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Hero?

“I can't be your Superman but for you I'll be your superhuman.”

Le nuvole di fumo che uscivano dalle labbra di Abigail creavano un contrasto perfetto con le pareti nere della sua camera, facevano sembrare il tutto più cupo e tetro.
Qualcuno bussava con insistenza alla porta senza ricevere risposta dalla mora che sapeva benissimo di chi si trattava: suo padre non avrebbe di certo bussato, Aurora non la cercherebbe almeno che non sia indispensabile; doveva essere per forza suo fratello.
Si alzò dal letto andando ad aprire la porta.
“Alan, che cazzo vuoi?” Sbottò lei.
“Sono tre giorni che non esci, non vai a scuola, sei sempre chiusa qui! La mamma è preoccupata.”
Abigail tornò nel suo letto.
“Quindi?”
“Cos'hai?” Le chiese il fratello sedendosi accanto a lei che lo guardò confusa.
“Nulla.” Rispose buttando la sigaretta ormai finita e prendendone un'altra poco dopo.
In realtà dietro quel 'nulla' erano nascoste fin troppe cose.
“Sei agitata, cosa hai fatto?” Continuò Alan prendendo la sigaretta della sorella per impedirgli di fumarla.
Sul volto di Abigail si formò un sorriso malizioso.
“Vuoi provare a fumare?”
L'espressione del biondo prese la piega della paura, non aveva mai pensato nemmeno lontanamente di fumare.
“Ovviamente non ne hai il coraggio, che sfigato.”
Lei stava per riprendersi la sigaretta quando lui la portò alle labbra aspirando e iniziando a tossire senza sosta provocando una risata da parte della sorella.
“Ti dovrò insegnare a fumare.” Disse cercando di trattenere la risata.
“No, preferisco evitare.” rispose smettendo di tossire “Però almeno hai sorriso.”
“Da quando ti importa?”
“Da sempre, sei pur sempre mia sorella.”
Lui la abbracciò, lei non ricambiò l'abbraccio ma il fatto che non avesse rifiutato era già molto per lui.
“Non hai intenzione di dirmi cos'hai, vero?”
Abigail scosse la testa poi si alzò dal letto prendendo il fratello per mano.
“Vieni con me.”
Lui esitò un momento, lei non aveva mai fatto nulla di simile, anzi.
“Dai, fidati di me.”
Annuì flebilmente mentre lei lo trascinava fuori dalla stanza.

Durante il tragitto lui continuava a chiedere dove fossero diretti non ricevendo risposta dalla ragazza.
Lei voleva far cambiare il fratello, fargli abbandonare quella parte da ragazzo troppo buono.
“Vedi quella ragazza?” Abigail indicò una ragazza dai capelli ramati che stava seduta ai piedi di un albero con un libro tra le mani.
“Sí, è carina.” Rispose.
“Lo so, vai e conquistala.”
Alan cercò di ribattere ma lei lo spinse dalla ragazza costringendolo ad iniziare una conversazione.

Si accese una sigaretta restando a guardare il fratello che cercava di fare colpo fino a quando la sua attenzione non fu attirata da una voce familiare

“Andiamo, è come sua madre: una puttana.”
Abigail iniziò ad origliare la conversazione.
“Poi ha solo diciassette anni, è solo una bambina viziata.”
La mora dovette trattenersi dal picchiare Giulia sentendo queste parole uscire dalle sue labbra.
“Sì, stasera lo vedo e lo convincerò ad evitare quella troietta.”
Concluse la telefonata con un 'Ciao cucciola' e Abigail iniziò ad indagare per scoprire dove si sarebbero incontrati i due, dimenticandosi momentaneamente del fratello.

'Dove vi trovate tu e Giulia stasera?'
La risposta arrivò dopo pochi secondi.
'Abigail, ne abbiamo già parlato.'
'Zitto e rispondi.'
Ovviamente il fatto che lei provasse un qualche strano interesse per Salvatore non significava che con lui sarebbe stata gentile.
'Il tuo piano non può funzionare.'
'Tentar non nuoce, non hai nulla da perdere.'
'Sei testarda, mi piaci.'
Questo messaggio fece sorridere inconsapevolmente Abby e l'indirizzo con l'orario dell'appuntamento la fece sorridere ancora di più.

Stava per tornare da Alan ma, vedendolo baciare la ragazza di prima, pensò di lasciarli soli così gli scrisse un messaggio dove diceva che era tornata a casa poiché doveva fare qualcosa di più importante.

Una volta tornata a casa iniziò la fase 'Devo rendermi presentabile', cosa che lei non sapeva fare.
Chiamò Anna che, facendo una scuola di estetica, se la cavava piuttosto bene con trucco e cose varie.
Ovviamente iniziò a riempire Abigail di domande.
“Ti sei innamorataaaa, o mio Dio! Chi è il fortunato?”
“Anna, devi solo truccarmi e trovare qualcosa da farmi indossare, niente domande.” Sottolineò poi continuò “e non sono innamorata.”
“Certo, poi voglio i dettagli eh” Nel voltò di Anna si formò un sorriso malizioso che venne spento da un “No.” secco di Abby.

Dopo circa due interminabili ore di 'Che schifo' e 'Non mi metterò mai un vestito rosa' finalmente Abigail era pronta.
Indossava un vestito con un top verde scuro che le valorizzava il seno e una gonna lunga di seta nera.
“Vai e fallo innamorare di te, sei bellissima.”
“Anna, non sono innamorata e lui non deve innamorarsi.”

Prese una borsa in cui mise l'IPhone e uscì di casa qualche minuto prima rispetto all'arrivo di Giulia, come aveva detto Salvatore.
Iniziò a mordersi incessantemente le labbra presa dall'ansia: aveva paura di venire nuovamente rifiutata, per questo aveva cercato di rendersi più bella possibile.
Si avvicinò a lui titubante che, appena la notò, rimase a bocca aperta.
“Cazzo, sei bellissima.”
“Lo so” sorrise soddisfatta.
“Giulia sarà qui tra pochi minuti, cos'hai intenzione di fare?”
Chiese lui avvicinandosi a lei e mettendole le mani sui fianchi costringendola a mantenere i loro corpi ad una distanza quasi nulla.
Questo contatto fece aumentare i battiti cardiaci della mora che, insicura, avvicinava lentamente il volto a quello del ragazzo, lui le accarezzò il viso annullando la distanza tra le loro labbra.
Ogni contatto provocava centinaia di brividi ad Abigail che stava provando emozioni della quale non conosceva l'esistenza.
Le labbra dei due si muovevano all'unisono e loro lingue si sfioravano delicatamente.

Quel momento perfetto venne interrotto da alcuni suoni sconnessi tra loro provenienti da un'insopportabile biondina.

“S-Salvatore” balbettò lei incredula “c-cosa stai facendo? ”
“Stavo baciando Abby, mi sembra ovvio.” Rispose avvicinando la mora a lui.
“Lei è solo una ragazzina! È una puttana, come sua madre!”

Lui si allontanò da Abigail prendendo il polso di Giulia e stringendolo.
“Che cazzo hai detto su Aurora?!”
Lei non rispose.
“Parla, cagna.”
Sul polso della bionda iniziò a formarsi un quasi impercettibile livido.
“Nulla...” rispose con un sussurro.
“Bene, adesso vattene.”
Giulia squadró Abigail per poi girarsi e andarsene.

“È bello il modo in cui difendi mia madre, dopo tutto quello che ti ha fatto tu sei ancora una specie di eroe per lei.”
Ammise Abby tenendo lo sguardo basso.
Salvatore le alzò delicatamente il volto facendo in modo che si guardassero negli occhi.
“Posso essere anche il tuo eroe.”
Disse per poi baciarla nuovamente e, questa volta, nessuno poteva interrompere quel bacio.

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