il messaggio.

"Amore?" La voce di Sascha interruppe il silenzio che si era creato in casa.
"Dimmi.” Rispose Aurora andando da lui e trovandolo intento a cercare qualcosa in un cassetto.
"Hai visto la mia felpa?"
"Quale ?"
"Quella bianca e nera." Si voltò squadrando la moglie da capo a piedi.
Lei lo guardò perplessa rendendosi conto solo dopo che stava indossando proprio la felpa che cercava
"Oh, scusa la levo subito, me l'ero messa perché aveva il tuo profumo"
Iniziò a sfilarsi la felpa per ridargliela quando lui le prese i polsi e le sussurrò.
"Stai bene con i miei vestiti"
Aurora arrossì.
“Anzi” Si corresse poi “Stai bene con tutto”

Che carini i capitoli brutti.
Non odiatemimi ha obbligata Aurora a pubblicare sto schifo.
Anyway, domani sono all'ospedale e visto che la non c'è connessione e dovrò starci parecchio scriverò: preparatevi al disagio.
Ora torno a deprimermi.
Ciao personcine carine. *emoticon a caso*




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