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Save her.

Le parti scritte in corsivo (così) saranno flashback

“Perchè hai iniziato?”
La guardava fisso negli occhi, sembrava che volesse scavarle dentro.
Lei cercò ripetutamente di staccare lo sguardo dal suo, ma non ci riusciva.

Era come incantata, come se un filo lo tenesse legati, come se quel collegamento non potesse essere sciolto.

Quella era la domanda che più di tutte avrebbe voluto evitare.
“Non provare a mentirmi, Abigail” disse con freddezza nella voce.

Salvatore non si comportava più da stronzo con lei, non lo trattava più come quando il suo unico interesse era Aurora, però certe cose non riusciva a sopportarle e le parole 'Eroina' e 'Abigail' nella stessa frase creavano una di quelle cose.

“Avevo paura che morissi, pensavo che ti avrei perso” sussurrò.

“Quindi hai pensato di suicidarti, certo.
La tua giustificazione è perfetta” si allontanò da lei, era incazzato.

“Scusa...”
Il senso di colpa la stava divorando, sapeva benissimo a cosa sarebbe andata incontro e sapeva ancora meglio che lui era assolutamente contrario al fatto che lei si drogasse.

“Non è con me che devi scusarti, io non mi drogo, non sto più distruggendo la mia vita, tu sì”

“Ma io l'ho fatto per te...” teneva lo sguardo puntato verso il pavimento, aveva paura di lui perché non la stava trattando in modo dolce come la sera precedente.

“Ancora peggio! Cazzo, ti sei sbattuta dentro ad una dipendenza, alla stessa dipendenza che mi stava uccidendo e la cosa peggiore è che sapevi benissimo a cosa andavo incontro!
Che cazzo avevi per la testa? Hai la minima idea di quanto sia difficile anche solo provare a smettere?”
La fulminò con lo sguardo.

“Tanto anche prima avevo la mia dipendenza” rispose quasi impercettibile, lui non capì.

“Eri, e sei, tu la mia dipendenza” continuò, Salvatore sbuffò, prese una sigaretta, l'accese ed uscì di casa.

Aveva bisogno di calmarsi e non voleva farlo sfogandosi su di lei.
Forse aveva esagerato, avrebbe dovuto mettersi nei suoi panni, cercare di capire come si fosse sentita, ma in quel momento non ci riusciva.

Era accecato dall'idea che avrebbe potuto perderla, dall'idea che, pensandoci bene, era colpa sua se lei aveva iniziato a drogarsi.
Perché lui aveva smesso, ma quella sera si era sentito così debole, solo, inutile.
Non era riuscito a resistere.

                                *
Erano passate tre settimane dall'ultima volta in cui si era fatto.
Tre settimane in cui non ne aveva avuto voglia, o almeno era riuscito a controllarla, tre settimane che si erano concluse quel giorno.

Si sentiva in bilico, una parte di se si ripeteva che quella sarebbe stata l'ultima volta, che sarebbe riuscito a controllarsi.
L'altra parte, quella più razionale, sapeva a che rischio andava incontro, sapeva che non doveva farlo, sapeva che dopo tre settimane di astinenza il suo corpo avrebbe potuto non reggere la dose.

Un lieve sorriso si formò sulle sue labbra.
Aveva bisogno di sentire quel veleno scorrergli nelle vene un'ultima volta.
Voleva rovinarsi ancora un po', non ne aveva avuto abbastanza.

Non gli importava del rischio che stava correndo, non gli importava anche se stava camminando verso la morte che lo accoglieva a braccia aperte.

Non si amava abbastanza per pensare alle conseguenze.
Passò lo sguardo sulla siringa che temeva in mano, sul pugno stretto con così tanta forza da fargli tremare il braccio.

Il contenitore di vetro era, come al solito, riempito per metà, o come diceva lui "Mezzo vuoto"
Quel giorno decise di riempirlo completamente, fino all'orlo.

Sorrise, non gli importava.

Lasciò che l'ago gli bucasse la pelle notando solo in quel momento che, forse, aveva esagerato con la dose.

Non gli importava di se stesso, ma di Abigail .
L'immagine della ragazza gli passò davanti nel momento in cui i suoi muscoli iniziarono ad irrigidirsi e il respiro farsi pesante.

Le passò davanti come se la sua vita si fermasse a lei, ed era vero.

Abigail doveva salvarsiper lui era troppo tardi.

             *

Adesso si trovava nella situazione opposta, ma per lei non era troppo tardi.
L'overdose gli aveva insegnato questo:"Non è mai troppo tardi"

Quando vuoi davvero qualcosa, quando lo desideri con tutto te stesso non esiste "È troppo tardi", non esiste "Non ce la faccio", sono solo scuse.

L'unico problema di Abigail era che lei è incredibile fragile.
Aveva bisogno di qualcuno che credesse in lei e non la lasciasse sola.

Quel qualcuno era Salvatore.

Buttò la sigaretta ancora a metà, non poteva perdere tempo, aveva una ragazza da salvare.

Rientrò in casa, cercò la sua ragazza e dopo poco la trovò in camera, singhiozzante, con la manica della felpa alzata e la siringa stretta nella mano tremante.

Si avvicinò a lei, che non si era accorta della sua presenza poiché era girata di spalle, la abbracciò dolcemente da dietro togliendole la siringa dalla mano e buttandola a terra.

Abigail sussultò senza muoversi dalla posizione in cui si trovava, come se fosse terrorizzata.

Lui le spostò delicatamente i capelli, le diede qualche bacio sul collo per cercare di calmarla e la fece voltare lentamente guardando nei suoi occhi colmi di lacrime e paura.

“Ne hai ancora?” le chiese riferendosi all'eroina, lei scosse la testa.

“Dimmi la verità, ti prego” la supplicò quasi.

“N-non ne ho” rispose balbettando, spaventata, forse più da se stessa che da lui.

Salvatore guardò il braccio della ragazza e sospirò sollevato quando constatò che non c'era nessun buco e, quindi, non si era fatta.

Le accarezzò il viso asciugandole le lacrime.

“Non sono arrabbiato con te, piccola, sono arrabbiato con me stesso” fece avvicinare di più i loro corpi e di conseguenza anche i loro visi.

“T-tu non...non volevi” teneva la testa bassa, nascosta nel suo petto.

“Lo so, ma io non c'ero, ed è stata colpa mia, se quel giorno non mi fossi fatto non sarebbe successo nulla.
Tu eri sola, preoccupata, stavi male, non è stata colpa tua.
Non devi più preoccuparti adesso, ci sono io con te, non ti lascerò più da sola”

Gli strinse la maglia fra le dita iniziando a calmarsi.

“Me lo prometti?”

“Te lo prometto”

Le alzò delicatamente il viso e appoggiò le labbra sulle sue, baciando le sue paure, le sue insicurezze e ogni parte si quella ragazza di cui si era pazzamente e follemente innamorato.

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