Call.
"I only call you when it's half past five
The only time that I'll be by your side I only love it when you touch me, not feel me When I'm fucked up, that's the real me"
Lo schermo del telefono di Salvatore era costantemente illuminato dalle notifiche di Giulia.
Da giorni provava insistentemente a chiamarlo senza ricevere risposta da lui che aveva di meglio da fare.
I suoi rapporti con Abigail stavano iniziando a cambiare, lui stava cambiando.
La cosa non gli piaceva, non voleva che lei si innamorasse davvero, stranamente non voleva farla soffrire.
Gli importava di lei, di quella ragazzina che inizialmente serviva solo per liberarsi della sua presunta ex.
Voleva proteggerla, voleva che fosse solo sua.
Tutto questo era maledettamente sbagliato, illegale, pazzo, e qualsiasi altro aggettivo vogliate mettere.
A lui non fregava un cazzo ma non poteva rovinare la vita a lei.
Proprio per questo pensò che forse valeva la pena cercare di evitarla, in qualche modo, bisognava solo trovare la scusa adatta per lei.
Abigail era sempre con lui, spesso non andava nemmeno a scuola.
Il suo unico interesse era Salvatore, soprattutto ora che aveva abbandonato quasi completamente il suo lato da 'stronzo menefreghista'.
Ad Abby invece era sempre importato di lui, anche quando non si frequentavano.
È sempre stata attratta, in qualche modo, dal velo di mistero che si era creato attorno a lui e farne parte, adesso, era la cosa migliore che potesse desiderare.
Non avrebbe voluto uscire dalla sua vita, lei voleva aiutarlo.
Voleva che, un giorno, loro due potessero esser felici, insieme.
Come una coppia normale, anche se di normale c'era ben poco.
Quel giorno, dopo una settimana di assenze, si era presentata a scuola.
Le avevano detto che quasi sicuramente sarebbe stata bocciata per le assenze, poco le importava.
Aveva di meglio da fare.
Le ore scolastiche erano una tortura, soprattutto se pensava che invece di essere li sarebbe potuta stare con il ragazzo che amava, a baciarlo e abbracciarlo.
Quando, finalmente, la campanella suonò si affrettò ad uscire da quell'inferno, guardò attorno a se e sorrise avvicinandosi a lui.
Gli mise le braccia attorno al collo e si alzò sulle punte dei piedi lasciandogli un piccolo bacio a stampo sulle labbra, lui le cinse la vita con le sue braccia.
Tutti gli sguardi erano puntati verso di loro ma a chi importava? A loro no di certo.
Era come se tutto sparisse, c'erano solo Abigail e Salvatore.
"Andiamo? Ci sono troppi coglioni che ci guardano qui" le chiese lei, senza distanziarsi troppo dal ragazzo.
"Sì, forse è meglio" ci pensò lui ad allontanarsi ma poi si affrettò a creare altri contatti con lei mettendole un braccio attorno alle spalle e tenendola vicina a lui come se temesse che qualcuno potesse portargliela via.
Una volta arrivati a casa di Salvatore, che ormai era anche un po' casa di Abigail, avevano passato il tempo a baciarsi, senza nessuno che li guardasse questa volta.
"Stai provando a smettere?" chiese lei interrompendo uno degli innumerevoli baci, lui non rispose facendo riunire le loro labbra.
Abby capì il perché della sua azione: non aveva nemmeno pensato di smettere di drogarsi.
Lo allontanò leggermente da lei, voleva affrontare il discorso nonostante lui non volesse.
"Sal, ti prego, perché non vuoi nemmeno provarci?"
"Sembri tua madre quando fai così" rispose acidamente, lei abbassò lo sguardo.
Non era come sua madre, non lo avrebbe mai lasciato, non avrebbe mai preferito un altro.
"Rispondi alla mia domanda" sussurrò tenendo lo sguardo basso.
"A cosa servirebbe? A nessuno importa, me per primo. È troppo tardi ormai"
Ci fu qualche minuto di silenzio, Abby per la prima volta stava capendo veramente in cosa si era immischiata.
"La settimana prossima è il mio compleanno, divento maggiorenne sai?" iniziò a parlare senza però guardarlo "Non saremo più illegali" sorrise a quell'affermazione "Insomma, saremo normali, più o meno"
Lui sospirò.
"Abby, forse sarebbe meglio finirla" si voltò di scatto.
"C-cosa?" la sua voce tremava, stava lentamente entrando in panico.
"Lo sai cosa, parlo di noi"
"In...in che senso finirla?"
"Non sentirci, non vederci, non frequentarci"
Per qualche secondo Abigail non riuscì a parlare, non capiva il perché della sua decisione.
Cosa aveva sbagliato?
Voleva solo aiutarlo, non lasciarlo morire davanti ai suoi occhi.
Era stato questo il suo errore?
Ormai si frequentavano da più di un mese, cos'era cambiato da allora?
Abby sapeva che lui a volte vedeva Aurora ma non le importava, almeno non fino a quel momento.
Probabilmente era colpa sua, pensò.
Era colpa di sua madre che da anni ormai le rendeva la vita infelice.
Lo liquidò con un 'scusa' anche se, in realtà, non sapeva per cosa si stava scusando, e uscì da quella casa.
Ogni passo che faceva la distruggeva, come se perdesse dei pezzi del suo cuore, della sua anima.
Tutto ciò che la rendeva felice era rimasto dentro a quella maledetta casa e si allontanava sempre di più da lei.
Si sentiva vuota, distrutta, incompleta.
Lei non era nulla senza di lui, avevano imparato ad accettarsi nonostante la loro relazione fosse una pazzia.
Avevano imparato, in qualche modo, ad amarsi, o almeno così credeva lei.
Era tutto finito?
In quella casa, nel frattempo, c'era quello stupido telefono che continuava a suonare.
Il nome sullo schermo era sempre lo stesso: Giulia.
Dopo dieci minuti Salvatore decise di rispondere.
"Che cazzo vuoi?"
"Sono incinta"
NON ODIATEMI.
Il capitolo è corto, lo so, ma non sto bene.
Stamattina ero all'ospedale e meno resto vicina a smartphone o PC meglio è.
Scusate :(
Vado che sto morendo dal male
Ciaone <\3
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