Capitolo 5 - Gray Rabbit Line
Ciao a tutti!! GRAZIE UN MILIONE PER LE VISUALIZZAZIONI, LE STELLINE E I COMMENTI.
G R A Z I E.
Dunque, questo capitolo è stato un po' difficile perché c'è dentro qualcosa di me che è molto importante e siccome mi è venuto quasi uguale a come lo volevo io, è il momento delle dediche perché chissà quando mi ricapita. Quindi lo dedico agli amici che non ti aspetti, quelli che ti capitano così, tra capo e collo: Tomlinformica lappi88 martuccibs89 borabora33 e CakessStyles quegli amici con cui un giorno vorrei viaggiare sulla Gray Rabbit Line.
Buona lettura.
Louis sembrava la pallina impazzita del flipper. Saltellando avanti e indietro per la stanza imprecava senza vergogna. Naturalmente incolpava Harry per quella catastrofe accusandolo di ogni sorta di crimine a partire dalla sua totale inaffidabilità, all'indolenza con cui secondo lui affrontava la vita, all'atteggiamento fin troppo superficiale con cui, a suo dire, aveva preso quella storia.
"Non ci credo!! Se ne è andato! L'autobus se ne è andato e tu te ne stai lì, tranquillo come se niente fosse!!" Gesticolava in modo teatrale. "SEI UN CAZZONE IDIOTA, ECCO COSA SEI!! DOVEVA PENSARE A TUTTO LUI, IL SIGNOR TOUR OPERATOR DI STO CAZZO!!" - gracchiava con il tono più petulante del solito - "E SENTIAMO MISTER PENSO-A-TUTTO-IO, ADESSO QUALE SAREBBE IL TUO PIANO? VEDIAMO COSA SAI FARE ORA CHE SIAMO NELLA MERDA!!"
Harry lo lasciò sfogare per bene senza fiatare.
Era vero, avrebbe dovuto fare più attenzione ma a questo punto recriminare era inutile. Bisognava trovare una soluzione, ma prima Louis doveva calmarsi perché così non sarebbero andati da nessuna parte.
Se ne stava seduto nella verandina fuori dalla stanza a ragionare sul da farsi, quando il ragazzo lo raggiunse con un diavolo per capello, ancora più irritato dalla sua aria serafica, come se il problema non lo riguardasse.
"Allora? Che vuoi fare? Sentiamo grande eroe, cosa cazzo facciamo adesso? Io voglio essere a New York entro stasera e non me ne frega un cazzo se non sai come fare, LO FARAI PERCHÉ ABBIAMO UN PATTO E TU LO RISPETTERAI! VA BENE?" E rientrò ricominciando a borbottare.
Harry si mosse con calma e lo seguì in camera.
"Guarda signorino che non sono mica io quello che non ha sentito bussare perché era troppo impegnato a farsi una sega!" sghignazzò mentre rientrava.
Louis avvampò. Non solo era arrossito ma si sentiva andare a fuoco in tutto il corpo e non era soltanto perché Harry aveva appena palesato il fatto di averlo beccato quella mattina, ma perché pronunciata da lui quella parola aveva un gusto erotico che non lo metteva per niente a suo agio.
Il suo tono cambiò. Non sapeva cosa dire, non si era mai vergognato tanto, ma non l'avrebbe ammesso neanche morto.
"Io... ehm... io non stavo facendo proprio niente!"
Harry alzò le sopracciglia. "Bene!" - continuò poi - "Quindi non sarai troppo stanco per camminare. Meglio così".
Raccolse la sua borsa e indicò con un cenno lo zaino di Louis. "Dai prendi le tue cose e muoviti" - aggiunse - "E guarda che mi masturbo anch'io, tranquillo, non è vero che si diventa ciechi!" sfoderò un sorriso e un occhiolino e si incamminò lungo la strada infangata.
Louis grugnì mentre lo seguiva. Ecco. Prima lo metteva in imbarazzo e lo prendeva in giro e poi faceva l'occhiolino. Fanculo, pensò. Con quel sorriso puoi fare il cazzo che ti pare, stronzo.
Raggiunsero la provinciale e si incamminarono mantenendosi al lato della strada. Non passavano molte macchine dato che la strada era rimasta chiusa per ore, ma il traffico piano piano stava tornando alla normalità e ogni tanto Harry si fermava per controllare che Louis ci fosse ancora e per fare l'autostop nella speranza che qualcuno si fermasse.
Ad un certo punto una macchina rallentò e parve accostare: Louis affrettò il passo per raggiungere il riccio, ma poi si rivelò un bluff e l'auto proseguì la sua corsa.
Ora camminavano vicini ma Louis era costretto a fare passi molto più svelti per stargli dietro. Ci mancava solo l'autostop, borbottava cercando di non farsi sentire.
Erano in marcia da un paio d'ore quando Harry finalmente ebbe pietà. Louis era tutto sudato e stanco e aveva decisamente bisogno di riposare.
Prima di incamminarsi avevano fatto rifornimento d'acqua e cibo così si sedettero sul ciglio della strada a rifocillarsi. Accanto a loro c'era un cartello che diceva Gray Rabbit Line.
Harry notò che Louis, oltre ai liquidi in eccesso, sembrava aver perso molta della sua grinta durante la passeggiata. Ormai lo seguiva per inerzia, senza chiedersi quali fossero le sue intenzioni e se avesse un piano. Era talmente stremato che non aveva neanche la forza di pensare e accettava tutte le sue decisioni senza più protestare.
Si sedette accanto a lui con l'aspetto di chi aveva appena combattuto una guerra, spettinato e impolverato fino alla cima dei capelli. La tuta che indossava da quasi due giorni ormai non aveva più una forma e anche le sue adorate scarpe costose erano diventate un tutt'uno con fango e terra. Harry lo guardò sorridendo e gli posò una mano sul viso per spostargli il ciuffo dalla fronte e togliergli un po' di polvere dalle guance. Faceva una tenerezza incredibile.
Quel gesto di premura fece crollare le ultime difese di Louis e gli occhi gli diventarono improvvisamente lucidi.
"Ehi ehi ehi, cosa succede? Perché piangi adesso? Andrà tutto bene" gli disse con dolcezza mentre gli accarezzava il volto.
Fu troppo per lui. Era scoraggiato e stanco, infangato fino al midollo, avevano camminato per ore sotto il sole e nessuno si era fermato. Louis parlò con la voce rotta mentre le lacrime cominciavano a scendere.
"Non ci arriveremo mai a New York... Moriremo qui... in mezzo alla strada!"
Harry avrebbe voluto ridere per quel tono melodrammatico, ma l'istinto da buon samaritano prese il sopravvento e non poté resistere alla vista di quel ragazzo in preda allo sconforto.
"Vieni qui". Lo attirò a sé e lo avvolse in un abbraccio. "Puoi scommetterci che ci arriviamo piccolo, abbiamo un patto, no? Ti porterò da lui." Mentre parlava gli accarezzava la schiena per tranquillizzarlo. Louis si abbandonò a quella sensazione rassicurante e si lasciò andare a un pianto liberatorio.
Gli fece bene, si sentì subito meglio, ma chiuse gli occhi lasciando che Harry si prendesse cura di lui. Appoggiò la testa sulla sua spalla e si rese conto che anche in quelle condizioni continuava a profumare di vaniglia.
"Harry?" disse ad un tratto tirando su col naso.
"Mmh?" rispose l'altro.
"Sei mai stato innamorato?"
Harry rifletté un momento prima di rispondere.
"Intendi dire fino al punto di scappare di casa senza soldi e senza cellulare?"
Louis rise, poi riprese. "Intendo fino al punto di avere voglia di mandare tutto all'aria e lasciarti guidare ovunque voglia portarti".
Harry fece una pausa di qualche secondo poi finalmente si decise.
"Si... Mi è capitato" fu sollevato che il liscio non potesse vederlo in faccia in quel momento.
Louis sembrò riscuotersi.
"Sul serio? Dai, raccontami tutto!" disse sciogliendosi dall'abbraccio e mettendosi a sedere dritto.
Harry si appoggiò con la schiena a un albero e scoppiò a ridere.
"No, non ti racconto proprio niente! Sono io quello che fa le interviste, qui!"
Louis raccolse un rametto da terra e lo usò come microfono.
"Siamo qui con il famoso reporter Harry Styles che sta per rilasciare una dichiarazione shock" - disse atteggiandosi a giornalista - "Signor Styles racconti al pubblico a casa di quella volta che si è innamorato" e gli porse il microfono.
Harry rideva divertito dal cambio di umore di Louis. Sembrava aver già superato il momento di sconforto e ora emergeva un lato allegro e giocherellone, e guardandolo pensò che non c'era più traccia nemmeno del ragazzino ricco ed egoista a cui non importava niente di nessuno.
Non aveva mai visto niente di più bello. La sua risata era sguaiata e contagiosa e ai lati degli occhi gli si formavano delle rughette che lo rendevano adorabile.
Ora Louis stava fingendo di fare delle riprese con una telecamera e Harry decise di stare al gioco.
"Ehi tu spegni subito quell'aggeggio! Ho diritto alla mia privacy!!" E fece la mossa di portargliela via ma Louis fu più veloce: scattò in piedi e iniziò a correre nel prato che costeggiava la strada. Harry si alzò a sua volta e partì all'inseguimento. Non ci mise molto a raggiungerlo visto che aveva le gambe molto più lunghe delle sue. Lo afferrò da dietro avvolgendolo tra le braccia, ma il corpicino esile di Louis non resse il peso del riccio; barcollò e cadde a terra tirandoselo dietro. D'istinto Harry lo strinse a sé ancora più forte per attutire la caduta, e si ritrovò sdraiato sopra di lui a sovrastarlo con tutto il corpo. Si perse dentro a quegli occhi, così azzurri da confondersi con il cielo e il suo cuore batteva forte, tanto che Harry poteva sentirlo rimbombare contro il suo petto. I loro visi erano vicinissimi, sul punto di sfiorarsi. Rimasero così, immobili a guardarsi per qualche secondo fino a quando il telefono di Harry suonò e dovette alzarsi per rispondere. "Scusa. Non volevo farti cadere" disse imbarazzato mentre si tirava su.
Louis restò per un attimo seduto sull'erba interdetto, chiedendosi perché le sue gambe erano diventate di gelatina e il suo respiro completamente scoordinato.
Mentre parlava al telefono Harry si riavvicinò alla strada e Louis lo raggiunse poco dopo, pregando dentro di sé che qualcuno li caricasse al più presto e li portasse via da lì.
Passò un altro po' di tempo e anche se non si era fermato nessuno, Harry non aveva avuto il cuore di riprendere il cammino. Avevano trovato una zona d'ombra, al fresco e dopo la tensione di quella mattina sembravano aver raggiunto un certo equilibrio. Si ritrovarono a parlare come due vecchi amici delle loro vite, dei progetti futuri e Harry trovò anche l'occasione per scattare qualche foto. Tutto sommato non era male, considerata la situazione.
Ma sapevano entrambi che non potevano restare lì tutto il giorno, prima o poi bisognava decidersi. Harry stava giusto cercando la voglia di alzarsi quando videro avvicinarsi un veicolo.
"Questa è la volta buona, me lo sento" disse il riccio spinto da un nuovo ottimismo. "Peccato che non hai delle belle gambe altrimenti ti chiederei di metterle in mostra" disse rivolto a Louis.
"Guardati le tue, spilungone!" replicò il ragazzo mentre si batteva le mani sul sedere per togliere il terriccio.
Mano a mano che la macchina si avvicinava si accorsero che in realtà non era una macchina ma un mezzo tutto colorato e dall'aspetto vagamente vintage, che doveva sicuramente aver visto giorni migliori.
Si accostò tossicchiando e infine si fermò avvolto da una nuvola di fumo e accompagnato da un rumore assordante di cinghie; era un pulmino che sembrava arrivare direttamente dagli anni sessanta, dipinto con colori sgargianti e disegni optical. Il portapacchi era pieno zeppo di casse e scatoloni e sulla fiancata c'era una scritta con lo stesso logo del cartello che avevano visto poco prima: Gray Rabbit Line.
Quando le porte sgangherate si aprirono, Harry e Louis non credettero ai loro occhi.
Alla guida c'era un tizio sulla sessantina, con un giubbotto scamosciato a frange, capelli lunghi legati da un foulard e dei baffoni improponibili.
"Serve un passaggio ragazzi?" disse loro con uno spiccato accento irlandese. Accanto a lui c'era una donna della stessa età, bellissima con lunghi capelli castani e gli occhi vivaci. Indossava una gonna ampia e collane di perline. La donna sorrideva e sembrava aspettare una risposta.
Harry era stupefatto.
Spostò lo sguardo dal pulmino al cartello per un paio di volte finché esclamò: "Il Gray Rabbit esiste ancora??"
"A quanto pare..." rispose l'uomo sorridendo sotto i baffi. Poi continuò: "Beh, che vuoi fare ragazzo? Sali o no?"
Louis fremeva e saltellava sulle gambe, ansioso di salire su qualunque mezzo di trasporto che non fossero i suoi piedi. Harry frantumò presto le sue speranze, però. "No, proseguiamo a piedi. Non abbiamo più soldi" disse mesto. Louis si sentì morire.
"Mmm. Quella Reflex però..." continuò l'uomo.
D'istinto Harry strinse le mani attorno alla sua preziosa macchina fotografica, ma subito intervenne la donna ridacchiando.
"Ma no, cosa dici? Non dategli ascolto, sta scherzando. Compiamo una buona azione ogni giorno e oggi non l'abbiamo ancora fatta, perciò saltate su! Non vi costerà niente." Si spostò per farli salire poi passò alle presentazioni. "Sono Ali e lui è mio marito Paul. E quello laggiù è nostro figlio Niall" indicò un biondino che poteva avere sui venticinque anni, come Harry. I ragazzi salirono e si presentarono a loro volta.
"Forza forza che ripartiamo! Mettetevi comodi!" disse Paul allegro mentre ingranava la marcia.
L'interno del pulmino era, se possibile, ancora più assurdo del suo conducente. I sedili erano stati rimossi per lasciare il posto a una distesa di gommapiuma, fatta di materassi e cuscini di ogni colore, dove regnava sovrana la confusione: zaini, scarpe, cibo, iPods, sacchi a pelo, gente che dormiva, gente che leggeva, chi giocava a carte, chi cantava.
Il biondino attirò la loro attenzione dal fondo del pulmino. "Ragazzi venite qua, c'è posto!!" e indicò loro uno spazio dove sedersi.
Mentre Louis si guardava intorno a metà tra l'allibito e lo sconcertato, Harry sembrava esserci nato su quel pulmino. In un attimo aveva fatto amicizia con tutti, si era tolto le scarpe e sembrava già perfettamente a suo agio.
Ali si era avvicinata con un thermos di thé per i nuovi arrivati. "Fa parte del servizio!" disse a Louis mentre gli riempiva la tazza. Restò a chiacchierare un po' con loro.
La Gray Rabbit Line era la linea che percorreva in lungo e in largo l'America negli anni '60. Era utilizzata soprattutto dagli hippies ma anche da chi voleva viaggiare senza spendere troppo. Ali raccontò che lei e Paul erano arrivati dall'Irlanda a metà degli anni '70, quando vivere a Dublino cominciava a diventare pericoloso. Avevano fatto ogni sorta di mestiere e alla nascita di Niall si erano ritrovati da parte abbastanza soldi per comprare quel vecchio pulmino e riavviare l'attività trasformando la leggendaria Gray Rabbit Line in un tour operator low cost senza troppe pretese. Ora la usavano i turisti ma non solo; anche chi aveva bisogno di spostarsi senza fretta o semplicemente chi voleva girare il paese vivendo l'autentica esperienza della cultura on the road.
"Stesso spirito ma con il Wi-Fi" disse la donna facendo l'occhiolino.
A bordo si trovava l'umanità più varia: uno studente pakistano ricoperto di tatuaggi in cerca di materiale per la sua tesi in antropologia; Eve e Jordan, due ragazze inglesi che si erano prese un anno sabbatico prima del college; una donna sulla quarantina con i capelli bianchi la cui figlia di cinque anni, Lux, stava già facendo le treccine a Harry; una coppia di dentisti del Québec in viaggio per salvare il loro matrimonio e Ed, un ragazzo con i capelli rossi e la chitarra che era salito su quell'autobus per andare in Arizona e non era più sceso. Viveva lì sopra da due anni, barattando il posto con le sue competenze di meccanica e motori.
Mentre Harry era alle prese con Lux che aveva finito le treccine e adesso gli stava pitturando le unghie, Louis fu avvicinato dal pakistano che gli si sedette accanto e gli offrì un bong. "Zayn" disse solo.
"Louis" rispose il liscio accettando il bong grato. Erano giorni che non si sballava e aveva proprio bisogno di stordirsi un po'.
"Ehi giovanotto! Dove hai detto che siete diretti?" urlò Paul dal posto di guida, rivolto a Louis.
"New York!" rispose lui, realizzando solo in quel momento che non avevano minimamente affrontato l'argomento.
L'irlandese si grattò il mento. "Ragazzi non posso portarvi a New York. Facciamo tappa vicino a Charleston per la notte, poi domattina prendiamo il Panhandle e proseguiamo verso il Tennessee. Dovrete arrangiarvi".
"Non c'è problema" rispose Louis, stupito lui stesso per la serenità con cui stava prendendo la notizia. "State già facendo molto" e continuò a fumare beato.
Oltre al bong giravano degli spinelli e ogni tanto arrivava anche una bottiglia di whisky, mentre alla radio suonavano i The Mamas & The Papas, i Creedence, Bob Dylan e la Joplin, in perfetto tono con l'ambiente.
La conversazione con Zayn continuava.
"Che ci andate a fare a New York? Vacanza?".
Louis sembrava sempre più rilassato. "Ci vive il mio fidanzato. Dobbiamo sposarci."
Zayn indicò Harry con un gesto del capo "E lui?"
Già. Lui. Si faceva la stessa domanda da due giorni.
"Lui...ehm...lui mi accompagna. È il mio testimone di nozze" improvvisò.
A quella frase Harry si voltò di scatto verso Louis. "Ehi! Grazie amico!! Sarò onorato!" disse allegramente mentre faceva un tiro dalla canna che aveva in mano.
Jordan, una delle ragazze inglesi esclamò: "Ma tu non sei quel tizio del giornale? Quello che tutti cercano? Eve, non è lui?" disse poi rivolta alla sua amica che però non l'ascoltò perché era impegnata a flirtare con Niall.
Harry si mise a sedere prendendo in braccio Lux che gli stava ancora passando lo smalto, non solo sulle unghie ma ormai su tutta la mano.
"Ascolta bellissima ragazza dagli occhi di giada, se tu non farai domande noi non ti diremo bugie" disse rivolgendosi a Jordan ma anche al resto dei passeggeri, chiudendo così la questione. Louis sentì una fitta di gelosia immotivata verso la ragazza e si ritrovò a domandarsi cosa avessero di tanto bello i suoi occhi.
"Siete inseguiti dalla polizia?" intervenne Paul dal suo sedile "Buon per voi che vi abbiamo trovati, allora!" e scoppiò in una risata.
Louis tornò a rilassarsi e si guardò intorno. A nessuno importava niente di chi fosse lui, nessuno voleva fotografarlo in compagnia di qualcuno o fare uno scandalo perché fumava una canna. In quella specie di comune hippie ambulante nessuno lo giudicava. E sul quel pulmino, non troppo pulito né particolarmente comodo, in quel delirio di colori, cose e persone, si rese conto di non essere mai stato così bene in vita sua.
Il viaggio procedeva tranquillo.
Harry, con una nuova strabiliante pettinatura e fresco di manicure, si era seduto accanto a Ed, il ragazzo con la chitarra, e si erano messi in testa di scrivere una canzone insieme. Ogni tanto si distraeva per scattare qualche foto ai compagni di viaggio, poi tornava a scrivere sulla sua agendina.
Lux si era addormentata sulle gambe di Zayn mentre sua madre lavorava a maglia e sembrava che le cose si stessero mettendo bene tra Niall e Eve. Ali aveva dato il cambio a Paul alla guida e l'uomo ora chiacchierava con i dentisti dispensando consigli per far funzionare un buon matrimonio.
"Io e mia moglie stiamo insieme da quarant'anni" diceva dando ogni tanto un colpetto alla bottiglia di whisky "A volte non è facile certo, ma volete sapere qual'è il segreto? Ci piacciamo! Bisogna piacersi se si vuole stare insieme. Guardate quella donna! È la stessa ragazza che ho conosciuto quando avevo vent'anni. Non è cambiata di una virgola! E nemmeno io se è per questo!" aggiunse ridacchiando. I dentisti pendevano dalle sue labbra, lo ascoltavano come si ascolta un vecchio saggio che conosce la verità assoluta.
"Non è vero, tu sei vecchio e brutto!!" - gridò Ali - "La verità è che io sono molto paziente" disse poi sottovoce rivolta a Louis.
Quella donna emanava tranquillità, con quei modi di fare pacati e il suo sorriso felice. Lei e il marito formavano davvero una bella coppia e dovevano amarsi molto. Sembravano in pace col mondo.
Louis si chiese se il suo rapporto con Liam fosse quantomeno simile. Si rese conto che in quel momento non ricordava nemmeno di preciso i suoi lineamenti, oltre a non avere la più pallida idea del perché si fosse innamorato di lui. Non avevano niente in comune, se non certe amicizie di dubbio valore. Non ricordava di aver mai parlato davvero con lui e a essere onesti non sapeva niente dell'uomo che stava per sposare. In proporzione conosceva meglio Zayn dopo qualche ora di viaggio insieme!
Era quasi buio quando Ali lasciò la Statale 95 per imboccare una strada secondaria che dopo qualche minuto li portò in un zona adatta per campeggiare. Non era una vera area attrezzata ma c'era un sentiero che si snodava tra querce e pini e portava a una radura vicino a un bel laghetto. Poco lontano si scorgevano le luci della città di Charleston.
Paul battè le mani per dare una scossa alla truppa. "Forza ragazzi è ora di cena, diamoci da fare!".
Subito tutti si attivarono per smontare dal pulmino e scaricare il portapacchi sul tetto. Sembrava che ognuno sapesse già cosa fare, come una specie di routine. Niall e Zayn raccolsero un po' di fascine e si apprestarono ad accendere il fuoco, mentre Paul a cui si unì subito Harry, scaricava un'enorme cassa d'acqua potabile che serviva per cucinare. Le ragazze tirarono fuori tavolo e sedie pieghevoli e cominciarono ad apparecchiare mentre Ali si dava già da fare per lavare l'insalata e i pomodori.
In pochi minuti era stato allestito un vero e proprio ristorante all'aperto, con verdura e carne al barbecue, vino, birra e marshmallows per dessert.
Dopo aver fumato e bevuto tutto il giorno con quella strana compagnia, Louis ormai si sentiva come in famiglia e non esitò ad aiutare Ed a montare le tende per la notte, mentre la carne arrostiva emanando un profumo invitante. "Siete fortunati che ne abbiamo sempre qualcuna di scorta per gli ospiti" disse il rosso mentre lavorava esperto.
Poco dopo la loro attenzione fu attirata da Harry che si avviava con Niall, Zayn e le ragazze verso il laghetto con un fagotto sottobraccio.
"EHI ASPETTATE!!" urlò Louis mentre recuperava il suo zaino "VENGO ANCH'IO A FARE IL BAGNO!!" e lasciando a metà il suo lavoro corse a raggiungere gli altri, saltellando allegro come un bambino e con una sensazione meravigliosa nel petto.
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