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Tonight you're mine.

La coccolava, la baciava, l'amava.

Così, Salvatore, riusciva a far passare le crisi d'astinenza ad Abigail.
Era una cosa abbastanza strana: non aveva bisogno di medicine, di droga, aveva soltanto bisogno del suo amore, della sua presenza.

Non appena le passò la crisi alzò leggermente il busto per poter osservare meglio il ragazzo che stava accanto a lei e fino a poco fa le teneva la testa appoggiata al suo petto.

Lui la guardò confuso, Abigail si mise a cavalcioni sopra di lui.

Era ancora più confuso.

"Abby...cosa-" lo interruppe con uno 'sshhh' e serrandogli le labbra con l'indice.

"Voglio che tu sia felice, completamente" sussurrò avvicinandosi al suo viso per mordergli il labbro.
Nel momento in cui si avvicinò mosse leggermente il bacino, un movimento piccolo che però bastò a far trattenere il respiro a Salvatore.

"Abigail...non devi, io sono felice lo stesso"

"Ma io lo voglio" ribattè lasciandogli dei baci umidi sul collo e continuando a muovere il bacino facendo scontrare le loro intimità coperte solo da un leggero strato di tessuto.

"Insegnami, insegnami come si fa" si fermò per guardarlo negli occhi, si guardarono per un po'.
Salvatore voleva assicurarsi che lei fosse pronta, che non lo facesse per distrarsi dall'eroina, per lui e basta.
Voleva che lo facesse per se stessa, soprattutto.

Vide una scintilla di eccitazione negli occhi della ragazza sopra di lui, lo guardava quasi supplicante.

Le mise le mani sui fianchi e, passando ogni tanto nel suo sedere e stringendolo, iniziò a guidarla nei sui movimenti.

Più Abigail iniziava ad essere sicura delle sue azioni più i mormorii che uscivano dalle labbra di Salvatore aumentavano, e questo le piaceva.

Le piaceva sapere che era lei la causa del suo piacere.

Iniziò a muoversi indipendentemente con le mani del ragazzo che vagavano nel corpo di lei.

Le tolse la maglia bianca, l'unico indumento che aveva addosso ad eccezione dell'intimo poi la fermò.

La spostò delicatamente sotto di lui baciandola appassionatamente.

Lei si lasciava comandare da lui, si fidava ciecamente.

Baciò ogni singolo centimetro della sua pelle, le labbra, il collo, il seno, la pancia, l'inguine.

Si concentrava di più nei suoi punti più sensibili lasciandole di tanto in tanto un succhiotto, un chiaro segno che lei era sua.

Abigail teneva le mani sui suoi capelli, li stringeva mugolando per il piacere che le provocava il passaggio delle sue labbra e della sua lingua umida sulla pelle.

Risalì lentamente e la guardò con un leggero sorriso in volto.

Il suo sguardo lo supplicava di continuare, ne aveva bisogno.

Aveva bisogno di sentirsi sua, in ogni senso possibile.

“Sei sicura?” le chiese, lei annuì mentre cercava di controllare i brividi provocati dalla mano di Salvatore che vagava in direzione della sua intimità.

“Però se ti faccio male me lo dici” indugiò giocando con l'orlo delle mutande, fradice, della ragazza.

“Sì” ansimò inarcando leggermente la schiena.

Iniziò, da sopra quel tessuto, a fare piccoli cerchi sul clitoride di lei che, nonostante cercasse di trattenersi, ogni tanto si lasciava sfuggire qualche gemito.

Dopo qualche secondo provò ad inserire una delle sue dita nella cavità di Abigail, ogni suo movimento era fatto con estrema lentezza per non cercare di farle male.

Eppure il modo in cui lei rispondeva alle sue azioni, i suoi gemiti, sembravano dire tutt'altro.
Non voleva che facesse piano, che fosse delicato, voleva che lo facesse e basta.

“Ti prego... Fallo e basta” lo pregò guardandolo negli occhi.

“Piccola, io non voglio farti male”

Abby sorrise leggermente provando a tranquillizzarlo.

“Per quanto tu possa provare a non farmene me ne farai lo stesso, meglio che tu lo faccia subito piuttosto che farmi aspettare, no?”

Salvatore annuì incerto.

“Allora sbrigati, e poi io mi fido di te, lo so che non mi faresti mai male di proposito"

Dopo questa frase lei mise le braccia attorno al suo collo avvicinandolo a se per baciarlo.

Mentre si baciavano lui continuava a strusciarsi facendo aumentare la voglia di entrambi.

"Sei sicura sicura?" ripetè Salvatore per l'ennesima volta.
"Si" rispose esasperata, quasi.

Lui allungò la mano verso il cassetto del comodino, aprendolo, e sperando di trovarci un preservativo.
Dopo aver cercato per un po' finalmente lo trovò, si sfilò le mutande e si infilò l'involucro di lattice, stando bene attento al verso giusto e senza togliere li sguardo da Abigail.
Tornò a baciare le labbra della ragazza e le tolse le mutande. 
Con le mani le divaricava leggermente le sue gambe, in modo da posizionarsi nel loro mezzo.

Abigail sentì, inizialmente, una fitta di dolore, che la portò istintivamente a mettere le mani nella schiena del ragazzo e a graffiarla cercando in qualche modo di trovarne sollievo.

Dopo un paio di spinte, non troppo forti, il dolore pian piano lasciò spazio  ad una strana sensazione mai provata, da lei, ma le piaceva.

Più i suoi gemiti aumentavano più Salvatore aumentava piano piano  l'intensitá delle spinte, mentre lei non accennava a voler levare le mani dalla schiena di lui.

Dopo una decina di minuti si trovavano entrambi stesi uno accanto all'altro, lei con la testa sul suo petto e lui che le accarezzava i capelli.

“Ti ha fatto tanto male?” era stata questa la prima domanda che le aveva rivolto.
Non le aveva chiesto se le era piaciuto, se ne era pentita, ma solo se aveva sofferto.

“Un pochino all'inizio” rispose accoccolandosi e chiudendo gli occhi.

“Mi dispiace, non volevo farti male”

“Hey, ti ho detto che ha fatto poco male e mi è passato quasi subito, tranquillo” si alzò di poco per dargli un leggero bacio a stampo sulle labbra, lui mugolò.

“Vuoi fumare, vero?” gli chiede appena tornò ad accoccolarsi a lui.

“Come fai a saperlo?”

“Lo immaginavo, ma non farlo, per favore ” lo strinse fra le sue braccia, come se volesse tenerlo con se.

“Perché no?”

“Ti fa male, non voglio che lo fai, voglio essere io la tua unica dipendenza, non una stupida sigaretta che chissà quale veleno ti butta dentro”

Salvatore sorrise, stringendola a sua volta.

“Solo tu- disse, poi si mise su un fianco, facendo girare anche lei per poi abbracciarla- buonanotte piccola, ti amo”

“anch'io ti amo, buonanotte”

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