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The Pigeons' Tale

{Personaggi: Tony Stark/Iron Man; Bruce Banner/The Hulk}

{Ship: Bruce Banner & Tony Stark -> Stanner}

{Fandom: Marvel Cinematic Universe (MCU)}

{No Humans: sono dei bellissimi piccioniiiiii}

{Parole: 1020}

{Avvertenze: DISAGIO.}

{Ringraziamenti: grazie a Kane per avermi aperto gli occhi sulla bellezza dei piccioni e per tutte le cose che ha fatto per me, ma non voglio scrivere un poema su questo, ci metterei secoli, soooooo sappi solo una cosa: luv ya c:🌈}

{Dedicato a Kane_0042}

{non è per l'anniversario del gruppo, volevo solo scrivere qualcosa per te lol, non è bellissimo ma spero ti piaccia ewe}

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C'era una volta un piccione. Un normalissimo piccione, non aveva nulla di speciale. Manto grigio, occhi rossi, pupilla nera, camminava in quel modo che caratterizzava ogni piccione, le sue ali funzionavano perfettamente, così come le sue zampette. Una cosa diversa però ce l'aveva: non sopportava stare in compagnia. Tutto questo perché aveva paura di ferire gli altri piccioni. Infatti, tale volatile che faceva di nome Bruce, aveva spesso attacchi di rabbia e faceva del male ai suoi compagni e amici. Così, decise di non vivere in uno stormo.

Inoltre, Bruce amava pensare. Pensare sul mondo, su quanti luoghi ancora poteva visitare e su quanti suoi simili potesse incontrare. A dire la verità, era in India in quel momento, e si stava riposando su un tetto, sperando di poter ripartire il più presto possibile, era troppo affollato lì. Il tempo sarebbe stato ottimale quella sera, quindi doveva solo aspettare qualche ora prima di andarsene da quel postaccio.

Ammirava la vista dal tetto su cui era appolaiato da un po', preparandosi a partire. Addio, India, è tempo di muoversi verso il Giappone, dev'essere fantastico, pensò, guardando in basso. Proprio appena spiccò il volo, qualcosa lo colpì, facendolo tornare sulla base su cui era fino a pochi istanti prima. Riuscì a non cadere, ma guardò intorno, per vedere cos'era stato così grande e violento da colpirlo in quel modo.

L'unica cosa che vide fu un altro piccione, dal manto marroncino e bianco, con addosso quella che gli umani chiamavano "sella", ma molto più piccola e, immaginava, più piccola. Il nuovo arrivato si accorse di Bruce, e lo salutò. «Ehi, ciao!» disse, alzando un'ala. L'altro lo guardò con un'espressione confusa sul muso. «Scusa se ti ho scaraventato quassù, stavo provando un nuovo prototipo di questo... coso. Non so cosa sia in realtà, me l'hanno dato un paio di pantegane di fogna una settimana fa e l'ho provato adesso.» smise di parlare per un momento, dando il tempo a Bruce di collegare tutto. «Ma dimmi, tu come ti chiami, e perché sei qui?»

«Viaggio.» rispose semplicemente lui, cercando di non farsi prendere dal panico. «Non posso stare in nessuno stormo, quindi migro da solo.»

Il brunetto si avvicinò di più. «E il tuo nome? Non credo che tu me l'abbia detto.»

«Oh, già.» disse lui, maledicendosi mentalmente per esserselo dimenticato. Adesso starà pensando che stia parlando con uno stupido. «Sono Bruce.» rispose, rimanendo dov'era. Non gli disturbava che un individuo si avvicinasse un po', bastava che non lo toccasse o invadesse il suo spazio personale.

«Piacere Bruce, mi chiamo Tony.» si presentò, scrollandosi alcuni rimasugli di rifiuti che c'erano in mezzo alle sue piume. «A differenza di te, il mio stormo lo conosco molto bene e ho deciso di mandarlo a farsi fottere perché non mi facevano sperimentare "cose insane" e "completamente fuori di testa".» spiegò lui con tono scocciato e roteando gli occhi. «In realtà, mi dicevano spesso che non potevo perché "avrebbe spaventato tutti e li avrebbe fatti volare via, Tony".»

Bruce lo guardò stupito, cercando di mandarlo via il più velocemente possibile. Peccato che una parte di lui voleva che restasse. Per tanto tempo non aveva parlato con qualcuno, e adesso che poteva farlo era più felice, anche se non voleva ammetterlo. Tony sembrava un tipo simpatico, così decise di rimanere lì ancora per un po'.

«Tu perché hai lasciato il tuo stormo?» chiese infine, rivolgendosi a Bruce. Era una domanda naturale, non spesso si vedevano piccioni solitari di loro spontanea volontà, di solito erano feriti e non potevano volare oppure avevano dato di matto e non potevano stare intorno agli altri, ma quel piccione in particolare sembrava nel pieno delle due facoltà fisiche e mentali.

L'altro si incupì all'improvviso. Tony se ne accorse, e cercò di non fargli rispondere, ma  lui aveva già iniziato a spiegare, senza guardarlo in muso. «Sono pericoloso intorno agli altri. Faccio del male a tutti, se non mi controllo. Non voglio rischiare di ferire qualcuno perché ho perso il mio autocontrollo.» spiegò con tono calmo e tranquillo, a tratti tremante. Si vedeva che c'era già passato, che aveva ferito una persona a cui teneva.

Tony aspettò che finisse di raccontare, per poi provare a parlargli di nuovo. «Beh, che ne dici di venire con me?» gli propose, ottenendo uno sguardo confuso e stranito da parte dell'amico. Evidentemente non se l'aspettava.

«Non... non lo so, Tony.» rispose lui, sospirando. «Potresti finire male, potrei perdere il controllo, potrei-» 

Tony lo interruppe e si avvicinò a lui. «Non lo farai.» lo rassicurò, avvolgendo un'ala attorno alla schiena dell'altro. Lui lo lasciò fare, era da tanto che qualcuno non gli parlava in quel tono o lo toccava in quella maniera. «Mi fido di te, andiamo. Dobbiamo esplorare il mondo!» esclamò, estasiato.

Bruce ridacchiò e abbassò lo sguardo. «Non mi conosci arrabbiato, senza controllo.» disse infine, senza mai alzare lo sguardo verso l'amico. In realtà, voleva andare con lui, ma era spaventato di fargli del male. «Non voglio che nessuno mi veda così.»

«Non succederà.» rispose Tony, sicuro di sé. Bruce ancora non capiva perché insistesse tanto sulla cosa, non aveva senso. Non si conoscevano nemmeno. Eppure, voleva viaggiare con lui, voleva conoscerlo. Era il primo vero amico che Bruce abbia mai incontrato. «Tu manterrai il controllo. Ne sono sicuro.»

 Bruce, a quel punto, non sapeva nemmeno più come respingerlo. «Al diavolo, va bene.» acconsentì, facendo emozionare Tony.

«Lo sapevo! Ti voglio bene, Brucey!» esclamò, saltellando sul tetto. L'altro piegò la testa imbarazzato quando sentì il nomignolo con cui Tony lo aveva chiamato per attirare la sua attenzione. Non ci pensò più poco dopo, quando si levarono in aria pronti per partire. Bruce lo seguì, assorto nei suoi pensieri, senza proferire parola per dieci minuti buoni. 

Così, Tony lo incoraggiò, avvicinandosi a lui. «Te lo assicuro, Brucey. Sarà il più bel viaggio della tua vita.»

E lo fu davvero. Bruce non fu mai così felice come lo fu con Tony. Accettarono diversi piccioni solitari, e ormai avevano un grande stormo di piccioni che si sostenevano l'un l'altro. Avevano creato una famiglia. Certo, a volte litigavano, ma poi cercavano di fare pace l'uno con l'altro, come una vera famiglia. E così andò avanti fino alla fine dell'Universo perché i piccioni furono gli ultimi animali terrestri a scomparire, dopo tutti gli altri. In particolare lo stormo di Bruce e Tony, fu l'ultimo, ancora con quei saldi valori di amore e amicizia che l'hanno reso famoso in tutto il mondo.

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