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Don't worry.

Quella casa senza Abigail, era triste, vuota, non aveva più lo stesso senso per Salvatore.

Dopo molto tempo si era, nuovamente, ritrovato a soffrire per amore.
Aveva paura che ci fosse una minima possibilità che lei non tornasse e dico minima perché si era autoconvinto che fosse impossibile, che sarebbe sicuramente tornata.

Ma una parte della sua mente non ci credeva, e anche Antonella se n'era accorta.
Quella bambina viveva sulla sua pelle tutto ciò che Salvatore provava.

Quando lui era triste lo era anche lei, quando si innervosiva lo faceva anche lei.

Lo stava prendendo come esempio per tutto, e forse non era un bene.

Stava prendendo esempio da suo padre, ma suo padre era un assassino e questo era un altro problema.

Non poteva lasciare il 'lavoro', ogni sera doveva uscire di casa, lasciandola sola e questo lo spaventava.

Fino ad ora non era ancora successo nulla, ma qualche giorno prima aveva ricevuto delle minacce da parte di qualcuno.

Giulia, la vera madre di Antonella, gli aveva mandato un messaggio.

«Rivoglio mia figlia» citava.

Non aveva risposto.

«Salvatore, se non sarai tu a ridarmela ti denuncerò, non constringermi a farlo»

Non aveva vie di scampo, in un modo o nell'altro Giulia avrebbe riavuto la sua bambina, quella che aveva abbandonato nella macchina del ragazzo una volta uscita dall'ospedale.

La sua vita era un fottuto casino.

"Papy, giochi con me?" la piccola lo chiamò tirando il tessuto dei jeans che indossava.
"Sì amore..." si abbassò per arrivare alla sua altezza, ma anche un ceco si sarebbe accorto che quella situazione lo stava distruggendo.

Aveva bisogno della sua ragazza e lei aveva bisogno di lui.

Una volta tornata a casa Aurora si era subito preoccupata per lei, ovviamente voleva capire cosa fosse successo.

"Vuoi parlarne?" le chiese appena salì in macchina, la ragazza scosse la testa.

"Ti ha fatta stare male?" insisteva.

"No, non è colpa sua, ho solo bisogno di tempo"

"Tempo per...?"

"Accettare la cosa"

Aurora sospirò, non chiese altro, anche se avesse insistito non avrebbe ottenuto nessuna risposta.

Appena arrivarono a casa lei si chiuse in camera, non voleva ricevere altre domande.

Si sedette sul letto, quel letto dove stava con Antonella mentre Salvatore era in coma, adesso ci stava con una creaturina in grembo.

Si stava accarezzando la pancia con un piccolo sorriso malinconico in volto.

Secondo il test quel fagiolino doveva avere all'incirca un mese.
Non le dispiaceva essere incinta, non aveva paura, aveva già provato cosa significava essere mamma, il suo unico pensiero era che potesse succedere qualcosa a Salvatore.

Cosa avrebbe fatto senza di lui?

A chi avrebbe lasciato Antonella mentre rapinava, uccideva o qualsiasi altra cosa facesse?

In quel momento stava capendo che, forse, andarsene non era stata la migliore delle idee, ma allo stesso tempo era troppo orgogliosa per tornare.

“Tu che ne dici?" disse mentre si accarezzava la pancia.

“Dovrei tornare da papà?” continuò, ma era troppo piccolo per poterle dare una risposta.

“Chissà cosa starà facendo...”

Abigail aveva passato ore stesa su quel letto, ormai era notte fonda e lui stava facendo quella cosa che tanto odiava.

Aveva la pistola in tasca, ma nonostante ne avesse avuto bisogno varie volte non l'aveva ancora tirata fuori.

“Hey, ti vedo assente, che succede?” Matt se lo prese in disparte cercando di capire cosa fosse successo.

“Nulla, va tutto bene” mentì.

“Oh andiamo, si vede che c'è qualcosa che ti tormenta”

“Mh...Abigail se n'è andata, ha scoperto tutto, e Giulia mi ha minacciato di riprendersi Antonella, a costo di farmi finire in carcere.
Sto perdendo tutto...” si passò una mano fra i capelli mentre raccontava tutto.

“Vedrai che troveremo una soluzione”

A Matt, in realtà, di trovare una soluzione non gliene fregava nulla.

“La soluzione è smettere con sta merda!” prese la pistola e la lanciò a terra, rimanendo così disarmato.

Subito dopo aver fatto quell'azione sentì il metallo freddo sulla testa.

“Come sei stupido, Surrealpower”

Rimase immobile mentre vedeva Matt allontanarsi, fregarsene del fatto che sarebbe potuto morire da un momento all'altro.

“Bastardo” sussurrò a denti stretti riferendosi a Matt.

“Come hai detto?” con un paio di movimenti rapidi bloccò Salvatore contro al muro, questa volta puntandogli la pistola sul petto.

“Siamo rimasti solo io e te, e tu sei nella merda” un sorriso malizioso comparì nel suo volto.

Questa volta non aveva vie di scampo.

“Sei preoccupato per la tua bambina, vero?”

Non rispose.

“Vero?!” ripeté con più freddezza nella voce e dandogli una ginocchiata sullo stomaco.

“S-sì” rispose cercando di non far vedere che aveva male.

“La tua piccola è al sicuro”

“Che cazzo le hai fatto?!” sbraitò Salvatore.

“Niente, per ora, ho solo mandato qualcuno a prenderla” rise divertito.

“Lei non c'entra niente con me, lasciala”

Si allontanò da lui, togliendo la pistola dal suo petto.

“Non siamo così cattivi, non faremmo mai del male ad una bambina innocente.
Noi vogliamo solo fare del male a te, e direi che ci stiamo riuscendo benissimo” spiegò con la sua aria strafottente.

“Io ti ammazzo”

“Oh no, non ti conviene, devi stare calmo, buono, zitto, altrimenti cambierò idea sul non fare male ai bambini”

Ci fu qualche attimo di silenzio fra i due, poi il rivale di Salvatore alzò la pistola.

“Non preoccuparti, ho già chiamato un'ambulanza”

Poi sparò, facendogli finire una pallottola sullo stomaco.
Salvatore cadde a terra tenendo una mano sulla ferita.

Se, l'ultima frase detta dal suo carnefice prima di andarsene, fosse stata una cazzata lui sarebbe morto, lentamente, lasciando sole Abigail, Antonella e anche il piccolo che portava in grembo la sua 'ragazza'.

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